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Autore: Jecchan92    18/11/2013    1 recensioni
"-Kamura.. Mi ha confessato il suo amore, durante le riprese-
Ecco, la familiare sensazione di baratro nel quale il cuore di Akito sprofondava da tre mesi a questa parte.
“Pensa a Fuka” si costrinse a pensare “Pensa a lei e solo a lei”.
-Ma io l’ho rifiutato. Lo considero un grande amico, ma non lo potevo corrispondere-
Subito nel cuore di Akito riprese a circolare il sangue, che lo scaldò immediatamente.
-E come mai?- chiese.
Lei prese un profondo respiro, che gli costò parecchi secondi.
Era arrivata fino a questo punto, gli aveva raccontato ogni cosa.
Non voleva farlo, ma il discorso era deviato da solo, ed ora poteva solo arrivare fino alla fine."
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Akito/Fuka, Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sana non credeva sarebbe stata così dura.
Camminare per i corridoi, frequentare le lezioni, l’ora del pranzo e l’intervallo, tutto era diverso da quando era tornata.
Ora Akito stava con Fuka, ed era tutta colpa sua.
Si era resa conto troppo tardi di essere innamorata del suo amico, e l’aveva perso.
Chissà, forse avrebbero avuto addirittura una possibilità insieme.
Li osservava di nascosto, da fuori non parevano nemmeno una coppia: pranzavano insieme, arrivavano e tornavano da scuola insieme, ma nulla di più.
Non un abbraccio, non un bacio. Tenevano alla loro privacy ben più di quello che Sana pensava.
Ma vederli insieme, fisicamente vicini.. Sana non sopportava la loro vista.
 
