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Autore: Sniix    28/11/2013    10 recensioni
Lui, Keaton Stromberg, famoso cantante, membro degli Emblem3. Io, Rebecca Harrison, famosa cantante, parte di un duo chiamato Troubles, i manager dicevano che la nostra relazione non avrebbe giovato alla nostra carriera così decisero di impedirci di stare insieme
Genere: Fluff, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Keaton Stromberg, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era un giorno d’inverno, le strade di Londra erano innevate e noi eravamo bloccati dentro uno studio di registrazione, gli Emblem3 erano venuti a Londra per registrare con noi, per la collaborazione che avevamo promesso ai fan da tanto tempo. Jennifer era stesa sul divanetto nero, intenta a mandare messaggi al suo ragazzo, Wesley si dondolava sulla sedia, Drew era appena tornato dal bagno, Keaton disteso a terra e io con la faccia appoggiata al tavolo, un silenzio imbarazzante regnava fra di noi. Alzai la testa con fatica, mi girai verso Jennifer e lei alzò subito lo sguardo verso di me.
“La cosa positiva è che quei tre, almeno sta volta, sono vestiti” Jennifer rise e scosse la testa, ritornando a messaggiare con il suo amato.
“Come se non ti piacesse quando stiamo senza maglia” Mi provocò Wesley, io risi.
“Vi preferisco vestiti” Commentai io. “E poi, di sicuro, non riuscireste mai ad andare fuori e buttarvi sulla neve senza maglia” Keaton, da sdraiato che era, si mise a sedere, sempre nel pavimento.
“Quale ragazzo, privo di cervello, farebbe mai una cosa del genere?” Chiese Keaton.
“Wesley, Drew e, se riescono a convincerti, anche tu” Rispose Jennifer al posto mio, la cosa che mi fece paura è che io avrei risposto proprio in quel modo.
“Mi fai paura quando pensi le mie stesse cose” Dissi rivolgendomi a lei. Ridemmo.
“Giochiamo al gioco della bottiglia?” Tutti ci voltammo verso Drew, che stava tenendo una bottiglia vuota in mano.
“Che gioco stupido” Dissi alzandomi dalla sedia per andare in bagno.
“Hai paura di dire qualche tuo segreto compromettente?” Disse prima che riuscissi a varcare la soglia. Mi girai verso Drew.
“Giochiamo” Tutti si alzarono dai propri posti, Wesley spostò il tavolo e ci mettemmo a sedere in cerchio con una bottiglia in mezzo. Accanto a me, alla mia sinistra, c’era Drew, alla mia destra, Jennifer poi Wesley e davanti a me il più piccolo degli Stromberg. Visto che era stato Drew a proporre il gioco fu lui ad iniziare, girò la bottiglia e il tappo andò a puntare verso Jennifer. Lei lasciò il telefono per un secondo.
“Obbligo o verità?” Chiese Drew.
“Verità” Rispose lei, ovvia.
“Hai altro da fare che messaggiare con il tuo ragazzo?” Tutti scoppiarono a ridere a parte Jennifer che fulminò Drew con lo sguardo.
“No” Risposi al posto suo, beccandomi una sberla.
“Ehi” Dissi appoggiando la mano nel posto dove mi aveva preso.
“Si che ho altro da fare” Tutti la guardammo stupiti, non sembrava. “Solo non ora” Infatti, lo disse subito dopo che il suo telefono vibrò per la millesima volta. Dopo aver risposto al messaggio toccò a lei a girare la bottiglia e sta volta puntò verso Wesley, dopo la solita domanda, obbligo o verità, lui rispose verità. Ci fu un silenzio da parte di Jennifer, tutti la guardavamo e aspettavamo che facesse la sua domanda.
“Sei mai stato a letto con un transessuale?” Ovviamente la domanda più strana chi poteva farla? Jennifer. Scossi la testa trattenendo le risate dopo aver visto l’espressione confusa sul volto dei tre ragazzi. Io non ne ero sorpresa, sapevo che lei poteva chiedere una cosa del genere.
“No, Jennifer” Rispose ovvio mentre io ridevo ancora.
“Non ci credo” Controbatté Jennifer “Non è che sei tu il transessuale?” La guardai e scossi ancora la testa. Wesley non le rispose e girò la bottiglia che finì verso di me. Sorrisi per nascondere l’agitazione, ero curiosa di quello che mi avrebbe chiesto, speravo su qualcosa di non troppo personale.
