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Autore: MalkContent    02/05/2008    5 recensioni
Gli ultimi pensieri di Kiba per Cheza.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cheza.

Mio respiro.

L’odore del sangue non riesce a sovrastare il tuo profumo, fanciulla del fiore.

Ho guardato Darcia morire, ucciso dal Raquen, in un unico lampo che ha lasciato intatto, intrappolato nel ghiaccio, solo l’oro dell’unico occhio di lupo. Non c’è soddisfazione, nella sua morte. Ho visto morire uno ad uno i miei fratelli di branco, ma la vendetta non li riporterà alla vita.

 

Toboe.

Hige.

Tsume.

Blue.

 

Il loro sangue macchia il ghiaccio, i loro corpi congelano poco a poco sotto una coltre di neve. Io stesso non avverto quasi più il dolore delle ferite.

 

Cheza.

 

Capelli dolor del glicine, sparsi a terra.

Il tuo bel volto, inespressivo nella sofferenza, i tuoi occhi che fissano il cielo, scarlatti, occhi che non vedono nulla. Sanguini, di quella linfa chiara e verde e il tuo sangue si unisce al mio sul ghiaccio sconciato dalla lotta. Dal tuo corpo spezzato, ferito, ricadono strappate le radici che avevi cercato di affondare in questa terra soffocata dalla neve, per tornare ad essere quel che sei destinata ad essere. Ti ho vista sollevare le braccia alla luna sanguigna, i movimenti che tradivano l’irrigidirsi dei tuoi muscoli.Stavi cambiando, prima che Darcia ti strappasse alla terra. La tua pelle bianca tradisce il tuo bisogno di luce, di acqua, la forza che svanisce con quella linfa vitale che poco a poco si prosciuga dentro di te, lasciandoti appassita.

Hai ancora la forza di sollevarti sulle ginocchia, di tendermi le braccia straziate dal mutamento crudelmente interrotto. Le tue dita, un tempo delicate, che affondavi con soddisfazione nel mio manto color della neve, ora somigliano ai rami appassiti di una pianta privata delle sue foglie.

 

Cheza.

 

Mi resti soltanto tu, mio fiore… mia anima.

Mi trascino verso di te, cercando il tuo calore, il tuo tocco confortante.

Siamo insieme. Nonostante tutto, siamo ancora insieme, vincolati dal destino.

Scelgo la forma umana, odiosa, ma che mi consente di avere braccia con cui stringerti. Abiti a brandelli, le gambe che non riescono a reggermi, non più di qualche passo, prima di accasciarmi contro di te, affondando nel tuo profumo, la guancia contro la curva soffice del tuo seno acerbo.

Sei leggera, sottile, piccola Cheza. Un fiore ancora racchiuso nel proprio bocciolo, immutabile, fragile, delicata. Ora ho quasi paura di spezzarti, stringendoti a me, cercando conforto nel tuo odore familiare.

 

Ti ho amata, Cheza? Non lo so. Non ho mai avuto modo di riflettere su questo. Tu semplicemente eri, riempiendo i miei sensi del tuo splendore. Innocente, fresca… ma antica quanto il mondo. Quanto me. Dietro quegli occhi di sangue, nascondevi la saggezza del destino, indissolubilmente vincolato al mio.

Le ferite bruciano… sento il freddo risalire lungo le gambe, mordermi la pelle nuda delle braccia. Mi stringi per cercare di riscaldarmi, ma in quell’abbraccio sento il tuo corpo contrarsi, come negli spasmi di una preda uccisa da poco. Il tuo corpo è così leggero…così leggero.. Pelle delicata, e qualcos’altro, qualcosa di cedevole. Sono dure, affilate ora, le tue dita, mentre ti aggrappi a me, lacerandomi la carne, di nuovo, inconsapevolmente, come se cercassi di soffocare un dolore troppo grande.

 

Mio fiore, mio splendido fiore…cosa succede? Sorridi, scossa da lunghi tremiti, mentre sembri quasi volermi proteggere, in questa stretta dolorosa, proteggere dal dolore che mi infliggi e sai che mi infliggerai.

E poi di colpo, le mie braccia si svuotano. La morbida consapevolezza del tuo corpo si dissolve, sgranandosi in piccoli semi rotondi, una pioggia di vita che si sparge sul ghiaccio che non può accoglierla. E grido, dove un lupo avrebbe ululato di puro, semplice strazio.

Non mi resta che un brandello di stoffa e un fiore appassito di te, Cheza?

Finisce così?

La luna davvero ci ha spinto fin qui…solo per trovare la morte?

Cheza..

Amore mio..

Senza di te… non c’è Raquen.

Sento la neve coprirmi poco a poco, come un velo, cancellando il sangue rappreso sul ghiaccio, rivestendo di una coltre soffice e crudele i corpi dei miei compagni.

Cheza.

Cheza.

Non ho saputo proteggerti, mio fiore, mia anima.

Venga pure l’insensibilità della morte, mio cuore…

Senza di te non c’è paradiso.

  
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