Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Nika L Majere    28/11/2013    0 recensioni
C'è un viaggio di cui i Time Lord non parlano mai. Un viaggio che sembra essere inevitabile per tutti.
""Parli come se mi conoscessi da sempre: si può sapere chi sei?"
"Una che ama osservare.. Tocca a me! Seriamente: c'è qualcosa di cui ti penti? Qualcosa che avresti preferito indirizzare in una via diversa?"
L'uomo corrugò la fronte: c'erano miriadi di cose di cui si pentiva. Piccoli errori e altri incredibilmente grandi. Tutte quelle mani lasciate scivolare, tutti quegli sguardi ricambiati ma non sempre veramente compresi. Tutte quelle vite, collezionate come farfalle in un barattolo pronte per essere osservate, ma mai più vissute. Ripensò alle sue compagne, una per una."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il nome del pianeta non aveva importanza. Nemmeno quale fosse l'esatto momento, o quali le precise coordinate dimensionali.
Tutto ciò che contava era il cielo, profondo, ampio, blu scurissimo striato di rosa intenso. Le stelle tante, da sembrare zucchero a velo.
E poi, semplicemente, il vuoto.
"Sei in ritardo" la bambina lo attendeva seduta su un masso, in contemplazione di quelle forze incredibili e misteriose che regolano tutta l'esistenza.
"Domando scusa, ma nonostante il notevole numero dei miei anni non ero ancora pronto a tutto questo" il Dottore avanzò con cautela sul sentiero quasi inesistente. Quel paesaggio era esattamente come se lo ricordava: brullo, spoglio, scuro. In una parola morto. Tuttavia sentiva in entrambi i suoi cuori che era meglio non dare nulla per scontato. Si arrestò a pochi metri dalla sua interlocutrice.
"Nessuno lo è mai" rispose lei, come se quella fosse la verità su cui si basava l'intero universo.
L'uomo rimase in silenzio, i suoi occhi cercavano risposte a domande che il suo cervello non aveva ancora formulato. Poi la bambina si voltò: i capelli neri, il viso tondo, la pelle olivastra… Nulla di tutto questo gli rammentava qualcosa o qualcuno. Ma quando il suo sguardo si soffermò sui suoi profondi occhi verdi, comprese che era stato uno sciocco a dubitare. Il verde, quel colore così carico di significato per quella che fu la sua razza preferita in assoluto, era inevitabilmente diventato importante anche per lui. Verde come la vita di quel pianeta. Verde come la speranza più sincera.
Si rilassò.
"Dimmi dunque: ora che succede?"
La bambina sorrise: "Sei calmo. Fin troppo. Tu non sei mai stato una persona paziente: sempre affamato di curiosità, smaniante di mondi nuovi, eccetera eccetera… Hai infine imparato l'arte di star fermo?"
"Si può forse impedire a un pianeta di proseguire il suo percorso?"
Il sorriso si trasformò in un ghigno, non malvagio, semplicemente grottesco.
"Ovvio che si può! Ma non è un compito che spetta a te"
Il Dottore incassò: non poteva giocare di diplomazia con lei, non quando in realtà non c'era nessuna partita da giocare.
"Suvvia, smettiamola" si sistemò meglio sul masso "siediti qui con me"
L'uomo prese posto accanto a lei. Profumava di gelsomino.
"Quindi? Stiamo semplicemente qui e aspettiamo?"
"Difficile vero?" La bambina si portò le ginocchia al petto "dove hai parcheggiato il TARDIS?" Chiese con voce dolce.
"Qui vicino, dietro questa collinetta"
"Spero tu abbia scelto con cura"
"Ti dirò, se ho mai avuto voce in capitolo su dove e come lei doveva atterrare mi mangio le scarpe!"
Una risata leggera, quasi complice "Capisco… Quindi è stata una buona compagna di viaggio fino all'ultimo."
"Già"
Rimasero in silenzio per un po'. Poi il Dottore si schiarì la gola con imbarazzo.