Era in punizione. Dannazione, perché non puntava mai la sveglia all’ora giusta?
Erano quasi le quattro del pomeriggio, un’ora dopo avrebbe dovuto partecipare al programma “Il giocattolo dei bambini”.
Sana era seduta al suo posto, sdraiata sul banco, pronta a cadere tra le braccia di Morfeo.
-Kurata, non ti ho messo in punizione per farti un sonnellino- esclamò il professor Sengoku, aprendo la porta di scatto.
Subito Sana scattò in piedi, e con un tonfo sordo, l’intero banco si ribaltò.
-Mi scusi professore, mi sono assopita un att..-
Non fece in tempo a finire la frase che il suo sguardo si posò sulla persona che Sengoku teneva per il colletto: Akito.
Subito il cuore si fermò, il colorito roseo sparì, ed improvvisamente Sana desiderò trovarsi seduta. Le gambe le stavano per cedere.
-Bene, Kurata, oggi avrai compagnia, lui è un veterano delle punizioni ormai. Passo tra mezz’ora-
Spinse Akito poco delicatamente all’interno dell’aula e si chiuse la porta alle spalle, ed un inquietante clack fece capire ai ragazzi di essere appena stati rinchiusi.
Akito non le rivolse la parola, si sistemò in prima fila e puntellò i gomiti sul banco, appoggiando il viso sulle mani.
Sana, due file indietro, sistemò silenziosamente il disastro che aveva combinato e si sedette sulla sedia, rigida come uno stoccafisso.
Era la prima volta che erano così vicini.
Da quando era tornata, facevano di tutto per evitarsi. Avevano anche smesso di uscire insieme ai loro amici, facevano a turno.
I capelli gli erano leggermente cresciuti, avevano bisogno di una tagliatina.
Era diventato così alto, così bello. Che cosa meravigliosa, la crescita.
-Come mai sei qui?-
Ormai non ricordava nemmeno più il suono della sua voce, Sana si guardò stupidamente intorno per controllare che ci fosse qualche altro ragazzo insieme a loro.
Poi capì che era stato lui a parlare, e la salivazione l’abbandonò.
Ci mise qualche secondo per riprendere il controllo, ma lui non aveva fretta di una risposta.
-Il professor Sengoku mi ha beccata in pieno mentre entravo in ritardo-
-Non è nemmeno il tuo professore, non è suo compito punirti. E’ un idiota- ribatté lui, lo sguardo fisso verso la lavagna.
La tentazione di girarsi era forte. Quando era entrato in aula e l’aveva vista, così scarmigliata, sul viso la chiara espressione della sorpresa, aveva dovuto deviare lo sguardo.
Per settimane l’aveva evitata, doveva evitarla.
Lui ora era il ragazzo di Fuka, lei era il passato.
Proprio per questo, Akito cercava di starle il più lontano possibile. Era il passato, ma non era mai stata così presente come in quelle settimane.
-Non dire così, è pur sempre un professore. E poi, me lo sono meritato- rispose lei.
Passarono parecchi minuti di silenzio, un silenzio pesante e carico di cose da dire.
-Allora, come sono andate le riprese del film?- chiese lui, stupendosi della sua audacia. Ma non era riuscito a trattenersi.
Voleva sentirlo da lei. Voleva che gli dicesse che lei e Kamura stavano insieme.
Erano amici, forse erano stati qualcosa di più, glielo doveva.
-Molto bene. Ho avuto parecchie gatte da pelare lassù. Sai, non c’era un telefono, non c’erano tutte le comodità che abbiamo qui. Inoltre, sono stata presa a bastonate da delle fan di Naozumi-
-Scherzi?!- chiese ancora lui, girandosi di scatto.
Lei scosse la testa, cercando di tenere a freno il battito accelerato del proprio cuore.
Non aveva raccontato a nessuno quello spiacevole episodio, ma Akito, anche senza chiedere nulla, le faceva vomitare fuori ogni cosa.
-Purtroppo no. Prima di tornare a scuola, sono stata un mese ricoverata in ospedale. Non sai che dolore tremendo. Il fattaccio è avvenuto a metà delle riprese, e mi sono ostinata a continuare a lavorare, così ho avuto una rifrattura-
Più Sana parlava, più la bocca di Akito si spalancava.
-Tu hai lavorato con una frattura?-
-Sì. Le fan di Naozumi, dopo aver visto lo splendido lavoro che avevo fatto, sono venute a chiedermi scusa- concluse la ragazza sorridendo.
Subito Akito tornò in sé: sapeva bene quale fosse stato il motivo dello scatto d’ira di quelle ragazze.
Non potendo più girarsi verso la lavagna, fissò intensamente le proprie scarpe.
-Sai- continuò lei, quasi in un sussurro – Quelle fan si erano arrabbiate molto, perché avevano letto un articolo che parlava di me e Naozumi-
Akito alzò la testa di scatto, fissandola.
-Sull’articolo c’era scritto che io e lui eravamo una coppia, che ci eravamo giurati amore eterno o cose del genere-
Akito non voleva sentire queste cose, ma allo stesso tempo non poteva non volerne sapere di più. Era un fottuto masochista.
-Proprio ora è in atto una denuncia verso i giornalisti di quella rivista. Hanno preso solo dei pezzi delle interviste che ci hanno fatto, e l’hanno montato in modo che sembrassero dichiarazioni d’amore. I nostri manager erano in montagna, non hanno avuto nessun controllo sui contenuti-
Il biondo la fissava sbigottito. Non era esattamente quello che si aspettava di sentirsi dire.
Si aspettava un sorriso felice, occhi illuminati, tutte cose che lo avrebbero distrutto, mentre Sana gli confessava il suo amore per Kamura.
Anzi, non era proprio quello che si aspettava.
-Kurata, ma che stai dicendo?-
Lei fissò il banco, imbarazzata.
-Kamura.. Mi ha confessato il suo amore, durante le riprese-
Ecco, la familiare sensazione di baratro nel quale il cuore di Akito sprofondava da tre mesi a questa parte.
“Pensa a Fuka” si costrinse a pensare “Pensa a lei e solo a lei”.
-Ma io l’ho rifiutato. Lo considero un grande amico, ma non lo potevo corrispondere-
Subito nel cuore di Akito riprese a circolare il sangue, che lo scaldò immediatamente.
-E come mai?- chiese.
Lei prese un profondo respiro, che le costò parecchi secondi.
Era arrivata fino a questo punto, gli aveva raccontato ogni cosa.
Non voleva farlo, ma il discorso era deviato da solo, ed ora poteva solo arrivare fino alla fine.
-L’ho rifiutato perché sono innamorata di te-
Un silenzio glaciale piombò nell’aula. Sia Akito che Sana sentirono molto freddo alle ossa, anche se per ragioni diverse.
Ogni nervo, ogni vena, ogni capillare nel corpo del ragazzo si era fermato.
Era convinto di aver sentito male. Sicuramente aveva sentito male. Doveva aver sentito male.
Non ora, non adesso. Lui e Fuka provavano ad essere una coppia, stavano bene insieme.
Sana rimase immobile, smise anche di respirare dalla tensione.
L’aveva detto. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, eccezion fatta per Naozumi, ed ora era così reale.
Dirlo le aveva fatto capire quanto intenso fosse il sentimento per lui.
Ma non voleva parlare per prima. Aveva detto fin troppo, toccava a lui.
 
