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Autore: Yssel    22/11/2013    0 recensioni
[A Day To Remember][A Day To Remember ]
1; Userai il cappuccio per nascondere il viso, ma non basterà a nasconderti tutto.
“Tu… a te non piaccio proprio, vero?” Sapeva già la risposta, la sapeva.
Era Alex a non saperla.
2; Non solo i muscoli compiono reazioni involontarie.
“Non volevo svegliarti,” riprese allora il chitarrista. “ma se ti addormenti ora non posso darti il mio regalo di Natale.”
“Quale regalo di Natale?”
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I gentiluomini non privano del buongiorno neanche le scimmie.
 
 
 
 
 
 
Alex era in bagno, aveva appena finito di sciacquarsi il viso e fissava lo specchio, il suo riflesso sciupato e stanco, il naso arricciato e un accenno di occhiaie scure. I capelli, senza un vero senso, sembravano volersi avvolgere alle sue guance, coccolargli la pelle e crescere, divenire pianta rampicante come l’ edera più selvaggia- ma erano solo ricci mori, niente di che. Le iridi erano visibilmente stanche, così come la bocca che continuava a piegarsi in teneri sbadigli che lasciavano una bella vista di tutte e due le arcate dentali del batterista.
Un altro concerto, un'altra serata in un locale a bere e, di conseguenza, un’ altra nottata d’ inferno passata a fare a turno davanti al bagno per poter rigettare anche l’ anima. A dir la verità, Alex ricordava poco di quello che aveva fatto. Aveva in testa il volto sfocato di Jeremy che impallidiva e si teneva lo stomaco appoggiato al frigobar, Kevin a testa all’ ingiù disteso sul divanetto davanti al televisore, Josh che parlava di… giraffe?, seduto a gambe incrociate a terra con la schiena spalmata sulla porta del bus, e poi un raggio di speranza: Neil, che doveva guidare, l’ unico che si era mantenuto abbastanza sobrio per poterli riportare tutti sul bus.
Alex non era un tipo che si prendeva sbronze tutti i giorni, ma a lui, al contrario di tutti gli altri, prendeva la sbronza allegra, quando beveva oltre i suoi stessi limiti. Iniziava a parlare dei regali che voleva per il compleanno da piccolo, di quando andava con i suoi genitori a comprare gli skateboard, di quanto era felice la mattina di Natale.
…Natale, già. Lo aveva passato sul tour bus con tutti gli altri, assieme a Neil. Quel dannato video aveva svegliato il piccolo Shelnutt dal suo coma e dalla sua astinenza da sesso, che altro non era bisogno di Neil. Sempre. Alex aveva sempre bisogno di Neil, ci aveva pensato su del tempo, giorni, ed era arrivato a quella conclusione.
La risposta era stata sotto il suo naso per così tanto che era diventata invisibile pian piano. O magari solo difficile da capire. Fatto stava che nessuno si oppose, nessuno si lamentò o si ritrovò ad insultarli per quello che facevano e che stavano facendo., e questo rassicurò un po’, ma solo un po’, lui e il chitarrista. Non era cosa da tutti i giorni uscire allo scoperto non per mano propria ed essere addirittura colti sul fatto. Ciò che Alex aveva invidiato al compagno era la sua costante sicurezza, il suo avere idee chiare- lui non le aveva. Dio, non le aveva. Sapeva che voleva stare con Neil, ma la cosa gli pareva più difficile di come in effetti fosse. Facile non era assolutamente perché, se avessero litigato, gli A Day To Remember non sarebbero stati gli stessi. Sì, avrebbero continuato a fare musica, ma due membri che non si parlano non sono proprio il meglio del meglio.
 
Alex tentò di non ricadere nel suo vortice di pensieri contrastanti e sospirò, infilando le dita ossute fra i riccioli e districando qualche nodo. Adesso che ci faceva caso, non indossava una sua maglia, ma una delle preferite di Neil. Probabilmente lo aveva cambiato mentre dormiva già. E a proposito di dormire, quella mattina Alex si era svegliato da solo ed aveva perso qualche minuto a capacitarsi di sentire la mancanza del corpo del chitarrista al suo fianco. Da poco avevano iniziato a dormire assieme, ma il più basso l’ aveva presa subito come una sorta di abitudine e gli altri li lasciavano stare a patto che non facessero niente se non dormire.
Neil sapeva controllarsi, in quanto ad Alex, doveva lavorarci su. Rischiava tutte le volte di saltare addosso all’ altro, subito, non appena lo vedeva prendere posto nella cuccetta. E, per mettere i puntini sulle i, il batterista dormiva sempre sopra Neil, a causa del poco spazio che avevano a disposizione.
Il chitarrista era comodo. Spaventosamente comodo. La cosa che stupiva maggiormente era che, dopo il sesso, i due non si erano mai ritrovati a dividere lo stesso letto, ed Alex si pentiva di non averlo mai fatto, di non aver mai invitato il castano a rimanere. Se avesse accettato il fatto di essere palesemente attratto da tutto di Neil e non solo da ciò che aveva nelle mutande, avrebbe avuto tutto e nell’ immediato; invece no, Alex era una testa dura e lenta di comprendonio.
Meglio tardi che mai, si ritrovava a pensare.
 
