EPILOGO
Thabatha
si issò a sedere con l’aiuto di Fergus.
Indossava
una camicia da notte celeste con piccole mezzelune dorate che le aveva
regalato
lui.
Da
quando era a letto non c’era stato giorno che
l’Auror non fosse passata a
trovarla. La sua ferita era rapidamente migliorata e di questo non
poteva che
essere grata al giovane Auror che l’aveva soccorsa. Lui ed
Hector Rednails
erano il motivo per cui Thabatha poteva ancora mangiare la
shepherd’s pie di sua
madre, leggere un bel romanzo di avventura o far l’amore con
Fergus fino a sentire
di non avere più forze. Certo, magari l’ultima di
queste cose avrebbe dovuto
attendere ancora un attimo, l’Auror Finnigan pareva ancora un
po’ troppo preso
dal timore che il minimo movimento potesse spezzarla come una scultura
di
cristallo per quello, ma ci sarebbero arrivati. Magari quando Thabatha
fosse
tornata a casa sua invece che sotto l’occhio vigile di sua
madre.
Certo
che se il suo di Auror era qualcosa da cui giudicare ad Hermione
Granger-Weasley
nessuno avrebbe tolto mesi e mesi d’astinenza: in fin dei
conti lei s’era
ferita ad una spalla, la moglie del Capitano Weasley era rimasta per
parecchi
minuti priva di vita, se quello che Fergus ed Harry le avevano
raccontato era
vero.
“Dovresti
aver sete. Vuoi un po’ d’acqua?” Chiese
Fergus, porgendole il bicchiere.
Thabatha
soffocò la voglia di mangiarselo. Non lo faceva apposta a
trattarla come se
avesse sei mesi, era solo preoccupato, ma era terribilmente irritante.
Scosse
la testa, domandandogli “Notizie di Audrey?”
Fergus
sospirò, poggiando di nuovo il calice sul suo comodino.
“Niente
di nuovo. I medimaghi non sanno cosa le sia successo. Tutti noi
pensavamo fosse
morta, ma questa stasi in cui è caduta appare inspiegabile.
Deve essere
necessariamente legata a quel maledetto manufatto, ma…
Nessuno sa dire se si
sveglierà mai.”
Thabatha
annuì grave, guardandosi i palmi delle mani.
“Però
ce l’ho una bella notizia, se vuoi sentirla.”
Guardandolo
entusiasta, fece cenno di sì con il capo. Era stato un
periodo così cupo quello
che avevano appena affrontato che ogni novità positiva era
come un bellissimo
tesoro da conservare gelosamente.
“Il
Capitano Weasley avrà una bambina. Non dovrei
saperlo… Sì, è una notizia…
Ancora ufficiosa, ma …”
“E
chi te l’ha detto?” Si informò Thabatha.
“Sai
quel ragazzo magro che lavora giù con Arthur Weasley? Pare
che l’abbia saputo proprio
dal sig. Weasley e sai chi l’ha detto ad Arthur?”
Ridendo
Thabatha pronunciò il nome del colpevole proprio nel momento in cui Fergus
rispondeva alla propria
domanda retorica.
“HARRY
POTTER!!!” dissero in coro.
“Questa
volta Hermione farà evanescere le palle del Capitano Weasley
per una settimana
come minimo…” Ridacchiò Fergus.
“Oh,
non saprei, immagino ci sia affezionata…”
Mentre
Fergus la guardava un po’ stupito di quella battuta piccante,
Thabatha non poté
far a meno di pensare che era tanto bello ridere dopo aver superato
prove così
difficili.
**
* **
Percy
scostò una ciocca rossa dalla fronte immacolata di Audrey.
Era
sempre stata pallida, ma da quando si trovava al San Mungo la sua pelle
sembrava ancora più bianca.
Gli
ricordava quella fiaba babbana che aveva studiato ad Hogwarts quando
frequentava il corso della Professoressa Burbage, Biancaneve. Bianca come il latte,
candida come la neve.
Cercando
di farsi forza continuò a parlare come se stesse conversando
amabilmente con
Audrey. Il boccone che se ne stava incastrato nella sua gola da due
settimane
era ancora lì, pronto a soffocarlo ad ogni parola e Percy
aveva la certezza che
non se ne sarebbe andato finchè non avesse sentito la
risposta di Audrey. Qualunque
cosa fosse questa dannata stasi in cui era caduta, doveva essere
temporanea. Non
poteva essere diversamente. Non poteva perché lui, il
Procuratore Weasley,
razionale e freddo com’era, non avrebbe potuto ammettere
niente di diverso,
senza perdere quel poco di lucidità che aveva conservato
sinora.
“E
così lo sappiamo tutti cosa annunceranno questa sera Ron ed
Hermione a cena da
mamma… Speriamo solo che George non decida che sarebbe una
bella cosa far
passare un bel guaio a Harry e Ron, perché altrimenti non so
cosa potrebbe
accadere... Ginny, sembra piccola sai, ma fa le fatture Orcovolanti
più potenti
che abbia mai visto. Piaceresti un mondo a Ginny, sai? Ed anche a mia
madre e a
mio padre. Io penso che in cuor loro non aspettino altro che avere dei
nipoti
con i capelli rossi... Sì, è vero James ha i
capelli mogano, ma un rosso come
il nostro… Un rosso Weasley per intenderci…
Nessuno dei miei nipoti ha i
capelli così… I nostri bambini,
invece…”
A
quelle parole il boccone che soffocava Percy Weasley divenne troppo
grande per
permettergli di continuare, come aveva fatto tante altre volte prima,
abbassò
il capo contro la coperta che copriva il corpo inerte di Audrey
affondando il
volto nella lana sul suo grembo.
Nonostante
tutto gli sembrava di sentire il suo profumo, oltre quello di
disinfettante e
medicine che riempiva sempre le stanze del San Mungo e, per un attimo,
con gli
occhi chiusi, Percy si abbandonò a quel pensiero, a
quell’odore, ai ricordi che
portavano con sé.
Gli
pareva quasi di poter sentire la pelle di Audrey contro la sua, la sua
risata
argentina, le parole sussurrate nelle sue orecchie, la mano della
giovane donna
che gli accarezzava i capelli… Era tutto così
vivido da sembrare reale.
E
poi riscuotendosi Percy si rese conto che non sembrava reale, lo era.
Tutto il
resto era nella sua testa, ma le dita di Audrey gli stavano veramente
toccando
i capelli. Balzando a sedere la guardò. I suoi occhi erano
ancora chiusi e non
aveva ripreso i sensi, ma per la prima volta in tre settimane si era
mossa.
Correndo
fuori dalla stanza, il cuore che batteva all’impazzata di
speranza, Percy
Weasley corse a chiamare un Medimago.
FINE
Un
bacio a tutti coloro che hanno letto. Spero il racconto vi sia
piaciuto. L.