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Autore: lithium    24/11/2013    4 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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EPILOGO

Thabatha si issò a sedere con l’aiuto di Fergus.

Indossava una camicia da notte celeste con piccole mezzelune dorate che le aveva regalato lui.

Da quando era a letto non c’era stato giorno che l’Auror non fosse passata a trovarla. La sua ferita era rapidamente migliorata e di questo non poteva che essere grata al giovane Auror che l’aveva soccorsa. Lui ed Hector Rednails erano il motivo per cui Thabatha poteva ancora mangiare la shepherd’s pie di sua madre, leggere un bel romanzo di avventura o far l’amore con Fergus fino a sentire di non avere più forze. Certo, magari l’ultima di queste cose avrebbe dovuto attendere ancora un attimo, l’Auror Finnigan pareva ancora un po’ troppo preso dal timore che il minimo movimento potesse spezzarla come una scultura di cristallo per quello, ma ci sarebbero arrivati. Magari quando Thabatha fosse tornata a casa sua invece che sotto l’occhio vigile di sua madre.

Certo che se il suo di Auror era qualcosa da cui giudicare ad Hermione Granger-Weasley nessuno avrebbe tolto mesi e mesi d’astinenza: in fin dei conti lei s’era ferita ad una spalla, la moglie del Capitano Weasley era rimasta per parecchi minuti priva di vita, se quello che Fergus ed Harry le avevano raccontato era vero.

“Dovresti aver sete. Vuoi un po’ d’acqua?” Chiese Fergus, porgendole il bicchiere.

Thabatha soffocò la voglia di mangiarselo. Non lo faceva apposta a trattarla come se avesse sei mesi, era solo preoccupato, ma era terribilmente irritante.

Scosse la testa, domandandogli “Notizie di Audrey?”

Fergus sospirò, poggiando di nuovo il calice sul suo comodino.

“Niente di nuovo. I medimaghi non sanno cosa le sia successo. Tutti noi pensavamo fosse morta, ma questa stasi in cui è caduta appare inspiegabile. Deve essere necessariamente legata a quel maledetto manufatto, ma… Nessuno sa dire se si sveglierà mai.”

Thabatha annuì grave, guardandosi i palmi delle mani.

“Però ce l’ho una bella notizia, se vuoi sentirla.”

Guardandolo entusiasta, fece cenno di sì con il capo. Era stato un periodo così cupo quello che avevano appena affrontato che ogni novità positiva era come un bellissimo tesoro da conservare gelosamente.

“Il Capitano Weasley avrà una bambina. Non dovrei saperlo… Sì, è una notizia… Ancora ufficiosa, ma …”

“E chi te l’ha detto?” Si informò Thabatha.

“Sai quel ragazzo magro che lavora giù con Arthur Weasley? Pare che l’abbia saputo proprio dal sig. Weasley e sai chi l’ha detto ad Arthur?”

Ridendo Thabatha pronunciò il nome del colpevole proprio nel momento in cui Fergus rispondeva alla propria domanda retorica.

“HARRY POTTER!!!” dissero in coro.

“Questa volta Hermione farà evanescere le palle del Capitano Weasley per una settimana come minimo…” Ridacchiò Fergus.

“Oh, non saprei, immagino ci sia affezionata…”

Mentre Fergus la guardava un po’ stupito di quella battuta piccante, Thabatha non poté far a meno di pensare che era tanto bello ridere dopo aver superato prove così difficili.

** * **

Percy scostò una ciocca rossa dalla fronte immacolata di Audrey.

Era sempre stata pallida, ma da quando si trovava al San Mungo la sua pelle sembrava ancora più bianca.

Gli ricordava quella fiaba babbana che aveva studiato ad Hogwarts quando frequentava il corso della Professoressa Burbage, Biancaneve.  Bianca come il latte, candida come la neve.

Cercando di farsi forza continuò a parlare come se stesse conversando amabilmente con Audrey. Il boccone che se ne stava incastrato nella sua gola da due settimane era ancora lì, pronto a soffocarlo ad ogni parola e Percy aveva la certezza che non se ne sarebbe andato finchè non avesse sentito la risposta di Audrey. Qualunque cosa fosse questa dannata stasi in cui era caduta, doveva essere temporanea. Non poteva essere diversamente. Non poteva perché lui, il Procuratore Weasley, razionale e freddo com’era, non avrebbe potuto ammettere niente di diverso, senza perdere quel poco di lucidità che aveva conservato sinora.

“E così lo sappiamo tutti cosa annunceranno questa sera Ron ed Hermione a cena da mamma… Speriamo solo che George non decida che sarebbe una bella cosa far passare un bel guaio a Harry e Ron, perché altrimenti non so cosa potrebbe accadere... Ginny, sembra piccola sai, ma fa le fatture Orcovolanti più potenti che abbia mai visto. Piaceresti un mondo a Ginny, sai? Ed anche a mia madre e a mio padre. Io penso che in cuor loro non aspettino altro che avere dei nipoti con i capelli rossi... Sì, è vero James ha i capelli mogano, ma un rosso come il nostro… Un rosso Weasley per intenderci… Nessuno dei miei nipoti ha i capelli così… I nostri bambini, invece…”

A quelle parole il boccone che soffocava Percy Weasley divenne troppo grande per permettergli di continuare, come aveva fatto tante altre volte prima, abbassò il capo contro la coperta che copriva il corpo inerte di Audrey affondando il volto nella lana sul suo grembo.

Nonostante tutto gli sembrava di sentire il suo profumo, oltre quello di disinfettante e medicine che riempiva sempre le stanze del San Mungo e, per un attimo, con gli occhi chiusi, Percy si abbandonò a quel pensiero, a quell’odore, ai ricordi che portavano con sé.

Gli pareva quasi di poter sentire la pelle di Audrey contro la sua, la sua risata argentina, le parole sussurrate nelle sue orecchie, la mano della giovane donna che gli accarezzava i capelli… Era tutto così vivido da sembrare reale.

E poi riscuotendosi Percy si rese conto che non sembrava reale, lo era. Tutto il resto era nella sua testa, ma le dita di Audrey gli stavano veramente toccando i capelli. Balzando a sedere la guardò. I suoi occhi erano ancora chiusi e non aveva ripreso i sensi, ma per la prima volta in tre settimane si era mossa.

Correndo fuori dalla stanza, il cuore che batteva all’impazzata di speranza, Percy Weasley corse a chiamare un Medimago.

FINE

Un bacio a tutti coloro che hanno letto. Spero il racconto vi sia piaciuto. L.

   
 
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