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Autore: Lelusc    26/11/2013    2 recensioni
Misaki è da un po' di giorni che ritorna sempre tardi a casa e questo preoccupa Usagi-san,ma non è tutto qui,ci saranno molti malintesi e preoccupazioni chi vuole scoprire perchè? e che combina Misaki in questi giorni? Scopritelo.
AVVERTENZE:questa One Shot è raccontata dai punti di vista di Misaki e Usagi-san,quindi,ci saranno varie interruzioni dove comincerà a parlare l'altro,spero riusciate a capirli e non perdervi Lelusc.
TRATTO DAL RACCONTO:“Senti Usagi -san, ti prometto che ti spiegherò tutto, però devi venire con me” dico tranquillo per poi incamminarmi verso i tendaggi blu.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Eri Aikawa, Fuyuhiko Usami, Haruhiko Usami, Misaki Takahashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Misaki è strano, sono due giorni che ritorna a casa tardi ed è sempre stanchissimo.

                               ******************
 
“Sono a casa!”


“Ben tornato Misaki, hai fatto tardi oggi”.

“Sì, è vero, ma ora mi metto subito a preparare la cena” dico tranquillamente, poso la borsa sul divano e vado in cucina, mentre Usagi-san non perde di vista ogni mio singolo movimento mentre tiene fra le labbra una sigaretta. Quando smetterà di fumare? Gli fa male, penso contrariato, ma a parte questo, fortunatamente, non mi fa domande sul perché ho fatto tardi e ritorna a scrivere al computer.
Sicuramente era preoccupato per me e mi stava aspettando, penso sorridendo.

Dietro il bancone della cucina preparo tutto l’occorrente per fare lo spezzatino con pezzettini di peperone verde; è ora che Usagi-san impari a mangiarli. Metto il grembiale, la padella sul fuoco e comincio a lavare i peperoni sotto l'acqua corrente. Non passa molto tempo che è pronto da mangiare, apparecchio, servo a tavola e faccio uno sbadiglio, il terzo in pochi minuti. Sono stanchissimo.

“Misaki cosa sono questi?”Mi chiede Usagi-san fissando i pezzetti di verdura sulla forchetta.

“Peperoni verdi”dico tranquillo guardandolo dritto in volto, con la forchetta a mezz’aria.

“Ah”dice posandoli sul bordo del piatto. Peggio di un bambino, penso e mi porto un po' di carne alla bocca.

Pochi secondi dopo sono intento a lavare i piatti con le mani inguantate immerse nella schiuma, mentre Usagi -san ha smesso di scrivere e mi guarda assorto. Che strano.

Asciugo l’ultimo piatto e lo metto a posto.

“Ecco fatto”dico compiaciuto del mio operato.

“Bene, adesso e il mio turno”dice Usagi-san abbracciandomi da dietro. Sento il suo viso sulla mia spalla e il suo calore e non posso fare a meno di arrossire.


“Ehi!”Esclamo mentre mi carica in spalla come se fossi un sacco.


“Usagi-san, lasciami!”Dico scalciando e colpendolo sulla schiena con i pugni chiusi.


“No”dice sicuro di se con la sua voce avvolgente.


“Usagi-san stupido, lasciami!”Esclamo ancora senza successo.

Purtroppo essendo troppo concentrato a urlargli di lasciarmi e a scalciare non mi rendo conto che ha già salito le scale, fino a quando non mi butta sul letto, ci sale a sua volta e incombendo su di me.

Si china e in un attimo mi chiude la bocca con un bacio.

“No, Usagi-san”dico spostando il viso per scoraggiarlo, agitato.

Mi blocca con il suo corpo allungandosi sopra di me e comincia a baciarmi il collo, crando una scia di baci caldi scendendo sempre più in basso.


“Non ci provare nemme…”tento di dire, ma mi chiude la bocca con un bacio.

Cerco di fermarlo, di scoraggiarlo spingendolo via, ma alla fine cedo e non posso fare a meno di sentire le sue grandi e fredde mani insinuarsi sotto la camicia.

“No, Usagi-san”dico debolmente “sono stanco, veramente, non c’e la faccio” dico mentre mi si appanna la vista e mi si chiudono gli occhi. 

“Misaki! Misaki!”

Riesco a malapena a sentire Usagi - san chiamarmi che mi addormento.

Il giorno seguente sono dietro i fornelli intento a preparare la colazione, quando sento dei passi provenire dalla scala, così alzo lo sguardo dalla frittata.

“Buongiorno” auguro allegro.

“Buongiorno”mi risponde Usagi-san con voce rauca dal sonno, mentre scende le scale, già in giacca e cravatta e con Suzuki-san stretto sotto il braccio. Trattengo uan risata. Ricordo che una volta Suzuki- san ha fatto anche una bella doccia con il brodo.

Usagi-san si siede a tavola mentre io servo la colazione e mi accomodo.

Bevo un po' di zuppa di miso lo guardo. È incredibile come sia impeccabile fin dal primo mattino nonostante sia sempre super impegnato con il lavoro. Già, non ha molto tempo libero visto che non rispetta mai le scadenze e deve sempre fare tutto negli ultimi giorni, penso giocherellando con il pesce e ne porto un pezzo alla bocca.

“Misaki, Misaki”

Ritorno al presente e lo guardo.

“sì?”

“Che ti succede?Qualcosa non va?”

“No, tutto bene”gli rispondo e mi porto un po' di riso alla bocca, consapevole del suo sguardo scrutatore puntato su di me.

Poco dopo sono nuovamente a lavare i piatti e so che Usagi-san mi sta ancora guardando, lo so perché ogni tanto alzo lo sguardo e lo trovo fissarmi. Che sospetti qualcosa?

