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Autore: HIMsteRoxy    15/11/2013    2 recensioni
E se Ville Valo avesse una sorella minore?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le luci dei lampioni sulla strada deserta si alternavano tra di loro, mentre il taxi sfrecciava ad alta velocità verso casa.
Era la notte di Halloween e la città era già pronta a festeggiare questa ricorrenza tra bambini vestiti da streghe, fantasmi, vampiri e zombie che si trascinavano dietro un piccolo secchiello dove riporre alla fine della serata caramelle e cioccolatini. I ragazzi più grandi invece avrebbero passato la serata in qualche discoteca tra musica a palla e drink forti.
Scostai il mio viso dalla superficie fredda del finestrino e mi strofinai gli occhi. Le luci abbaglianti dei lampioni mi avevano quasi accecato e feci fatica a distinguere la sagoma del conducente in penombra.
Controllai l’orologio: mancava ancora un’ora per arrivare a casa, così appoggiai la testa contro il sedile e mi lasciai andare alla musica che la radio accesa stava trasmettendo.
‘’ È da tanto che manca da casa? ‘’ mi chiese ad un tratto il conducente, guardandomi dallo specchietto. Alzai lo sguardo e annui sorridendo debolmente.
‘’ È stato via per motivi di lavoro? ‘’domandò nuovamente, continuando ad alternare gli sguardi tra la strada e me. Annuii ancora. Mi sentivo stanco e non avevo così tanta voglia di tenere una conversazione, per di più con un estraneo.
‘’ Ha famiglia? ‘’ continuò l’altro. Lo guardai stupito, poi scossi la testa in segno negativo, ritornando a fissare la strada. Il conducente però seguito a parlare della propria vita e della sua famiglia, senza accorgersi del fatto che non ero affatto in vena di fare conversazione.
‘’ E lei? ‘’ chiese alla fine, rivolgendosi di nuovo verso di me. Mi scostai dal finestrino e cercai nel suo sguardo il filo del discorso che avevo perso.
‘’ Che lavoro fa? ‘’ ripeté l’uomo, vedendomi spaesato.
‘’ Ehm, sono un artista. ‘’ risposi in modo vago. Non mi andava di spifferare la mia vita privata al conducente di un taxi.
‘’ Un cantante? ‘’ azzardò l’altro, mentre i suoi occhi avevano già cominciato a luccicare.
‘’ Sì, un cantante. ‘’ confermai, sorridendo un po’. ‘’ Le piace cantare? ‘’ chiesi allora, vedendolo felice.
‘’ Oh, è stato sempre il mio sogno nel cassetto, ma alla fine ho lasciato perdere. ‘’ rispose, alternando attimi di felicità e malinconia. Annuii, imbarazzato.
D’improvviso terminò di parlare e si accinse ad alzare il volume della radio. Una voce di donna, la speaker, iniziò a parlare su alcune band che andavano forti in quel periodo. Poi, attese un attimo e inserì in sottofondo una canzone.
Il conducente cominciò a mimarla, picchiettando le dita sul volante, quindi guardò verso lo specchietto e mi sorrise. ‘’ Mia figlia ama questa canzone. Purtroppo la band ha appena finito il tour e non è potuta andare a vederli. ‘’ mi spiegò, indicando la radio.
Io annuii distrattamente, spostando allora la mia attenziona sulla melodia della canzone. Ero così stanco che, inizialmente, non mi ero accorto della familiarità della canzone. La stanchezza che sentivo addosso infatti mi aveva impedito di essere attento. Poi però smisi di ascoltarla, quando il ritmo iniziò a darmi fastidio. La voce roca del cantante si inserì sulla melodia e iniziò a cantare. Sentii allora un crampo allo stomaco e salirmi il nervoso. Riconobbi finalmente la mia voce e sbuffai, cercando di non fare caso alla canzone. Per mesi l’avevo cantata quasi ogni giorno per via del tour e adesso anche solo sentirla mi dava la nausea. Per non parlare poi dei ricordi annessi al testo.
‘’ Non le piace? ‘’ mi chiese il conducente, vedendomi rabbuiato.
‘’ Sì sì, non si preoccupi. Sono solo stanco e non vedo l’ora di andare a letto. ‘’ risposi, cercando di essere gentile.
