Serie TV > Quantum Leap / In viaggio nel tempo
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Autore: Lys40    20/11/2013    3 recensioni
"Alia era libera. Il Bene aveva trionfato ancora una volta. Ma il Male ritorna sempre. Dopo oltre dieci anni di attività il Progetto Quantum Leap stava per affrontare la sua parte oscura e l’eterna lotta si sarebbe accesa ancora una volta, immane." Scritta tanto tempo fa, una prova di coraggio per Sam e per Al....
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Progetto Lucifero.
Non c’era altro da fare. Anche la porta, come tutta quella maledetta stanza, era composta dello stesso materiale evanescente. Si ritirava sotto le dita dello scienziato, quasi dotato di vita propria e non offriva nessuna presa sicura.
Sam chiuse gli occhi, raccogliendo le poche, deboli energie che gli rimanevano e cercò di concentrarsi. Ma non ne ebbe il tempo, inaspettatamente la porta si aprì davanti a lui e comparve Thames con uno strano aggeggio in mano, seguito da due uomini alti e robusti, chiaramente due guardie.
“Indietro, dottore. Per un po’ l’abbiamo lasciata fare. E’ stato bravo a liberarsi degli anelli, ma come nel suo Progetto, anche qui il visitatore non deve lasciare la sua stanza. Mi creda, è per la sua sicurezza.” aggiunse ironicamente l’Osservatore di colore.
“Oh, ne sono certo.” rispose sardonico Sam, “Sfortunatamente non sono d’accordo.” Senza alcun preavviso si scagliò contro Thames e con un calciò proiettò lontano l’arma; l’Osservatore finì contro un muro rimanendo stordito. Quella fu l’unica mossa fortunata di Sam, prima che potesse rendersene conto, i due massicci guardiani gli erano già addosso e lo scienziato ricevette una serie di duri colpi allo stomaco e al viso.
Mentre si piegava a terra, cercando di prendere fiato e di scacciare la nebbia di dolore che lo stava sopraffacendo, accadde qualcosa. Un’ombra si gettò tra lui e i due colossi e un momento dopo Sam fu libero, mentre le due guardie seguivano lo stesso fato di Thames, tramortite contro il muro.
Lo scienziato si sentì sollevare da terra e quando finalmente poté mettere a fuoco quanto lo circondava, i suoi occhi incontrarono lo sguardo attento e preoccupato di Al.
“Sam, stai bene? Riesci ad alzarti?”
Lo fissò incredulo, accettando la sua mano per tirarsi in piedi. La cosa più incredibile non era tanto che l’ammiraglio fosse lì, quando Sam già disperava di rivederlo vivo, ma che potessero toccarsi e fu proprio questo che gli restituì la parola.
“Al, tu sei... qui. Voglio dire, non sei un ologramma?”
A quelle parole l’ammiraglio parve più sorpreso di lui, come se non si fosse neanche accorto di essere saltato. Confuso si guardò intorno. “Sì, beh, immagino che Ziggy abbia avuto di nuovo qualche problemino.”
Sam fece per domandargli spiegazioni, ma improvvisamente l’ammiraglio impallidì mortalmente, portandosi una mano alla testa e barcollò. Spaventato lo scienziato balzò in avanti e lo sostenne impedendogli di cadere. “Al! Che cos’hai? Stai male?”
Per qualche secondo Al non fu in grado di parlare e Sam sentì il suo corpo tremare di debolezza e di sofferenza, appoggiandosi pesantemente al suo. Finalmente Al sollevò il viso, bianco come un lenzuolo e cercò di sorridere. “Ho avuto giorni migliori. Sam, dobbiamo andarcene di qui.”
“Al, che ti sta succedendo? Cosa... cos’è successo al Progetto?”
