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Autore: delilahs    24/11/2013    3 recensioni
Sono passati quarant'anni dalla fine della rivoluzione. Peeta è morto da alcune settimane, alla veneranda età di 69 anni. Katniss è ancora viva, in compagnia della figlia Lavinia. Nel distetto dodici vivono ormai famiglie intere, radicate, con figli adolescenti che poco conoscono della storia degli Hunger Games, a parte quello raccontato dai libri di scuola. Libri di scuola che hanno come copertina Katniss Everdeen e Peeta Mellark.
“Si. Volevo chiederle, se non sono troppo indiscreta, ecco… perché avete deciso di ribellarvi?” chiedo, titubante, mentre un ragazzo ride.
“Lo so, scemo, per tutta la faccenda degli Hunger Games, è tremendo. Ma cosa l’ha fatto scattare, dopo settantaquattro anni. Perché proprio lei. Perché proprio Katniss.” gli spiego, mentre lui ritorna serio e rivolge lo sguardo verso la donna, che si è alzata in piedi, e lentamente si dirige verso il fondo dell’aula, verso il mio banco. Inizio a tremare, mentre Ten mi guarda confusa. Katniss si ferma, sfiorando il banco con le lunghe dita raggrinzite e ritrovando, sorpresa, le ‘nostre’ vecchie incisioni. Sospira [***]
Genere: Angst, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Vuol dire ‘ti voglio bene’, vuol dire addio a qualcuno che ami.


Faccio per avviarmi verso la classe, ridendo mentre Lyin mi saluta e si dirige verso l’aula di biologia. Mi affianco ai mie compagni di classe, ridendo un po’ in disparte, mentre discutiamo animatamente della nuova lezione di storia. Qualcosa che ha a che fare con la rivoluzione e la Ghiandaia Imitatrice, mi pare. Non è che ci capisca, ma comunque mi diverto a fare supposizioni. Che venga proprio la signora Mellark?
O vedova, penso, mentre rifletto. Il signor Mellark, quel ragazzino biondo che ora mi guarda dalla copertina del mio nuovo libro, è morto qualche settimana fa. Tutto il distretto ha celebrato una settimana di lutto, mentre la signora Mellark, Katniss, non ha parlato. Solo i suoi figli, quella ragazza che cucina nel forno di famiglia, hanno ringraziato tutti.
Nessuno ha contestato la signora, a detta di mio padre. La capiscono, è stata il simbolo della Rivoluzione quando aveva la mia età, insomma. A quei pochi che hanno parlato, hanno mostrato il filmato che veniva proiettato agli Hunger Games e gli hanno detto di riflettere. Niente di esagerato, ma è stato veramente strano. Non è possibile che facessero quelle cose. E poi? Avrebbero mandato scimmie giganti e rose assassine ad ammazzare quattordicenni in un’arena? Ma per favore, è impossibile.
Immersa nei miei pensieri, entro e mi siedo a fianco della mia compagna di banco, che sorride distratta. Terzo banco, fila a destra, affianco alla finestra. Sfioro con un dito un incisione del legno che amo tanto. Il tavolo è vecchio, consumato, è stato messo qui per sostituire uno che si è rotto. Ma poi io e Teenax abbiamo deciso di tenerlo. E’ vecchio e pieno di storia, ci sono incisioni dappertutto. Ten crede che possa risalire agli ultimi Hunger Games e io rido sempre a questa sua affermazione. Si, vecchio e tutto, ma non esageriamo. Il mio indice accarezza un’incisione femminile, un fiore che sta sbocciando con una scritta piccola piccola accanto; ‘Primerose’, recita. Accanto c’è uno strano cuore deformato attraversato dalla parola ‘bread’ e tutt’attorno scene di guerra, un fiore che sembra un cuor di leone e un paio di occhi grigi. Questo qui non aveva proprio niente da fare, penso.
L’insegnante ci richiama a posto, mentre insieme a lei entra una donna con gli occhi azzurri e i capelli scuri, che passeggia interessata con una signora anziana. La classe intera ride, mentre iniziano a volare commenti e risatine. “Sarà la madre della prof?” si chiedono i ragazzi, ridendo, mentre a me scappa un sorrisino.
