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Autore: yingsu    17/11/2013    1 recensioni
La toccò come si toccano i fiori, con lo stesso riguardo e delicatezza, con quel timore di farle male, di spezzarla fra le sue braccia, sotto il tocco brutale di quelle dita consumate avvezze a stringere armi, a picchiare il ferro battuto. Le baciò piano le tempie e gli zigomi, le labbra e il mento, la baciò come la prima volta in cui le sue labbra aveva sfiorato quelle di lei: con una lentezza surreale e una dolcezza infinita, con tutto l’amore che poteva darle.
Perché se l’amore non era quello, se l’amore non era lei, allora l’amore non esisteva.

▪ PREQUEL de "I'm frozen to the bones" and de "Die on the front page, just like the stars"
▪ | Liv Nerys & Roel Flos | DISTRETTO 2 | a radioactive ♡ |
▪ Il Rating è arancione perché Efp comanda così.
Genere: Demenziale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Anche la neve morirà domani.'
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A radioactive, anche se mi odia

 

 

Se non sei tu l’amore, l’amore non esiste.

 

 

 

 

 

 

Liv era comodamente stesa sul materasso, le gambe piegate sulle quali teneva poggiato un vecchio libro che parlava di armi.

Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole era già tramontato dietro le montagne, lasciando il posto ad una leggera luce soffusa e all’aria fresca. Riusciva a sentirla soffiare piano, intrufolarsi dalla finestra socchiusa ed accarezzarle il viso, facendola rabbrividire – non aveva voglia di alzarsi e chiuderla – lo avrebbe fatto poi –, per il momento sarebbe basto infilarsi sotto gli strati di coperte sfatte che ricoprivano quel letto non suo, eppure così familiare. Si raggomitolò piano su se stessa pensando a quanto avrebbe voluto spogliarsi e raggiungere Roel sotto la doccia calda, ma l’idea che la Signora Flos sarebbe tornata a breve la trattenne sotto le lenzuola – l’ultima cosa che voleva era farsi trovare nuda davanti agli occhi della madre del suo ragazzo, tralasciando il conseguente discorso imbarazzante che di sicuro sarebbe toccato ad entrambi. Rimase lì con gli occhi chiusi fino a quando non sentì la porta della stanza aprirsi piano, lasciando comparire la figura del suo fidanzato con un asciugamano legato attorno alla vita.

«Se sei nuda sotto le lenzuola sappi che fra dieci minuti torna mia madre» ridacchiò lui poggiando le ginocchia sul letto, allungandosi verso di lei «Ma se sacrifichiamo il romanticismo possiamo farc–».

«Non sono nuda, cretino!» lo interruppe lei spingendolo lontano, ordinandogli poi di vestirsi.

Roel scoppiò a ridere «Dammi un bacio…» mormorò gattonando vicino a lei, ma la ragazza scosse il capo, nascondendosi sotto le coperte. «Eddai, uno piccolo…» riprese lui tentando di scoprirla, ma Liv non ne voleva sapere.

«Roel, vestiti prima che arrivino i tuoi e ti trovino nudo con me» disse categorica sbucando da sotto il piumone.

«Tanto lo sanno che facciamo sesso».

«Cosa? Stai scherzando?» chiese sconvolta, le gote leggermente tinte di rosso – non avrebbe avuto mai più il fegato di guardare i genitori di Roel in faccia.

Il ragazzo scosse la testa lasciando cadere l’asciugamano, dirigendosi verso la cassettiera per recuperare dei vestiti puliti. «L’altra sera mio padre è arrivato da me con le tue mutande in mano. Sai, quelle rosa che avevi su domenica scorsa, quelle con–»

«Roel!» lo rimproverò con le guance imporporate, domandandosi che cosa avesse fatto di male per meritarsi questo.

«Beh…» riprese il suo fidanzato infilandosi un paio di boxer, mostrandole il suo lato B «… mi ha detto che mia madre le aveva trovate sotto il letto e che era arrivato il momento di parlare dell’argomento “sesso”».

Liv avrebbe voluto sotterrarsi e sparire «E tu cosa gli hai detto?». Non era sicura di voler sentire la risposta.

Il ragazzo ridacchiò infilandosi un paio di pantaloni grigi di stoffa «Gli ho detto: “Okay, papà. Dimmi cosa non hai capito”».

Un cuscino volò attraverso la stanza colpendolo sulla schiena.

«Sei un deficiente» borbottò mentre Roel si accingeva a raggiungerla sul letto, stendendosi accanto lei. «Davvero lo sanno?» pigolò passandogli le dita fra i capelli umidi, scostandoglieli dalla fronte.