“Misaki cosa mi stai nascondendo”Mi chiede di punto in bianco.

“Niente, davvero”dico sfilandomi i guanti.

“Non ci credo, parla”insiste con tono imperioso.

Sto per aprire la bocca e rispondere, quando il mio sguardo si posa sull’orologio al muro.

“Ah! Devo andare o farò tardi. Ritornerò a casa per l’ora di cena”dico prendo la giacca, la borsa con i libri e mi dirigo alla porta”

“Aspetta Misaki”

Mi fermo e lo guardo. “Sì, che c’è?”

“perché farai tardi?”

“Io... ecco... oh, è tardi! Ci vediamo dopo”dico ed esco.

Per strada sospiro e cerco di calmarmi mentre allungo il passo diretto alla metropolitana.

Usagi-san ultimamente è troppo impegnato per potermi accompagnare con la macchina e adesso che ci penso qui ho molti ricordi. è esattamente qua che ho incontrato per la prima volta il fratello di Usagi-san e suo padre, che sorpresa e che trauma quando o scoperto chi erano, mi dico immerso nei ricordi e ritorno al presente appena in tempo per salire sulla metro.

Sono davanti al cancello dell’università e fortunatamente sono in anticipo di qualche minuto.

“Misaki!”

Mi volto.

“Sumi-sempai!”Esclamo andandogli incontro.

“ciao Misaki, come va? Ti vedo stanco”

“bene, forse sono un pochino, ah per quella cosa…”
 
    
                                **************
Misaki mi nasconde qualcosa, penso, spengo la sigaretta nel portacenere e guardo con disinteresse le frasi che ho scritto al computer. Non sono più in grado di scrivere con questi pensieri in testa; è da qualche giorno che quando Misaki ritorna a casa è sempre stanco, penso appoggiandomi alla spalliera della sedia, poi mi alzo e vado a prendere un po' di caffè.

Misaki ha già preparato tutto, devo solo spingere il pulsante d’avvio per riscaldarlo.

Mi verso un po’ di caffè in un bicchiere, ma questo si rompe per il calore, non mi taglio, però il piano cucina si sporca.

Ora chi lo sente Misaki.

Cambio bicchiere e questa volta prendo quello giusto che non si rompe, bevo un sorso di caffè e ritorno a scrivere, anche se ancora cerco di capire cosa mi sta nascondendo Misaki.  è tutto inutile, non riesco a pensare ad altro.


Dopo qualche minuto mi alzo, indosso la giacca, ed esco. Voglio andare all’università di Misaki.

Parcheggio nella strada opposta al cancello e attendo fumando una sigaretta e fissando l’entrata dell’università.

Dopo qualche tempo il cellulare suona e rispondo.

“Dove sei! E il lavoro! Ho chiamato a casa ma non hai…!” e attacco.

Adesso non ho voglia ne il tempo per sentire le lamentele e i rimproveri di Aikawa, penso continuando a fissare l’entrata dell’università fumando un' altra sigaretta, seccato e ansioso di sapere che succede a Misaki.

Finalmente, fra qualche minuto Misaki dovrebbe uscire e il cellulare non ha smesso un attimo di squillare, così l’ho spento e ho atteso immerso nella tranquillità.

Eccolo che Misaki esce, abbasso il finestrino pronto per chiamarlo quando noto accanto a lui un ragazzo.
Ancora quel, Sumi, mi dico seccato e guardo Misaki mentre parla amichevolmente con lui, non accorgendosi di me, irritante.

Si salutano e Misaki s’incammina lungo il marciapiede a passo svelto, si porta il cellulare all'orecchio e comincia a parlare con qualcuno, fino a che si ferma sotto un edificio e attende.

Che posto è? Non lo conosco, mi dico guardandomi intorno, quando noto qualcuno andargli incontro, è... Haruhiko! Che fa Misaki con mio fratello?

Rimango a guardare Misaki che parla amichevolmente con lui e vorrei tanto sapere di che cosa, tanto che comincio a infastidirmi per la loro eccessiva vicinanza e dal solo fatto che Misaki stia parlando con lui.

Dopo poco Haruhiko rientra nell’edificio e Misaki riprende a camminare felice.

Perché è così felice? Mi chiedo arrabbiato spengendo la sigaretta nel portacenere della macchina, poi metto in moto e lo seguo.

Dopo averlo seguito per un po', lo noto rispondere nuovamente ad una chiamata e dopo prende la strada che porta alla metropolitana. Sono certo stia tornando a casa, così lo precedo.

Giungo a casa prima di lui, accendo il computer e controllo il cellulare. 15 chiamate perse e tutte d parte di Aikawa. Lo lancio sul tavolo, mi accendo una sigaretta e ricomincio a scrivere.

“Sono a casa!”Esclama Misaki e non avevo sentito nemmeno aprirsi la porta per quanto ero immerso nel mio romanzo.

Misaki si presenta davanti a me esattamente come sempre, calmo e tranquillo, come se non fosse successo niente e con due buste in mano, sicuramente si sarà fermato ai combini.

“Usagi-san, hai fatto una pausa? Ti fa male lavorare troppo”dice posando le buste sul tavolo per smistare e sistemare il contenuto.

“Oggi si mangia salmone alla piastra con verdure, so che ti piace tanto”dice

“mmh, rispondo”

“Misaki, dove sei stato fino ad ora?”

“A scuola, dove se no?”Mi dice evasivo.
                                
*************
Guardo Usagi-san, è strano, che cominci insospettirsi o a chiedersi dove vado fino a tardi? Mi chiedo preoccupato e metto la pentola sul fuoco.