"Mi è concessa una domanda? Cioè, sì, mi rendo conto che sono piccolo e insignificante davanti alle…"
"Non sminuire mai ciò che sei o che sei stato: come credi che l'esistenza continui a girare? Se manca un pezzo, per quanto piccolo, tutto si sfalda" gli occhi verdi tornarono su di lui "e a quanto ne so, tu sei tutt'altro che piccolo. Comunque sia non sono mica il genio della lampada. Quindi sì, ti è concessa una domanda o anche tre o quattro se preferisci"
Il Dottore si agitò un momento, come se di colpo il masso fosse ricoperto di spine.
"Ok, dunque… Funziona sempre così? Questo è l'unico viaggio di cui i Time Lords non parlano mai"
"Intendi se c'è qualcuno che viene a prendervi? Sì, poiché io sono qui, e no: non a tutti è concesso" la bambina stiracchiò le gambe, lisciandosi la gonna. Era impossibile afferrare il colore del tessuto. "Dimmi: rimpianti?"
Il Dottore fece uno strano suono, a metà tra una risata e uno sbuffo "Avrei preferito un volto più, come dire… grinzoso. Sai com'è: credo sarebbe stato più facile"
"E da quando ami le cose facili?"
"Parli come se mi conoscessi da sempre: si può sapere chi sei?"
"Una che ama osservare.. Tocca a me! Seriamente: c'è qualcosa di cui ti penti? Qualcosa che avresti preferito indirizzare in una via diversa?"
L'uomo corrugò la fronte: c'erano miriadi di cose di cui si pentiva. Piccoli errori e altri incredibilmente grandi. Tutte quelle mani lasciate scivolare, tutti quegli sguardi ricambiati ma non sempre veramente compresi. Tutte quelle vite, collezionate come farfalle in un barattolo pronte per essere osservate, ma mai più vissute. Ripensò alle sue compagne, una per una.
Quando parlò la sua voce era più calma di quanto si sarebbe aspettato.
"Solo una cosa… Non aver mai avuto la giusta prospettiva. Non aver mai avuto la vera misura delle cose"
La bambina si alzò. Per quanto piccola, risultava imponente davanti a lui.
"Decisamente saggio"
"È irrimediabilmente ritardatario!" Il Dottore sorrise, ma il suo sguardo tradiva l'amarezza.
La bambina si avvicinò, lo prese per mano: "Cosa credi sia questo tuo ultimo viaggio?"
"Ho il terrore di rispondere"
Lei lo tirò in piedi e prese a camminare "Vieni a scoprirlo"
E lui la seguì, la sua nuova, ultima compagna. La seguì senza esitazione, con il cuore leggero. Si rese conto che avere paura non serviva. Che provare rimpianto non era necessario.
Tutto aveva senso. Tutto era nella giusta dimensione.
Il suo trasfigurarsi in tenui fili di luce era solo l'inizio di qualcos'altro.
La porta del TARDIS cigolò, come a protestare che ancora una volta qualcuno non aveva letto il cartello affisso lì a fianco, aprendo le ante al contrario. Quando si richiuse, il suono sembrò un sospiro, il legno parve rilassarsi.
Rimpianti, angosce, bugie: erano solo porzioni. C'erano miriadi di altre cose. I sorrisi, i giorni di sole, i papillon e le converse. Le lunghe sciarpe e i gambi di sedano. Il dolore non poteva essere tutto, anche se era molto, molto grande.
La bambina non uscì dalla cabina blu. Rimase con lui, per poter capire in modo completo.
In fondo non si può definire un'intera esistenza in una singola frase.
La vita appare sempre più grande all'interno di quanto occhi esterni possano vedere.



Salve! A rigor di cronaca: è dal 2009 che non ho più scritto una singola parola.
Ed ora eccomi qui.
Grazie Doc, per quasto altro piccolo miracolo.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Nika L Majere