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Autore: La Mutaforma    26/11/2013    5 recensioni
“Ho avuto una cazzo di paura di crepare come uno stronzo, e ho pensato ad un sacco di cose che avrei dovuto fare, per cui sono tornato”
“Eppure sapevi che nessuno ti aspettava”
“Tu mi aspettavi”
Annuisce. Ha finito anche la quinta sigaretta.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cid Highwind, Shera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Un Bacio di Cenere


“Non prenderai il mio posto sai!”
“Capitano!”
“Spero che tu abbia portato degnamente avanti quest’officina”
“Nessuno si aspettava che tornaste”
“Eppure sono qui”
“Sono qui anch’io”
 
È comparso alle sue spalle con uno sbuffo di fumo e una bestemmia in una bocca che sorrideva sbilenca.
Per tutto il tempo in cui il capitano Highwind si era assentato da Rocket Town, è stata Shera a provvedere all’organizzazione dell’officina, prendendosi ogni genere di responsabilità, dai macchinari dai riparare agli attrezzi basilari.
“Voglio che quando tornerà il capitano trovi ogni cosa al proprio posto”
 
In verità, sono davvero poche le persone che credono che Cid farà ritorno. Quelle che sentono la sua mancanza, ancor meno.
In fondo l’officina è molto più tranquilla senza le continue bestemmie del capitano, e potrebbe giurare che l’aria le sembra più fresca da quando non sente più puzzo di fumo ovunque lei si volti.
E nulla potrebbe farla soffrire di più.
A volte passa dal tabaccaio in fondo alla via e compra due pacchetti, quelli da venti paglie, e li mette nel cassetto.
Aspettando che torni a fumarli.
Altre volte spegne la luce e accende una sigaretta, come si accendono i bastoncini d’incenso in chiesa, e lascia che la carta bruci un po’, senza aspirare il suo dolce dolce veleno. E pensa agli ultimi anni, alle volte che avrebbe potuto riempire mille bollitori per il tè dei suoi insulti, e avrebbe anche potuto cacciare dalle finestre la puzza delle sue maledette sigarette ma non l’odore della casa quando non c’era.
Spegne la sigaretta, perché tutto è troppo fottutamente stupido.
 
“Fottuta troia occhialuta”
Si volge lentamente, senza sapere cosa aspettarsi.
È Cid. Non il capitano, non Highwind, non l’uomo che l’ha tormentata per anni. È semplicemente Cid.
“Non prenderai il mio posto sai!”
È talmente confusa che non sa parlare. Oh, e la prenderebbe in giro. Deve essere così fottutamente ridicola, ma lo ringrazia perché è lì davanti a lei senza prenderla in giro, e a sorridere con quella bocca storta.
“Capitano”
“Spero che tu abbia portato degnamente avanti quest’officina” minaccia, e ha degli occhi così burberi e buoni che si potrebbe commuovere. Cid si guarda tutt’intorno fingendo di controllare il suo lavoro, ma è come tornare a casa e vedere se hanno già portato via le tue cose.
E no, è tutto come potrebbe essere, ed è tornato a casa, è tornato da lei, e puzza maledettamente di fumo e carbone.  
“Nessuno si aspettava che tornaste” riesce a dire.  
“Eppure sono qui”
“Sono qui anch’io”
“Siamo qui” asserisce lui. Shera gli stringe le mani, guanti da lavoro su guanti da lavoro, e si accerta che sia reale, non come le ombre delle sue sigarette accese e tutti gli spifferi della sua casa sola e solitaria senza nessuno che bestemmi urtando contro i mobili e “Cazzo Shera, da quando hai messo questo fottuto mobile in questo fottuto angolo? Porco mondo!”
 
D’improvviso è sera, e si trovano sulla veranda fuori casa.
Lui fuma, lei gela.
Lei ha sempre aspettato. Lui vuole sapere.
“Allora è vero che nessuno mi aspettava?”
Non c’è amarezza, solo un’oggettiva contemplazione dei fatti.
“Io ti ho aspettato”
“Sapevo che lo avresti fatto. Perché sei una stronza”
“Scusami Cid”
Lui aspira più in fretta la prima sigaretta, e si affretta ad accenderne un’altra. Due scintille dall’accendino brillano sulle lenti di Shera, ma nessuno dice nulla, e fa ancora freddo, e l’odore del fumo e del vento sa di inverno e di casa.
Shera sorride, perché va tutto bene così.
 
È alla quinta placida sigaretta e lui comincia a parlare.
“Ho avuto paura”
“Di cosa?”
“Di morire senza rivedere questo schifo. Ci sono stato vicino così, sai? E, fanculo, sembrava la fine”
Shera sorride. “Non lo è mai stato. Sapevo che eri lì. Sapevo di poter camminare senza aver paura di qualunque cosa che ci fosse in cielo”
“Cogliona. Ho avuto una cazzo di paura di crepare come uno stronzo, e ho pensato ad un sacco di cose che avrei dovuto fare, per cui sono tornato”
“Eppure sapevi che nessuno ti aspettava”
“Tu mi aspettavi”
Annuisce. Ha finito anche la quinta sigaretta.
Shera gli versa una tazzina di tè direttamente dalla teiera che ha portato fuori.
“Come lo hai fatto?”
“Con zucchero e miele, come piace a te”
“Cazzo se te lo ricordi”
“Non potevo dimenticarlo. L’ho preparato tre volte al giorno, per anni”
Cid la guarda e pensa che in realtà lui non l’abbia mai vista dietro gli occhiali.
“Io ti ho vista tutti i giorni della mia vita ma per un po’ ho cominciato a pensare di aver dimenticato la tua faccia. E non volevo schiattare combattendo contro un essere dalla dubbia stabilità mentale, con una cicca in bocca e senza ricordarmi nemmeno la tua faccia”
“E mi trovi diversa?”
Sbatte gli occhi azzurri, e non dice nulla. A metà della settima sigaretta dice che è “fottutamente meglio di quanto faceva schifo prima”.
Shera gli prende la mano, lei non lo guarda e lui non impreca.
In verità Cid la guarda come non ha mai fatto prima, succhiando il suo dolce veleno dall’ottava sigaretta e lei bestemmia, bestemmia, bestemmia, perché fa tanto freddo ed è così bello che lui la stia guardando.
“Shera?”
“Sì?”
“In realtà dovevo tornare”
Niente romanticismo, le appiccica sulle labbra un bacio di nicotina, una bocca che trema nel toccarla, che non conosce gentilezza, che sa di cenere e vento.
È un bacio così schifoso e non c’è mai stato nulla di così bello in vita sua.
 
La verità è che è tornato, è che lo ama come se non potesse amare nessun altro. E lo ama perché ama le sue bestemmie, i suoi modi, le sue sigarette, i suoi guanti sporchi di olio e carbone, i suoi sogni più belli.
Cid non la guarda, ed è arrivato a finire tutto il pacchetto.
Le ha stretto la mano tutto il tempo, tutto il tempo che non c’è stato. 












La Mutaforma scrive: 
Ah, questi due. Sono così felice di aver avuto il coraggio di scrivere qualcosa su loro. Meritano tanto. Tutto l'amore e i feels che una persona possa dargli. 
Mi sono accorta che c'è uno stupido riferimento alla piccola fiammiferaia, sono così stupida quando è sera, fa freddo, e voglio scrivere.
Non me ne vogliate. 


 
   
 
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