Comunque è strano che non mi faccia altre domande, normalmente avrebbe continuato fino ad esasperarmi, oppure per convincermi a parlare avrebbe cominciato a leggere i suoi libri perversi, ma forse voleva solo sapere, niente di più, penso e soffoco con la mano un improvviso sbadiglio, mentre la zuppa di miso si cuoce.

Poco dopo siamo seduti a tavola e mangiamo in silenzio, cosa che mi mette un po’ di preoccupazione, ma è meglio che non mi faccia domande per il momento. Poco dopo ho appena finito di sistemare la cucina che Usagi-san si sporge dal bancone e mi guarda.

“Misaki, andiamo a dormire”dice avvicinandosi lentamente, mi mette in spalla e mi porta fino alla camera.

Sono troppo stanco per cercare di fermarlo e poi, non serve a niente.

Mi posa sul letto e sento la stanchezza accumulata pronta a esplodere e le palpebre pesanti.

“Misaki, Misaki”mi chiama Usagi - san con la sua voce familiare e roca e noto anche un po' triste.

Mi dispiace Usagi-san, penso addormentandomi.

Il giorno seguente quando vedo Usagi-san mi sembra diverso, più stanco e triste, che sia colpa mia? Ma che domande mi faccio, è ovvio, ma non posso fare altro.

“Buongiorno”

“buongiorno”mi dice Usagi-san ancora assonnato.

“Misaki, oggi ti accompagno all’università”.

Lo guardo sorpreso.“Sei sicuro? Non hai del lavoro da fare?”

“Sì, ma voglio portarti io oggi”dice sedendosi a tavola.

"come vuoi" rispondo, servo la colazione e mentre mangio, ogni tanto lo guardo.

“Come va con il lavoro, sei arrivato a un buon punto?”

“Sì, manca poco e finisco il libro arretrato”.

“Non sarebbe stato arretrato se tu lo avessi consegnato entro il tempo stabilito”lo rimprovero.
"Quand'è la consegna del nuovo libro?”

“fra due settimane”

“Fra due settimane! Ce la farai?”

“sì, ce la faro"

E questa è stata la nostra conversazione, dopo abbiamo mangiato e ora sono in macchina con Usagi-san, diretto all'università.

Usagi-san si ferma proprio davanti al cancello e apro la portiera.

“Misaki”mi chiama trattenendomi per un braccio.

“mh”dico voltandomi verso di lui.

"buonagiornata"

“Grazie,ora vado, ci vediamo questa sera a cena”dico posando la mano sulla sua.

Quando mi lascia, mi sento improvvisamente strano.

Lo so che gli sto facendo male e che gli manco, manca anche a me, ma solo per un altro po’ mi dico voltandomi e incamminandomi verso l’entrata dell’università, stranamente indeciso sulla mia decisione.
               
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Credo che Misaki si sia accorto che sto male senza di lui, nella sua espressione c’era la consapevolezza e non se lo perdona, ma allora perché sta facendo tutto questo? Perché continua a fare altro e a stare sempre meno con me?

Ritorno a casa, ma sono ancora preoccupato per Misaki, che farà sempre fino a tardi? E perché ieri si è incontrato con mio fratello? Continuo a scrivere per il mio lavoro arretrato, ma proprio quando sono all’ultimo capitolo mi blocco. Accendo una sigaretta e guardo un punto qualsiasi della sala. Misaki che stai facendo?


Ormai la mia mente è piena di pensieri su Misaki, idee strane e improbabili e non riesco più a scrivere, così come ieri indosso la giacca ed esco.

Mi fermo di nuovo davanti all’università, mancano solo pochi minuti e poi Misaki uscirà da quella porta e farà ancora cose a me del tutto inspiegabili, mi dico fissando l’entrata.

Passa un'ora, ma Misaki non esce. Vedo molti ragazzi con e le proprie cartelle e libri, ma di Misaki neanche l’ombra, fino a che, dopo diversi minuti, esce insieme a Sumi. Non è possibile, è rimasto tutto quel tempo con lui, mi dico sporgendomi in avanti per guardarli meglio.

Misaki e Sumi escono dal cancello e s’incamminano lungo il marciapiede. Li seguo tenendo una debita distanza per non farmi sorprendere, ma cercando comunque di non perderli di vista e li guardo entrare in un bar.

Parcheggio, ancora irritato. Quindi invece di stare con me, sta con Sumi, mi dico mentre fumo un’ennesima sigaretta ancora. Entro nel bar e mi nascondo dietro una colonna; loro sono esattamente seduti davanti alla colonna dove sono nascosto e da questa posizione oltre a vederli bene riesco anche a sentire ciò che si dicono.

“Scusi signore, vuole un tavolo? Signore?”

Mi volto, una cameriera mi sta chiedendo qualcosa.

“Vuole un tavolo?”

“No, vado via subito”dico guardando di nuovo verso Misaki.

Non è possibile, non ho sentito quello che si sono detti.

“Voglio parlarti, voglio farlo”dice all’improvviso Misaki guardando Sumi negli occhi.

“Davvero?” Risponde Sumi.

Mi crolla il mondo addosso, vedo tutto nero intorno a me, tutti i rumori spariscono all'istante e sento solo un forte dolore al petto che mi lacera e mi strazia.

Misaki!!!! Urlo nella mia mente.

Non riesco più a resistere, non capisco. Che sta dicendo?

Misaki!!! Esco fuori dal locale con la mia solita espressione, come se non mi fosse successo niente, ma in verità sto malissimo.

Salgo di nuovo in macchina, mi appoggio al volante e cerco di capire cos’è successo senza saltare a conclusioni affettate.

