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Autore: HamletRedDiablo    24/11/2013    4 recensioni
ossia quando Lovino asseconda Antonio.
Lovino chiuse il tomo con un colpo secco, imbarazzato da tutti quegli sbrodolamenti sentimentali.
Doveva saperlo che sarebbe stata una pessima idea assecondare Antonio.
“Scriviamo quello che non abbiamo mai avuto il coraggio di confessarci”, aveva proposto. Ma non aveva specificato che dopo lo avrebbero letto insieme.
Dedicata a Sara.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Sara, per il suo compleanno<3
Anche se con più di un mese di ritardo XD

Biglietti Imbarazzanti

Ossia quando Lovino asseconda Antonio

Mi hanno chiesto cosa trovi di speciale in Lovino.

“È sempre scontroso”, dicono. “Non sorride mai”, dicono.

Non vedo quale sia il problema.

Sono circondato da persone che sorridono solo come forma di cortesia. Così il sorriso diventa un passaggio obbligato del galateo. È una torsione di labbra fredda, quasi degradante.

Le rare volte che Lovino sorride, invece, lo fa con tutto se stesso. Occhi, bocca e cuore.

E il fatto che faccia vedere il suo sorriso così poche volte, a così poche persone, lo rende ancora più meraviglioso.

 

***

 

Odio Antonio quando è troppo gentile con gli altri.

Dà l’impressione di trattare tutti allo stesso modo. Per alcune persone potrà essere rincuorante, ma io lo trovo avvilente. So di non poterlo mettere sotto una campana di vetro. Però…

Un rabbioso sbafo di penna cancellava il resto della frase, troppo imbarazzante per lo scrittore.

 

***

 

Vorrei che Lovino mostrasse più spesso i suoi sentimenti per me.

E, allo stesso tempo, non vorrei che lo facesse.

Da un lato vorrei vantarmi con il mondo della mia relazione con lui. Ma, dall’altro, preferisco che rimanga tra noi. Se gli altri non sanno, non possono rovinare nulla.

Non vorrei lo spettro di un pregiudizio, o l’eco di un commento a guastare i nostri momenti di intimità.

 

***

 

Odio Antonio quando è troppo gentile con me.

Mi fa sentire come se esistessi solo io al mondo. Come se fossi la sola cosa che conta.

Invece il mondo è pieno di persone, di impegni, di pensieri.

Perché nella sua testa ci sono sempre e solo io?

Un altro scarabocchio iroso rendeva illeggibile il presunto proseguimento.

 

***

 

Ammetto di essere stato anche io una di quelle persone che sorridono per educazione.

E credo di essermi innamorato di Lovino quando ha sbottato: “Cos’hai da ridere, idiota?”.

Una persona vera in mezzo a tante scimmie bene addestrate.

 

***

 

Sei il peggiore idiota sulla faccia della Terra.

Ma, forse, non è stata una sfortuna totale, incontrarti.

Anche qui un ghirigoro di penna completa il tutto.

 

***

 

Lovino… grazie per esserti innamorato di me.

 

***

 

Lovino chiuse il tomo con un colpo secco, imbarazzato da tutti quegli sbrodolamenti sentimentali.

Doveva saperlo che sarebbe stata una pessima idea assecondare Antonio.

“Scriviamo quello che non abbiamo mai avuto il coraggio di confessarci”, aveva proposto. Ma non aveva specificato che dopo lo avrebbero letto insieme.

«Che c’è?» domandò serafico lo spagnolo.

«Non c’è bisogno di andare avanti» rimbrottò Lovino.

«Ma ci sono ancora tanti biglietti che meritano di essere letti…» l’obiezione di Antonio fu troncata da Lovino. Si posizionò sui suoi lombi, gettando l’album dietro di sé e lanciando uno sguardo di ferro al compagno.

«Ho detto che non c’è bisogno di andare avanti» rimarcò.

Lo spagnolo gli riservò il suo sorriso da gatto sornione, mentre percorreva con le dita il profilo della sua mano, e non si fermò fino a che i suoi polpastrelli non approdarono alla meta: la fede che abbracciava l’anulare del ragazzo.

«Ma tra due coniugi non dovrebbero esserci segreti» ribatté angelico Antonio.

Lovino roteò gli occhi al cielo, emettendo un sonoro sbuffo.

«Se hai intenzione di passare il pomeriggio a leggere…» concesse, e alzò le spalle come se avesse a che fare con un ritardato.

Il sorriso di Antonio mutò in ghigno nell’udire quelle parole: Lovino doveva essere proprio disperato, se era disposto a ricorrere all’esca del sesso. Si chiedeva cosa mai avesse scritto su quei foglietti che potesse imbarazzarlo tanto.

«Se leggere ti annoia tanto…» restituì l’uomo, sollevandolo tra le braccia. Lovino si fece mettere a terra con uno scatto rabbioso, lamentandosi:

«No. L’ultima volta che lo abbiamo fatto sul divano ho avuto i crampi al collo per due giorni, e al lavoro ho dovuto dire di aver preso un colpo di freddo uscendo. Portami sul letto.»

Antonio assecondò volentieri quella ribellione: lo cinse per la vita e lo condusse gentilmente all’interno della loro camera matrimoniale.

Lovino pensò per un secondo a quel foglietto, l’ultimo che aveva scritto. Avrebbe dovuto farlo sparire, in qualche modo, o Antonio si sarebbe addobbato con la sua espressione più festosa per tutta l’eternità. Poi fu troppo impegnato dal suo amante per pensare ad altro.

Il tomo, irritato per la poca grazia con cui era stato scaraventato al suolo, aveva giocato un brutto scherzo all’italiano.

Si era aperto proprio sulla pagina che lo spagnolo non avrebbe mai dovuto leggere. L’album aspettava solo che Antonio andasse in cucina a prendere un bicchiere d’acqua per avere la sua vendetta contro la scortesia dell’italiano.

Avrebbe letto quella frase, la più corta tra tutte quelle che Lovino aveva scritto, la più imbarazzante e la più vera. L’unica senza cancellature e ripensamenti a biro.

Sono felice di essermi innamorato di te, Antonio.

   
 
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