“Obbligo o verità?” Mi ricordai che potevo scegliere e tutto era meglio di raccontare qualcosa del mio passato.
“Obbligo” Risposi con aria di sfida. Lui mi guardava, pensando a cosa potesse farmi fare.
“Non voglio farti fare qualcosa di scontato tipo buttarti nella neve quindi” Guardò me e poi Keaton “Bacia la persona che si trova davanti a te” Lo indicò. All’inizio mi sembrava un po’ strana come cosa da fare, avevo baciato altre persone.
“Perché?” Forse era lui ad avere qualche problema con me, forse gli facevo schifo e gli stavo antipatica e Wesley lo sapeva e l’aveva fatto per mettere in difficoltà lui. Si strinse nelle spalle.
“Così” Rispose semplicemente, io guardai Keaton e lui sembrava impassibile.
“A te sta bene? O hai qualche problema?” Non volevo turbarlo o metterlo in imbarazzo, non l’avrei mai fatto.
“No, a me sta bene” Sorrise.
“Ehm.. Okay” Attraversai in ginocchio lo spazio che si era creato fra me e Keaton fino a che non ci ritrovammo a due centimetri l’uno dall’altro, sentivo il suo respiro, continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, non ero sicura che lui non avesse nessun problema, quando lui si avvicinò a me e fece combaciare le sue labbra con le mie. Dopo poco il bacio si fece più intenso e iniziarono a tremarmi le braccia e le gambe, ma cos’era questo? Non avevo mai provato una cosa del genere prima, un tale sollievo, ci staccammo solo quando ci accorgemmo che eravamo restati a corto di fiato.
“Wow” Dicemmo tutti e due con un filo di voce, così piano che gli altri non riuscirono a sentire.
“Pensavo che non vi sareste più staccati” Commentò il più grande degli Stromberg, io arrossii e tornai al mio posto senza guardare quale fu l’espressione di Keaton.

 
Ero sotto le coperte al freddo, con lo sguardo perso nel vuoto, pensavo a quanto mi sentissi sola in quel momento, mi rigiravo nel letto, in cerca di una posizione comoda, invano. Sentii la porta della camera che si aprì e richiuse lentamente, qualcuno scostò le coperte e si mise sotto insieme a me. Sorrisi. Sapevo chi era, lo sapevo benissimo, era impossibile confondere il suo tocco, il suo profumo, mi strinse a se e notai il battito irregolare del suo cuore. Sorrisi ancora. Avevo il suo respiro sul mio collo e sentivo il calore che emanava il suo corpo. Mi girai, ancora una volta e l’abbracciai. Mi strinse ancora di più a se.
“Che ci fai qui?” Chiesi ancora sorridente, dopo aver fatto finta tutto il giorno di essere grandi amici, sorridere, era il minimo che potessi fare.
“Volevo stare con te”. Lui, Keaton Stromberg, famoso cantante, membro degli Emblem3. Io, Rebecca Harrison, famosa cantante, parte di un duo chiamato Troubles, i manager dicevano che la nostra relazione non avrebbe giovato alla nostra carriera così decisero di impedirci di stare insieme, all’inizio provammo a fare quello che ci avevano chiesto ma non riuscimmo ad andare avanti così per molto.

 
“Mi manchi” Disse con le lacrime agli occhi. Eravamo appena usciti dall’ufficio dei nostri manager, avevano detto che gli piaceva come ci stavamo comportando, come gli piaceva che stessimo male per ‘salvare’ le nostre carriere.
“Si, anche a me” Dissi cercando di essere il più distaccata possibile, ci guardammo negli occhi per qualche secondo poi io mi girai ma prima che me ne andassi lui mi afferrò per un polso e mi fece avvicinare a lui.
“Perché dobbiamo farlo?” Mi chiese con un pizzico di disperazione nella voce.
“Perché” In verità non lo sapevo neanche io, non volevo farlo, se fosse stato per me io l’avrei baciato davanti a tutti all’istante. Ma non potevamo. “Non voglio rischiare di perdere il mio contratto” Era questo quello che ci avevano detto, se si fosse saputo qualcosa, il contratto degli Emblem3 e delle Troubles non sarebbe più esistito, ci avevano minacciato.
“Ma..” Ero sempre stata la prima a ribellarmi alle regole io, ma questa volta non ci riuscivo, la paura di perdere quello che amavo mi ingessava, perché, oltre Keaton, io amavo la musica.