Che Misaki si sia stancato di me? Che non mi ami più, penso sentendomi all’improvviso solo e disperato.

Guido verso casa pensando ancora alle parole di Misaki e una volta nel mio appartamento cerco di continuare a scrivere e di non pensare a quello che ho sentito, c’è sicuramente una spiegazione, Misaki è mio, soltanto mio, non lo lascerò andare via e non permetterò a nessuno di portarmelo via, mi dico con sicurezza e provo a calmarmi ricominciando a scrivere, deciso a parlare con lui una volta che sarà ritornato.

“Sono a casa!”Esclama Misaki.

Gli vado subito incontro, pronto a discutere la faccenda, ma quando lo vedo non ce la faccio.

“Ben tornato”dico abbracciandolo dolcemente.

“Usagi-san, che succede?”Mi chiede battendomi debolmente sulla schiena per chiamarmi.

Non gli rispondo, Misaki, penso abbracciandolo più forte.
 
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Usagi-san mi stringe ancora forte, poi si scosta un po’ da me, così riesco a guardarlo bene in viso. è diverso e provo dei sentimenti strani. I suoi occhi sono pieni di una sofferenza che mi lascia profondamente turbato.

"Usagi-san" cerco di dire, ma mi chiude la bocca con un bacio e di colpo sento dietro alle spalle il muro, sono in trappola.

“Aspetta, Usagi-san”dico riprendendo fiato, ma invano, lui mi stringe ancora e mi bacia non permettendomi di parlare, quando sento la sua mano scivolare sotto la mia maglietta mi scosto bruscamente.

“No! Smettila, è ora di cena”dico dirigendomi verso la cucina.

Comincio a cucinare in silenzio, non ha aperto bocca da quando gli ho detto che dovevo cucinare e quindi non potevamo fare niente e questo mi preoccupa, è strano, non capisco cosa gli prende.

Servo a tavola il riso al curry e comincio a mangiare di malavoglia, confuso e preoccupato.

Poco dopo ho finito, ho sparecchiato, lavato i piatti e fanno il mio ennesimo sbadiglio.

"Usagi-san, ho finito, vado a farmi un bagno".

“uhm”è la sua risposta.

In bagno apro l’acqua calda e comincio a svestirmi, poi m'immergo e cerco di rilassarmi. L’acqua è così piacevole.

Chiudo gli occhi e mi rilasso, quando li riapro lo sguardo mi cade sullo shampoo di Usagi-san.

Sospiro. Usagi-san, la sua espressione, ma perché mi sento così male? Mi chiedo e chiudo gli occhi.

Poco dopo esco dal bagno e noto che Usagi-san è ancora in sala intento a scrivere al computer.

Scendo le scale e vado in cucina, prendo un bicchiere d’acqua e comincio a sorseggiarla e intanto guardo Usagi-san scrivere.

Faccio appena in tempo a posare il bicchiere che qualcuno mi abbraccia da dietro e mi stringe a se.

“Misaki, andiamo a dormire”dice Usagi-san con la sua solita voce ammaliatrice facendomi arrossire e un attimo dopo sono di nuovo sulla sua spalla e mi trasporta di sopra.

“Usagi-san, lasciami! Mettimi giù! Posso camminare anche da solo”Mi lamento scalciando.

“no, tu sei mio”dice rafforzando di più la presa, tanto che per la sorpresa smetto di protestare e mi ammutolisco, fino a che non mi ritrovo, come sempre, sul letto, ma questa volta Usagi-san non fa nulla, si sdraia solo accanto a me.

“Misaki”

"Mh"dico voltandomi e lo trovo guardarmi.

Lui si avvicina, mi bacia e posa il capo sul mio petto, ma non riesce a fare altro perchè per l’ennesima volta mi addormento.

La mattina seguente mi sveglio come sempre presto e mi ritrovo sotto le coperte, al caldo, mi cambio, scendo di sotto e vado in cucina. Devo preparare la colazione.

La frittata dolce e la zuppa di miso sono quasi pronti, il riso è nella vaporiera e il pesce lesso è quasi cotto, quando sento dei rumori familiari.

“Buongiorno”dico non appena vedo Usagi-san scendere le scale, perfetto come sempre.

Mi guarda per un attimo e poi risponde.

“Buongiorno”

È strano, noto subito, ma il pesce rapisce subito la mia attenzione.
 
Poco dopo servo a tavola, mi accomodo e cominciamo a mangiare nel più completo silenzio.

Mi sento a disagio, da quando ho cominciato a sentirmi così?

Metto tutto in ordine e guardo l'ora. Appena in tempo.

“Ah, è tardi, vado”dico mettendo la giacca.

“Ti accompagno Misaki”mi dice Usagi-san e stranamente non lo contraddico o non gli chiedo perché.

Poco dopo siamo arrivati e parcheggia davanti all’entrata.

“Misaki”mi chiama proprio mentre sto per aprire la portiera.

“sì”dico, mi volto e mi bacia.

Cosa di un minuto e che mi coglie di sorpresa, non l’ha mai fatto.

“cosa fai!” E se ci avesse visto qualcuno!”Gli dico arrabbiato guardandomi intorno.

“beh, lo avremmo lasciato guardare. Buona giornata Misaki”mi dice.

Lo guardo per un attimo ed esco dalla macchina.

“Ci vediamo a cena”dico incamminandomi verso l'entrata e voltandomi solo per vederlo andare via.
    
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Ritorno a casa e stranente mi sento molto più tranquillo. Ho litigato con Misaki come sempre e questo mi fa capire che non è cambiato niente, anche la finta resistenza di ieri è normale, quindi è tutto apposto. Mi dico per autoconvincermi, sicuro che qualunque cosa succeda Misaki è e sarà sempre mio e di nessun altro.