“E’ stata Zoey, Sam. Ha trovato un modo per interrompere il contatto tra noi due servendosi di Ziggy. E credo che l’abbia fatto di nuovo adesso, facendomi saltare qui. Non so perché l’ha fatto, sapeva che dovevamo assolutamente ristabilire il contatto per.. per trovarti, ma non credo che sia spinta da motivi così altruistici. Questo posto è una trappola, Sam, come il deserto. Non capisci? E’ tutto organizzato da lei o da quell’altro mostro tecnologico di Lothos; vogliono ucciderti, Sam... dobbiamo fuggire… subito!” ansimò l’ammiraglio.
Sam chiuse gli occhi, sopraffatto dall’impotenza e dai sensi di colpa. Al stava rischiando la vita per aiutarlo, lo aveva capito subito; l’interferenza di Lothos con Ziggy doveva aver avuto conseguenze terribili per le cellule cerebrali del suo amico. Veniva da chiedersi come avesse fatto ad arrivare fin lì, ma almeno era ancora vivo. Non era troppo tardi, se avesse trovato il modo di riportalo al Progetto, avrebbe potuto ancora salvarsi, ma Sam non sapeva come fare.
Guardò la porta, che si era richiusa e si rese conto che Thames e le guardie erano sparite, approfittando della sua distrazione.
“Al, se ne sono andate. Le guardie sono sparite.”
I due amici si guardarono intorno, poi si bloccarono, sgomenti. Una parete stava lentamente ruotando su se stessa, fino a divenire un’immensa vetrata di cristallo. Da dietro il vetro lì fissava con espressione implacabile Zoey, con al suo fianco un contuso ma trionfante Thames.
“Benvenuto, ammiraglio, la stavamo aspettando. Dottor Beckett, le è piaciuta la sorpresa?”
Sam si fece avanti, deciso. “Lascialo andare, Zoey. Non è la sua vita che vuoi. Lascialo ritornare nel suo tempo e io... resterò qui e potrai divertirti quanto vorrai.” disse, ignorando le vibrate proteste di Al.
Zoey accennò un breve sorriso di ammirazione. “Quanto è commovente, dottore, tutto pur di salvare il suo amico, vero? Lothos l’aveva previsto ed è per questo che ha attirato l’ammiraglio qui. Caro scienziato, non ha capito niente, non è il mio divertimento che conta. E’ il Suo.” disse, con un ampio gesto comprendente tutto il complesso, “Io servo Lothos e lui ha deciso. Vita o morte. E voi morirete. Ma prima vuol vederla soffrire e quale occasione migliore della morte di un caro amico.”
Quelle parole si conficcarono come schegge di vetro nel cuore di Sam. Fu preso da un’ira bruciante, dal desiderio di spaccare tutto, finestre, porte, pur di uscire di lì, di arrivare fino a Lothos e di distruggerlo.
Poi dietro di lui si levò calma la voce di Al. “Il tuo Belzebù non avrà il suo spettacolino serale, perché piuttosto che dargli soddisfazione, mi ucciderò qui e subito. Sai già che comunque non ho molto da perdere.” Tolse dalla tasca della giacca una pistola, sorridendo allo scienziato, sgomento, “Mi dispiace, Sam, ma non possiamo permetterle di farci questo. E se in tutto il tempo che sei stato rinchiuso qui, non hai trovato una via di fuga, vuol dire che non c’è. Se non si può fuggire, mai illudersi. Ora,” aggiunse, rivolgendosi di nuovo a Zoey, “Vai pure dal tuo padrone e digli che con molto piacere farò a meno della sua conoscenza.”
“Non è necessario, ammiraglio,” disse lei, fredda, “Lothos è ovunque, qui, e ha sentito tutto.”