“Keaton qui non si parla di me e te, stiamo parlando di distruggere il sogno di Wes, di Drew e di Jennifer” Jennifer era la mia migliore amica, l’altra Troubles.
“Lo so” Abbassò lo sguardo.
“Non voglio farmi odiare da loro” Mi girai e me ne andai, feci qualche passo quando sentii Keaton gridare:
“E se lo tenessimo nascosto?” Mi girai verso di lui, si avvicinò di nuovo a me, vedevo qualcosa nei suoi occhi, speranza.
“Non funzionerà” Dissi distruggendo quel minimo di speranza che aveva Keaton fino a poco fa.
“Come fai  a saperlo? Non, non ci abbiamo neanche provato” Abbassò di nuovo lo guardo “Non possono vietarmi di amarti” Disse a denti stretti. Era arrabbiato, lo ero anche io, non erano manager quelli, erano dei fottuti dittatori. Gli alzai il viso da sotto il mento costringendolo a guardarmi ed è stato quando incontrai i suoi occhi così puri che feci un timido sorriso.
“Keaton tranquillo, aspetteremo, non scappo” Ero sicura di quello che provavo per lui, non era una semplice cotta, era qualcosa di più, qualcosa di impegnativo, qualcosa che non mi riusciva a tenermi lontana da lui, ero felice quando ero insieme a lui, mi ricordai di quel giorno che da quanto mi fece ridere mi faceva male la pancia.
“Si, fino a che non trovi uno dei tuoi amici e scappi con lui” Risi. Amavo la sua gelosia, amavo quando cercava di proteggermi, i miei ‘amici’ erano dei ragazzi che avevo conosciuto intraprendendo la carriera della cantante, non nego che non ci sia stato qualche bacio fra di noi, ma niente di più, loro non erano Keaton. “E poi io non posso più aspettare” Continuò lui, insistente.
“Quanto sei cocciuto, Keaton” Ma anche questo mi faceva sorridere, perché lottava per noi e l’avrebbe fatto in qualsiasi momento della sua vita, anche se sarebbe andato contro tutti.
“Proviamoci” Fece un passo verso di me ma io gli misi le mani sul petto per bloccarlo, guardai le mie mani e poi spostai lo sguardo su Keaton. Afferrò le mie mani per poi farle intrecciare con le sue, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. “Ti prego” Annuii lentamente.
 
“A che pensi?” Chiese riportandomi alla realtà, non dormivamo molto durante la notte, facevamo le cose che non potevamo fare alla luce del sole.
“A nulla” Eravamo come i vampiri, potevamo fare le cose più naturali del mondo solo di notte. C’era solo una persona che sapeva di noi oltre noi due e quello era Wesley, che ogni giorno, anche lui, lottava per noi, era indescrivibile quello che poteva fare per suo fratello. Lo guardai per qualche secondo e poi appoggiai le mie labbra, delicatamente, sulle sue. Mi girai ancora un po’ per poi ritrovarmi sopra di lui, iniziai a far sfiorare le mie labbra con le sue, senza baciarlo, provocandogli dei brividi di piacere come succedeva a me. Sorrise.
“Non fare così” Disse cercando di scansarsi. Risi.
“Così come?” Feci ancora sfiorare le mie labbra con le sue. “Così?” Chiesi cercando di provocarlo il più possibile. Sta volta fu Keaton a girarsi e io mi ritrovai sotto di lui, non proprio sotto, lui era al mio fianco, ma mi teneva ben stretta se per non farmi scappare, diceva che aveva paura di farmi male quando era sopra di me, perché io ero fragile, diceva. Sta volta fu lui a far sfiorare sue labbra con le mie, provocandomi gli stessi brividi di qualche secondo fa.
“No, non devi fare così” Risi.
“E come devo fare, esperto?” Ancora il sorriso era stampato nella mia faccia, notai che Keaton si stava avvicinando sempre di più a me e tornai seria, continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, diceva che amava quando lo facevo, faceva capire quanto io fossi insicura, perché quando guardavo le labbra pensavo al fatto che io volevo baciarlo ma lo guardavo anche negli occhi, per capire se fosse la stessa cosa che volesse anche lui, non so come, ma lo aveva capito. Mi baciò. Uno dei suoi baci, uno di quelli che mozzavano il fiato, uno di quelli che mi facevano venire la pelle d’oca ogni volta, uno di quelli che mi facevano capire cosa volesse dire la parola amare o essere innamorati, ora capisco perché Jennifer sta sempre a mandare messaggi al suo ragazzo, perché non possono fare a meno l’uno dell’altra e visto che sono lontani, quello è l’unico modo che hanno per stare vicini. Era quello che provavo nei confronti di Keaton, non potevo vivere senza di lui. Si staccò da me e, dopo aver ripreso fiato, sempre guardandomi negli occhi, disse:
“Sai, mi sono stancato di vivere nell’ombra” Cercai di non incontrare il suo sguardo, si, anche io lo ero, ma cosa potevamo fare, mi girai dall’altra parte. “Becca?” Sospirai, non volevo dire nulla, non sapevo cosa dire. “Che vuol dire questo silenzio?” Chiese ancora, io mi arresi e mi girai verso di lui.