A casa ci metto poco a finire il libro arretrato e comincio l’altro e anche se ho sempre mille pensieri per la testa, sono meno frequenti e non così preoccupanti da vietarmi di scrivere.

Dopo un po' alzo lo sguardo e guardo l’orologio al muro.

Fra poco arriverà a casa Misaki, chissà cos’ha fatto oggi, mi chiedo mentre accendo una sigaretta e mi alzo per prendere un goccio di caffè.

Il bicchiere mi si rompe in mano per il calore e mi taglio, non che m’interessi particolarmente, è solo un taglietto.

Pulisco alla meglio e prendo un altro bicchiere che fortunatamente è giusto e ritornato a scrivere alternando un pezzetto di storia con un goccio di caffè e via così finchè la porta di casa non si apre.

“Sono a casa!”Esclama Misaki con la sua solita voce, anche questo mi fa credere che sia tutto apposto, non ha mai cambiato tono, è sempre lo stesso nonostante l’incontro con mio fratello e le sue parole strane che possono essere tranquillamente fraintese.

“Ben tornato Misaki”.

Lo guardo venirmi incontro e non resisto, mi alzo e lo abbraccio, ma sento qualcosa che mi lascia allibito.

Un profumo dolce. Una donna.

“Misaki era affollata oggi la metropolitana?”

“non più del solito, perché?”Mi chiede.

Mi scosto da lui e lo guardo, ma nei suoi occhi non leggo menzogna o finzione.

“niente, così”

“ah, allora va bene”mi risponde e come fa da qualche giorno a questa parte si dirige subito in cucina a preparare la cena.

“Ma, cosa hai fatto! Te l’ho detto mille volte, i bicchieri resistenti al calore sono quelli in alto, quante volte te lo devo dire! Ti sei fatto male?”

“Solo un taglietto”rispondo mentre lo guardo.

“Fammi vedere”dice venendomi incontro e mi prende la mano.

“Sei sempre il solito, aspetta che prendo il disinfettate”.

“Aspetta Misaki, sai cosa devi fare in questi casi”dico fermandolo per una mano.

Si volta e mi guarda.

“No! Non ci penso proprio!”

“Misaki”dico tirandolo verso di me e avvicinandogli il dito alle labbra.

Guarda il dito contrariato e arrossisce violentemente, ma alla fine rinuncia, abbassa lo sguardo a terra e socchiudere le labbra, essattamente come la prima volta  che è successo.

Gli metto il dito in bocca e sento la sua lingua. Il mio Misaki.

“Misaki, guardami”

Scuote lentamente la testa, rosso in volto.

“guardami”

Non lo fa. Tolgo il dito dalla sua bocca per prendergli il viso fra le mani e lo bacio, non m’interessa il profumo che sento, so solo che lui è il mio Misaki e che non mi farebbe mai del male, non se lo perdonerebbe mai se accadesse.

“Usagi-san”dice quando riesce a prendere fiato. “Smettila, devo medicarti il dito e preparare la cena”.

“No, la cena può aspettare e il mio dito sta bene, è solo un taglietto”dico tirandolo con me verso il divano.

“non è vero, devo medicarti, ed è ora di cena”insiste, ma non lo lascio andare.
 
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Ormai mi è sopra, cerco di dibattermi, di farmi lasciare, ma niente.

“Usagi-san lasciami, smettila, togliti!”

“no”dice deciso.

“devo preparare la cena”

E quest’ennesima frase mi guarda triste.

Quell’espressione mi ammutolisce e sento un'improvvisa stretta al petto. Soltanto un’altra volta gli ho visto un espressione simile, quando mio fratello mi voleva con sé e lui non era d’accordo, solo allora, non l’ha fatta nemmeno ieri nonostante gli mancassi, cosa ovvia visto il suo strano comportamento. Se è veramente ferito dalla mia lontananza l’ha dimostrato solo ora, perché?

“Non ti preoccupare Usagi - san, oggi è l’ultima volta che farò tardi”dico guardandolo.

Si riprende visibilmente e mi abbraccia facendomi appoggiare con la schiena sul cuscino del divano e posa il capo sulla mia spalla. Quant’è dolce, anche se molto spesso è impossibile, penso accarezzandogli il capo dolcemente.

“Usagi-san, è ora di cena”dico solo.

Lui alza il capo, mi da un bacio dolcissimo e si toglie da sopra di me, così sono libero di medicargli come si deve la ferita e andare in cucina a preparare la cena.

Dopo poco siamo a tavola a mangiare, sempre in silenzio, ma l’aria mi sembra meno tesa del solito.

Mi ha reso felice vedere Usagi-san così sollevato quando gli ho detto che non avrei più fatto tardi, chissà se ho fatto la cosa giusta?

Finisco la mia zuppa di miso con patate e cipolle, il mio tofu e sparecchio, dopo incomincio a lavare i piatti, solita routine, mentre Usagi-san continua a scrivere al computer. Finché non finirà il suo lavoro non avrà altro per la testa, ma ci provo lo stesso.

“Usagi-san”

Smette di scrivere e mi da tutta la sua attenzione.

“Stavo pensando, che non siamo stati molto da soli in questi giorni, così pensavo di andare all’acquario domani. Faranno uno spettacolo con le foche e lo vorrei vedere, mi ci porti”dico guardandolo in volto, privo di timidezza.

“Va bene, perché no, a che ora?”

