A
Sara, per il
suo compleanno<3
Anche se con più
di un mese di ritardo XD
Biglietti
Imbarazzanti
Ossia
quando Lovino asseconda Antonio
Mi
hanno chiesto cosa trovi di speciale in Lovino.
“È
sempre scontroso”, dicono. “Non sorride
mai”, dicono.
Non
vedo quale sia il problema.
Sono
circondato da persone che sorridono solo come forma di
cortesia. Così il sorriso diventa un passaggio obbligato del
galateo. È una
torsione di labbra fredda, quasi degradante.
Le
rare volte che Lovino sorride, invece, lo fa con tutto se
stesso. Occhi, bocca e cuore.
E
il fatto che faccia vedere il suo sorriso così poche
volte, a così poche persone, lo rende ancora più
meraviglioso.
***
Odio
Antonio quando è troppo gentile con gli altri.
Dà
l’impressione di trattare tutti allo stesso modo. Per
alcune persone potrà essere rincuorante, ma io lo trovo
avvilente. So di non
poterlo mettere sotto una campana di vetro. Però…
Un
rabbioso
sbafo di penna cancellava il resto della frase, troppo imbarazzante per
lo
scrittore.
***
Vorrei
che Lovino mostrasse più spesso i suoi sentimenti per
me.
E,
allo stesso tempo, non vorrei che lo facesse.
Da
un lato vorrei vantarmi con il mondo della mia relazione
con lui. Ma, dall’altro, preferisco che rimanga tra noi. Se
gli altri non
sanno, non possono rovinare nulla.
Non
vorrei lo spettro di un pregiudizio, o l’eco di un
commento a guastare i nostri momenti di intimità.
***
Odio
Antonio quando è troppo gentile con me.
Mi
fa sentire come se esistessi solo io al mondo. Come se
fossi la sola cosa che conta.
Invece
il mondo è pieno di persone, di impegni, di pensieri.
Perché
nella sua testa ci sono sempre e solo io?
Un
altro scarabocchio
iroso rendeva illeggibile il presunto proseguimento.
***
Ammetto
di essere stato anche io una di quelle persone che sorridono
per educazione.
E
credo di essermi innamorato di Lovino quando ha sbottato:
“Cos’hai da ridere, idiota?”.
Una
persona vera in mezzo a tante scimmie bene addestrate.
***
Sei
il peggiore idiota sulla faccia della Terra.
Ma,
forse, non è stata una sfortuna totale, incontrarti.
Anche
qui un
ghirigoro di penna completa il tutto.
***
Lovino…
grazie per esserti innamorato di me.
***
Lovino
chiuse il tomo con un colpo secco, imbarazzato da
tutti quegli sbrodolamenti sentimentali.
Doveva
saperlo che sarebbe stata una pessima idea
assecondare Antonio.
“Scriviamo
quello che non abbiamo mai avuto il coraggio di
confessarci”, aveva proposto. Ma non aveva specificato che
dopo lo avrebbero
letto insieme.
«Che
c’è?» domandò serafico lo
spagnolo.
«Non
c’è bisogno di andare avanti»
rimbrottò Lovino.
«Ma
ci sono ancora tanti biglietti che meritano di essere
letti…» l’obiezione di Antonio fu
troncata da Lovino. Si posizionò sui suoi
lombi, gettando l’album dietro di sé e lanciando
uno sguardo di ferro al
compagno.
«Ho
detto che non c’è bisogno di andare
avanti» rimarcò.
Lo
spagnolo gli riservò il suo sorriso da gatto sornione,
mentre percorreva con le dita il profilo della sua mano, e non si
fermò fino a
che i suoi polpastrelli non approdarono alla meta: la fede che
abbracciava
l’anulare del ragazzo.
«Ma
tra due coniugi non dovrebbero esserci segreti»
ribatté
angelico Antonio.
Lovino
roteò gli occhi al cielo, emettendo un sonoro sbuffo.
«Se
hai intenzione di passare il pomeriggio a
leggere…»
concesse, e alzò le spalle come se avesse a che fare con un
ritardato.
Il
sorriso di Antonio mutò in ghigno nell’udire
quelle
parole: Lovino doveva essere proprio disperato, se era disposto a
ricorrere
all’esca del sesso. Si chiedeva cosa mai avesse scritto su
quei foglietti che
potesse imbarazzarlo tanto.
«Se
leggere ti annoia tanto…» restituì
l’uomo, sollevandolo
tra le braccia. Lovino si fece mettere a terra con uno scatto rabbioso,
lamentandosi:
«No.
L’ultima volta che lo abbiamo fatto sul divano ho avuto
i crampi al collo per due giorni, e al lavoro ho dovuto dire di aver
preso un
colpo di freddo uscendo. Portami sul letto.»
Antonio
assecondò volentieri quella ribellione: lo cinse per
la vita e lo condusse gentilmente all’interno della loro
camera matrimoniale.
Lovino
pensò per un secondo a quel
foglietto, l’ultimo che aveva scritto. Avrebbe dovuto farlo
sparire, in qualche modo, o Antonio si sarebbe addobbato con la sua
espressione
più festosa per tutta l’eternità. Poi
fu troppo impegnato dal suo amante per
pensare ad altro.
Il
tomo, irritato per la poca grazia con cui era stato
scaraventato al suolo, aveva giocato un brutto scherzo
all’italiano.
Si
era aperto proprio sulla pagina che lo spagnolo non
avrebbe mai dovuto leggere. L’album aspettava solo che
Antonio andasse in
cucina a prendere un bicchiere d’acqua per avere la sua
vendetta contro la
scortesia dell’italiano.
Avrebbe
letto quella frase, la più corta tra tutte quelle
che Lovino aveva scritto, la più imbarazzante e la
più vera. L’unica senza
cancellature e ripensamenti a biro.
Sono
felice di
essermi innamorato di te, Antonio.