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Autore: Yoan Seiyryu    27/11/2013    2 recensioni
[ Loki/Sigyn + accenni alla Thor/Sif]
Il Regno di Álfheimr è afflitto dai soprusi dei Giganti di Ghiaccio che per anni si sono abbattuti con violenza sul Popolo dell'Alta Foresta. Odino stringerà un'alleanza con Álfheimr sancita attraverso le nozze combinate tra suo figlio Thor, legittimo erede al trono di Asgard e Sigyn, figlia del Lord di Alta Foresta. Lady Sigyn si troverà ad affrontare una nuova vita alla corte di Asgard, fin quando non comprenderà che il suo futuro sposo è in realtà innamorato di un'altra donna, la guerriera Sif. Nel contempo stringerà amicizia con Loki, il quale la userà a proprio piacimento per far decadere il fratello ed appropriarsi del trono. Su Sigyn cadrà una maledizione che scatenerà una nuova battaglia tra i Giganti ed Asgard.
Le vicende partono dal precedente esilio di Thor al ritorno di Loki dopo aver tentato di asservire la Terra.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sif, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



 
Álfheimr [1]



Il gelido freddo dell’inverno portò con sé una terribile malattia che tolse la vita a molti abitanti del regno di Álfheimr, l’infezione si era propagata con l’arrivo della stagione delle nevi e non aveva risparmiato né giovani, né vecchi, né infanti. Non ne era rimasta immune nemmeno la figlia dei Signori di Álfheim, Sigyn, la quale era inferma a letto in costante agonia, in attesa del suo ultimo respiro.
Il fruscio della coda di un lungo abito verde accompagnava i passi sicuri di Lady Hylda, la quale si muoveva in fretta verso il capezzale della figlia. Tra le mani teneva un’ampolla al cui interno era custodito un fiore dai petali di ghiaccio, sembrava esser stato intagliato da uno dei migliori artigiani del regno.
- Mia Signora, vi prego, non entrate o rischierete anche voi di…
- Non importa più, ormai. Mia figlia non morirà ed io nemmeno, questo Regno un giorno sarà libero dalla paura dei Giganti di Ghiaccio e non lascerò che questa malattia ci uccida tutti – spiegò alla donna che fino a quel momento si era presa cura di Sigyn e che si approssimava a lasciare le sue stanze.
Hylda dai lunghi capelli come l’oro varcò la soglia e trovò la sua bambina sommersa dalle calde lenzuola che riscaldavano il corpo gracile e freddo come la neve. Si adagiò sul bordo del letto per poterla guardare in volto, gli occhi malati di lei si aprirono per mostrare la paura, il coraggio, gli ultimi pensieri del suo cuore. Sigyn non era in grado di mentire a nessuno, nemmeno a se stessa, la sua caparbietà era sincera ed ammirevole.
- Morirò, madre?
La voce delicata uscì dalle labbra tremanti come un sussurro mentre tirava fuori una mano per poterla tendere verso colei che l’aveva generata.
Hylda le sorrise dolcemente e scosse la testa, lasciando ricadere la cascata di capelli biondi davanti a sé, immergendo per metà il viso della figlia che aveva desiderato quel calore familiare da tanto tempo. Durante la malattia non aveva fatto altro che vaneggiare, gridare per il dolore mentre sentiva le membra ghiacciarsi come se fosse rimasta esposta sotto la neve per interi giorni. Ora invece riusciva persino a percepire il calore della vicinanza di sua madre.
- Non oggi, Sigyn.
Aprì l’ampolla e fece scivolare il fiore di ghiaccio sul palmo della mano, ne strappò un petalo che al tocco era incredibilmente morbido e lo adagiò sulla fronte della bambina che appena ne fu sfiorata inarcò appena la schiena. Il potere curativo del fiore fece il suo effetto e poco a poco Sigyn non provò più freddo, né gelo, né dolore. Riacquisì il suo colorito roseo e gli occhi verdi tornarono a brillare come un tempo, sembrava quasi un miracolo.
- A che prezzo mi hai salvato la vita?
La domanda giunse come un temporale a ciel sereno poiché Hylda fu costretta a chinare il capo prima di stringere la mano della figlia risanata. Aveva derubato i Giganti di Ghiaccio dell’elisir che avevano fatto crescere a Jötunheimr con cui un giorno sarebbero riusciti a costruire un nuovo Regno ed affrontare il nemico che più odiavano: Odino. Quando Sigyn venne a conoscenza di quella storia si tirò a sedere sul letto, le mani corsero a stringere le lenzuola calde, quasi indispettita.
- Sono viva per un inganno?
- Sei viva perché questo è l’amore di una madre – si sforzò di rispondere Hylda che si alzò in piedi, non desiderava giungere a discussioni inutili ora che aveva trovato l’antidoto a quell’epidemia.
Eppure quel gesto così avventato, nonostante fosse stato dettato da buoni propositi, fece nascere rinnovate guerre tra gli abitanti diÁlfheimr e i Giganti di Ghiaccio capeggiati da Laufey, il quale era intenzionato a vendicarsi di Lady Hylda che aveva osato sfidare la sua razza.
Maledisse sia lei che la piccola bambina che aveva desiderato salvare: annunciò che un giorno, al compire dei suoi diciotto anni, sarebbe caduta in un sonno eterno e riposta su una tomba di ghiaccio e neve trasformandosi con il tempo in quell’elisir che era stato derubato. Solo un Gigante di Ghiaccio avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, cosa che non sarebbe mai avvenuta. Hylda per la disperazione di aver fatto sprofondare il suo regno nel caos ed aver causato quel terribile destino per sua figlia, finì per abbandonare la vita con l’arrivo della primavera.
 