‘’ Mancano solo cinque minuti e siamo arrivati. ‘’ disse l’altro, sorridendomi.
La speaker della radio interruppe la canzone, dando il titolo e il nome della band. Feci finta di niente e socchiusi appena gli occhi.
‘’ Dicono che il cantante abbia perso la fama di una volta. ‘’ il conducente iniziò nuovamente a parlare.
‘’ Ah sì? ‘’ chiesi, distrattamente.
‘’ Oramai non è più giovane e poi… ‘’
‘’ E poi? ‘’
‘’ Se ne sta sempre rinchiuso in una torre, senza una famiglia. ‘’
‘’ E qual è il problema? ‘’
‘’ Vista la sua età, beh, viene spontaneo farci certe domande. ‘’
‘’ Beh, magari non ha intenzione di formare una famiglia, oppure non ha trovato la ragazza giusta. ‘’
‘’ Ha ragione, ma vivere in una torre non fa bene a nessuno. Credo che così si sia isolato dal mondo intero. ‘’
‘’ Dal mondo intero? Lei crede? E cosa dovrei… dovrebbe fare, allora? ‘’ mi interruppi, sussultando. Mi ero lasciato andare e avevo quasi commesso un errore madornale.
‘’ Siamo arrivati, signore. ‘’ rispose il conducente, mentre frenava adagio. Sospirai pesantemente. Evidentemente non si era accorto del mio piccolo errore. Presi il portafoglio e gli diedi una banconota.
‘’ Oh, non si disturbi. È stato un vero piacere, averla accompagnata a casa. ‘’ rispose, ridandomi la banconota. Lo guardai stupito, senza capire, con la banconota ancora in mano.
‘’ Come dice, scusi? ‘’
‘’ Ha capito benissimo, signor Valo. ‘’
‘’ Come fa a sapere chi sono? Non le ho detto chi ero. ‘’
‘’ Signor Valo, sono le undici di sera del 31ottobre e la gente si riversa per le strade di Helsinki per festeggiare. È salito sul mio taxi per andare a Munkkiniemi, nella segretezza più assoluta e… mi chiede come faccio a sapere chi è lei? ‘’
‘’ Beh, non sono l’unico che abita a Munkkiniemi. ‘’
‘’ Ma uno come lei si nota subito! A proposito per quel discorso… ‘’
‘’ Quale discorso? ‘’
‘’ Sì, come le stavo dicendo prima… Mia figlia non è potuta venire ad uno dei vostri concerti e, appena saprà che Ville Valo è salito sul mio taxi, vorrà come minimo un suo autografo. ‘’
‘’ E va bene! Mi dia qualcosa e… ‘’
‘’ No no! Perché invece non fissiamo un appuntamento o qualcosa del genere? Così mia figlia potrà vederla di persona! ‘’
Lo fissai stupefatto e senza parole. Fissare addirittura un appuntamento? Ma quanta sfacciataggine aveva?!
‘’ Beh, non saprei. Si dovrebbe contattare il mio manager e vedere cosa… ‘’ cercai di prendere tempo, mentre la stanchezza continuava a farsi sentire e non riuscivo a pensare con molta lucidità.
‘’ Oh, grazie davvero! Allora, buonanotte signor Valo! ‘’ concluse il conducente, salutandomi.
Attraversai la strada, ancora scosso. Per tutto quel tempo il conducente aveva fatto finta di non conoscermi solo per estorcermi delle notizie. Non riuscivo ancora a crederci! Aprii il portone di casa ed entrai, trascinandomi dietro la valigia. Accesi l’interruttore e mi lasciai andare sul divano.
‘’ Eccoti, finalmente! ‘’ esclamò una voce femminile, in tono piuttosto arrabbiato. Sussultai per lo spavento e alzai gli occhi per vedere chi fosse. Era mia sorella minore Kira!
‘’ Cosa ci fai tu qua? ‘’ chiesi, perplesso.
‘’ Cosa ci faccio qua? ‘’ Piuttosto dove sei stato tu? ‘’ chiese di rimando, lei.
‘’ Sono appena arrivato. ‘’ risposi, non riuscendo a capire dove volesse arrivare.