Tirò uno sguardo agli spazzolini.
Non era solito farci caso, ma non riuscì a collegare l’ immagine del suo spazzolino asciutto accanto a quello di Neil e ad una goccia d’ acqua che lo abbandonava, i colli che si incontravano delicatamente e che si sporgevano dalle parti opposte. Impugnato il suo, rigorosamente arancione fosforescente, prese a lavarsi i denti, sporcando tutto il lavandino grazie alla sua inadeguatezza nel mettere il dentifricio sulle setole e non su di sé.
Sbronza ancora in circolo, dovette supporre.
Dopo aver finito, si voltò a cercare l’ asciugamano per potersi pulire la bocca, ma non alzò lo sguardo e trovando qualcuno che glielo porgeva. Lo prese, piano, sbadigliando nuovamente e ringraziando chiunque fosse nel bagno con la voce impastata dal sonno. Quando si rese conto, schizzò davanti allo specchio con un sussulto violento, che lo scosse e lo svegliò completamente. La testa scattò verso il riflesso dell’ altra presenza dietro di lui, gli occhi spalancati e l’ asciugamano ancora sulla bocca. Tutti i muscoli gli si erano tesi all’ improvviso, ma quando incontrò il sorriso smagliante di Neil, i suoi occhi e le sue braccia tatuate, Alex scosse il capo e sospirò di sollievo.
“Prego.”, disse quello, appunto, con tono dolce.
“Mi hai spaventato.”, ridacchiò il batterista, continuando a guardare gli occhi di Neil attraverso lo specchio e completando l’ opera di asciugarsi la bocca. Il ragazzo dietro di lui si fece più vicino, ancora sorridendo ma stavolta chiudendo le labbra e, avvolgendo la schiena del più esile con l’ addome, si chinò a dargli un bacio sul collo.
“Buongiorno.”
Il moro si lasciò scappare una carezza fra i capelli pettinati del più alto, socchiudendo gli occhi. Quei momenti erano ormai più unici che rari. Nel bus c’ era sempre gente che andava e veniva e loro due, in tutta sincerità, non volevano che gli altri li vedessero, anche solo mentre si cercavano con le mani. Erano cose loro, cose intime, e gli bastava vedersi l’ un l’ altro per stare bene.
“Non sei rimasto con me, stanotte.”, pigolò Alex, osservando le braccia ricolme d’ inchiostro di Neil avvolgergli il petto e le sue mani posarsi sulle sue spalle, per poi far raggiungere a queste ultime anche le sue, sfiorando quella pelle sempre calda e tracciandone le vene blu.
“Non mi facevi spazio, così sono andato nella mia cuccetta.”, uno sbuffo da risata trattenuta provenne dal chitarrista, che si era ricordato di come scalciava il più basso, di come si agitava e di come, alla fine, crollava con la bava ad un angolo della bocca appropriandosi di tutte le coperte e privandogli il passaggio in qualunque modo.
Alex smise di riflettere il suo sguardo su Neil per incontrarlo sul serio, piegando di poco il viso e raggiungendo quello dell’ altro, adorando segretamente il profumo di dopobarba che emanava. Come diavolo aveva fatto a non accorgersi prima di quello che gli era capitato, come.
Le sue iridi si gettarono in quelle verdi del più alto, mutando il sorrisino in un’ espressione rilassata, rivolta solo ed unicamente a lui.
Alex stava bene con Neil, e per Neil non era diverso. Alex aveva sempre avuto bisogno di Neil anche in quel modo, così dolce e presente non solo per il sesso, peccato però che ci era arrivato tardi. Non si scambiavano parole smielate, no, non faceva per loro, erano solo gentili e preoccupati, come chiunque altro nella loro situazione. Loro due non erano il tipo di coppia che si chiamava con strani soprannomi che facevano accapponare la pelle, loro erano loro stessi e si chiamavano con i loro nomi, com’ era giusto che fosse.
Neil vide quella mossa come un via libera per poter baciare il suo batterista, e lo fece dopo aver errato per qualche secondo in quegli occhi dal colore indefinito, quegli occhi che cambiavano sfumatura a seconda della luce.
Aveva preso dimestichezza con il silenzio, era stato Alex a farsi avanti e a parlare quando ne aveva sentito il bisogno, e a Neil questo bastava. Aveva accettato di provare a stare insieme e, dopotutto, non era così male. Anzi, era forse troppo bello e troppo reale al contempo.