 
**





 

 I - This is War 

 


 
LokI.




Ventidue giorni.
Troppo lunga era stata la battaglia di  Álfheimr, persino con l’arrivo di Thor e i Tre Guerrieri scacciare i Giganti di Ghiaccio dal Regno di Alta Foresta risultò complicato quanto imprevedibile.
Il popolo aveva patito per mesi la presenza degli Jotun, le case erano state spazzate via e le ceneri avevano portato con sé ogni ricordo e speranza di un nuovo inizio. Sembrava che l’inverno fosse tornato in anticipo, inglobando una primavera che non aveva avuto modo di sbocciare.
I Tre Guerrieri e Lady Sif si erano adoperati ad aiutare gli abitanti della città affinché si organizzassero nel ritrovamento dei propri cari e seppellire chi invece non era sopravvissuto.
Io e mio fratello, al contrario, ci saremmo dovuti recare al cospetto del Lord di Alta Foresta che aveva chiesto aiuto ad Odino per scacciare via i Giganti dal regno.
- Quando nostro padre mi permetterà di marciare su  Jötunheimr tutto questo avrà fine.
La voce di Thor era impositiva e si introdusse nelle mie orecchie con un moto fastidioso, come a volermi far comprendere che dipendesse esclusivamente da lui il destino dei Nove Regni e di Asgard. 
Mi limitai a sorridere all’angolo delle labbra tenendomi al suo fianco per non perdere il passo.
- Non te lo permetterà mai e lo sai bene. Siamo alleati del Popolo di Alta Foresta ma non più nemici giurati dei Giganti. Finché essi stessi non attaccheranno Asgard apertamente non ci sarà possibile agire in alcun modo.
- Questo conferma quanto io sia più adatto a regnare rispetto a quel vecchio di nostro padre, giusto? – domandò Thor retoricamente prima di scoppiare a ridere e battere un colpo sulla mia spalla.
Come al solito non faceva che mostrarsi avventato e sconclusionato. Possibile che Thor fosse aduso semplicemente ad irrompere nei Regni e creare il caos per ricevere gloria in cambio?
- Se potesse sentirti, mio caro fratello – sospirai scuotendo il capo e feci finta di non aver incassato il colpo sulla spalla.
- Ma non può farlo, dunque non ho timore di esprimere il mio giudizio. Ripongo fiducia in nostro padre ma al tempo stesso sono certo che sia giunto il momento di lasciare il trono a qualcuno che sia in grado di sorreggere le sorti dei Regni – confermò battendo un pugno sul palmo della mano e risparmiando me.
Preferii non ammettere obiezioni al suo discorso e lasciar correre. Conoscevo sin troppo bene l’impetuosità di mio fratello ma ciò che più mi infastidiva era proprio il fatto che nessuno si rendesse conto di quanto fosse immaturo il suo folle e sconsiderato comportamento. Era un valido guerriero, ma non un Re.
Ventidue giorni e desideravo far ritorno verso casa per tornare ad occuparmi di affari ben più piacevoli. Le temperature fredde a dire il vero non mi dispiacevano, a differenza di tutti gli altri riuscivo a mantenere una certa resistenza e per una volta avevo dimostrato di sapermela cavare perfettamente anche senza l’uso di una forza spropositata.
Prima di varcare le mura del Palazzo fummo costretti ad attraversare la salita alle cui estremità giacevano i feriti che erano stati premurosamente curati dei cerusici rimasti in vita. Le urla dei bambini rimasti soli circondavano un’atmosfera che sapeva di sangue e ferro ricaduto sulla carne di innocenti.
Una sensazione che non mi era sconosciuta, ma così lontana da sembrare solo un’eco.
Potevo avvertire la sensibilità di Thor sfiorata da simili immagini, tant’è che mi accorsi con quanta sforza andava a stringere i pugni per trattenere la rabbia. Io al contrario non ero minimamente toccato da ciò che avevo di fronte, la paura e la disperazione erano un’ottima base per erigere un grande Regno su cui governare e i Giganti lo avevano compreso alla perfezione.
- Anche io voglio diventare come Thor, un giorno – la voce di un bambino con la testa fasciata da una lunga benda ingiallita si fece avanti, incastrandoci lungo il nostro cammino.
Sospirai sollevando gli occhi al cielo, la sfacciataggine di quel ragazzino urtò la mia pazienza ma fui costretto al silenzio quando tentai di ribattere.
