Film > Thor
Ricorda la storia  |      
Autore: Yoan Seiyryu    19/11/2013    1 recensioni
[Ruby/Loki]
E' stato Loki a creare il sortilegio e a trascinare tutti gli abitanti di Asgard a Storybrooke, così da poter governare su di loro e sconfiggere suo fratello una volta per tutte. Quando Jane e la sua troupe di scienziati riescono a scoprire la cittadina nel Maine, Loki si trova ad affrontare il problema di doverli eliminare, per evitare che il sortilegio venga spezzato. Ruby, che non ricorda il suo passato, cercherà di convincerlo ad aprirsi ad una visione del mondo del tutto diversa. Loki sarà in grado di ascoltarla o continuerà ad abbracciare l'oscurità?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a Loki'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Love Is Not Enough 

 




Storybrooke

Un altro giorno. Un’altra mattina. Un’altra ora.
L’avevo voluto io, tutto questo. L’avevo creato io, il sortilegio. Per quale motivo? Per sbarazzarmi di quel fardello che mi portavo dentro. Per sentirmi uguale agli altri, per non essere sempre e solo il secondo.
Quando avevo scoperto di non essere altro che il rigetto di qualcuno che non mi desiderava, quando avevo compreso quanto fossi terribilmente sbagliato, quando avevo capito il motivo per cui non sarei mai potuto diventare il successore di mio padre, avevo ceduto. Sì, quella sarebbe stata l’unica soluzione. Avevo creato il sortilegio per far cadere tutti gli dèi in un mondo oscuro, in un mondo dove non poteva esistere lieto fine, se non per me.
Thor non avrebbe mai eredito il trono di nostro – anzi, suo – padre e lo avrei relegato ad una vita completamente diversa, in una città in cui nessuno si sarebbe più ricordato di sé. Cancellare la memoria di tutti, costruirvi una nuova vita, darmi la possibilità di non essere più il secondo in classifica, ma riuscire ad essere alla pari di mio fratello. Forse in quel caso qualcuno sarebbe stato fiero di me.
Ero appena entrato alla tavola calda di Granny e mi sedetti di fronte al bancone per ordinare la mia solita colazione, come ogni mattina accadeva prima di recarmi al lavoro. Lavoro? Che assurdità. Badare all’intera città era un gioco da ragazzi, soprattutto dopo aver relegato il mio adorato – certamente – fratello ad una vita fatta solo di palestra e dura attività fisica. Esser divenuto il capo di quel mondo non poteva che avermi dato una grande soddisfazione, se solo non fosse stato per un solo elemento, una sola cosa che avrei rimpianto a lungo.
“Buongiorno Signor Lloyd”
Alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi azzurri di Ruby, circondati dal trucco pesante che era solita usare. Le sorrisi nel momento in cui sistemò la tazza di cioccolata fumante davanti, non era quello che avevo ordinato.
“Puoi chiamarmi Lawrence” le concessi prima di scostare appena la tazza “avevo detto un caffè” replicai lasciando cadere il sorriso.
“Signor Lloyd mi piace di più” affermò lei prima di farmi un occhiolino e appoggiare le mani al bancone, sporgendosi appena in avanti “so bene cosa ha ordinato, ma sono certa che oggi abbia bisogno di qualcosa di più dolce”.
Sollevai un sopracciglio e morsi appena il labbro inferiore, detestavo quando qualcuno contravveniva ai miei ordini. In quel caso ad una semplice richiesta.
“Per quale motivo?” tentai di mostrarmi disponibile verso di lei, accennando ad un sorriso accomodante.
Ruby si schiarì la voce e si chinò lievemente per potermi sussurrare qualcosa all’orecchio, qualcosa che fece mutare la mia espressione. Mi voltai ed incontrai gli sguardi di tre nuove persone che non avevo mai visto prima a Storybrooke, tra cui riconobbi Lei: Jane.
Mi ero premunito di cancellare dalla sua mente ogni traccia di memoria che riguardasse il suo passato con Thor, di modo che non cercasse di incontrarlo. Sapevo che lei sarebbe potuta diventare la Salvatrice, colei che avrebbe spezzato il sortilegio, l’avevo intuito quando mi fu svelata l’unica pecca di quella maledizione.
Storsi appena le labbra e tornai a guardare di fronte a me, la mano destra aveva preso a tremare in modo incostante e sapevo che avrei potuto perdere la pazienza da un momento all’altro: come aveva fatto Jane e la sua troupe di scienziati a raggiungere Storybrooke? Come avevano scoperto quella cittadina sperduta nel Maine?
I miei pensieri furono interrotti nel momento in cui avvertii la mano calda di Ruby posarsi sulla mia, gelida come la neve. Sollevai gli occhi nei suoi senza comprendere.
“So che i nuovi arrivati non le piacciono Signor Lloyd, ma di tanto in tanto qualche novità può rivelarsi positiva” sorrise ancora in quel modo che ogni volta mi faceva impazzire.
Ritirai immediatamente la mano dalla sua, sorseggiai velocemente un po’ della cioccolata calda e mi limitai a dire: “Buona”.
Poi mi allontanai dal Granny piuttosto in fretta, cacciandomi le mani in tasca, furioso per quell’accaduto.