“Nulla, Keaton, sai come la penso” Anche se non vedevo molto, essendo al buio, capii che si stava arrabbiando.
“E quindi? Vuoi restare qui senza fare nulla?” Si alzò si scatto e accese la luce per guardarmi meglio negli occhi.
“Non ho detto questo, ma..” Non mi fece finire di parlare, ormai l’avevo fatto arrabbiare.
“Cosa? A te sta bene così?” Si girò e si mise a sedere nel bordo del letto mettendosi le mani fra i capelli. Capivo che stava cercando di calmarsi per evitare di gridarmi contro, sapeva quanto lo odiavo. Lo abbracciai da dietro.
“No” Lui si alzò di scatto.
“Non mi toccare, non ti andrà bene ma non fai mai niente per” Si passò ancora una volta una mano fra i capelli “Per noi” Uscì dalla stanza lasciandomi li da sola, forse aveva ragione, forse avrei dovuto buttarmi di più, come facevano lui e suo fratello. Ma non ne avevo il coraggio e mi odiavo per questo, avevamo litigato ma se quegli idioti dei manager non ci avessero imposto di dividerci questo non sarebbe mai successo.
 

 Quella mattina mi ero svegliata presto, avevo chiamato la segretaria del mio manager per fissare un appuntamento per parlare con lui. Gli facevo guadagnare un sacco di soldi e mi ripagava facendomi attendere per mezz’ora in una stupida sala con delle poltrone nere e una tv al plasma, della quale, non ne capivo il reale scopo. Alla fine la segretaria mi disse che era pronto a ricevermi e mi fece entrare nel suo ufficio.
“Può accomodarsi” Rimasi in piedi a guardarlo male, con le braccia incrociate “Oppure no” Bevve un sorso del caffè che aveva sopra il tavolo e lo appoggiò di nuovo al suo posto. Mi avvicinai alla scrivania, presi il caffè e lo versai sopra dei fogli che c’erano li sopra, lui si scansò subito. “Che diavolo le prende?” Chiese irritato.
“Mi prende che mi sono stancata di lei, mi sono stancata di questa stupida etichetta discografica, mi sono stancata di fare le cose che mi impone” Si mise gli occhiali da vista.
“Mi sembra che abbiamo già parlato di questa cosa” Si alzò e mi venne vicino. “Si sieda”. Feci come mi disse. “Lei vuole stare con il suo amico, io gliel’ho impedito, sa cosa succederà se non farà quello che dico” Sgranai gli occhi. Mi alzai di scatto.
“Non ne abbiamo mai parlato, lei ne ha parlato, io non ho mai detto nulla, ma ora tocca a me” Iniziai a girare intorno all’uomo sulla cinquantina. “Lei fa soldi grazie a me, chissà cosa succederebbe se tutti venissero a scoprire che obbliga i propri clienti a fare cose che non vogliono fare” Rise.
“Ne parleranno per due giorni e poi se ne dimenticheranno tutti” Ora ero io a ridere.
“Tutte le presone normali se ne dimenticheranno, ma quelli che vorranno intraprendere una carriera nella musica, non verranno, di sicuro, in una casa discografica che obbliga le persone a fare cose che non vogliono” Lui mi guardava stupito da quello che avevo appena detto, almeno sembrava.
“Signorina Harrison, le persone sono disperate, farebbero di tutto per realizzare il suo sogno, proprio come ho fatto io, come ha fatto lei e probabilmente come ha fatto Keaton Stromberg, perché è di lui che si parla, giusto?” Mi irrigidii subito a sentire il suo nome. Strinsi i pugni.
“Va bene” Mi avvicinai alla sua scrivania e ai suoi bellissimi scaffali peni di fogli e cose di più valore, mi appoggiai alla scrivania e, con un braccio, spazzai tutto via.