“alle quattro e mezzo”

“allora domani ci andiamo, ma ora voglio andare a letto”

Annuisco e mi dirigo alla scala, ma Usagi-san mi afferra da dietro, mi mette in spalla e mi trasporta di sopra fino a che non mi posa sul letto e un’altra volta, come ogni sera, mi addormento immediatamente lasciando triste.

Il giorno seguente appena mi sveglio sono felice, oggi i miei sforzi verranno ripagati, mi dico guardando Usagi-san che dorme tranquillamente al mio fianco.

“Mi-saki”dice all’improvviso in sogno.

Sorriso e lo guardo mentre la sua mano mi cerca accanto a se.

M’intenerisco e d’istinto gliela prendo e lui inconsciamente me la stringe.

“Ecco e ora come faccio a fare la colazione? Chi ha la forza di lasciarlo”Mi dico in un sussurro.

La sua mano è stranamente calda. Da quanto tempo non la sento più…ah stop, cosa sto pensando? Devo preparare la colazione, sì la colazione, mi dico togliendo delicatamente la mano dalla sua.

Mi vesto e vado in cucina. Oggi è sabato e non ci sono lezioni, così posso fare il bucato e tutto quello che non ho potuto fare in questi giorni.

La colazione è quasi pronta e un dolce profumino si sta espandendo in tutta la casa.

Il passato di verdure, al posto delle verdure lesse di contorno, è stata un’ottima idea e ci metterò dentro anche qualche pezzetto di peperone verde. Riuscirò a farglieli mangiare questa volta.

Sento dei passi e alzo lo sguardo, è Usagi-san e nascondo velocemente i peperoni verdi.

“Buongiorno”dico con un sorriso sul volto.

“buongiorno”dice Usagi-san scendendo le scale e si accomoda a tavola.

“ecco”dico servendo la colazione. Frittata dolce, la passata di verdure, il riso, la zuppa di miso e la carne rosolata.

Mi accomodo anch’io e comincio a mangiare.

“Questa è passata di verdure, vero?”Mi chiede Usagi-san guardando la ciotola.

“esatto”dico portandomi alla bocca del riso e subito dopo un pezzetto di frittata. “Non vedo l’ora di andare all’acquario”dico felice bevendo un sorso di zuppa.

Dopo aver finito di fare colazione e aver sistemato la cucina Usagi-san è tornato a lavorare al computer con una dannata sigaretta fra le labbra e un bicchiere di caffè accanto, mentre io prendo il cesto dei panni e vado a stenderli.

Per fortuna che mi sono ricordato di fare la lavatrice. Dopo metto in ordine le camere e rammendo dei vestiti, è incredibile, senza di me Usagi-san non fa ne sa fare niente, mi dico mentre cucio un buco su un calzino.

Il tempo passa, finisco le mie faccende di casa e giunge l’ora di andare all’acquario.

Mi vesto velocemente con gli abiti migliori che ho e dopo una bella spazzolata ai capelli sono pronto. Non vedo l’ora di andare e spero che Usagi-san non si crei domande inutili per il mio insolito abbigliamento.

“Usagi-san, andiamo o faremo tardi!”Esclamo già pronto davanti alla porta, allegro e pimpante.

“Arrivo, arrivo”dice, mi raggiunge e mi posa una grande mano sulla testa.

Finalmente usciamo.

Ora si comincia…

“Misaki sei felice?”

“sì”

Usagi - san parcheggia davanti all’acquario e mi sento subito super motivato e sicuro di me.

“Andiamo Usagi-san, da questa parte”dico prendendolo per mano e lo tiro dentro.

“credo che sia da questa parte lo spettacolo”dico portandolo con me.

“Misaki, non ci sono più persone qui”mi dice, ma lo ignoro.

“vieni, è dietro quella tenda”dico indicando un drappeggio blu.

Improvvisamente il cellulare suona cogliendomi di sorpresa. Lo prendo velocemente dalla tasca del cappotto, che ci siano problemi? Ma quando vedo chi è mi rilasso leggermente.

“Misaki ti è caduto…”
                      
   ************************
Guardo il fazzoletto che ho in mano, mentre Misaki bisbiglia al cellulare in modo molto sospetto.

Il fazzoletto mi distrugge all’istante.

È da donna e ha lo stesso profumo che gli ho sentito addosso, che succede Misaki? Ti sei innamorato di una donna?

No, non è possibile, mi dico arrabbiato, basta! Voglio spiegazioni, per quando mi fidi di lui, voglio sapere, mi dico arrabbiato e attendo che attacchi per chiedergli tutto quello che mi sono tenuto dentro.

“Misaki”dico una volta che ha messo il cellulare in tasca.

“ah, grazie”dice prendendomi il fazzoletto dalle mani.

“Misaki, quello è un fazzoletto da donna, di chi è?”
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Oh santo cielo, ora che gli dico?

“Misaki, che succede?”

“niente, io non…”

Mi guarda ferito.

“Usagi - san? Cosa?” Chiedo guardando il fazzoletto.

“io non capisco Misaki, però so che hai parlato con mio fratello e con Sumi, che possiedi un fazzoletto da donna e che ieri avevi addosso un profumo femminile, lo stesso che ha questo fazzoletto, spiegami che succede”.

“Io non posso, vieni, passiamo le tende, così capirai”dico dandogli le spalle e m'incammino verso i drappeggi.

Spero non abbia sentito nessuno il nostro discorso.

“Misaki”dice Usagi-san fermandomi per un braccio.

“Tu devi sapere solo una cosa, sei mio, non ti lascerò a nessuno e non m’importa se mi odierai, non ti lascerò mai andare via, sei tutto per me e resterai con me per sempre, quindi rassegnati” dice alzando leggermente la voce, sicuro di se come non l’ho mai visto.