 
 

 
**
 


 
Asgard
 
Era lì, come sempre, immerso dalle adulazioni dei suoi migliori amici. Ed io la sua ombra, costantemente ad un passo dietro di lui, perennemente troppo lontano per poterlo raggiungere. Mi limitavo a seguirlo, ad imitarlo, talvolta cercavo di prendere l’iniziativa ma era del tutto inutile: non sarei mai stato come lui. Lo amavo? Certo che lo amavo. Era pur sempre mio fratello ma dannazione! Lo odiavo per essere il preferito. Sì, lo potevo constatare dal modo in cui nostro padre lo guardava, con quell’ostinato compiacimento e compatimento invece nei miei confronti. Lui era Thor, il successore di Ordino. Io ero Loki, il figlio venuto dopo. Appoggiato alla colonna con le braccia incrociate davo ascolto al suo desiderio di incontrare i Giganti e far capire loro che non si sarebbero dovuti più intromettere al Palazzo. Sorrisi, forse sarebbe stata quella un’ottima occasione. Una volta che la riunione terminò mi diressi verso i giardini dove avrei potuto riflettere meglio sulla questione: volevo dimostrare a tutti che ero allo stesso livello di Thor e che non sarei più rimasto indietro.
“Loki?”
Era in piedi davanti a me, con il suo cappuccio rosso calato sulla fronte ad osservarmi con studiata attenzione, come se fosse lì soltanto per rimproverarmi.
“Sì, è il mio nome” sorrisi all’angolo delle labbra.
Ruby alzò gli occhi al cielo e si sedette accanto a me, sulla panchina che era rimasta vuota per metà. Ci conoscevamo sin da bambini e spesso giocavamo insieme all’interno del Palazzo. Ruby era la figlia della cuoca ed io non avevo mai avuto molti amici con cui giocare, soprattutto perché tutti preferivano la compagnia di mio fratello: tranne lei.
“Non pronuncio il tuo nome solo per dimostrarti che me lo ricordo, sai?” domandò retoricamente mentre si stirava meglio la gonna del lungo vestito.
Mi strinsi nelle spalle.
“Allora che vuoi?”
Potevo vederlo perfettamente nei suoi occhi quanto avrebbe desiderato schiaffeggiarmi, era uno sguardo che aveva sempre quando le rispondevo in quel modo. Era più forte di me, non riuscivo a fare altrimenti.
“So cosa avete in mente, tu e gli altri. Se sono qui è perché non voglio che tu vada” confessò apertamente, come se i suoi desideri per me potessero trasformarsi in ordini.
Inarcai un sopracciglio e scoppiai a ridere.
“Io andrò, non mi importa se sei contraria” ribattei con calma.
