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Autore: QueenVLondon    25/11/2013    4 recensioni
La vicenda si inserisce in "Città di Vetro".
A pochi attimi della sua inevitabile morte, Valentine si trova a ripensare alla sua vita e a tutto quello che ha perso per perseguire i suoi scopi. Perchè forse anche un "cattivo" può essere in grado di amare.
Dal testo:
"Dunque è così che finirà, pensò moderatamente sorpreso. Controllare le emozioni era qualcosa che gli era sempre riuscito piuttosto bene.
Eppure non avrebbe mai creduto che sarebbe stato proprio Raziel ad ucciderlo e, paradossalmente, mentre la vita lasciava per sempre il suo essere, il Nephilim si sentì quasi sollevato, poiché per gli ultimi diciassette anni aveva pensato che sarebbe stato un demone a distruggerlo. Non uno qualsiasi, bensì quello che lui stesso aveva creato, la carne della sua carne: Jonathan".
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jace Lightwood, Jonathan, Raziel, Valentine Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Dopo aver letto "Città di Vetro" sono rimasta molto colpita da quello che dovrebbe essere "il cattivo" della storia, ovvero Valentine, e ho deciso di dedicargli questa OS.
Sicuramente tutto quello che ha fatto è orribile, ma credo che sia un personaggio molto complesso e mi incuriosiva cercare di "capire" perchè avesse agito così.
Valentine è incapace di amare, di tenere a qualcuno?
Io non credo. Magari non sarà in grado di amare nel modo giusto, ma è impossibile dire che non abbia mai provato nulla per Jocelyn o per suo figlio Jonathan (o per Jace da bambino).
Spero che questa breve lettura vi piaccia!
Un bacio
Vale




Dopo tutti gli sforzi che aveva fatto finalmente Raziel era lì. Lui, Valentine Morgenstern c’era riuscito davvero: aveva riunito gli strumenti mortali ed aveva evocato l’Angelo.

Ma allora perché quest’ultimo pareva non comprendere la sua richiesta? Anzi, sembrava addirittura disprezzare ogni sillaba pronunciata dalla sua bocca.

Come poteva insinuare che lui avesse fatto tutto per la sua mera gloria? Aveva sacrificato ogni cosa per seguire i suoi ideali e questo era ciò che riceveva in cambio della sua fedeltà ai Nephilim.
Davanti a lui, dentro di lui c’era il Nulla.

Non poteva costringere Raziel a fare niente contro la sua volontà… Per la prima volta da quando ne avesse memoria Valentine si sentiva totalmente privo di difese, vulnerabile come i mondani che tanto odiava.

Comprese che per lui non c’era più alcuna speranza prima ancora che il suo nemico lo trafiggesse con una freccia bianca ed ardente. Mentre il dolore invadeva il suo corpo, continuò a fissare l’Angelo ad occhi sbarrati, la bocca spalancata in un grido muto.

Dunque è così che finirà, pensò moderatamente sorpreso. Controllare le emozioni era qualcosa che gli era sempre riuscito piuttosto bene.

Eppure non avrebbe mai creduto che sarebbe stato proprio Raziel ad ucciderlo e, paradossalmente, mentre la vita lasciava per sempre il suo essere, il Nephilim si sentì quasi sollevato, poiché per gli ultimi diciassette anni aveva pensato che sarebbe stato un demone a distruggerlo. Non uno qualsiasi, bensì quello che lui stesso aveva creato, la carne della sua carne: Jonathan.

Quando era stato avvertito che il sangue di demone avrebbe annientato l’umanità del bambino, Valentine non si era preoccupato: quello che desiderava più di ogni altra cosa al mondo era un guerriero, un erede fedele che lo aiutasse a sterminare il Conclave e a ripulire la stirpe degli Shadowhunters dagli esseri indegni.

Tuttavia, dopo la scomparsa della sua Jocelyn, si era reso conto che il potere non era la sola cosa di cui aveva bisogno. Voleva, bramava qualcuno che lo amasse e condividesse le sue idee.

Aveva fatto numerosi tentativi, ma nonostante le sue attenzioni paterne, alla fine era stato costretto ad ammettere che Jonathan, a causa di quello che lui stesso gli aveva fatto prima ancora della sua nascita, non sarebbe mai stato in grado di affezionarsi davvero a lui, né tantomeno di volergli bene.

Semplicemente non ne era capace.

Suo figlio era un mostro, crudele, privo di sentimenti: una macchina da guerra, che si divertita a strappare la vita a chiunque avesse intorno. Non possedeva una morale così come non aveva un cuore. Era un demone, né di più, né di meno.

La cosa peggiore era che se fosse tornato indietro a quel maledetto giorno che aveva segnato il destino di entrambi avrebbe agito nel medesimo modo. Avrebbe comunque sacrificato suo figlio per quello in cui credeva.

Eppure nel momento in cui Jace l’aveva informato della morte di Jonathan, Valentine si era sentito come un padre a cui viene strappato un arto, perché nonostante tutto era suo figlio: Jonathan era parte di lui, anche se era quella peggiore.

Tuttavia, togliere la vita a Jace in un certo senso gli era dispiaciuto. C’era qualcosa in quel ragazzo che gli ricordava se stesso da giovane, c’era una luce nei suoi occhi… Ma aveva già speso troppo tempo a cercare di convincersi che il figlio di Stephen e Celine potesse essere utile ai suoi scopi, che potesse dargli quello che voleva da Jonathan.
Era quasi orgoglioso della sua abilità di shadowunter, ma questo non significava che avrebbe deciso di risparmiarlo.

Jonathan era morto, Jace era morto e lui li avrebbe seguiti a breve.

La lama scagliata dall’Angelo lo aveva già privato della capacità di muoversi e parlare, solo pochi istanti e la vita avrebbe lasciato per sempre il suo corpo mortale.

Aveva sentito vari racconti secondo i quali un Nephilim che muore con onore rivede davanti ai propri occhi le sue battaglie più gloriose, ma davanti a lui non c‘era proprio nulla. Valentine non vide né il volto di una persona cara, né quello di un demone che aveva sconfitto.

Tutto quello che scorse nell’attimo in cui la sua anima lasciò il suo corpo fu una densa e fitta nebbia, la stessa oscurità che per così tanto tempo aveva coltivato nel suo cuore.

 
 

 
  
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