Sono arrabbiato, ma è anche colpa mia.

“Senti Usagi -san, ti prometto che ti spiegherò tutto, però devi oltrepassare quei tendaggi blu”
 
Guardo Usagi-san scostare i tendaggi e passare, poi lo seguo.

“Buon compleanno Akihiko!”Esclamano tutti in coro, mentre io ancora scosso mi faccio piccolo piccolo dove mi trovo, ma non posso non notare gli sguardi contrariati e pieni di comprensione di Isaka-san, Aikawa - san, del padre di Usagi-san, quello di Kaoruko, la cugina di Usagi-san e quello indifferente di Mizuki, suo cugino e di Haruhiko suo fratello.

Hanno sentito tutto.

“Misaki ha notato che ti eri dimenticato del tuo compleanno per via del lavoro, così ha pensato di organizzare una festa di compleanno. Sa che le feste con tante persone non ti piacciono, quindi ha pensato di fare qualcosa con le persone più strette e la famiglia, credendo non ti avrebbe dato fastidio”dice Isaka - san aiutandomi a chiarire la situazione.

“Allora è per questo che tornavi a casa sempre tardi ed eri stanchissimo”

Annuisco.

“Comunque perché ti sei incontrato con mio fratello?”

“Akihiko, Misaki mi ha chiesto di parlare con il proprietario dell’acquario in modo che potesse affittarci questa parte come sala per il tuo compleanno, ecco perche ci siamo visti”

“esatto, non mi piace per niente il comportamento che hai avuto con Misaki”dice Kaoruko facendosi strada fra i famigliari.

“E comunque caro cugino, il fazzoletto è mio. Ho scoperto della festa che voleva farti quando lunedì è venuto a parlare con Haruhiko e ho voluto aiutarlo, così abbiamo preparato la torta insieme”dice indicando la torta di compleanno sopra il tavolo.

“A proposito Misaki, perché hai tolto il fazzoletto?”Mi chiede Kaoruko indicando la mia mano.

“Ah, perché altrimenti Usagi-san avrebbe scoperto tutto”dico.

“Che dici? Ti sei bruciato, dovevi tenerlo”

“ma non è niente”.

“Fammi vedere dice Usagi-san prendendomi la mano e infatti, ecco il rossore sul palmo.

"Tì sei bruciato per colpa mia, mi dispiace"dice Kaoruko
 
“Ti fa male?”Mi chiede Usagi-san preoccupato.

Scuoto il capo.

“Come? Non ti eri accorto di niente? Eppure vivete insieme?”

“Sì, ma non siamo stati molto insieme questa settimana”rispondo.

“Sì, ma quando ho visto Misaki parlare con Haruhiko era mercoledì, non lunedì”

“è andato a parlare con Haruhiko per sapere se sarei riuscito a liberarmi dai miei impegni di lavoro per essere presente oggi alla tua festa”spiega il padre di Usagi-san.

“e le parole che hai detto a Sumi nel bar?”Chiede Usagi-san.

Divento rosso violentemente.

“Misaki era solo preoccupato perché non stavate passando molto tempo insieme per via dei preparativi e l'università. Si è impegnato tanto per avere il tempo di organizzare la festa e non rimanere indietro con le lezioni. Misaki ha notato che sentivi la sua mancanza e così si stava facendo venire dei dubbi sulla festa, per tanto si è confessato con me. Quelle parole che hai sentito sono quello che Misaki ha capito dal tuo sguardo e il tuo comportamento”dice Sumi-sempai facendosi largo fra tutti.

Tutti ci guardano e mi sento a disagio, soprattutto quando incontro lo sguardo di Usagi-san.

“Comunque ora basta parlare di queste cose, questo ragazzo non ti tradirebbe mai Akihiko quindi stai tranquillo e goditi la festa, guarda che bello striscione e che bella torta”dice Isaka-san.

“Misaki, scusa siamo in ritardo”dice una voce e mio fratello passa i tendaggi con il respiro alterato dalla corsa e con dietro Manami-san e il piccolo.

“Fratello, sei in ritardo!”Esclamo.

"Scusa, mi sono perso nell’acquario. Come stai? Sei più magro o sbaglio? Mi sembri anche più basso dell'ultima volta che ti ho visto, possibile?”

“Fratello!”

“Scusa, scusa, Akihiko, buon compleanno! Tieni”dice mio fratello dandogli un pacchetto.

“Takahiro!”

“Ora siamo tutti, vero Misaki?” Mi chiede Kaoruko.

“sì”

“bene, si dia inizio alla festa”

La musica venne accesa, il buffè preparato da me e da Kaoruko sparì subito e i regali furono scartati.

Il mio, onestamente, non mi sembrò un gran che, ma la cosa che mi fece pensare era Usagi-san.
 
Il suo viso era privo d’espressioni particolari, tranne qualche sorriso effimero e qualche luccichio di felicità nello sguardo.
Se ne stava sempre appoggiato ad un acquario e faceva contrasto con i pesci allegri e colorati, visto che stava sempre in disparte, in un angolo, prima con lo spumante in mano e poi con una fetta di torta e guardava, ma non partecipava.

Una volta finita la festa tutti andarono via felici e noi caricammo nei sedili posteriori della macchina i regali, mentre mio fratello e Manami-san sono stati gentilmente ospitati dal padre di Usagi-san; ed ora sono seduto in macchina, accanto a Usagi-san e lo guardo preoccupato.

Il suo sguardo è rivolto alla strada e guida con un leggero sorriso sulle labbra, ma non mi è sembrato si divertisse molto alla festa, forse non è stata una buona idea.