“Dovrebbe invece!” aveva le lacrime agli occhi ma sapevo perfettamente che non sarebbero scivolate via dai suoi occhi “tu mi hai aiutata a sopravvivere quando mi è stata rivelata la mia natura. Hai mantenuto il segreto cosicché nessuno mi cacciasse da Palazzo. Io e te siamo simili, Loki, siamo diversi da tutti gli altri. Non voglio perderti solo perché tuo fratello vuole dimostrare al mondo intero quanto sia adatto a regnare”.
Mi afferrò la mano, il calore della sua avvolse la freddezza della mia e coprii appena lo sguardo per non guardarla in viso. L’avevo aiutata, era vero, quando scoprii la sua natura da lupo e non avevo detto a nessuno quanto potesse essere pericolosa. Mi fidavo di lei, poiché era come me, un’anima disperata.
Feci scivolare via la mano per eliminare quel contatto e voltai lo sguardo dall’altra parte.
“Ed io voglio che tutti conoscano la sua vera natura. E’ uno sciocco, è viziato, come credi che possa succedere a mio padre? Io merito quel posto” sussurrai quelle parole come veleno.
Ruby corrugò la fronte e prese un gran sospiro, avvertivo tutta la sua preoccupazione.
“Spodestare tuo fratello non ti renderà felice, persino metterlo in cattiva luce potrebbe causarti soltanto dolore. Perché non ti arrendi all’evidenza? Rimani te stesso e relega l’ambizione” mi consigliò con tono dolce, troppo per i miei gusti.
Mi alzai in piedi e portai le mani ai fianchi, poi scossi velocemente la testa.
“Nessuno mi farà cambiare idea Ruby, nemmeno tu” mi allontanai senza guardarla, ero stanco di sentirmi dire sempre cosa avrei dovuto fare o non fare, ma lei non era intenzionata a lasciarmi andare e mi afferrò per un braccio, voltandomi completamente verso di lei.
Non ebbi il tempo di replicare che fui travolto da un bacio che non mi sarei mai aspettato di ricevere. Mi avvolse totalmente fino a stordirmi, mentre cercava di farmi ragionare attraverso un gesto istintivo e forse anche sincero. Provai per un attimo l’ebbrezza di volerlo ricambiare, di voler sentire ancora e ancora quelle labbra sulle mie, perché in fondo l’avevo sempre desiderato.
Le circondai i fianchi con le braccia, volevo farla mia in quel momento, volevo renderla ciò che avevo sempre sperato diventasse. Ma compresi quanto sottile fu il suo gioco e a quel punto la allontanai, spingendola via.
“Non è questo che mi renderà felice: io voglio molto di più” sussurrai con rabbia cieca.
Per un attimo mi aveva fatto dubitare del mio piano, per un attimo mi aveva portato all’orlo dell’incertezza, facendomi dimenticare di ciò che avrei dovuto fare. Le diedi le spalle e la lasciai lì, sola, senza più alcuna intenzione di rivederla.
Mentre mi allontanavo presi a sfiorarmi le labbra, volevo cancellare quel bacio, volevo dimenticarlo.