‘’ Ed io sono due ore che aspetto! ‘’ alzò la voce. I suoi capelli neri ondeggiarono appena, mentre i suoi occhi verdi continuavano a fissarmi furiosi.
Ricordai allora della telefonata di mio padre e mi sentii sprofondare. Aveva infatti chiamato due giorni prima per avvertirmi dell’arrivo di Kira. Non ebbi nemmeno il tempo di protestare che fui obbligato ad accettare di ospitare per alcuni mesi mia sorella. Proprio per questo motivo il tour, in cui ero impegnato, era terminato prima del previsto e mi ero così dimenticato della faccenda ed ero addirittura arrivato ad Helsinki con alcune ore di ritardo.
‘’ Scusami, ma me ne sono totalmente dimenticato. E poi l’aereo ha avuto un ritardo e ho dovuto prendere un taxi. ‘’ dissi, dispiaciuto.
‘’ Sì, okay. ‘’ rispose lei, sbuffando.
‘’ Non mi credi? E poi che ci facevi al buio? ‘’
‘’ Aspettavo te. ‘’
La fissai incerto. ‘’ Al buio? ‘’
‘’ Non trovavo l’interruttore. ‘’ rispose infine, arrossendo. Mi scappò una sonora risata e lei mi trucidò con lo sguardo.
‘’ Hai fame? In frigo dovrebbe esserci qualcosa… ‘’ iniziai a dire, spostandomi verso la cucina.
‘’ Ho già controllato. E non c’è nulla di mio gusto. ‘’ rispose, incrociando le braccia. Alzai le spalle, dispiaciuto.
‘’ Perché allora papà ti ha spedita qua, a Munkkiniemi? ‘’
‘’Chiedilo a lui! ‘’
‘’ Che hai combinato? ‘’
‘’ Io, niente! Dice che non studio, eccetera, eccetera… ‘’
‘’ E ti ha spedita qua perché… ‘’
‘’ Per punizione! ‘’
In quel momento iniziò a squillare il mio cellulare e risposi. ‘’ Sì? ‘’
‘’ Ciao Ville, è arrivata Kira? ‘’ mi domandò mio padre.
‘’ Sì, è già qua. ‘’
‘’ Oh, bene! ‘’
‘’ Perché l’hai mandata qua? ‘’
‘’ Ho pensato che le farebbe bene cambiare aria per un po’ e poi… ‘’
‘’ E poi cosa? ‘’
‘’ E poi sei sempre così solo…. ‘’
‘’ Cosa?! Sto bene così! ‘’
‘’ Oh, dai Ville! In ogni caso, è solo una sistemazione temporanea, per qualche settimana, mese… ‘’
‘’ Mese?! Ma io ho dovuto terminare prima il tour per ritornare subito a casa! Pensavo che ci fosse un motivo veramente urgente per… ‘’
‘’ Non te ne pentirai, vedrai. Adesso però ti devo lasciare, ci sentiamo! E salutami Kira! ‘’
 
‘’ Ti saluta… ‘’ dissi, rivolto verso Kira, quando finii di parlare al telefono.
‘’ Poteva anche non telefonare! ‘’
‘’ Mettiamo le cose in chiaro, Kira: prima ricominci a studiare e prima te ne torni a casa. E dormirai sul divano. Adesso io vado a dormire, buonanotte! ‘’
‘’ Cosa?! A dormire? Sono solo le undici! ‘’
La guardai senza capire. ‘’ Cosa vorresti fare? ‘’
‘’ Io esco. È la notte di Halloween. ‘’
‘’ No! Non puoi uscire. Ora sei sotto la mia responsabilità e… ‘’
‘’ E cosa? ‘’
‘’ Io sono stanco e non ho nessuna voglia di stare ancora in giro. ‘’
‘’ Sei sempre il solito! Non c’è nessun problema, comunque. ‘’ concluse, prendendo la borsa e uscendo. La fissai, sbalordito. Non bastava la chiacchierata con il conducente del taxi, adesso ero costretto pure a seguire quella svitata di mia sorella per tutta Helsinki, solo per non rimangiarmi la parola data a mio padre.
  
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