Più il tempo passava, più Akito si convinceva che ciò che aveva sentito non fosse reale.
-Io.. Non so cosa dire..- balbettò lui, non riuscendo ancora a guardarla negli occhi.
Sentì un rumore di sedia spostata, ed il suo cuore perse un battito.
Quando vide un paio di scarpe da donna accanto ai suoi piedi, smise di respirare.
-Non devi dire nulla. Non volevo che lo venissi a sapere, ma purtroppo il discorso ha preso una svolta inaspettata. Non posso più tenermi tutto dentro, o impazzisco-
Lui lentamente alzò il viso, trovandosi a pochi centimetri da quello di Sana.
Era rossa, e respirava rumorosamente.
-Non voglio che tu scelga ora, ma voglio darti la possibilità di scegliere-
Akito strabuzzò gli occhi. La salivazione era a zero, e tremava. Non gli era mai capitato nulla del genere.
Lei era troppo vicina, poteva sentirne l’odore, poteva osservare ogni dettaglio del viso, quel viso che per mesi aveva infestato i suoi sogni. I suoi incubi.
-Ormai è inutile fare finta di nulla- sussurrò lei, stupendosi della propria audacia – Io ti amo. Ti amo come nessuno potrà amarti mai. Nemmeno lei-
Sapeva che Fuka non era quella giusta. Solo lei lo amava in questo modo così disperato.
-Prendi me, scegli me, ama me- disse lei, in un soffio.
Ed il cuore di Akito si fermò di colpo.
Si sentì un clack improvviso, e la porta si aprì.
In lampo, Sana si gettò nel banco dietro a quello di Akito.
-La punizione è finita, Kurata. Puoi andare-
-Grazie, professore- disse lei.
Raccolse le sue cose ed uscì.
Uscì dall’aula così come era uscita dalla vita di Akito mesi prima.
Ma di certo non era mai uscita dal suo cuore.
 
La settimana più difficile della sua vita.
Akito non faceva altro che pensare alle parole di Sana, erano il suo chiodo fisso.
Continuava a vedere Fuka, che era assolutamente estranea a ciò che era accaduto durante la punizione, e a pensare.
Lei non la vedeva mai, come sempre da quando era tornata, ma non l’aveva mai sentita così presente.
Lei era dappertutto, c’era nei pomeriggi alla sala giochi, c’era durante le lezioni di karate, c’era anche nei ritorni da scuola insieme a Fuka.
Odiava Kurata, la odiava.
Dio, quanto l’amava.
 