 
**
 


 
 Storybrooke 

 
Avevo bisogno di un piano per cacciare via dalla mia città Jane e i suoi amici, con la speranza che accadesse prima di farli incontrare con mio fratello. Avevo raggiunto il molo dopo cena e mi ero seduto su una delle panchine che si affacciavano sull’acqua scura della sera, di fronte  a me si stendeva l’orizzonte, ma non quello che avevo pensato di poter governare. Sospirai e alzai lo sguardo verso l’alto, incontrando le timide stelle che sostavano alte nel cielo: un tempo era stata quella la mia casa.
Se Jane fosse riuscita a spezzare il sortilegio probabilmente non avrei avuto più via d’uscita. Tutti si sarebbero ribellati, tutto sarebbe tornato normale. Ed io non volevo che accadesse, non volevo perdere ciò che con fatica avevo costruito.
“Esprime un desiderio, Signor Lloyd?”
La voce del rimpianto, il mio unico rimpianto.
Voltai lo sguardo verso la sua direzione, non mi aspettavo di incontrarla, non in quel momento almeno.
“Bisogna fare attenzione ai desideri, a volte si avverano” sussurrai  in tono serio e per nulla incline alla conversazione.
“Dipende da ciò che si vuole ottenere” senza nemmeno chiedermi il permesso si sedette accanto a me ed io presi a guardarla in tralice.
Era tremendamente diversa dalla Ruby che avevo conosciuto, con quel berretto rosso calato sulla testa, le labbra dipinte da pigmenti accesi e gli occhi mascherati da un’oscurità nera. Stretta poi in quell’abito che le risaltava le forme in modo sin troppo accattivante.
“Perché ti ostini a voler parlarmi? Nessuno lo fa mai, sono tutti attenti a non disturbare la mia quiete” aggiunsi mentre mi scostavo appena per lasciarle un po’ di posto.
“Il pericolo mi piace, Signor Lloyd. Se non vivessi appieno la mia vita non avrebbe senso viverla, dico bene?” sorrise all’angolo delle labbra “in realtà ammetto di essere tremendamente curiosa. Tutti la temono ma lei non è mai felice. Perché?”
Perché avevi ragione, Ruby. Spodestare mio fratello, arrivare addirittura a trascinare tutti in quel posto, non mi aveva procurato alcuna felicità. Non era cambiato di una virgola, nonostante avessi ricevuto il potere di agire in modo incontrastato, c’era ancora qualcosa che mancava, qualcosa che non riuscivo a comprendere.
Forse era la mancata consapevolezza, come avevo fatto a non capirlo? Avevo piegato mio fratello, ma lui non ne era cosciente e non poteva soffrire.
“Non credo siano affari tuoi” mi limitai a rispondere, scrollando le spalle.
Ruby continuava a sorridere, non si smentiva mai, anche in quel momento in cui non poteva ricordare di se stessa.
“Non vorrà farmi credere che è ancora arrabbiato con me perché questa mattina non le ho preparato il caffè?” questa volta si lasciò sfuggire una risata, cosa che contagiò anche la mia.
“Sono solo preoccupato per i nuovi arrivati, vorrei che andassero via in fretta. Non posso credere che tutto ciò che ho costruito rischi di andare in pezzi” dissi inclinando la schiena in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, per poi portarmi le mani alle tempie.
Chiusi appena gli occhi, non avevo mai sofferto di emicrania fino a quel momento.
“Dalle macerie si può sempre ricostruire qualcosa, Signor Lloyd, nulla è perduto. Inoltre dovrebbe rilassarsi e non pensare a questi estranei” calcò la parola per prendermi in giro “potrebbero diventare una speranza anche per lei”.
“Riguardo cosa?” non riuscivo a capire.
“Un nuovo inizio, magari”
“O la mia fine” dissi a mezza voce.
Ruby sorrise e si strinse nelle spalle.
“Sono molte le strade da intraprendere ma si può anche scegliere di non attraversarle da soli” si alzò in piedi, infilando le mani in tasca e cercando ripetutamente il mio sguardo che gli concessi appena “ci rifletta e la smetta di mostrarsi così ostile nei confronti del mondo”.
Lei, solo lei era in grado di farmi dubitare. La vidi allontanarsi lentamente ma io continuavo a seguirla con lo sguardo.
Era l’unica che avrebbe potuto avere quel potere su di me, l’unica che avrebbe tentato di farmi cambiare idea. Sorrisi all’angolo delle labbra. Ma per mia fortuna il mio cuore era diventato abbastanza oscuro da non cedere a certe tentazioni, avrei distrutto Jane e mio fratello in un modo o nell’altro. L’amore? L’amore non sarebbe mai stato abbastanza. 






Note: 

° E' stato Loki a creare e a scagliare il sortilegio, quindi prende il posto di Regina. 
° Ruby nel flashback fa parte del mondo di Asgard, una sorta di crasi con l'Enchanted Forest.
° Jane, l'amata di Thor, prende il posto di Emma avendo il ruolo di salvatrice, come lei che spezzerà il sortilegio. 





// NdA:



Salve a tutti!
Ammetto che le coppie crack sono la mia passione, in questo caso ho voluto provare direttamente come un cross-over. Sono dell'idea che Loki non sia uno di quei personaggi che tenda ad innamorarsi facilmente o che abbia a cuore l'amore in sè, anche se può tenere a qualcuno. Ruby, di rimando, si sente vicina a lui per quella diversità che li contraddistingue. 
Spero che questa piccola ambientazione vi sia piaciuta, ovviamente ho dato solo delle linee generale di una storia che prenderebbe molto più di una semplice one-shot, intanto ho lanciato le basi. 
Un grazie anticipato a chi si fermerà a leggere!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Yoan Seiyryu