In risposta alla sua frase un cupo bagliore avvolse la stanza mentre una voce metallica scaturiva dalle pareti e dallo stesso pavimento. “E’ stata una buona mossa, ammiraglio. E anche molto coraggiosa, ma inutile.” Un fascio di energia scaturì dal soffitto e colpì la mano di Al, paralizzandola. La pistola cadde lontano, mentre Sam sorreggeva l’ammiraglio, che era caduto in ginocchio per il dolore. “Non permetto a nessuno di ostacolare i miei piani. Ucciderò il dottor Beckett, perché il suo lavoro è dannoso per me e per tutto quello che rappresenta, ma anche lei ha dimostrato di essere pericoloso per cui non posso lasciarla vivere. Offrirò un ultimo spettacolo al dottore prima della fine.”
Come ebbe finito di parlare una pesante luce rossa scese sui due uomini, Sam non sapeva di cosa era composta quella luce, ma la sofferenza che provocava era inequivocabile e il suo unico paragone furono le fiamme dell’inferno. Senza neppure accorgersene si ritrovò in ginocchio, mentre nelle orecchie risuonavano grida, ed era lui a gridare. Era come se qualcosa si stesse impadronendo della sua testa, sezionandola millimetro per millimetro, scovando ogni singolo nervo e facendolo a pezzi; non esisteva nessuna disciplina, nessuna tecnica di rilassamento poteva liberarlo dall’atroce dolore. Cadde a terra contorcendosi, cercando un mezzo, una via di fuga e sapendo che non c’era.
Poi, quando ormai era sul punto di perdere i sensi, il dolore in qualche modo si attenuò, ma non la terribile sensazione che qualcosa si fosse infilato nella sua testa, qualcosa di orrendo, di diabolico, che aveva un suono di putrefazione, di tomba aperta, e che gli dava i brividi.
“ADESSO SAI COM’E’ L’INFERNO, DOTTORE. QUESTA E’ LA MIA DIMORA, QUI SONO IL PADRONE, QUESTO E’ IL LATO OSCURO DEL TEMPO. NON VINCERAI MAI ED IO NON TI PERMETTERO’ DI FARE ALTRI DANNI. IL TUO ASSURDO SALTELLARE NEL TEMPO FINISCE QUI, SAM BECKETT. MA NON PRIMA CHE TU VEDA ANCORA UNA COSA.”
La voce se ne andò, ma non così gli orribili suoni che invadevano la mente di Sam, gemiti, urli soffocati di un’anima torturata. Improvvisamente lo scienziato capì di che si trattava e gli mancò il respiro: l’oscurità scese su di lui, e tremando si protese, cercando di raggiungere la figura caduta.
Quando finalmente riuscì ad avvicinarglisi, Al aveva smesso di agitarsi e il suo corpo era scosso solo a tratti da brividi convulsi, schiacciato dal dolore. Sam lo strinse tra le braccia, cercando di proteggerlo dalla terribile luce rossa che lo stava uccidendo e tentando di fargli sapere in qualche modo che era lì, che non l’avrebbe abbandonato. Ma Al era pallidissimo e gli occhi neri erano orribilmente aperti e fissi; nonostante la lotta per dominarsi, di quando in quando emetteva un breve grido soffocato e non riconobbe lo scienziato. “Aiuto...” lo sentì mormorare Sam, con una strana voce bassa, “Per favore... io non...” Gridò di nuovo, mentre si contorceva spasmodicamente tra le braccia dell’amico.
Lacrime brucianti segnarono il viso di Sam e alzata la testa gridò con tutte le sue forze. “NO! Prendete me, ma non fategli questo! Ha tentato solo di aiutarmi. Non lo merita. Vi prego...”
E di nuovo si levò la voce meccanica nell’orribile stanza rossa, “Il suo amico è un lottatore, dottore. Molti, a quest’ora sarebbero già morti, dopo questo speciale trattamento. Si vede che le sta a cuore, non è vero?” Sam non rispose e i suoi occhi rimasero fissi alla disperata, vana lotta dell’amico contro il dolore. “D’accordo, dottore. Ha ragione, non lo merita. Molto meglio che smetta di soffrire, non è d’accordo?”