-Ehi Akito, ho un regalo per te!- disse Fuka, un sabato pomeriggio.
Erano a casa di lei, e stavano studiando.
-Davvero? E cos’è?-
Con un sorriso radioso, lei rovistò nella sacca e tirò fuori due porta pranzi.
-Dovrei dire “i regali”. Questo è il primo- disse mettendogli in mano il primo pacco.
Lui lo scartò lentamente, e una volta svelato il contenuto del sacchetto, gli venne subito l’acquolina in bocca: un vassoio pieno di delizioso sushi faceva bella mostra di sé.
-Mio zio ti trova molto simpatico, l’ha preparato lui-
In pochi minuti, Akito fece fuori tutto il sushi presente, lasciando senza parole la ragazza.
-Bè, visto che ti sei subito riempito la pancia, questo non penso ti vada- disse lei svelando il contenuto del secondo pacchetto: una montagna di biscotti al cioccolato fatti in casa.
Lui ne prese uno e lo assaggiò.
-E’ buonissimo Fuka, grazie- disse prendendone subito un altro.
-Ti piace? Sono contenta. Sai, questi biscotti li ho fatti io!-
Seguì qualche secondo di silenzio, in cui Akito era concentrato e mangiare un biscotto dietro l’altro.
-So che non ti posso comprare con i dolci o con il sushi- disse improvvisamente Fuka. Lui si bloccò all’istante.
-Sei distante, Akito. Non so cosa stia succedendo, ma non mi piace questa distanza. Voglio che siamo una coppia, ma la vera domanda è se lo vuoi anche tu. Questi sono semplici regalini materiali per dimostrarti quanto io ti ami-
Perfetto, pensò Akito, nel giro di una settimana, aveva ricevuto ben due dichiarazioni d’amore.
-Ma posso solo dimostrarti che ti amo.. amandoti. Dammi questa possibilità, Akito- finì lei, la voce rotta.
Lui la prese per le spalle e l’avvicinò al suo petto, stringendola a sé.
Fuka stava toccando il cielo con un dito: era la prima volta,da quando si erano messi insieme, che il contatto tra loro era così intenso.
Non ci pensò due volte e gli circondò la vita con le braccia.
Rimasero parecchi minuti così, in ginocchio abbracciati.
Akito doveva prendere una decisione, e sebbene sapesse che sarebbe stata quella sbagliata, decise che era giusto così.
 
