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Autore: makiskz    20/11/2013    0 recensioni
Cal ebbe un lieve sussultò e, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Gillian al suo fianco, fissò lo sguardo negli occhi della donna e per un attimo vi si perse.
Cal vuole proteggere la donna che ama da se stesso, a scapito della propria felicità. Riuscirà nell'intento o i sentimenti prenderanno il sopravvento?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre giorni dall’incontro con Allen e ancora non aveva ricevuto alcun contatto.
Cal passava le sue giornate tra il pub , i sedili di una tavola calda e le panchine del parco. Aveva fatto qualche domanda in giro ma nessuno parlava, nessuno voleva avere guai con quelle teste calde.
Ciò che non lo convinceva era il comportamento di Joshua.  Quel ragazzo disprezzava Allen, era ben chiaro, ma allora perché era entrato a far parte del gruppo? Aveva collaborato con l’FBI ma poi si era tirato indietro, perché? Cosa c’era sotto?
Se ne stava sulla panchina del parco, stretto nel suo cappotto nero. Il vento freddo di quella giornata autunnale trasportava le ultime foglie secche staccate dagli alberi. Si stava avvicinando il giorno del ringraziamento.
E a tradimento la nostalgia lo raggiunse.
Gillian adorava le feste. Il giorno del ringraziamento dava il via ai preparativi per le feste natalizie e all’organizzazione del party in ufficio. 
A Cal non erano mai piaciute, forse perché non aveva mai avuto modo di goderle pienamente durante l’infanzia, tra un padre alcolizzato che lo picchiava quasi ogni sera e una madre depressa. E da adulto la situazione non era migliorata  di certo fino alla nascita di Emily. E lì scoprì la bellezza del Natale nel luccichio di gioia negli occhi di sua figlia, la stessa luce che illuminava il volto di Gillian durante le feste.
Era solo per vederla sorridere, per vederle gli occhi brillare che lui organizzava ogni anno il party natalizio con tutto il personale e rischiava il coma diabetico bevendo litri di zabaione e mangiando biscotti al pan di zenzero che Gillian preparava insieme ad Emily.
E lì, su quella panchina del parco, si domandò cosa stesse facendo, se stesse sorseggiando uno dei suoi slushie o mangiando un budino al cioccolato. Si domandò se fosse riuscita ad asciugare le lacrime di quell’ultima sera insieme, se stesse aspettando il suo ritorno o se si fosse rassegnata alla sua assenza.
Mentre era perso nei suoi pensieri, notò avvicinarsi Joshua.
Passo lungo, nervoso e guardingo. Giunto alla panchina dove era seduto Cal, esitò una frazione di secondo, i loro sguardi si incrociarono e infine si sedette.
Mani nelle tasche della giacca, il piede che batteva nervosamente al suolo, Joshua non voleva stare lì con Cal, e non era necessario essere degli esperti nel decifrare il linguaggio del corpo per capirlo.
Cal distolse lo sguardo dal ragazzo, si appoggiò allo schienale della panchina e, fissando un punto distante, iniziò a parlare: “Allora, pivello, ci si rivede finalmente!”
Joshua inarcò il sopracciglio. Non aveva gradito l’espressione “pivello”.
“Mi manda Allen. E’ per l’incontro.”
Cal annuì e il ragazzo continuò: “E’ per stasera alle 11, magazzino 9 ai docks di Georgetown.” Poi inalò profondamente, come per farsi coraggio “ Vieni da solo e non fare scherzi”
Cal annuì di nuovo.
Joshua si alzò e stava per allontanarsi ma la voce di Cal lo fermò: “Perchè stai con Allen? Si vede lontano un miglio che disprezzi quello che fa.”
Joshua deglutì nervosamente.
Lightman fissò lo sguardo sul ragazzo che ormai si muoveva nervosamente.
“Che cazzo dici? Allen è il mio capo e condivido in pieno i suoi obbiettivi”. Per quanto si sforzasse, Joshua non riusciva a nascondere il disprezzo che aveva per quanto stava facendo.
“Davvero? E, sentiamo, perché li condividi? Tu sai perché voglio far saltare un aria un po’ di musi neri, ma tu perché vuoi farlo?”
