Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Vega Lyrae    25/11/2013    6 recensioni
- Danielle Norbert guarda distrattamente il ragazzo col braccio ingessato e pensa, quasi senza volerlo, “Forse dovrei dargli una mano”. -
Quando la mamma vi dice di non parlare con gli sconosciuti, per quanto carini siano, forse un motivo c'è.
(Ispirata a fatti realmente accaduti.)
Genere: Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I’m the bad wolf
                                                                      
1974
 
Danielle Norbert guarda distrattamente il ragazzo col braccio ingessato e pensa, quasi senza volerlo, “Forse dovrei dargli una mano”.
    E’ una bella giornata di fine settembre. Sta camminando con le sue amiche, sono appena uscite da lezione, hanno i libri sottobraccio e la borsa a tracolla; un gruppetto di quattro adolescenti graziose che chiacchierano e ridono come normalissime diciottenni. Danielle fra di loro spicca in maniera particolare: i capelli lunghi e scuri, pettinati con la riga in mezzo, le cadono lucenti sulle spalle e incorniciano il crocifisso che pende nella scollatura della camicetta, le lunghe gambe da atleta sono inguaiate in jeans attillati che ne sottolineano le belle forme. Si è distratta un attimo da ciò che Molly sta dicendo, perché il suo sguardo è caduto sullo spettacolo un po’ patetico che è il ragazzo col braccio sinistro ingessato. Sta cercando di issare sul tetto della sua Volkswagen una specie di canoa, ma il gesso gli impaccia i movimenti e lui cerca di spingere la canoa con la spalla senza molto successo. Nel parcheggio del campus non c’è molto movimento e nessuno sembra notarlo.
   “Ehi, non dovremmo dargli una mano?” fa improvvisamente Danielle, impietosita. Non sa neanche lei perché l’ha detto. Ma quel ragazzo le fa tenerezza, così impacciato e solo.
   Alice la guarda come se fosse matta. “Scherzi? Dare una mano a quello lì? Neanche per sogno.”
   Il ragazzo col gesso si scosta i capelli dalla fronte e ansima leggermente. Sembra affranto, si guarda intorno per cercare qualcuno che possa aiutarlo. I suoi occhi celesti incrociano quelli verdi di Danielle, che lo stava fissando, e fa un gran sorriso. E’ molto carino.
   “Io vado ad aiutarlo.” decide Danielle, continuando a fissare il ragazzo. Agnes fa un versaccio di disgusto. “Puah, Danni, mica farai sul serio. Sembra uno sfigato.”
   “Ma va’, Agnes” la rimbecca Molly ridacchiando. “Non è così male, dopotutto. Però se vuoi rimorchiare fallo da sola, Danni, mia madre mi scuoia viva se non mi vede tornare in tempo per cena.”
   Mormorii d’assenso da parte delle altre due. Nessuna, a parte lei, vuole fermarsi ad aiutare il ragazzo. Ma dopotutto è ancora presto, Danielle ha tutto il tempo di dare una mano al ragazzo e tornare a casa. Non è ancora buio.
   E poi lui ha una faccia così simpatica…
   “A domani, allora.”
   Le altre le fanno ciao ciao con la mano e si avviano, continuando a chiacchierare.
   Danielle attraversa il parcheggio, guardandosi le scarpe, e raggiunge il ragazzo col gesso, che appena la vede fa un altro grande sorriso: “Ciao.”
   Ha la voce sicura e un tono affascinante. E’ bruno, alto, con un viso piacevole.
   “Ciao” sorride di rimando Danielle, un po’ imbarazzata. “Ho visto che… ecco… col braccio… Ti serve una mano?”
   “Oh, ti ringrazio tanto, davvero” esclama il ragazzo, sollevato. “Con questa roba” – indica il gesso che gli intrappola il braccio sinistro fino al gomito – “mi sento veramente impedito.”
   Ride e Danielle nota che ha dei bei denti.
   Lo aiuta ad issare la canoa sul tetto della macchina – “Oh, un maggiolino!”
“Un po’ malandato… ti piace?”
– e ad assicurarla con le corde.
   “Devo sdebitarmi.” sentenzia il ragazzo con espressione solenne. “Posso darle un passaggio fino a casa, mademoiselle?”
   Danielle, lusingata, minimizza e dice che non c’è bisogno.
   “Ma come? Non farti pregare. E’ pieno così di brutti tipacci, qui in giro.” fa il ragazzo, con una smorfia di disgusto. “Non mi va di saperti in giro da sola. Specie dopo che sei stata tanto gentile con me…”
   Le apre lo sportello come fosse un cocchiere, usando la mano libera. “Salga sul cavallo bianco, signorina, la porto io in salvo dai lupi cattivi.”
   Un ragazzo simpatico e molto attraente le sta offrendo un passaggio.
   Che gentile, pensa Danielle, si preoccupa del lupo cattivo. Ma li so riconoscere ad occhio i tipacci, io. D’altra parte, perché non approfittare…
   Sale.
   Mentre si allaccia la cintura e lui aspetta che il motore si riscaldi, si sente dire: “Che maleducato. Non ti ho chiesto come ti chiami.”
   “Danielle.”
   “Che splendido nome.”
   Arrossice compiaciuta e sfiora la portiera, senza notare che dove dovrebbe esserci la maniglia c'è un buco.
   “E tu?”
   Sente il click della sicura.
   “Ted.” risponde il ragazzo con tono affabile, ma mentre guarda lo specchietto retrovisore una luce strana gli illumina gli occhi. Il labbro superiore si storce in un ghigno.
    “Mi chiamo Ted.”
 
 
 Non te l’ho detto, principessa?
Sono io il lupo cattivo.
 




Angolino di Vega: non c'è neanche bisogno di dirlo: "Ted" è il tristemente famoso Ted Bundy, serial killer statunitense degli anni '70, che grazie alla recita del "braccio ingessato" adescava giovani ragazze, forte del suo bell'aspetto e dei modi affascinanti, e le faceva salire con l'inganno sul suo maggiolino Volkswagen per poi violentarle e ucciderle. Danielle è un personaggio fittizio, ispirato però al modello 'standard' delle sue vittime: dato che il numero esatto degli omicidi di Bundy è sconosciuto (canonicamente gliene si attribuiscono circa trentasei, ma si sospettò che fossero molti di più), ho immaginato come potesse apparire agli occhi di una ingenua diciottenne, sua ipotetica vittima, in un'epoca in cui si parlava poco e niente di maniaci di questo tipo: chi non si fiderebbe, d'altronde, di un aitante laureando in legge con iridi cerulee e folti capelli bruni che sembra il bravo ragazzo da presentare a mamma e papà più che un laido stupratore assassino? 
Ma come sappiamo la realtà è infida. Non si giudica un libro dalla copertina: anche se è rilegato d'oro, non è detto che da dentro non sia roso dai vermi.
Saluti, pulcini cari. E attenti ai lupi cattivi.


 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Vega Lyrae