- Proteggerò la mia famiglia e diventerò un grande guerriero come il Primo Principe di Asgard! – insisteva nel mettere in scena quella farsa così poco piacevole.
Thor invece sembrava piuttosto lieto di essere appellato in quel modo.
Mi resi conto di quanta somiglianza corresse tra i due: mani sui fianchi, sguardo arrogante con iridi azzurre e folti capelli biondi che ricadevano sulle spalle.  
- Non tutte le guerre si vincono con la forza, Finna.
Non era stato Thor a parlare, nonostante si fosse prodigato a pronunciare parole che furono macchiate dall’interveto di una voce cristallina. Immediatamente la voce acquisì un volto, uno di quei volti che difficilmente si riescono a dimenticare. La bellezza tra gli asgardiani era rinomata, così come anche tra il Popolo di Alta Foresta e non mi stupii di scorgere una bella donna tra loro. Lunghi capelli biondi come l’oro si scioglievano sulle spalle senza la pretesa di avere un ordine prestabilito. Le punte erano inumidite dalla neve che aveva arrestato la discesa quella mattina stessa. Non potevi evitare di osservare le mani appena appoggiate sulle spalle del ragazzino, cosparse dal sangue. Dita affusolate che non potevano appartenere ad una popolana ma che al tempo stesso erano macchiate di porpora e polvere. Solo alla fine decisi di volgere l’attenzione su suoi occhi chiari che avrebbero potuto imbarazzare il cielo -stesso per aver strappato ad esso una tale luce.
- Mi permetto di dissentire, mia Signore: non si dovrebbe sottovalutare un braccio in grado di sollevare la spada per il bene del proprio popolo – intervenne Thor che andò ad incrociare le braccia al petto.
Sollevai ancora una volta gli occhi al cielo, già annoiato per quel principio di conversazione che non aveva nulla di interessante. Desideravo solo far ritorno ad Asgard e non poterlo ancora fare mi costringeva a rinnovare una pazienza che si stava esaurendo. Al contempo la giovane donna scosse la testa per nulla intimidita dalla presenza dei due Principi.
- Se il braccio non è governato da una buona testa, non vi trovo alcuna utilità. Guardatevi intorno, proprio a causa della forza e della brutalità siamo stati ridotti a tutta questa sofferenza.
Thor sollevò un sopracciglio e storse leggermente il naso, contrariato da quella risposta piuttosto audace, soprattutto nel momento in cui era giunto per porre fine alla lunga ed interminabile battaglia contro i Giganti di Ghiaccio.
- Questo è il modo che il Popolo di Alta Foresta ci offre per ringraziarci del nostro intervento?
Lei sorrise all’angolo delle labbra. Un sorriso su cui non potei evitare di notare un velo di ironia e freddo distacco. Ebbi la sensazione che per qualche motivo ella dovesse portare con sé un peso troppo grande per quelle spalle così piccole.
- Vi ringrazio per ritenermi all’altezza di rappresentare un popolo intero, ma quel che intendevo fare non era certo biasimarvi.
Finna ridacchiò mentre sollevava la testa verso di lei per potersi agganciare a quel sorriso che non riusciva a vedere da tanto, troppo tempo.
- Ritengo onorevole chiunque abbia il coraggio di affrontare a questo modo un Principe senza alcun timore.
Questa volta fu Thor a sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi ed io non potei che lasciarmi andare ad un lungo sospiro colmo di noia.
- Io però voglio diventare lo stesso come Thor, figlio di Odino.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Roteai gli occhi al cielo e compii un passo avanti per superare i tre, eccessivamente stanco nell’assistere ad un teatrino simile. I bambini come Finna rappresentavano un ricordo troppo aspro poiché somigliava terribilmente a Fandral quando entrò a fa parte della nostra – o di mio fratello – cerchia di amici, sempre intenzionato a ricalcare le azioni di Thor.
- Se abbiamo terminato i convenevoli, noi dovremmo recarci al cospetto di un certo Lord.
Interruppi finalmente la loro conversazione di poco conto e non mi voltai nemmeno per osservare la reazione della giovane donna. Thor si congedò con maggiore cortesia e quando mi si affiancò non poté evitare di affliggermi una gomitata dritta al costato per farmi capire che il mio comportamento non era stato d’eccezione.
 