“Usagi-san”

“mh”dice guardandomi con la coda dell’occhio.

“ti è piaciuta la festa?”

“Sì, perché?”

"Non mi è sembrato ti divertissi, eri sempre in disparte e guardavi, forse dopotutto non è stata una buona idea, so che non ti piacciono le feste, soprattutto quelle con molte persone”.

“No, Misaki, mi è piaciuta molto, grazie”dice continuando a guidare con un dolce sorriso sulle labbra.

Mi volto verso i sedili posteriori.

“Però, quanti regali che hai ricevuto e sono anche molto belli”dico guardandoli.

“Trovo che quello di Aikawa-san sia molto originale, se non sbaglio è un orologio digitale con incorporata la data, ha detto che ti sarebbe stato molto utile per il lavoro, per non dimentica le scadenze” 

“Invece sono rimasta sorpresa del regalo di Haruhiko-san, i cetrioli di mare, onestamente mi fanno impressione, ma a te sono piaciuti molto vero? E poi l'ultima volta glie l'ho detto io che avevi un acquario con dentro i Marimo e le anguille.

Tuo padre invece ti ha regalato un bell’orso di peluche, però devo dire che è diverso da Suzuki-san e dagli altri, che sia da collezione?Comunque non vedo il mio, dov’è?”

“L’ho qui”dice Usagi-san toccandosi la taschino della giacca.

“Ah, mi dispiace non sia granchè”.

“Il tuo è stato quello più bello di tutti e il più utile, mi piace molto, grazie Misaki”dice con voce dolce.

“Mh”dico arrossendo e diventando piccolo piccolo al mio posto.

Finalmente siamo a casa, poso i regali che ho portato sul divano e mi tolgo la giacca. Usagi-san fa altrettanto e mi abbraccia da dietro.

“Misaki, andiamo a letto?”

“Prima devi sistemare i regali, poi bisogna mettere il pigiama e dopo si può andare a dormire”dico.

“mh”dice abbracciandomi più stretto.

“Usagi-san mi stai ascoltando?”Chiedo tirandogli la manica.

“sì, ma ora andiamo a letto”

“No, non mi stavi ascoltando”dico irritato mentre Usagi-san mi mette in spalla.

“E dai! Usagi-san!”Esclamo scalciando, ma è come se non avessi detto o fatto niente. Mi trasporta di sopra, mi adagia sul letto e si sdraia accanto a me.

Lo guardo cercando di capire cosa gli passa per la mente.

“Misaki, finalmente ti ho tutto per me”mi dice guardandomi negli occhi con la sua solita voce bassa e dolce che mi da la sensazione di accarezzarmi delicatamente la pelle, e poi, m’intrappola sotto di se, i nostri visi sono alla stessa altezza.

Abbasso lo sguardo perché imbarazzato e faccio uno sbadiglio che soffoco con la mano che riesco ancora a muovere.

“No Misaki, questa volta no”mi dice Usagi-san, s'inchina su di me e mi bacia.

Sento anche che cerca d’infilare la mano sotto la mia camicia e subito dopo freddo.

“Usagi-san hai le mani fredde”dico con voce incrinata dal miscuglio di sentimenti che provo e con lo sguardo ancora rivolto altrove.

“Misaki, guardami”

Scuoto lentamente il capo e Usagi-san si abbassa su di me avvicinandosi al mio orecchio.

“Non ti preoccupare, ti riscaldo io”dice con la sua voce calma e incantatrice.

Sento il suo respiro caldo sul mio collo, la sua voce che mi sussurra parole con infinita dolcezza e poi i suoi baci sul viso che scendono lungo la gola, verso il petto, che solo ora, mi rendo conto, è scoperto.

Baci caldi e delicati, il contrasto fra il caldo e il freddo, ma la cosa che mi piace di più è sapere che è Usagi-san darmi questo piacere, mi è mancato troppo, esageratamente troppo e onestamente non mi sento di fermarlo come faccio sempre.

Mentre mi esplora tutto il corpo con le mani ormai rese calde dal mio calore, non mi trattengo più e gli passo le dita fra i capelli setosi. A quel tocco Usagi-san alza il viso e mi bacia con passione stringendomi a se e facendomi sentire tutto il calore del suo corpo. Torace contro torace, cuore contro cuore, non nego o ometto di dire che mi è mancato tutto questo, Usagi-san mi è mancato e non vorrei mai più vedere quell'espressione di dolore sul suo viso.

Mi abbandono a lui completamente. Quando mi è mancato. Usagi-san continua a baciarmi e ad accarezzarmi dolcemente, fino a che non si sveste e mi toglie gli abiti.

Siamo nudi uno di fronte al altro e vicini. Entrambi possiamo sentire il calore dell’altro e mi ci crogiolo fino a che la mano di Usagi-san scivola verso il basso. Già prima con i soli baci e carezze il piacere era forte e intenso, anche troppo per me, ma ora è quasi un supplizio.

“Usagi-san, no, smettila, io non…per favore, basta”lo imploro con il fiato alterato e voce lieve per via delle travolgenti e continue ondate di piacere.

“No, Misaki”mi dice solo accarezzandomi con più delicatezza il basso ventre, fino a che non ce la faccio più e…

Poco dopo sono sdraiato sul letto, immerso nel dormiveglia, ma so che Usagi-san mi è accanto e mi abbraccia forte.

“Misaki, non ti lascerò mai, mai”dice con voce dolce.

Nemmeno io, è una promessa Usagi-san, penso compiaciuto e felice e so che questa promessa durerà per sempre, così sicuri di questo ci addormentiamo l'uno fra le braccia dell’altro.
 
  
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