La signora anziana alza lo sguardo, guardandoci tutti crucciata. Indossa una maglietta ed un pantalone, e nonostante l’età, si porta bene ed è dritta, con le spalle forti. Sorride quando i suoi occhi mi attraversano, ma forse sono io che ho manie di protagonismo.
La prof sbatte una mano sul tavolo, invitandoci al silenzio. Volano ancora battutine e commenti, alcuni ammiccano verso la più anziana e la prendono in giro.
Allora ragazzi” comincia la prof, nervosa mentre poggia il registro sulla cattedra “Oggi abbiamo qui Lavinia” e indica la ragazza. Poi borbotta qualcosa, mentre invita la signora più avanti con gli anni a  sedersi al suo posto, ma lei rifiuta. Tra i ragazzi parte un mormorio, udibilissimo, ‘che nonnetta ribelle’. Io arrossisco, proprio a fanculo il rispetto.
E sua madre, Katniss Everdeen.” conlcude la prof nel silenzio assoluto, mentre si sentono vari tonfi di quaderni e matite che cadono a terra e i ragazzi rimangono impietriti. Io mi giro verso Teenax, che sembra aver appena ricevuto un ceffone e verso la signora anziana, pardon, Katniss, che ci guarda con un misto di imbarazzo e sfida, trattenendo una risatina.
Borbotta qualcosa di simile a ‘dopo tutti questi anni, ancora non riescono a  trattenere la lingua. Guarda quello, guarda!’ si rivolge alla figlia, indicando un mio compagno di classe rimasto a bocca aperta, la lingua di fuori. Rido isterica, procurandomi anche un’occhiataccia dalla prof e da alcuni compagni, che si riprendono (finalmente) e si chinano a raccogliere le loro cose, rossi in volto. Katniss mi guarda e sorride incoraggiante, mentre io mi girò imbarazzata verso Ten, che è ancora strabiliata. Le schiocco due dita davanti alla faccia, beccandomi uno schiaffetto e una domanda.
E’ un’allucinazione, vero?” dice, con voce esagerata, facendo girare parecchie teste verso il nostro banco. Rido, scuotendo la testa, mentre lei si rifugia nel suo zaino.
Non credo proprio.” dico, rivolgendo lo sguardo al mio libro di storia che mi osserva compiaciuto dal basso. Cerco nell’immagine stampata qualche segno della donna qui davanti. Gli occhi sono sempre gli stessi, grigi e magnetici e anche le mani, sono sottili ma robuste. Sulla copertina ha un arco in mano, e stranamente, mi sembra di ricordare di averlo visto. Poi alzo la testa, e mi do della stupida mentalmente. E’ ovvio che non ce l’ha, dovrebbe avere tipo.. 70 anni. Però potrebbe tranquillamente avercelo.
Allora, adesso, la signora Everdeen risponderà alle vostre domande. Ma domande, ovviamente, sulla storia.” afferma la prof, calcando sulla parola storia.
Un ragazzo alza la mano e io cerco di sprofondare nel banco, temendo la prima domanda, che sono sicura al 99,9% non riguarderà la storia. Flinn si alza in piedi, sporgendosi dal banco minuscolo.
Lo sapete che eravate veramente.. carina, in questa foto?” dice, e mi viene voglia di prendere a testate il banco. Ed ecco che il povero 0,01% del suo cervello rimasto sano è andato a farsi fottere. Alla parte maschile della classe scappa una risatina, alcuni annuiscono mentre altri sfottono il ragazzo e adocchiano Lavinia. La prof è diventata di un curioso color melanzana e trattiene un gestaccio, rimproverando il ragazzo, che però sta ancora aspettando una risposta.
Katniss si alza a fatica, scrutandolo. Alla fine, con una strana luce negli occhi, sbuffa.
Mi piacerebbe poter dire la stessa cosa di te.” La classe ride, rivolgendosi a Flinn che si sta strofinando i capelli, un sorrisino bastardo sul volto. Io sono l’unica che riflette, probabilmente, sullo sguardo della signora. Sembrava indugiare sugli occhi del ragazzo, non sul suo fisico come facciamo tutte. Mi giro, curiosa,e gli occhi color verde-mare di Flinn mi colpiscono. Ma certo, mi dico. Viene dal distretto quattro, è normale che ne sia rimasta stupita. Però la sua pelle color del bronzo dicono il contrario a qualunque dubbio. La vecchiaia, che brutta cosa. Rido, mentre un altro ragazzo si alza.