Il Palazzo di Álfheimr somigliava ad uno degli antichi templi che erano stati costruiti da Bor dopo che gli Elfi Oscuri avevano tentato di distruggere i Novi Regni e ancora si ergeva, magnifico, di fronte a noi.
Un tempo l’oro stesso costeggiava le grandi porte che lasciavano entrare all’interno della casa del Lord, consumato poi dalle nevi e dai ghiacci provocati dai lunghi inverni che fecero scivolare via ogni bellezza che con fatica era stata costruita tanto tempo prima. Ai nostri occhi appariva ormai come un luogo spoglio e senza vita e quando vi entrammo, varcando la soglia, ci ritrovammo davanti ad un lungo corridoio bianco e spoglio.
Il Lord di Alta Foresta giaceva sul trono stancamente, ma cercando di mantenere un minimo di dignità sotto la lunga barba ingrigita che scivolava sul mento: ci aveva attesi a lungo dopo la battaglia e nonostante le ferite che si era procurato non aveva desiderato esimersi da quel compito. Prima i doveri e poi tutte le cure del proprio corpo sembrava dire con gli occhi.
- Lord di Álfheimr , come potete vedere siamo qui per mantenere fede alla nostra alleanza. Nostro padre, Odino, ci ha pregati di porgervi le sue scuse per non esser stato presente oggi: non è solo questo il regno ad esser stato attaccato dai Giganti di Ghiaccio.
L’intervento di Thor arrivò presto e senza timore, si ergeva come se si considerasse il legittimo successore di suo padre, escludendo completamente me che come un’ombra giacevo alle sue spalle.
- Thor, figlio di Odino, sei il benvenuto alla mia corte e lo è anche Loki dagli scuri capelli.
Non mancai di sorridere all’angolo delle labbra, considerando che non fosse affatto casuale far notare apertamente quel particolare. Io ero sempre stato diverso da tutti gli altri asgardiani, nessuno era simile a me.
- Ci avete liberato da una grande turbamento. Per anni siamo stati costretti ad affrontare i Giganti da soli e ci hanno stremato, abbiamo perso molti uomini, le nostre case sono andate distrutte.
La voce del Lord era pesante come l’età che portava con sé, o la stanchezza verso un mondo che molto presto avrebbe lasciato.
Thor non ebbe il tempo di rispondere poiché alle loro spalle giungeva il suono di passi misurati che interruppero il discorso tra il futuro re di Asgard e il Lord dell’Alta Foresta. Ci voltammo per comprendere di chi si trattasse ed entrambi rimanemmo stupiti nell’incontrare un viso che avevamo lasciato all’ingresso del Palazzo. Le mani di lei non erano più sporche di sangue ma le guance erano tinte di polvere, così come i suoi occhi erano diventati più scuri, annebbiati.
Inizialmente non mi spiegai il motivo di quella venuta, almeno finché non ebbi una chiara risposta all’udire delle sue parole.
- Padre voi siete ferito e avete bisogno di cure immediate. Non è un bene che vi sforziate così tanto!
Il Lord scosse lentamente la testa dall’alto del suo scranno, ricoperto da una pelle di lupo che nascondeva le fasce insanguinate intorno al torace.
- Ho il piacere di presentarvi mia figlia, Lady Sigyn, la quale deve aver dimenticato le buone maniere.
L’eccessivo sforzo nel parlare gli causò un profondo rantolo di tosse che lo costrinse a sospingersi in avanti per placare il dolore al petto. Sigyn accorse verso di lui per poterlo aiutare, scostandogli i lunghi capelli grigi dal viso perché non ne fosse infastidito.
Io, quanto Thor, rimasi incredulo nel ritrovarmi di fronte alla figlia del Lord di Alta Foresta, con i lembi dell’abito sporchi di fango e le calzature altrettanto malmesse. Dunque non era una guaritrice, né una donna del popolo, ma nessuno di noi comprese il motivo per cui si fosse data tanto da fare all’esterno del Palazzo quando suo padre stesso giaceva in simile condizioni.
 - Abbiamo avuto modo di constatarlo in precedenza, proprio poco fa – rammentai con una considerazione che mi costò una seconda gomitata al fianco da parte di Thor.
- Ebbene? Ho solo detto la verità, non ci ha dato un grande benvenuto. E’ dovere dei figli dei Lord rispettare gli ospiti, soprattutto se sono alleati. Soprattutto se sono dei principi – sussurrai  in risposta al gesto di mio fratello.
Lady Sigyn aveva udito perfettamente anche quel sussurro, il soffitto alto del Palazzo permetteva un’ottima acustica e nulla poteva sfuggire a chi desiderava ascoltare, ma non disse nulla in contrario.
- Io e i due figli di Odino abbiamo già avuto occasione di conoscerci e scambiare poche ma illuminanti opinioni - Sigyn lanciò un’occhiata fugace verso di noi come a volerci ammonire visto le condizioni in cui il Lord riversava e che non sarebbe stata quella l’occasione giusta per giungere a delle trattative.
- Vostra figlia ha ragione: non abbiamo alcuna urgenza di discutere. Porterò i vostri omaggi a mio padre, con la speranza che questa alleanza non si spezzi mai.
- Diplomatico…
Aggiunsi in un sussurro divertito dopo aver ascoltato le parole di mio fratello. Nonostante ciò la parola di Thor fu legge e il Lord di Alta Foresta si ritirò assieme a sua figlia. Noi,  una volta congedati, potemmo raggiungere i nostri compagni e far ritorno ad Asgard.