“Che diavolo sta facendo?” Chiese lui allarmato.
“Quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa” Con un po’ di impegno, feci cadere anche i due scaffali che erano nella stanza, la segretaria entrò allarmata mentre io uscivo dall’ufficio. Distrussi anche tutto lo spazio della segretaria e tutto quello che trovavo nella stanza davanti a me, sono sempre stata la prima a ribellarmi, questa volta non l’avevo fatto subito e tutta quella rabbia che avevo accumulato aveva portato a questo.
“Chiama la polizia” Furono le parole che riuscii a capire. Ma ormai non potevo lasciare il lavoro a metà dell’opera, sapevo che un giorno mi avrebbero arrestata, pensavo per disturbo della quiete pubblica, in effetti questo era una specie di disturbo della quiete pubblica. Arrivò la polizia che mi mise le manette e mi portò in centrale.
 
Dopo avermi fatto domande sul perché del mio gesto mi sbatterono dentro una cella, ci sarei stata solo una notte perché quello che avevo fatto non era particolarmente grave. Mi fecero fare una chiamata, ovviamente chiamai Keaton.
“Pronto!?” Rispose lui dall’altro capo del telefono.
“Keats, sono io, devo dirti..” Mi bloccai quando sentii le sue parole.
“Ah, sei tu” Bene, era deluso di sentirmi.
“Keaton, non attaccare, ti prego, devo spiegarti una cosa” Dissi più seriamente possibile.
“Non me la puoi dire quando torni a casa? E, a proposito, dove sei?” Mi piaceva Keaton preoccupato per me, mi faceva sentire sempre protetta e al sicuro, anche se era arrabbiato, non poteva fare a meno di preoccuparsi.
“No, sono in” Non so perché, pensavo fosse una cosa ‘figa’ finire in prigione per una cavolata, ma non lo era, era orribile, da non riprovare mai più. “Prigione” Finì la frase chiudendo gli occhi, come se avessi avuto Keaton davanti e avessi potuto vedere la sua reazione.
“Cosa!?” Gridò lui dall’altra parte della cornetta. “Come in prigione? Com’è successo? Perché?” Quasi facevo cadere il telefono ma lo ripresi al volo.
“Be’ io stavo cercando di fare qualcosa per noi e poi mi sono arrabbiata e ho iniziato a distruggere tutto quello che mi trovavo davanti e.. ora sono qui” Keaton sospirò.
“Non dicevo cose di questo tipo, Becca” Mi rimproverò, non era possibile, qualsiasi cosa che facevo non andava bene.
“Comunque non preoccuparti, domani mattina mi lasciano uscire, quindi ci sentiamo domani, ciao” Ci congedammo e io restai là dentro con un’altra ragazza, più o meno della mia età, avevo solo diciassette anni quindi non ero in una vera e propria prigione, ero in un riformatorio, la ragazza non parlava e io mi misi dalla parte opposta della stanza. Non dormii quella notte, pensavo solo a Keaton, a cosa poteva pensare di me, a cosa potevano pensare di me i miei fan, ero sicura che quelli veri non mi avrebbero abbandonata. Ero terrorizzata, non c’era nessuna luce e, magari un omicida, stava a pochi passi da me, tanto ci era già in riformatorio e perché non avrebbe dovuto uccidere una persona con la vita ‘perfetta’ come me?
 
Erano passati due giorni da quando ero uscita dal riformatorio, dopo il mio scatto d’ira alla casa discografica, i nostri manager capirono quando io e Keaton ci amavamo e, per evitare altri miei scatti d’ira, ci dissero che potevamo stare insieme, tutte le cose che avevo distrutto le ripagai di tasca mia e ora anche Drew e Jennifer sapevano di me e Keaton, oggi saremmo dovuti andare, tutti insieme, ospiti ad un programma tv molto famoso, per presentare il nostro nuovo singolo. Quando la presentatrice ci chiamò noi eravamo già pronti sul palco a cantare la nostra bellissima canzone, che avevamo scritto tutti insieme, soprattutto Drew. Quando finimmo di cantare ci mettemmo a sedere in dei divanetti, uno vicino all’altro, Jennifer, io, Keaton, Wesley e Drew, dei quali non capivo perché si disponevano sempre così, anche sul palco, Wesley era sempre in mezzo, io pensavo fosse per il motivo della grandezza, dal più grande al più piccolo o viceversa. All’inizio l’intervistatrice ci fece i complimenti per il nostro singolo e ci chiese come stavamo, ci fece domande su di noi, sul nostro rapporto e sulla nostra vita privata.
