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Autore: MinexLaggante    13/11/2013    2 recensioni
Jake, un timido ragazzo originario di Sinnoh, arriva nella regione di Lotus con in mente un obiettivo che aveva sin da piccolo: diventare Campione Nazionale. Ci riuscirà?
Non lo aspettano solo dure lotte, ma anche la nascita di nuove amicizie e rivalità.
La mia prima fanfic di pokémon, dedicata al mio amico DavidUAN.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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-La prossima fermata è… Biancopoli. Si ricorda ai gentili passeggeri di non aprire le porte mentre il treno è in movimento. Prossima fermata: Biancopoli.

Questa voce mi svegliò dal pisolino che stavo schiacciando. Con un sospiro, mi alzai e afferrai la mia valigia, preparandomi a scendere dal treno.

Sebbene fosse ben poco affollato, anzi forse proprio per questo, una persona in particolare attirò la mia attenzione.

Era una ragazza della mia stessa età, con dei bellissimi capelli color rame, raccolti in una coda di cavallo, e due grandi occhi rosso fuoco (quel genere di colore era piuttosto comune lì nella regione di Lotus); in quel momento stava ascoltando musica da un paio di cuffie, anch’esse rosse e in tinta con la sciarpa, con un’aria piuttosto annoiata. Contrastava parecchio con il grigiore del treno e del cielo nuvoloso.

-In arrivo a… Biancopoli- disse la voce computerizzata del treno.

La stazione non era un granché: era piuttosto spartana e priva di qualsivoglia ornamento, ma se non altro era pulita.

In quel momento sentii un tremolio alla mia cintura: a quanto pare, Torterra aveva bisogno di un po’ d’aria fresca. In effetti, non gli era mai piaciuto stare dentro a una Pokéball, ma non potevo certo portarlo con me in treno.

Il Pokèmon sbuffò.

-Scusa, Torterra- gli dissi mentre gli accarezzavo il muso –Ma non penso che saresti stato molto comodo. Tieni, lo vuoi un biscotto?

Tirai fuori dal mio zaino una galletta e la diedi a Torterra: sembrò molto felice.

Improvvisamente, una voce da dietro mi chiamò:-Ehi, scusa!

Mi girai: era la stessa ragazza che avevo visto sul treno.

-Uhm, ho visto che hai un Pokémon… Stai per caso andando all’Hotel degli Allenatori?

-Uh… Be’, io… in realtà, sì.

-Bene! Dovevo andarci anch’io, ma ho perso la cartina… Mi puoi accompagnare?

-Ah… Beh, per me… non c’è problema.

-Grazie!- Mentre diceva quest’ultima parola, mi toccò il braccio, facendomi quasi arrossire.

Come forse avrete capito, ero molto goffo davanti alle ragazze.

-Comunque, io mi chiamo Roxanne, tu?

-Io? Io sono Jake… Piacere.

Sembrò improvvisamente notare Torterra, come se fosse stato difficile vedere quel colosso verde di due metri e mezzo, e gli accarezzò il guscio.

-Com’è bello il tuo Torterra!

-Già… Potremmo dire che è il mio migliore amico. E tu… Non ce l’hai un Pokémon?

Lei sembrò sogghignare. –Eheh, ovviamente! Ora te lo mostro…

Estrasse una delle tre Pokéball che teneva alla cintura e la lanciò per terra.

Dal raggio rosso si materializzò la splendida figura di un enorme cane dal pelo a strisce arancioni e nere, con una folta criniera: un magnifico esemplare di Arcanine.

 -Lui è Blaze- disse Roxanne con una certa fierezza.

-P…Posso accarezzarlo?

-Ahah, ma certo! Tranquillo, morde solo le persone cattive.

Mi avvicinai all’Arcanine e toccai la sua criniera: era la cosa più morbida che avessi mai toccato, leggera e solida al tempo stesso, come un gigantesco batuffolo di cotone.

-Wow… È così… Morbido…

-Già! Il mio Blaze ha la criniera più bella di tutta la città, dicevano! Ma comunque… dovremmo andare, non credi?

Guardai l’orologio: era già passata mezz’ora.

-Accidenti, hai ragione… È tardi, andiamo.