Il corpo di Al ricadde inerte tra le braccia di Sam, la testa abbandonata da un lato. Atterrito, lo scienziato lo scosse, cercando di rianimarlo, ma l’ammiraglio aveva chiuso gli occhi e Sam si accorse che non respirava più. “No...” sussurrò disperatamente, “Non questo. Al, ti prego... svegliati...” Lo strinse più forte, tentando di richiamarlo in vita.
Dall’alto della vetrata Thames e Zoey contemplavano le due vittime, trionfante il primo, impietrita la seconda. Aveva aspettato tanto questo giorno, da quando Sam Beckett le aveva portato via la sua migliore amica: agli occhi di Zoey Alia era molto più che morta, era perduta per sempre, consegnata alla forza cui lei si era rifiutata tanto tempo prima, quella forza da cui tutti loro, Lothos compreso, si nascondevano, come serpenti nell’oscurità. Ma Alia aveva significato tanto per lei e non era solo l’orgoglio di un’addestratrice per il suo animale preferito, come avrebbe detto Thames, no, c’era stato qualcosa tra di loro, un sentimento ben più forte, qualcosa che alla fine aveva vinto su Alia e l’aveva trascinata lontano e che aveva lasciato Zoey sola e piena di dubbi e di paure.
Ora, guardando Sam Beckett che teneva fra le braccia il suo amico, supplicandolo, scongiurandolo di svegliarsi, la direttrice del Progetto Lucifero sentì tutta l’ira, tutta la furia che aveva provato per quell’uomo diminuire, minacciate di nuovo da quel sentimento. Perché quello che vedeva nella sala, non erano più i due uomini, ma lei stessa che stringeva tra le braccia Alia. E di nuovo la paura, il terrore di provare... che cosa, amore? Lothos l’avrebbe uccisa subito se l’avesse scoperto, e lei lo temeva. Ma adesso quella forza la prese di nuovo e questa volta Zoey non sarebbe riuscita a fermarla, perché ora quel Potere immenso non era più solo dentro di lei, seppellito nei suoi ricordi più sicuri, ma scaturiva dai due uomini davanti a lei, come un’immensa fiamma azzurra.
Un’esclamazione soffocata di Thames le disse che non era solo la sua fantasia. Laggiù nella Caverna di Detenzione stava davvero succedendo. La luce era cambiata e non solo quella: improvvisamente Lothos parlò di nuovo e quando lo fece Zoey sentì un brivido scorrergli nella schiena, perché ora la voce di Lothos non aveva più un accento da incubo, ma solo l’inutile nullità di una goccia nell’immensità dell’oceano.
“NO! NON PUOI ARRIVARE FIN QUI. QUESTO E’ IL MIO REGNO. VAI VIA, NON TI APPARTIENE QUESTO POSTO. VATTENE. VATTENE SUBITO!” supplicò Lothos, mentre la sua voce assumeva uno strano tono stridulo, quasi da bambino spaventato.
In quel momento la luce azzurra, che aveva avvolto i due uomini in un’isola sicura dall’orribile baluginio rosso, assunse forma e vita proprie, allargandosi ed espandendosi. Poi risuonò anche la sua “voce” e ognuno nella stanza la intese a modo proprio: avesse il calore del sole o la calda luminosità del mare, era comunque un suono che penetrava nel profondo dell’anima e nessuno poté sottrarsi alle sue parole.
“Questi uomini sono miei messaggeri. Stai indietro perché non ti permetterò di far loro del male. Qui sei potente, ma devi comunque rispondere a me, non dimenticarlo. Chi ti ha dato il diritto di fare questo? Come hai osato? Sarai punito e il tuo castigo verrà deciso da lui.” La luce si attenuò un poco in modo da far risaltare la figura prostrata del dottor Beckett, chino sull’amico esanime, “Hai ferito profondamente il suo cuore e a lui ho dato il compito e il potere di distruggerti, non dimenticarlo. Non ti è servito a nulla uccidere il suo amico, perché la sua forza e il suo coraggio vengono anche da quell’uomo, per cui non permetterò che muoia. Hai perduto Lothos. Un giorno Sam Beckett ti annienterà definitivamente e quel giorno è vicino. Non si uccide l’amore e l’ammiraglio ha dimostrato con il suo sacrificio di essere il più forte. Non sarai tu a vincere la guerra, Lothos, ricordalo e non avrai questi due uomini. IO ho deciso così e tu non mi disobbedirai!”