«Davvero, mi hanno solo detto di avere la decenza di ridarti le mutande» le rispose lui con un sorriso, mettendola ancora più in imbarazzo. Seguì un lungo momento di silenzio nel quale si guardarono semplicemente negli occhi, il verde di lui mischiato nel blu di lei, emulando il netto contrasto fra il cielo in tempesta e il colore dei prati in primavera.

«Vuoi davvero fare l’amore adesso?» gli chiese sommessamente Liv, interrompendo quell’attimo in cui l’unico suono chiaramente percepibile era il rumore dei loro respiri che si mischiavano.

Roel scosse piano il capo sorridendo «Io ti vorrei sempre, non è una domanda che puoi farmi» mormorò in risposta, accarezzandole appena la coscia scoperta dalla stoffa del candido vestitino.

«Sei un porco…» borbottò fingendosi indignata, pizzicandogli il fianco nudo – ovviamente scherzava, dopotutto lei era la prima ad istigarlo simulando spogliarelli o cose del genere, lasciandolo la maggior parte delle volte a bocca asciutta.

«Il porco più attraente che tu abbia mai visto, questo devi concedermelo» ridacchiò lui giochicchiando con l’elastico dell’intimo della ragazza, senza però permettersi di andare oltre. Avrebbe tanto voluto fare l’amore con lei, sentirla muoversi sotto di lui ed ansimare accanto al suo orecchio, ma tentò di darsi un contegno – per quanto gli fosse possibile farlo – e limitarsi a guardarla e sfiorarla sotto i vestiti, sommessamente, come quando aveva quindici anni ed iniziava a toccarla di nascosto, a cercare di capire come e dove doveva accarezzarla. La toccò come si toccano i fiori, con lo stesso riguardo e delicatezza, con quel timore di farle male, di spezzarla fra le sue braccia, sotto il tocco brutale di quelle dita consumate avvezze a stringere armi, a picchiare il ferro battuto. Le baciò piano le tempie e gli zigomi, le labbra e il mento, la baciò come la prima volta in cui le sue labbra aveva sfiorato quelle di lei: con una lentezza surreale e una dolcezza infinita, con tutto l’amore che poteva darle.

Perché se l’amore non era quello, se l’amore non era lei, allora l’amore non esisteva.

Osservò in silenzio l’indice pallido di Liv sfiorargli le spalle, spostandosi piano verso il collo. «Che stai facendo?» le sussurrò a qualche centimetro dal suo viso, facendo scorrere la mano che prima le disegnava delle piccole circonferenze sulla coscia fino al fianco, stringendolo appena.

«Conto quante lentiggini hai…» gli rispose lei con un sorriso, continuando imperterrita. Sapeva che Roel detestava le sue efelidi, e che odiava ancora di più quando gli ricordavano che ne aveva il naso e le spalle zuppe.

«Troppe» brontolò l’altro prendendole la mano, portandosela delicatamente alle labbra. «Non farlo… non mi piace» aggiunse poi, baciandole il dito responsabile di quella conta che lo aveva infastidito tanto.

«A me piacciono» pigolò Liv liberandosi dalla sua presa, allungandosi a stampargli un piccolo bacio sul naso. «Mi piaci tu, le tue lentiggini, il tuo sorriso ed i tuoi occhi…» mormorò elencando le qualità fisiche che più l’attraevano «Anche i tuoi addominali e le tue spalle, ma quelli piacciono a tutte le ragazze, quindi non contano». Lo guardò sorridere malizioso e poi aprire la bocca per parlare, ma lo interruppe ancora prima che potesse proferire parola «Non dire niente di volgare o me ne vado!» lo apostrofò prevedendo il suo commento.

«Stavo per dire che ti amo, ma se è volgare non te lo dirò più» mentì Roel accarezzandole la coscia, lasciando che lei la piegasse e poggiasse sulla sua gamba.

«Non stavi per dire ti amo, io lo so cosa stavi per dire!» affermò convinta poggiando il palmo sul suo petto, guardandolo ghignare divertito.

«Volevo dire piede, adesso dammi un bacio e ammetti che ti piace il mio–».

«Roel, sono a casa!» urlò suo madre dal piano di sotto, e Roel storse gli occhi, staccandosi da Liv.

 

   

 

«I tuoi lo sanno che sei qui?» domandò il ragazzo fra un bacio e l’altro, arretrando piano fino a quando le sue gambe non cozzarono contro il letto.