“Io…ecco… “
“Non sai che rispondere, vero? E allora te lo dico io il perché: tu non vorresti prendere parte a questa follia ma lo fai per senso di lealtà verso Allen, giusto?”
Joshua impallidi.
“Ho un’altra domanda” incalzò Cal “perché ti senti in obbligo verso di lui? Ti ha forse aiutato in qualche modo?”
Il ragazzo non mosse un muscolo.
“No, non ti ha aiutato, ok. Allora vediamo, ti sta ricattando?”
Joshua deglutì.
Centro!

”Bene, a quanto pare il nostro Allen è un ricattatore. C’avrei giurato!” Cal ghignò mentre il ragazzo impallidì.
“Ch…chi sei? Cosa vuoi da me?” chiese timoroso.
“Tranquillo amico, non sono una minaccia per nessuno! Te l’ho detto cosa voglio, no? Vendetta!” un luccichio negli occhi di Cal gli conferì quel pizzico di follia che ben si inseriva in quell’assurdo contesto.
“Ti avviso, irlandese, non fare il furbo che altrimenti la tua vita si accorcerà improvvisamente”
Joshua inalò, gonfiò il petto poi, voltandosi, si allontanò da Cal.
L’uomo si alzò dalla panchina e rimase a guardare il ragazzo allontanarsi velocemente. Doveva prepararsi per l’incontro con la banda. La faccenda cominciava a farsi seria.


 
“Mi raccomando, non perdete d’occhio Lightman!” Ben chiuse la conversazione e sprofondò nella poltrona massaggiandosi le tempie..
Questa operazione cominciava ad innervosirlo. Doveva essere una cosa veloce e invece erano già passati tre giorni dal primo contatto con i terroristi e da allora niente più notizie da parte loro. Non gli piaceva questo silenzio.
Toc Toc
Qualcuno bussava alla sua porta.
Alzò lo sguardo verso la porta e vide Gillian.  Il debole sorriso scomparve completamente dal volto della donna al vedere l’espressione preoccupata di Ben.
“Ciao Ben, hai notizie di Cal?”
Pochi convenevoli. Entrambi sapevano che non era una visita di cortesia.
“Purtroppo nulla di nuovo. Stiamo ancora aspettando che venga contattato dai terroristi per il luogo dell’appuntamento”
Gillian annuì poi fissò lo sguardo negli occhi di Ben e domandò: “Cos’è che ti preoccupa? Cos’è che non mi stai dicendo?”
L’uomo si mosse con ansia sulla poltrona, prese un respirò profondo ed evitando quegli occhi azzurri rispose: “Non so Gillian, ma questa storia non mi piace affatto. Sono passati tre giorni dal primo incontro e non abbiamo più loro notizie. Troppo silenzio. Non sappiamo cosa stanno complottando e ho il timore che Cal sia esposto ad un rischio troppo grande”
Gillian sentì un brivido lungo la schiena. Non erano quelle le notizie che voleva sentire, purtroppo.
In quell’istante squillò il cellulare di Ben.
“Lightman! Che succede?”
Il cuore di Gillian saltò un battito. Era Cal al telefono. Voleva sentire la sua voce, sapere se stava bene.
“Ascolta Ben, ho poco tempo. Mi hanno dato appuntamento ai docks di Georgetown, magazzino 9. Devo stare lì per le 11 di questa sera. Il ragazzo, Joshua, nasconde qualcosa. Allen ha un forte ascendente sui componenti del gruppo ma il ragazzo non sembra essere della stessa idea. Potrebbe essere la nostra occasione per far implodere quest’accozzaglia di folli!”
“Lascia stare Lightman! Seguiamo il piano originale. Limitati a quanto stabilito e niente azioni da eroe, mi sono spiegato?”
“Stammi a sentire bene tu! Allen è un folle che ha plagiato la mente di questi 4 imbecilli. Sono pochi ma la follia e la forza bruta sono sempre una pessima accoppiata. Dobbiamo essere cauti ma agire velocemente perché non so quanto durerà la mia copertura. “
“Forse Foster potrebbe…”
Al solo sentire pronunciare il suo cognome, Cal avvertì una stretta allo stomaco: “Maledizione Ben! Ti ho detto di lasciare fuori da questa storia Gillian!”
