Madame.
Siede eretta, fiera, la schiena dritta come le hanno insegnato i precettori in anni e anni di studio dell’etichetta.
Le corde le segano i polsi, la gente urla e le sputa addosso.
“A morte, a morte! Á mort la chienne Autrichienne!*”
Ostenta noncuranza. I volti della folla assiepata in Place de la Revolutiòn sono macchie di colore indistinte, le loro voci un boato di rabbia. Cerca di non sentire. Gli occhi sono asciutti, inespressivi. Anche in quel momento deve mantenere la sua dignità.
Il carro si ferma davanti al patibolo. Il cocchiere si volta, tenendo ferme le redini dei cavalli che scalpitano. “Sua Altezza”, ghigna, pronunciando la parola con tono di scherno “le presento Madame la Guillotine.”
E per un secondo il cuore perde un battito.
Tirata giù dal carro e strattonata sugli scalini del patibolo, sola, indifesa, a capo scoperto, Antoniette osserva la Signora. Alta e imponente, la sua lama scintilla contro il debole sole d’ottobre.
Sente le lacrime pizzicarle gli occhi.
Poi fa un respiro profondo, e muove qualche passo. Il suo piedino delicato schiaccia lo stivale di cuoio del boia.
“Pardonnez-moi, monsieur” mormora flebilmente. “Je ne l'ai pas fait exprès.**”
Si inginocchia, con grazia ed eleganza, davanti al suo destino. Il legno della gogna le graffia il collo sottile.
Sia gentile, Madame.
Tutti i rumori si fanno ovattati. Sente solo la vibrazione della lama che cala.
Madame abbraccia Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, regina di Francia, e la porta via con sé.
Paris, 16ème octobre 1793.
* “A morte la cagna Austriaca!”
** “Mi perdoni, signore. Non l’ho fatto apposta.”