Liv annuì con uno strano verso, poggiandogli la mano sul petto e spingendolo verso il materasso, chiedendogli tacitamente di stendersi. Non era la prima volta che passava la notte dai Flos, lo faceva da quando aveva tredici anni, anche se le dinamiche erano decisamente cambiate, da allora.

Roel ubbidì sedendosi, lasciando che la ragazza si mettesse a cavalcioni sulle sue gambe e lo baciasse ancora, dandogli (la falsa) speranza che quella sera sarebbero andati oltre le solite carezze. Dopotutto non era mai stato un fidanzato dalle grandi pretese, si era sempre limitato ad aspettare e rispettare le tempistiche di Liv, a non insistere nel farle fare qualcosa di cui non aveva voglia. Ma anche lui restava comunque e sempre un diciassettenne e – come tutti i ragazzi della sua età – si lasciava andare a strani e contorti pensieri sulla sua fidanzata. Le sfiorò la coscia sotto il vestito lasciandole un piccolo bacio nell’incavo fra i seni, poggiando poi la schiena sulle coperte sfatte – segno della sua pigrizia mattutina – , ma proprio quando le sue mani si spostarono sui bottoncini dell’abito che Liv indossava, lei si scostò con una risatina, stendendosi sul letto.

«Non ho il pigiama…» mormorò, osservando Roel fissare il soffitto con l’aria di uno che stava cercando di recuperare un minimo di lucidità mentale.

«Prendi una delle mie maglie» suggerì trovando la forza di alzarsi e avvicinarsi alla cassettiera, lanciandole poi una delle sue magliette. Pregò dentro di sé che lei non fosse così sadica da spogliarsi davanti a lui, perché dopo la performance di qualche attimo prima non sarebbe riuscito a sopportare anche uno spogliarello – peccato che Liv si divertisse davvero a farlo penare così.

Nonostante tutto si stese sotto le lenzuola, osservandola mentre si cambiava con un nodo alla gola, trattenendo a stento la voglia di toccarla. «Sei crudele…» borbottò passandosi le mani sul viso, sentendola ridere.

«I tuoi genitori dormono in fondo al corridoio» gli rispose lei finendo di coprirsi, raggiungendolo subito dopo sotto il piumone. «Domani» aggiunse poi stringendosi a lui, stampandogli un piccolo bacio all’angolo delle labbra.

Roel le passò le dita fra i capelli, intrecciando le gambe alle sue. Avrebbe avuto da ridere su quel “Domani”, ma si limitò a coccolarle dolcemente la schiena restando in silenzio, a guardarla mentre il sonno la catturava, mentre dormiva e respirava piano. «Non lo sai quanto ti amo» soffiò, conscio che lei non potesse sentirlo.

Se non sei tu l’amore, l’amore non esiste.

 

 

 

 

 

 

Volevo solo guardarti dormire, la più pura, vera, grande magia che mi accadde fu questa. Seguire per tutta la notte il ritmo del tuo respiro, senza toccarti. Ti amavo già, me ne accorsi da questo, da questo spietato desiderio. E la paura d’innamorarsi di qualcuno, l’ho capito in quell'istante, è già un po’ amore silenzioso. Se potessi addormentarmi e risvegliandomi cancellare tutti i miei errori e ricominciare da zero saprei sempre ritrovarti. Ricomincerei dal primo battito nato pensandoti e saresti l’unica cosa che non correggerei, né col rosso né col blu. Se non sei tu l’amore, l’amore non esiste.

 

MASSIMO BISOTTI ”

| LA LUNA BLU. IL PERCORSO INVERSO DEI SOGNI |

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA;

 

Lo so che ho rotto con questa Loel (Roel/Liv), ma è più forte di me, davvero.

Spero possiate perdonarmi per questa Shot senza impegno a cui – avviso in anteprima – ne seguirà un’altra molto, ma molto a breve. Vorrei avere qualcosa da spiegare, ma non ce l’ho, quindi mi limito a dire che il titolo riprende la citazione finale, nonché parte del testo, perché mi piace talmente tanto che ho deciso di inserirla anche lì, sì. Scusatemi.

Tutto ciò non ha apparente senso, è uno sprazzo di vita normale ambientato nella primavera dei 72nd Hunger Games, quindi qualche mese prima della Mietitura, o giù di lì. Insomma, perdonatemi per l’intasamento.

Il Rating è arancione per il linguaggio un po’ così e la trattazione del tema “sesso”.  Quindi sì, insomma, Efp esige che sia così, quindi è così. Cioè no, ma sì. Ecco.

Non è betata, quindi perdonate ripetizioni e/o errori vari, mi dispiace.

Sparisco. ~

 

~yingsu.

 

 

Ta ta ta tà… pubblicità.

 

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