“Lo so ma…”
“Ti ho detto di no! Lasciala fuori! Voglio che stia lontana dai miei casini, e lo sai bene questo no? Non ne voglio più parlare di questa storia!”
Gillian assisteva alla telefonata senza poter sentire quello che Cal stava dicendo. Alla fine non ce la fece più a trattenersi e strappò il telefonino di mano a Ben.
“Cal!”
All’uomo mancò il fiato. Non se lo aspettava. Era una settimana ormai che non aveva sue notizie, che non ascoltava la sua voce. Se Gillian era da Ben voleva dire che aveva scoperto tutto.
Non riuscì a pronunciare alcuna parola.
Gillian lo sentiva respirare profondamente.
Attese qualche secondo.
“Cal parlami… ti prego.”
“Gillian… “ la voce dell’uomo le avvolse l’anima in un abbraccio. Dio quanto le mancava!
“Perché? Perché l’hai fatto, Cal?” Gillian non riusciva a dire altro, la voce incrinata dall’emozione e gli occhi pieni di lacrime che stentava a trattenere.
Sentì un sospirò dall’altra parte del ricevitore.
“Dovevo farlo.”
Frasi troncate. Risposte secche. Sì o no. Bianco o nero. Verità o felicità. Il suo mondo era sempre stato diviso in due metà nette, non conosceva sfumature.
“Cal, io…”
“Ascolta Gillian” la interruppe lui “ora non posso spiegarti ma ti prego, non immischiarti in questa storia. Ti prego!”
La donna sentiva la preoccupazione nelle parole di Cal.
“Perché non vuoi che ti aiuti? Come pensi possa stare qui senza fare nulla, sapendo che rischi la vita?” La voce le tremava, avrebbe voluto implorarlo di lasciare stare tutto e tornare indietro, da lei, ma sapeva che Cal non l’avrebbe mai fatto.
I secondi passavano lenti e Gillian poteva quasi vedere Cal tormentarsi nel tentativo di darle una risposta.
“Non ora Gillian. Non posso spiegarti alt...”
Gillian sentì un lamento e un tonfo dall’altra parte del ricevitore.
“Cal?....  Cal, rispondi!!!”
Immediatamente Ben le prese il cellulare di mano. Gillian era rimasta senza parole, pallida in volto.
La comunicazione era ancora attiva e poteva sentire dei rumori confusi poi una voce: “Mi spiace ma il dottor Lightman non può risponderle in questo momento”
Seguì una risata strafottente, un rumore assordante e infine la comunicazione cadde.
Ben era rimasto immobile una frazione di secondo poi chiamò immediatamente alla ricetrasmittente gli agenti che sorvegliavano Cal a distanza.
“E’ saltata la copertura, intervenite immediatamente”
Poi prese la pistola, la inserì nella fondina sotto la giacca e scattò fuori dall’ufficio.
Gillian lo seguì ma lui la bloccò.
“No Gillian, non puoi venire, è pericoloso!”
“Io vengo con te!” Non ammetteva repliche.
Stavolta però Ben era risoluto: non poteva andare con lui, non poteva farle correre rischi, l’aveva promesso a Cal.
“Non insistere. Ti chiamerò appena possibile” e corse verso l’uscita.
Gillian rimase lì, nell’ufficio di Ben, impotente. Si sedette sulla poltrona, perché le ginocchia le erano diventate improvvisamente deboli, e si coprì gli occhi con le mani, per ricacciare dietro le lacrime. Respirò profondamente una, due, tre volte, per riacquistare un po’ di lucidità.
Vide sul tavolo di Ben una cartellina con su scritto 3K. Doveva contenere del materiale informativo sulla missione di Cal.
La prese, l’infilò nella borsa ed uscì immediatamente dall’ufficio di Ben, diretta verso il Lightman Group. Forse non poteva partecipare attivamente alle indagini ma nessuno le avrebbe impedito di raccogliere informazioni in via officiosa.
Era questa una delle tante cose che Cal amava in lei: la forza di rialzarsi dopo ogni colpo ricevuto e continuare a lottare per ciò che credeva giusto. Stavolta avrebbe combattuto per salvare l’uomo che amava.
  
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