A conferma di quella sentenza la luce rossa, dopo un breve, debole lampo, si spense del tutto, lasciando liberi i due uomini. Ma Sam non se n’era neppure accorto: tutto quello che era successo, la luce azzurra, la voce, il terrore di Lothos e di tutti i suoi adepti erano passati solo come un sottofondo fastidioso. Quello che vedeva, quello che teneva fra le braccia era solo Morte, Perdita, Disperazione e tutto il resto non contava più.
Ma poi la Voce scivolò gentilmente nella sua testa e lui non ebbe difficoltà a riconoscerla; chi parlava era la presenza che accompagnava sempre i suoi salti, che gli aveva promesso che un giorno sarebbe tornato a casa. Dottor Beckett, dottor Beckett!”
Anche questo ora non aveva più importanza e Sam disse freddamente, “Vai via, che sei venuto a fare qui? Sei arrivato troppo tardi: Al è morto e tu non l’hai impedito! Perché dovrei ascoltarti ancora?”
Ma la Voce non si arrese e continuò a parlare con un suono che calmava la sua mente sconvolta, cancellando gli ultimi micidiali effetti del ‘trattamento’ di Lothos. “Non deve mai perdere la speranza, Sam Beckett, perché io posso cose che lei non immagina nemmeno. Ritrovi la sua fede ora e non dubiti più di me.” Sam abbassò gli occhi sul viso di Al e vide la vita ritornare, poco a poco. L’ammiraglio si mosse leggermente tra le sue braccia e Sam lo sentì respirare di nuovo, debolmente, ma i suoi occhi rimasero chiusi e il suo corpo inerte. “L’ammiraglio è stanco e provato dopo il lungo viaggio di ritorno. Ma Lothos non può più danneggiarlo adesso, può tornare a casa. E anche lei, Sam, se lo vuole, può accompagnarlo.”
Sam guardò Al e poi il posto che li circondava e strinse i denti. “No, non posso permettere a Lothos di vivere ancora dopo quello che ha fatto. Il mio lavoro non è ancora finito.”
“Sam...” Al aveva aperto gli occhi, fissandoli sull’amico, ma era ancora debolissimo e non riuscì neppure a sollevarsi. La sua voce era poco più di un sussurro spezzato e lo scienziato dovette accostare l’orecchio al suo viso per poterlo sentire. “Non perdere... l’occasione. Puoi... tornare a casa. La vendetta... è inutile adesso. Abbiamo vinto... noi... insieme.” Non poté proseguire oltre, quelle poche parole lo avevano sfinito e si abbandonò tra le braccia di Sam.
L’amico lo adagiò delicatamente a terra e gli sussurrò, “Cerca di non fare sforzi, Al. Non sto pensando alla vendetta, ma non posso lasciare che Lothos continui ad agire indisturbato e faccia soffrire altri come ha fatto con noi. Ti prego, cerca di capirmi, devo andare e dopo quello che hai passato, ho un motivo in più per farlo. Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me, Al, ma ora devi tornare a casa, devi guarire. Un giorno tornerò anch’io, abbi fiducia in me.”
L’ammiraglio aveva richiuso gli occhi e il suo respiro si udiva appena, Sam sentiva che era allo stremo delle forze. Lo sollevò con cautela fra le braccia e lo portò al centro del fascio di luce azzurra. “Ascoltami,” disse, deciso, alla presenza, “Se davvero puoi tutto, portalo via da qui, fallo tornare a casa. Morirà se rimane qui e sarà stato tutto inutile allora. Mi devi qualcosa, non dimenticarlo.”
