We are the waiting
Le persone che entravano nella grande stanza rimanevano incantate dal giovane uomo immobile e apparentemente spaesato, con le carnose labbra che si muovevano piano, sussurrando parole che sembravano inesistenti, ma che in realtà uscivano silenziose e timide dalla bocca del cantante.
Già, perché Billie Joe Armstrong, l'uomo in mezzo alla sala, era il famoso cantante dei Green Day, prontamente camuffato da donna per non farsi notare dalla folla attorno.
La mente dell'uomo sembrava lontana, viaggiava in universi paralleli in cerca di nuove idee per l'album in corso, impresa che si prospettava alquanto complicata.
Aveva scelto quel luogo calmo e tranquillo sotto consiglio dei suoi amici e della moglie, persone che aveva sempre ritenuto intelligenti e colte, ma che a quanto pareva si sbagliavano di grosso. Il luogo scelto non era altro che un ammasso di gentaglia che non faceva altro che parlare, urlare e sbuffare senza sosta.
Ma fu proprio nel momento in cui il cantante, ormai nervoso, fece per voltare le spalle e avviarsi verso l'uscita che, dall'altro lato della sala, si alzò un coro di schiamazzi e urla.
Billie si girò e, nel giro di pochi secondi, capì tutto.
-Io sono colui che aspetta!- Urlò a gran voce, sovrastando i rumori e ottenendo l'attenzione dei presenti.
-Veramente saremmo NOI quelli che aspettano, sono due pore ormai che attendo di ritirare il pacco che mi è arrivato!- Urlò una vecchietta con voce stridula.
-Ha ragione, signora, noi siamo quelli che aspettano!- Disse l'uomo prima di aprire la porta a vetri e lasciarsi dietro l'immensa struttura.
Già, la gente strana alla posta non manca mai...
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Allora, ho scritto questa minchiata nel giro di dieci minuti, e direi che si vede. Boh, oltre alle solite cazzate, ringrazio ancora Kleiner Vacuum, la mia amata beta che ci ha messo una settimana per correggere queste due righe. Vabù, me ne torno a fare la danza del carciofo, bye bye.
Killer Chicken.