“Rebecca, tu pochi giorni fa sei stata arrestata, o sbaglio?” Io alzai lo sguardo e lo abbassai subito dopo arrossendo, sentii Jennifer e gli altri ridere per la mia reazione.
“Si” Risposi alzando di nuovo lo sguardo.
“Posso sapere cosa hai combinato?” Disse con il sorriso che avevano sempre tutti i presentatori.
“Be’.. credo di aver fatto un po’ di danni materiali alla casa discografica” Coprii la vergogna con una sorrisetto falso “Ma ho ripagato tutto” Mi affrettai a dire.
Passato il momento di vergogna non pensavo che ce ne sarebbe stato un altro, così ero tranquilla a rispondere ed ascoltare le risposte degli altri.
“Allora, Jennifer, come va con il tuo ragazzo? State ancora insieme?” Jennifer arrossì e io sorrisi nel vedere la sua reazione, era così tenera.
“Certamente e non potrebbe andare meglio” Rispose lei, felice.
“Si, stanno tutto il tempo a mandarsi messaggi e a dirsi quando si amano” Drew disse l’ultima parola facendo una brutta imitazione di Jennifer che fece ridere tutti.
“Sta zitto, solo perché non hai una ragazza, tu” Controbatté Jennifer.
“E’ vero, chi altri di voi e impegnato? Jennifer, Wesley e poi? Nessuno?” io e Keaton ci scambiammo uno sguardo e poi tornai a guardare lui. “Rebecca, tutti ti stanno guardando” Quel tutti era riferito a Wesley, Drew e Jennifer.
“Io?” Dissi indicando me stessa.
“Ti vedi con qualcuno in particolare?” Arrossii di colpo e abbassai lo sguardo.
“N-no, certo che no” Balbettai, Keaton mi colpì con la gamba. “S-si, volevo dire si” Fra il pubblico si sentirono gridolini di stupore e felicità, sorrisi.
“E come si chiama il fortunato?” Ormai, sarei dovuta andare fino in fondo, guardai ancora una volta Keaton e poi abbassai lo sguardo, notando la sua mano aperta, in attesa di qualcuno che l’afferrasse e così feci, facendola incrociare con la mia. Appoggiai la testa alla sua spalla e lui mi diede un bacio sulla testa, dei brividi mi percorsero lungo tutto il corpo, non potevo credere di averlo appena fatto. Si sentirono ancora dei gridolini di stupore e felicità anche se credo che alcune di loro, in quel momento, mi avrebbero voluto uccidere. “State insieme?” Chiese per confermare il tutto. Noi annuimmo allo stesso momento. Il rossore delle mie guancie non se n’era ancora andato, anzi, sentivo che stava aumentando. “Mi fate un ultimo favore?” Chiese lei.
“No” Risposi subito ma poi risi, il che fece capire che stavo solo scherzando, anche se non scherzavo, avevo paura di quello che voleva chiederci.
“Voglio che voi due” Indicò me e Keaton, ovviamente “Vi baciate” Ma era impazzita quella donna?
“C-cosa? Perché?” Balbetto Keaton, mentre era arrossito.
“Credo che lo vogliano tutti, ho ragione?” Chiese al pubblico che gridò ancora una volta, non penso che tutte quelle grida vogliano dire ‘Si, vogliamo che si bacino’. Ma non importava, avrebbe insistito fino a che non ci saremmo baciati.
Ci avvicinammo lentamente l’uno all’altro e facemmo combaciare le nostre labbra, fu un bacio semplice, non volevo far star male nessuno, quando ci staccammo sorrisi a Keaton e lui mi sorrise di rimando, quando vidi tutte quelle persone ‘eccitate’ per il nostro bacio arrossii di colpo e, ancora tenendo stretta la sua mano, mi coprii con la mano libera, ora era ufficiale, tutti lo sapevano e più nessuno sarebbe riuscito a dividerci.


 
*Spazio autrice*
Buonsalve a tutti, ecco la mia prima os sugli Emblem3, 
particolarmente su Keaton, io trovo che lui e Becca siano teneri ahahha
comunque non abbiate paura di dire che non vi piace o di farmi notare qualche errore,
a me farebbe piacere se lo faceste, così mi date la possibilità di migliorarmi c:
Grazie in anticipo per tutte le bellissime recensioni che mi lascerete.
Un bacio xx
   
 
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