Sollevò gli occhi alla vetrata, là dove Thames e gli altri appartenenti al progetto diabolico si erano dispersi come topi nelle fogne, dopo l’apparizione della luce azzurra. Ma sentiva che qualcuno era rimasto e ora incontrò i suoi occhi. In qualche modo Zoey gli sembrava diversa ora, era solo una donna che nella sua vita non aveva fatto che scelte sbagliate. “So che ti sembra impossibile,” gridò, “Ma hai ancora una possibilità, a tutti è concessa. Alia lo sapeva e so che le vuoi bene. Ascolta le sue parole, ascolta il tuo cuore! Vieni con me!”
Zoey non si mosse dal suo posto. Lentamente le sue labbra si piegarono in un sorriso: Sam Beckett aveva ragione in tutto tranne che in una cosa, Lothos non era sconfitto, lo sentiva ancora potente dentro di sé e in tutto il complesso. Poteva lasciare andare il dottore per il momento, ma certamente Lothos non avrebbe lasciato libera lei. Si sarebbero incontrati ancora, questo era sicuro, perché la lotta non finisce mai, ma non poteva venire con lui, perché apparteneva a Lothos e anche quel giorno avrebbe combattuto per lui.
Ma adesso, solo per questa volta... Avvolto dalla luce bianca e azzurra, stringendo a sé l’ammiraglio svenuto, Sam la vide fare un breve cenno con la mano prima di scomparire. Che fosse un saluto o una promessa di vendetta non poté saperlo, ma ora sapeva che lui e Zoey si sarebbero visti ancora e la prossima volta l’avrebbe portata via. Anche lui doveva qualcosa ad Alia.
Il tempo e lo spazio si dissolsero intorno a lui e rimase solo ancora una volta.
 
 
Solo. Mentre l’eternità lo sfiorava, avvolgendolo da tutte le parti. Ma stavolta Sam aveva ricordi con sé e il suo viaggio nel tempo era percorso da frammenti di Bene e di Male, immagini di una guerra cui ora era coinvolto anche lui. L’immensità e la portata di quella lotta lo atterrirono e si sentì perduto. “Non c’è nessuno qui?” gridò, disperato.
“Non è mai solo, dottore. Non dimentichi.” gli rispose rassicurante la Voce.
“Non ero solo prima di saltare. Al? Dov’è Al?” domandò Sam, in preda al panico.
“L’ammiraglio è tornato al suo tempo, al luogo cui appartiene. Ho fatto come aveva chiesto.”
Sollievo e inquietudine riempirono la mente di Sam. “Sta bene? Guarirà?”
“Starà bene, dottore. Neanche lui dimenticherà e sarà al suo fianco quando la lotta riprenderà. Ho ancora bisogno di lei, dottor Beckett.”
Nella mente di Sam risuonarono fruscii di oscurità e una voce familiare:
      ‘Questa è la mia dimora, Sam Beckett. Non vincerai mai.’
      ‘La vendetta è inutile, Sam. Abbiamo vinto noi.’
“L’ammiraglio aveva ragione, dottore. La vendetta è sempre inutile.”
“Ma... Lothos,” mormorò Sam, in preda al dubbio, “E’ più forte di te?”
“Deve trovare da solo la risposta, Sam. Quando la conoscerà, troverà anche la sua via verso casa. Ma fino ad allora, io sarò con lei e nessuno potrà farle del male, se crederà.”
Le parole, i suoni, le immagini della realtà che c’è tra un sogno e un altro, si mescolarono nella mente di Sam e la pace scese su di lui. Un giorno avrebbe combattuto di nuovo, di nuovo sofferto per gli amici e pregato per i nemici, ma ora quel momento gli apparteneva. Niente poteva turbarlo in quella realtà fatta di luce.
“Sono pronto.” sussurrò. E Saltò_
  
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