Ah, Tachi. Si, prego.” acconsente la prof, lo sguardo vigile.
Si, volevo solo chiedere, signora, com’era Capitol City all’epoca degli Hunger Games.” chiede, mentre tutti aspettiamo la risposta. E’ stato furbo. Nessuna sa com’era veramente, solo chi ci è stato, perché tutto fu raso al suolo e ricostruito prima dell’arrivo dei nostri libri. Abbiamo solo dipinti e disegni, uno dei quali creato proprio dal signor Mellark, pace all’anima sua. Mentre ascoltiamo tutti la signora che, aiutata da Lavinia, dipinge con le parole la sfarzosità di Panem, io inizio a sognare. Sogno di banchetti enormi, donne vestite da tigri e strane parrucche. Mi sale alla mente un ricordo, un immagine vista chissà dove, di una signora con una grossa parrucca rosa e gli occhi dipinti, che estrae un bigliettino con Katniss al suo fianco.
Mi riscuoto quando Katniss smette di parlare, quasi sputando l’ultima parola, e alzo la mano. Sono curiosa, e non ci posso fare niente. Forse non dovrei, ma la domanda è innocua. Che male può fare.
Katniss annuisce, sporgendosi interessata.
E tu sei?” chiede, mentre mi alzo. Mi sento osservata e tossisco, spostando lo sguardo nei suoi occhi grigi.
Mi chiamo Primrose.  Ma preferisco Prim. E’ un nome un po’ strano, lo so.” dico, rivolgendomi verso i miei compagni con un sorriso, mentre loro partono con i soliti scherni.
Quando mi rigiro verso la signora, vedo che mi sta cercando con lo sguardo disperato, una mano sul petto. Cerca qualcosa nei miei occhi,e forse la trova. Perché si rilassa,ma prima di parlare prende un lungo sospiro, quasi le serva a calmarsi. Mi osserva a lungo, incitandomi a continuare.
Si. Volevo chiederle, se non sono troppo indiscreta, ecco… perché avete deciso di ribellarvi?” chiedo, titubante, mentre un ragazzo ride.
Lo so, scemo, per tutta la faccenda degli Hunger Games, è tremendo. Ma cosa l’ha fatto scattare, dopo settantaquattro anni. Perché proprio lei. Perché proprio Katniss.” gli spiego, mentre lui ritorna serio e rivolge lo sguardo verso la donna, che si è alzata in piedi, e lentamente si dirige verso il fondo dell’aula, verso il mio banco. Inizio a tremare, mentre Ten mi guarda confusa. Katniss si ferma, sfiorando il banco con le lunghe dita raggrinzite e ritrovando, sorpresa, le ‘nostre’ vecchie incisioni. Nostre per modo di dire, mie e di Teenax.
Queste le ho scritte io.” sussurra, ritornando alla cattedra. Tutta la classe si alza rumorosamente per ammirare i vecchi graffiti, seguendone il profilo con le dita, chiedendosi cosa possa significare quel ‘bread’.
Quando si risiedono, Katniss tira un lungo sospiro e inizia a raccontare.
Circa quarant’anni fa, venni sorteggiata agli Hunger Games, questo lo sapete tutti, credo.” e noi annuiamo “Quello che non sapete, è che non fui io ad essere sorteggiata. Fu mia sorella.” la classe sussulta “Mia sorella aveva dodici anni, all’epoca. Si chiamava,.. Primrose Everdeen. Era piccola, aveva, avevamo, perso nostro padre quasi cinque anni prima. Inutile dire che era stato difficile. Comunque, mi offrii volontaria per salvarle la vita, affidandola al mio migliore amico. L’altro tributo ad essere sorteggiato con me fu.. il mio ragazzo del pane. O Peeta Mellark, come volete chiamarlo.” fa una pausa, mentre la classe mi fissa e mi ringrazia con gli occhi per quella domanda “La storia nell’arena la conoscete già, anche se probabilmente non saprete mai cosa significa.