Sana chiacchierava con delle sue compagne di classe, e lui si vergognava troppo per avvicinarsi, quindi per un po’ si limitò a fissarla.
Finalmente lei si girò dalla sua parte e lo vide. Lui le fece un cenno verso un’aula vuota.
-Scusate ragazze, devo fare una cosa importante. Se dovessi far tardi, potreste avvisare il professore?-
-Non ti preoccupare, Sana-chan. Ci pensiamo noi!- risposero le compagne.
Lei scattò fulminea e girò l’angolo, aspettando che le sue amiche entrassero in aula, dopodiché scivolo nell’aula indicata da Akito.
Era quasi buio in quella stanza, Sana dovette strizzare gli occhi parecchie volte per poter individuare Akito.
Era in piedi vicino alla lavagna, leggermente appoggiato alla scrivania.
-Ciao- sussurrò lei.
-Ciao- rispose lui.
Sana si sedette su un banco a pochi centimetri dalla scrivania, ed attese.
-Sei stata stupida a confessarmi il tuo amore- cominciò Akito.
La ragazza pensò di aver capito male.
-Scusa?-
-Hai capito bene. Dovevi accorgertene molto prima. Io ti amavo, Kurata, più di quello che credi, ma tu non mi hai mai guardato veramente-
Le gambe di Sana diventarono di gelatina: lui l’aveva amata? E lei cosa faceva invece di iniziare una storia con lui?
Allora aveva un sacco di cose a cui pensare: Rei, mammina, il lavoro, la scuola, gli amici. Non si era mai fermata a chiedersi cosa provasse Akito per lei.
-Mi amavi? E ora?-
Era il momento: Akito stava per mentire, e lo stava facendo per vivere una vita migliore, accanto ad una persona migliore.
-Ti amavo, Kurata. Ora non più. Sei sparita, ed io mi sono messo con Fuka. Amo lei, ora-
Vederla frantumarsi davanti a lui era una cosa che lo faceva stare malissimo: la stava rifiutando, anche se tutto quello che voleva realmente fare era prenderla tra le braccia e baciarla fino al giorno dopo.
Dopo molti minuti di silenzio, nel mezzo dei quali suonò la campanella di inizio lezioni, finalmente Sana riacquistò l’uso della parola.
-Capisco. Quindi ne deduco che hai scelto lei- sussurrò lei.
Lui non riuscì nemmeno a parlare, si limitò ad annuire.
Sana alzò la testa di scatto: calde lacrime scivolavano  lungo il viso e cadevano a terra.
Andò a passo di carica verso Akito, e lui non poté fare nulla per impedirlo.
Lei mise le sue mani sul viso del ragazzo e se lo portò prepotentemente verso il suo.
Il bacio che gli diede sapeva di lacrime e di disperazione: era la sua ultima spiaggia, l’ultima possibilità che aveva per riprenderselo.
Akito pregò mentalmente tutti i santi che conosceva per non lasciarsi andare, anche se era difficile, molto difficile.
Ma ce la fece, e si congratulò con sé stesso.
Anche Sana lo capì, perché si allontanò di qualche millimetro dal suo viso.
-Capisco. E’ proprio finita allora- soffiò sulle sue labbra.
Si allontanò, raccolse le sue cose ed uscì senza voltarsi indietro.
Se l’avesse fatto, avrebbe visto Akito perdere il controllo sulle proprie gambe, che le cedettero.
Si accasciò al muro accanto la lavagna, il cuore che gli fuoriusciva dal petto.
Aveva fatto la cosa giusta, tentava di rassicurarsi, Fuka era una persona migliore di Kurata. Lei non l’avrebbe mai abbandonato.
Ma quel bacio l’aveva stordito ed eccitato, doveva tranquillizzarsi prima di tornare in aula.
Tremolante si alzò, appoggiando le mani sulla scrivania.
Si scompigliò i capelli e cercò di farsi aria con dei fogli sparsi lì intorno.
Una volta che riprese il controllo di sé, si avviò verso l’uscita.
 
Sana era seduta sull’altalena del parco giochi, spiluccando il suo pranzo.
Non aveva realmente fame, ma sapeva che se non avesse mangiato, sarebbe svenuta a lavoro.
Aveva pianto tanto, tutte le lacrime che poteva versare le aveva versate.
Akito l’aveva rifiutata, ma era stata anche colpa sua.
Avrebbe dovuto capire prima i sentimenti del ragazzo per lei, forse a quest’ora sarebbero stati ancora insieme.
Invece, aveva dovuto vedere Akito tra le braccia di Fuka per capire quello che provava per lui.
Aveva una strana predisposizione al masochismo.
Ci aveva provato, e ci aveva provato fino alla fine. Non poteva rimpiangere nulla.
Akito non la amava più, l’aveva reso chiaro quando l’aveva baciato.
Che imbarazzo, abbassarsi a tanto.
Sentì ancora gli occhi gonfiarsi di lacrime, ma strizzò gli occhi, obbligandole a tornare indietro.
Basta piangere per lui.
Lo avrebbe amato per sempre, questo non sarebbe mai cambiato.
Ma ora era tempo di occuparsi di sé stessa.
-Addio, amore mio- sussurrò Sana al tramonto che faceva capolino tra gli alberi.





NdA: Buonasera!
 Accidenti, meno tempo hai, più ispirazione ti viene!
I più esperti di voi avranno già notato che il titolo, nonché la frase clou della storia, è stato preso da una delle serie tv più belle degli ultimi dieci anni: Grey's Anatomy.
Per chi segue questo telefilm, non sarà stata una sorpresa il finale della mia one shot.
So che è stato un finale un po' triste, ma pensate al seguito della storia che tutti sappiamo: Sana e Akito si mettono insieme e si ameranno 4ever and ever xD
Grazie a chi commenterà ed a chi semplicemente leggerà ^^

Jecchan
  
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