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Autore: CatJulie    13/11/2013    1 recensioni
Dal prologo:
"Si guardarono per un lungo momento. Una gara a chi abbassava lo sguardo per prima e nessuno osava perdere. Gli sembrò che gli occhi di Luna si velassero per qualche istante di lacrime.
Qualcosa, in un punto molto scuro a sinistra sentì smuoversi qualcosa. Per la seconda volta si lasciò sfuggire un pesante sospiro, si avvicinò ancora una volta alla bionda che rimase paralizzata, spaventata davvero da quell’uomo per la prima volta. Col dito, le scostò una ciocca bionda dall’orecchio e le sussurrò:
« Cercatevi un cappello che regga bene, signorina Luna. Se il mio equipaggio scoprisse che una donna è nascosta bordo…non so cosa vi farebbero » sottolineo con la voce la parola “farebbero” facendo rabbrividire Luna, che spalancò le iridi celesti. "
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Prologo


Un banco di foschia si allontanò dalla luna, facendo strada a una nuova coltre di nuvole: il meraviglioso satellite diffondeva il suo chiarore attraverso la sottile coltre di vapore che avvolgeva il mare come un velo lacerato.
Respirò profondamente, riempiendosi  i polmoni di aria gelida, la mano sinistra incollata sul timone. Jack scrutava l’orizzonte, con i suoi occhi scuri penetranti e un po' impauriti.  
Stringeva tra il dito indice ed il medio della mano destra una sigaro, dal quale proveniva il solito odore di carta vecchia bruciata, agonia e tristezza.
Accanto a lui, su un tavolino, una bottiglia di Rum quasi finita brillava alla luce della luna. Tirò dal sigaro una boccata di fumo grigio e tracannò l’ultimo sorso di liquore. Gettò la bottiglia di vetro in mare, osservandola galleggiare sul pelo dell’acqua. Borbottò qualcosa, schiacciando il sigaro. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro,  mentre la salsedine che proveniva dal mare gli faceva lacrimare gli occhi. Le onde continuavano ad abbandonarsi sugli scogli, un misto di spuma bianca e bollicine colorate. Nuvole grigie  cominciavano a colmare il cielo, minacciando pioggia.
« La carne ci avvizzisce sulle ossa e noi ce ne stiamo qui, ad aspettare che svanisca » mormorò. Erano partiti alla volta di Tortuga solo due giorni prima. Nonostante fosse felice di tornare in quel luogo così affascinante, non poteva non sembrare preoccupato.
Dov’era finito il coraggioso Capitan Jack Sparrow? Perché non era nella stiva a scolarsi con gli altri marinai bottiglie e bottiglie di Rum?
Non lo sapeva.
Un rumore di passi lo fece sussultare. Qualcuno aveva scelto quel momento per starsene un po’ in pace, come lui.
Allungò il collo, osservando la figura snella e alta che scivolava via dalla stiva.
Alan, un nuovo acquisto, si diresse a prua, lo sguardo perso nel vuoto.
« Bella serata, vero Alan? » disse. Quello si voltò, senza alzare troppo lo sguardo. I pallidi raggi della luna facevano sembrare la sua pelle ancora più bianca di quanto non fosse, rendendola quasi trasparente. Sotto lo spesso cappello di paglia che gli copriva il volto, Jack riuscì a notare lo scintillio di due purissimi occhi azzurri.
« C-certo Capitano! » confermò il ragazzo, scattando sull’attenti. Un lieve e freddo venticello cominciò a volare, facendo ondeggiare i capelli del pirata.
Alan si portò una mano sulla testa, reggendosi il cappello. Jack sorrise, divertito: « Quel cappello di paglia non vale molto. Fossi in te, lo lascerei in balia del vento. Quando riceverai la tua paga, potrai comprarne uno più bello »
« M-mi va benissimo questo, Capitano » .
Jack aggrottò la fronte e scese dal ponte di comando, lentamente. Ricordava perfettamente il giorno in cui Alan si era presentato per obbedire ai suoi ordini.
 
«Alan…Alan Williams, giusto? » chiese. Alan annuì. Jack lo squadrò da capo a piedi: era piuttosto gracilino per essere un marinaio e le sue mani sembravano troppo perfette e pulite per gli anni di esperienza che diceva di avere.
Non aveva cicatrici, nulla.
Solo un piccolo tatuaggio, che Jack si ripromise di farselo fare anche lui: era un doblone d’oro sulla quale vi era raffigurato un teschio. Il Capitano socchiuse gli occhi, tamburellando le dita sullo scrivano di legno.
Voleva metterlo alla prova e poi il viaggio era corto. Se avesse tentato di rubarsi la nave, lo avrebbe di sicuro sconfitto: « Benvenuto sulla Perla Nera, figliolo! ».
 