Grazie a voi.” azzardo io, sentendo come se la signora si stesse addossando colpe che non conoscevo.
Katniss mi guarda confusa, annuendo.
Si, grazie a noi.” dice, non del tutto convinta “Dopo essere usciti dall’arena, io e Peeta iniziammo il Tour della Vittoria, con particolari…. pressioni, ecco, da parte dell’ultimo presidente di Panem, Snow. I distretti iniziavano già a ribellarsi, anche se nessuno lo sapeva, e io fui rimandata di nuovo nell’arena, per i settantacinquesimi quarter quell. Da quel punto in poi la storia è nota. La ribellione e la presa dei distretti, poi la presa di Capitol e la caduta di Snow” elenca, visibilmente spossata, come se ogni cosa che salta, perché le si legge negli occhi che c’è dell’altro, fosse un peso sulla coscienza.
Vuoi sapere perché mi sono ribellata?” chiede, osservandomi. Annuisco. “Perché volevo dare un futuro alla mia sorellina. E’ stato tutto per lei. Tutti continuano a vedermi come la Ghiandaia Imitatrice, la ragazza in fiamme, colei che ha salvato Panem, la moglie perfetta, la madre perfetta. E forse lo sono. Ma, io mi vedo solo come un’egoista. Tutto quello che ho fatto, la forza per andare avanti, era la convinzione che, grazie al mio aiuto, un  giorno le persone come Prim, nate in distretti miseri, potessero avere delle vere possibilità. Ma non è andata così. Non per tutti.
Sua sorella non è riuscita ad avere un futuro come quello che desiderava?” chiedo, perplessa.
Lei mi guarda con occhi incredibilmente vecchi, vuoti. La figlia si muove a disagio sulla sedia, mentre Katniss esala.
Mia sorella morì in seguito all’esplosione di una bomba, progettata dal mio migliore amico. Aveva appena…. tredici anni. Tredici anni un giorno, e il giorno dopo, poof. Più niente. Tredici anni buttati via, diventati cenere, mai seppelliti. Questo è stato il futuro di mia sorella, e di decine di persone che conoscevo. Ho reso orfani molti figli e ho privato dei loro figli molte madri. E’ stata colpa mia, e loro non torneranno più indietro.
Mi porto le mani alla bocca, sentendomi un essere orribile per averlo chiesto, mentre Katniss china la testa e la classe cala nel silenzio. Dietro di me, il mio migliore amico Gabriel, viene anche lui dal distretto quattro, mi indica la figura del libro di storia. Annuisco, con le lacrime agli occhi, quasi.
Nella mia testa vedo immagini confuse, vedove che piangono i propri mariti, bambini in fiamme, gente che muore di fame trascinandosi sotto la neve. Mi guardo la mano, così pulita, sconosciuta alla fatica, così diversa da quelle che dovevano avere quelli della mia età quarant’anni fa. La apro e la chiudo a pugno, mi sforzo per cercare di ricordare tutte le vittime della guerra. Sento che almeno qualcuno deve ricordarle, o saranno morte senza un motivo.
Alzo la mano, piegando il pollice, usando solo tre dita. La alzo, più in alto che posso, e rimango ferma. Poco a poco, incoraggiati dal mio gesto e da Gabriel, tutti i ragazzi alzano la mano. Fanno quello strano simbolo, tre, qualcosa che forse Katniss conosce. Abbasso lo sguardo sul mio libro, e ammiro ancora una volta l’immagine di una giovanissima ragazza con un arco in mano, un piccolo cadavere ricoperto di fiori ai suoi piedi, e lei che fa questo gesto. E sotto la didascalia, ‘vuol dire ‘ti voglio bene’, vuol dire addio a qualcuno che ami’.
E quando Katniss ci vede, e risponde con un sorriso fiero e lacrimoso, capisco che non dovremo mai più permettere che qualcosa del genere accada. Le guerre sono questo, alla fine.

Vuol dire ‘ti voglio bene’, vuol dire addio a qualcuno che ami.

 



   
 
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