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Autore: Angel_15    25/11/2013    1 recensioni
“Per i tuoi sedici anni ti regaleremo una vacanza da sogno”
Dall’istante esatto in cui le mie orecchie avevano sentito quella frase, non avevo fatto altro che fantasticare e sognare ad occhi aperti. Contando i giorni che mi separavano dal quindici giugno duemila tredici. Il giorno in cui si sarebbe avverato il mio sogno.
E la cosa strana è che, quando quel giorno è arrivato, la mia felicità è svanita nel giro di pochi secondi.
Passare l’intera estate a Seoul non era esattamente nei miei piani. Non sapevo neanche in che paese si trovasse.
[…]
Ma sono partita lo stesso.
Non consapevole del fatto che quella vacanza, che pensavo sarebbe stata una noia, avrebbe in realtà cambiato la mia vita, decisamente in meglio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sungjae
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologue
 
 
 
Non avevo smesso di piangere per tutto il tragitto.
I passanti mi lanciavano sguardi pietosi. Come si lancerebbero ad una bambina di sei anni che piange tornando da scuola.
La mia casa non era tanto lontana dal punto in cui l’autobus della scuola mi lasciava.
Avevo tanto insistito con mamma e papà perché mi facessero tornare con lo scuolabus, almeno il primo giorno di scuola.
Avevano accettato dopo tante suppliche. Dopotutto ero ancora piccola, e le elementari erano ancora un mondo tutto nuovo da esplorare.
La mamma mi accolse sorridente sulla soglia della porta di casa. Asciugai di fretta le ultime lacrime.
< Vieni qui amore > MI avvolse in un caloroso abbraccio e io chiusi gli occhi.
< Ti ho preparato La merenda. Andiamo dentro che mi racconti com’è andato il primo giorno >
E a quel punto crollai.
Sentii gli occhi riempirsi di nuovo e subito dopo le guance bagnate.
La mamma si fermò e mi guardò. Il suo sguardo sorridente si spense e me ne sentii un po’ in colpa.
< Amore che c’è? >
Tirai su col naso e tappai gli occhi con le mani.
< … Oggi, oggi ha scuola… Mi hanno chiamata vagabonda, barbona e… Poveraccia > Balbettai tra i singhiozzi.
Neanche sapevo cosa volessero dire le prime due parole.
Ma avevo sentito il tono che avevano usato i miei compagni di classe, e avevo visto i loro volti divertirsi mentre mi prendevano in giro.
Sentii il pavimento mancarmi sotto i piedi. La mamma mi aveva sollevata e portata in casa.
Il calore delle sue braccia continuò ad avvolgermi mentre mi posava sul divano.
Mi scoprì il viso, asciugandolo dalle lacrime.
< Mi racconti per bene che è successo? >
Il suo sorriso era dolce, e rassicurante.
Tirai su un ultima volta col naso e abbassai lo sguardo.
< La maestra ci ha chiesto dove abbiamo trascorso le vacanze, e tutti i bambini hanno detto che sono stati all’estero >
Fino a quella mattina non avevo idea di cosa volesse dire “Estero”. Ci aveva pensato la maestra a spiegarmelo.
< Quando io ho detto che sono stata solo a Los Angeles dai nonni la maestra mi ha chiesto se sono mai stata fuori dalla California… E io ho detto di no >
In effetti non ero mai stata lontana da casa in generale. Ma non mi era mai dispiaciuto granché.
San Francisco mi piaceva. Ma infondo avevo solo sei anni e non ero ancora granché interessata a viaggiare.
< Ho detto che non siamo stati da nessuna parte perché papà è senza lavoro e tutti a bambini hanno iniziato a prendermi in giro >
Continuavo a singhiozzare tra una parola e l’altra.
La mamma mi strinse ancora più forte, iniziando a carezzarmi i capelli.
< Tu lo sai che quello che dicono non è vero? > Disse con la sua calda voce < Tuo padre troverà un altro lavoro, ma loro chissà se continueranno ad essere così immaturi >
Avevo sei anni, ma ero a conoscenza della nostra situazione familiare.
Mio padre aveva perso il lavoro tre mesi prima. Proprio a inizio estate.
Eravamo stati dai nonni, un po’ per necessità economiche, un po’ per rimpiazzare la vacanza a New York che avevamo dovuto annullare.
< Dai non ci pensare adesso. Andiamo in cucina che c’è la merenda che ti aspetta >
 
***
 
Quella sera la mamma mi aveva fatto il bagnetto, messo il pigiama e rimboccato le coperte.
Avevo pensato tutto il giorno a ciò che era successo a scuola.
< Mamma > Dissi proprio mentre mi stava dando il bacino della buonanotte.
< Dimmi tesoro >
< Farò mai una vacanza anch’io? >
Mamma si mise sul letto, carezzandomi la testa.
< Certo >
< Ma non abbiamo abbastanza soldi >
Il suo viso assunse un’espressione pensierosa. Come se stesse cercando le giuste parole da usare.
< Ricordi quando l’altro giorno la figlia della nostra vicina di casa ha fatto una grande festa? >
Annuii ricordando la musica alta fino a tardi.
< Sai perché c’era così tanta gente e ha ricevuto tanti regali? >
< Perché? > Chiesi iniziando ad incuriosirmi.
< Perché ha compiuto sedici anni > Spiegò con un sorriso enorme.
< Sedici anni sono un evento importantissimo nella vita. E ti prometto che, quando li compirai, io e tuo padre ti regaleremo una bellissima vacanza >
Ricambiai il suo sorriso e sentii svanire tutta la tristezza provata durante la giornata.
< Promesso? > Le offrii il mignolino.
< Promesso! > Rispose afferrandolo con il suo.
 
Infondo avevo solo sei anni e non ero ancora granché interessata a viaggiare.
Ma da quel momento, iniziai sognare. Sognare e desiderare con tutta me stessa che quel giorno non tardasse ad arrivare.
 
.
.
.
 
Avevo impostato la sveglia alle sei, quella mattina.
Scattai fuori dal letto in un secondo.
Non era da me. Di solito rimuginavo per una ventina di minuti prima di alzarmi.
Ma quello era un giorno speciale.
Dopo una rapida occhiata allo specchio, lo sguardo sguisciò sul calendario appeso al muro.
Con un pennarello rosso disegnai una “X” sulla data di oggi.
Venticinque giugno duemila tredici.
< Oggi ho ufficialmente sedici anni >

 
 
 
 
 
Ehilà!!! Ebbene sì, sbarco anche in questo fandom.
So già che questa storia non avrà molti lettori (Soprattutto perché è scritta da me >.<) dato che questa categoria è ancora povera di FanFiction (Cosa che francamente mi dispiace), ma continuerò a pubblicarla lo stesso nella speranza che qualche anima disperata (?) se ne interessi.
Ah, un ultima premessa!
È la mia prima esperienza di long-fic scritta tutta in prima persona. Essendo che sono abituata ad usare la terza, se nell’avanzare della storia dovessi accorgermi che questo stile non mi convince potrei decidere di cambiarlo.
Detto questo… Baci e al prossimo capitolo ♡

 
   
 
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