Il vento aveva preso a soffiare più forte ed ora Alan si teneva il cappello in testa con tutte e due le mani. Jack si chiese come mai fosse così attaccato a quell’insulso ammasso di paglia vecchia. Certo, anche lui teneva molto al suo cappello, ma di solito andava a giustificare se stesso non gli altri.
Per un attimo il vento cessò di soffiare ed Alan, tirando un sospiro di sollievo, tolse le mani dal cappello: ma quasi all’improvviso una più forte e ancora più gelida lo portò via, facendolo cadere in acqua.
Sulle spalle del nuovo marinaio caddero lunghi e morbidi boccoli biondi, i lineamenti del viso apparvero più fini e gli occhi azzurri come il cielo senza nuvole erano decorati da lunghe ciglia curve.
Un'unica cosa deturpava quello splendido viso: una lunga cicatrice lungo l’occhio destro. Partiva da sotto il sopracciglio ed arrivava qualche centimetro sotto questo.
Jack rimase a bocca aperta.
Era forse una delle creature più belle che avesse mai visto.
Dopo se stesso, ovviamente.
« ALAN?! S-sei una DONNA?! » balbettò, confuso. Ecco spiegato il motivo del cappello!
Alan (colui che si era rivelato una ragazza) tirò fuori dalla cintura una pugnale e lo puntò contro il Capitano. Jack indietreggiò, alzando le mani all’altezza del volto.
« Abbassi la voce Capitano!  »
« Come hai osato imbarcarti sulla mia nave tu sporca putt… » la punta del coltello gli arrivò alla gola, facendogli morire le parole in bocca.
« Parlè » mormorò la giovane. Jack annuì e con la punta del dito, spostò il pugnale lontano dalla sua portata.
« E parlè sia ragazza!  »
Lei ricacciò il pugnale nella cintura e affondò le dita tra i capelli, mordendosi il labbro: « Per prima cosa, mi chiamo Luna. Sono… »
« Si, si ti chiami Luna. Io voglio sapere perché sei sulla mia nave! »
« Voi mi avete ingaggiata »
« Ma io non sapevo che foste una ragazza! »
« E allora la prossima volta assicuratevi che i vostri marinai non si nascondano sotto un cappello di paglia!  » lo riprese Luna.
Sparrow boccheggiò qualche istante, indeciso su cosa dire. Alla fine preferì rimanere zitto.
« Dicevo, sono…. » esitò qualche secondo, gli occhi azzurri puntati su quelli color nocciola di Jack « …sono figlia di Arianna. La conoscerai sicuramente come… »
« La Duchessa! Come faccio a non conoscerla! Non ho mai avuto il piacere di abbandonarmi ai suoi servigi, ma dicono che sia una fata con le mani… » il pugnale tornò a sfiorargli la gola.
« Provate a dire solo un’altra cosa su mia madre e vi giuro che domani vi troveranno sulla spiaggia più vicina, morto annegato! ».
Jack accennò un sorriso e con fare seducente si avvicinò di un passo verso Luna, che non si mosse di un centimetro. Si ritrovarono faccia a faccia, con le labbra che per poco non si sfioravano.
« Lo chiedo ancora una volta, Luna. Perché sei sulla mia nave? »
Lei riabbassò il pugnale. Non sapeva davvero da dove cominciare: il suo passato era oscuro e tormentato e confidarli ad un pirata come Jack Sparrow non era certo l’aspettativa migliore.
Cominciò a raccontare, modificando alcune parti della sua storia, quelle che comprendevano ovviamente, gli enormi lividi che le aveva procurato il padre ed il perché della cicatrice. Era da anni che metteva da parte i soldi necessari per fuggire e farsi una nuova vita. Ma sua madre aveva trovato il suo “bottino” e aveva sperperato tutti i soldi in droga e nuovi succinti vestitini.
Indignata, aveva sentito parlare di un pirata famosissimo che cercava alcuni marinai per completare il suo equipaggio.
Destinazione: Tortuga.
All’inizio non voleva partire per Tortuga. Non era certo la città più onesta, pulita e pittoresca del mondo, ma poteva sempre prendere un carro e partire verso luoghi sconosciuti.
Così si era vestita da uomo e si era fatta assumere dal famosissimo Jack Sparrow.
« Guarda, sono felice del fatto che tu abbia scelto la mia Perla Nera fra tutte le altre, ne sono davvero lusingato, ma ora che ci penso non ho bisogno di donnette che mangiano a sbafo nel mio equipaggio…quindi… » e le girò attorno, osservandola meglio « …e quindi salirai su una scialuppa e remerai fino alla riva più vicina, semplice no?  »
« E mi lascerete morire di fame, sola sperduta in mezzo al vasto Oceano? Volete davvero avermi sulla coscienza Capitano? »
« Cara mia, ho così tanta gente sulla coscienza che potrei scrivere numerosi volumi su queste persone. Sarai solo la milionesima! ». Jack sorrise a labbra strette: il regolamento parlava chiaro, niente donne a bordo!
Lui era il capitano, non poteva certo infrangere le regole!
Però… quella volta che…e quella ancora e quella…
Si guardarono per un lungo momento. Una gara a chi abbassava lo sguardo per prima e nessuno osava perdere. Gli sembrò che gli occhi di Luna si velassero per qualche istante di lacrime.
Qualcosa, in un punto molto scuro a sinistra si mosse. Per la seconda volta si lasciò sfuggire un pesante sospiro, si avvicinò ancora una volta alla bionda che rimase paralizzata, spaventata davvero da quell’uomo per la prima volta. Col dito, le scostò una ciocca bionda dall’orecchio e le sussurrò:
« Cercatevi un cappello che regga bene, signorina Luna. Se il mio equipaggio scoprisse che una donna è nascosta bordo…non so cosa vi farebbero » sottolineo con la voce la parola “farebbero” facendo rabbrividire Luna, che spalancò le iridi celesti.
Poi si voltò e scese nella stiva; quando stava quasi per aprire la porta, si girò e le sorrise: « Le do solo una possibilità Williams, solo una » e se ne andò, fischiettando. 
  
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