Lentamente, ci mettemmo in cammino verso l’Hotel degli Allenatori. Eravamo entrambi molto stanchi, visto che era quasi notte, e restammo praticamente in silenzio. Ad un certo punto, Roxanne mi chiese se volessi salire sul suo Arcanine per fare prima, ma io le risposi che Torterra doveva prendere un po’ d’aria dopo essere rimasto per cinque ore nella Pokéball, e poi non ero mai stato bravo a cavalcare.

Dopo un bel po’ di tempo (non si può dire che Torterra sia uno dei Pokémon più veloci del mondo) arrivammo finalmente all’Hotel degli Allenatori.

Era un edificio molto, molto grande, alla cui entrata sorgevano due enormi statue di Pokémon leggendari. Le ampie finestre suggerivano che le camere dovevano essere ben illuminate all’interno, e lasciavano intravedere un arredamento essenziale ma comodo: nel complesso, l’Hotel aveva un aspetto molto moderno.

-Wow, fantastico! Quest’anno la Giga Corp. non ha badato ha spese.

-Già.

Entrammo.  Le pareti e l’arredamento dell’ingresso erano completamente bianchi, così come le uniformi del portiere e dei camerieri: ciò dava al tutto un aspetto più da laboratorio che da albergo, e la cosa mi dava un po’ fastidio.

-Buongiorno, signori- disse il portiere in tono formale –Immagino che siate qui per il Campionato.

-Proprio così.

-Potrei vedere le vostre schede d’iscrizione, per favore?

Gli mostrai il pezzetto di plastica rettangolare per cui avevo aspettato molti anni e risparmiato molti soldi. Dopotutto, fin da piccolo avevo sempre voluto partecipare al Campionato di Lotus.

-Molto bene. Le vostre stanze sono la 115 e la 124, al secondo piano. Laggiù a destra troverete la struttura che accoglierà i vostri Pokémon.

Decidemmo di dirigerci laggiù. In effetti, era proprio vero che la Giga Corp., una delle compagnie più grandi del mondo, aveva speso un sacco di soldi per farsi pubblicità con il Campionato; neppure la Pensione era meno confortevole delle stanze d’albergo.

-Ah già, noi abbiamo tre Pokémon. Non me li hai fatti ancora vedere tutti- disse Roxanne.

Ora che eravamo al chiuso, avevo l’occasione di vederla meglio, e constatai che dopotutto era piuttosto carina.

-Come vuoi.

Presi le mie tre Pokéball e le appoggiai a terra; dopodiché, da esse uscirono i miei tre compagni e amici.

Torterra, Aggron e Dusknoir: erano i tre Pokémon che mi seguivano da sempre e ai quali ero più affezionato.

-Ti piacciono quelli grossi, eh? Ma io non sono da meno.

Lanciò le sue Pokéball, da cui uscirono Arcanine, Pidgeot e Espeon.

-Allora, come si chiamano?

-Uh? Intendi i Pokémon..? Ecco… Veramente, non mi è mai piaciuto dare soprannomi… Li chiamo con il loro solito nome.

-Oh…- Roxanne sembrò un po’ delusa –Comunque, conosci già Blaze, no? Lei è Ruby… l’ho chiamata così per la pietra sulla fronte- disse accarezzando Espeon –E invece lui è Poppo!- questa volta indicò il suo Pidgeot.

Scossi un attimo la testa. –C-come..?

-Sì, hai sentito bene. L’ho chiamato Poppo.

-Ma… che razza di nome è?

-Pensavo che fosse carino. E poi, ho sentito dire che in una regione lontana, di cui adesso non ricordo il nome, i Pidgey vengono chiamati così.

-Come vuoi… Comunque anche a me piacciono molto i Pokémon volanti. A proposito… Non ti ho ancora chiesto da dove vieni.

-Io sono di Smeraldopoli, a Kanto. Tu invece?

-Vengo da Giubilopoli, nella regione di Sinnoh…

-Certo che hai fatto un mucchio di strada per venire qui… Sinnoh è proprio dall’altra parte del paese.

-Già… Però… ho sempre voluto partecipare al Campionato…

-E quindi, eccoti qui. Beh, non posso dire altrimenti… Mia madre è un’infermiera del Centro Pokémon laggiù, quindi sono sempre stata vicino a tutti i tipi di Pokémon. Poi, una cosa e l’altra e… sono venuta qui.

-Direi che come spiegazione mi basta. Sarà tardi… Meglio lasciare qui i Pokémon e andare a dormire.

 

   
 
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