Quando si divisero, il chitarrista respirò sulla bocca del suo ragazzo e lo fece voltare verso di lui, con la schiena rivolta allo specchio e poggiata sul bordo del lavandino umido.
“Grazie per la maglia, hm.”, sbadigliò ancora, Alex, agganciando le mani al collo del castano e passando il naso nell’ incavo del suo collo.
“Non sono sicuro tu voglia sapere in che condizioni è la tua.”, commentò in tutta risposta Neil, posando le labbra fra i riccioli scomposti del più basso e stringendolo contro di sé.
“Esatto, non lo voglio sapere. Ma questa mi piace di più, è lunga e calda.”
Le maniche rosse erano arricciate, altrimenti sarebbero finite oltre la punta delle sue dita, e dipingevano Alex come un ragazzino goffo; il busto grigio finiva sopra le ginocchia del moro, gli copriva le cosce ed i boxer con le navette spaziali. Neil non sapeva come mai l’ immagine in sé conferisse al batterista quell’ aria da bambino piccolo in cerca di attenzioni, ma poteva dire certamente che quel quadretto aveva un che di femminile molto attraente. E pure pensava che non sarebbe mai stato attratto dalle gambe di un maschio, però c’ era sempre e comunque l’ eccezione che non aveva tardato ad arrivare.
Come elettrizzato, il chitarrista si scagliò contro il collo di Alex, iniziando a baciarlo e ad avvolgere interi lembi di pelle con le bocca- così, senza preavviso neanche per se stesso. Il moro non proferì parola né si oppose, gli piaceva essere baciato da Neil ovunque. Impazziva per tutti i baci e per tutti i modi che aveva per darli, ma si era scoperto amante di quelli sui fianchi: Neil ne era a conoscenza e, inutile dirlo, sfruttava la cosa a suo piacimento.
Alex perdeva del tutto la testa. E a Neil questo non poteva che piacere dannatamente.
Man mano che i baci divenivano più azzardati o addirittura morsi, il respiro del batterista si affievoliva per poi esplodere in dei sospiri inequivocabili che vedevano le labbra di Neil piegarsi in un sorriso beffardo, compiaciuto. Ad un tratto, Alex piegò la testa all’ indietro, inebriato da tutti i brividi che liberavano i denti del castano su di lui, e socchiuse la bocca per liberare un sospiro più rumoroso degli altri. Le mani che prima erano attorno al collo del più altro, adesso si trovavano a graffiarlo lentamente ma scavando a fondo nella carne con le unghie spuntate, tiravano i capelli sulla nuca del ragazzo e lo incitavano a continuare.
Per ricambiare il favore, il moro si spinse contro il bacino di Neil e lo sentì mozzare il respiro ed addentare più violento la sua pelle. Alle volte, il castano sbuffava simulando un toro, e forse non se ne accorgeva, ma lo stava facendo anche in quel momento, in cerca d’ aria.
Le mani di Alex si attaccarono veloci alla cintura di Neil, ma non fecero in tempo ad aprirla che qualcuno bussò alla porta. Rimasero immobili, il chitarrista con le labbra sulla pelle arrossata del moro e questo con le dita pronte ad un passo avanti e la testa reclinata all’ indietro.
“Uscite di lì, guai a voi se trovo roba strana in giro.”, era Jeremy.
Neil riempì i polmoni per poi scaricare un getto d’ aria bollente sulle spalle scoperte del batterista, dopodiché si lamentò sottovoce sentendo le mani del suddetto abbandonare la sua cintura. Si guardarono negli occhi per pochi istanti, poi Alex si decise a dare un bacio a fior di labbra al suo ragazzo e a lasciarlo lì con un’ erezione mattutina stretta nei pantaloni.
Neil mugugnò, fulminando Jeremy che si era affacciato alla porta del bagno.
“Oh, oh, oh, mi sa che vi ho interrotti sul più bello.”
“Fanculo, McKinnon.”, disse svogliatamente il moro dall’ altra parte del bus.
“Buongiorno anche a te, scimmia.”, e poi, rivolgendosi al chitarrista insoddisfatto e ancora fermo vicino al lavandino, mosse le sopracciglia su e giù: “Ti lascio alle tue mani frettolose, vengo a bussare tra qualche minuto.”
Ah, come s’ incazzò Neil. Così tanto che ringhiò per tutto il tempo che rimase chiuso là dentro.

 
  
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