 
**
 
 

Asgard, un anno dopo

Odino camminava intorno alla fontana crepitante d’acqua all’interno della stanza della Regina, la quale era seduta sul bordo di essa con le mani conserte, in attesa che il marito prendesse parola.
- E’ trascorso un anno dalla battaglia di Álfheimr ma i Giganti di Ghiaccio non si sono mai del tutto ritirati. Il Lord dell’Alta Foresta sta invecchiando, porta ancora sulle spalle il lutto della sua amata moglie.
Frigga alzò un sopracciglio biondo. Lady Hylda era morta molti anni prima e ricordava perfettamente la disperazione del padre e della figlia.
- Questo lo so bene, ma cosa esattamente vorresti fare?
Odino arrestò il passo  e si fermò di fronte a lei, sospirò a lungo prima di concludere la sua riflessione.
- Dobbiamo rafforzare l’alleanza con Álfheimr, Thor verrà incoronato re molto presto e ha bisogno di una moglie saggia al suo fianco. Si dice che Lady Sigyn sia fedele ad Asgard, con il loro matrimonio giungeremo ad un accordo più stretto.
Frigga lo guardò a lungo negli occhi per poi sorridere all’angolo delle labbra rosse. Non era più giovane come un tempo ma la sua bellezza era rimasta intatta.
- Hai timore che qualcosa possa far desistere il Lord dell’Alta Foresta?
- Si, la disperazione.
Dopo anni di distruzione, chi mai avrebbe potuto soccorrerlo? Forze oscure incombevano sui Nove Regni ed era bene mantenere salda ogni alleanza.
- E’ deciso: il matrimonio avverrà dopo l’incoronazione.

Bisogna fare attenzione poiché ogni spiraglio è in grado di porgere l’orecchio ed ascoltare. Io non avevo fatto altro che sporgermi appena sul ciglio della loro stanza per afferrare parole che mi strinsero appena il cuore. Dunque l’incoronazione era stata decisa, così come il matrimonio di mio fratello. Ed io? Messo da parte, come ogni giorno della mia vita.

In tal modo era stato scritto il destino di Thor e della sua futura moglie.








// NdA:

Salve a tutti! 
Ho deciso di scrivere una storia sulla coppia Sigyn/Loki con una trama leggermente particolare. Immagino che siano stati colti i riferimenti favolistici (come nel prologo il riferimento ad un sonno eterno). 
L'arco temporale della storia è molto lungo, va dal periodo precedente all'esilio di Thor su Midgard a Thor II - The Dark World. Essendo una raccolta di one-shot gli episodi saranno distaccati ma il punto centrale sempre il medesimo. In più le one-shot saranno divise tra il punto di vista di Loki e quello di Sigyn.


Grazie,
Yoan
 
   
 
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