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Autore: masterteo89    29/11/2013    0 recensioni
Ayame x OC. Il destino, sommo artefice, traccia il percorso della nostra vita. Ma sta al singolo uomo il compito di deviare nei momenti opportuni, forgiando il proprio futuro.
Questa è una storia che mostra come due individui apparentemente diversi tra loro riusciranno a superare le loro differenze, forgiando un legame indissolubile che resisterà persino all'oblio imposto dallo scorrere del tempo.
Di sfondo, in tre differenti archi avremo ambienti e quant'altro inerenti a Deathtrap Dungeon, Inuyasha e Parasite Eve 2.
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ayame, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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1- introduzione Salve , forse vi ricorderete di me per opere non finite quali "Wolf's Howl" , "Redenzione" e "Luce nell'oscurità". Nonostante l'introduzione famigliare...no, non sono Troy McClure.
Sono il vostro amato et odiato Masterteo con un nuovo grande progetto. Questa storia la scrivo prevalentemente per diletto personale : la considero quasi una sorta di esperimento. Non pretendo che vi piaccia.
Allora, di che si tratta? Questa storia si suddivide in archi tutti diversi tra loro, ma legati da un filo conduttore. Una successione di eventi che avrà luogo in posti drasticamente diversi tra loro. Così ad esempio l'arco 1 sarà ambientato in un luogo totalmente diverso dall'arco 2 e persino l'atmosfera sarà diversa...dando l'idea di 2 storie differenti tra loro, eppure unite.

Arco 1 : è ciò da cui si inizia. E, se posso ammetterlo, il più ostico da scrivere. Altro non è che un crossover tra Inuyasha e Deathtrap Dungeon, un gioco tanto bello quanto vecchio (1998). Ora, dato che certe cose potrebbero confondere chi non vi ha mai giocato, vi consiglio questi link:

http://gamesdbase.com/Media/SYSTEM/Sony_Playstation//Manual/formated/Ian_Livingstone-s_Deathtrap_Dungeon_-_1998_-_Eidos_Interactive.pdf      <--- questo bellissimo pdf contiene  le immagini e info dei mostri che presto o tardi mi troverò a citare, quindi non può che esservi d'aiuto nella comprensione dei deliri che mi accingo a scrivere.

http://www.youtube.com/watch?v=jNGjSpKL2SU qui invece c'è il primo di una serie di video che mostrano il gioco. Io vi consiglio di vederne almeno quel che basta a comprendere l'ambientazione, perchè ammetto che descriverla a parole verso persone che non hanno mai visto il gioco...può essere molto difficile. Guardatevi giusto i primi 5 minuti, o più se scoprite che il gioco vi piace!

Ma bando alle ciance...iniziamo, che prima posto il capitolo prima potete sommergermi di commenti del tipo " Ma che ti è saltato in mente di scrivere, povero folle! ".

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1- Gli eroi si incontrano : David il Debole e Ayame la lupa selvatica.


Da quanti giorni non vedeva più la luce del sole?

Da quanti giorni non scorgeva più le sagome fulgenti delle stelle, maestose nella loro aurea gloria?

Da quanti giorni aveva perso ogni speranza?

Domande destinate a rimanere prive di risposta alcuna. Era mattina? Era pomeriggio? O forse era già calata la sera senza che se ne fosse accorto?

David ignorava tutto ciò, sapeva solo di essere inelluttabilmente condannato, preda di un fato avverso che lo aveva gettato in quel labirinto maledetto.

Molte domande affollavano la sua mente, ma più il loro numero aumentava meno senso ne si poteva trarre.

Dopotutto aveva visto alcune cose che chiaramente non potevano essere reali : creature mostruose, congegni bizzarri e ignoti , magie e costruzioni irrealizzabili. La logica semplicemente non poteva spiegare nulla di quanto gli stesse capitando!

Le alternative erano solamente due : armarsi di creatività e mentalità aperta o capitolare miseramente, abbracciando l'idea di essere diventato irrimediabilmente pazzo.

Avrebbe potuto considerare ogni singolo aspetto di questa realtà come un puro e semplice pezzo di un mosaico di una mente folle e delirante, tuttavia ogni cosa era troppo vivida e nitida per essere immaginaria.

Le rocce erano sgradevolmente viscide e ruvide, ricoperte di muffa e sporcizia varia. L'aria era stagnante, pregna del tanfo dolciastro della putrefazione : o forse la causa era il cadavere alle sue spalle?

Un tempo era stato un essere vivente : David ci aveva parlato ed insieme avevano attraversato i bui corridoi di quel labirinto; tuttavia la loro avventura non era destinata a durare.

E ora David si trovava accasciato a terra, con la spalla sinistra che presentava una ferita dalla quale copioso sgorgava il suo stesso sangue dannato.

Dannato perchè per l'ennesima volta se l'era cavata, la morte lo aveva risparmiato. Ma tutto ciò a scapito del suo attuale compagno. David era sicuramente maledetto dagli dei, poichè era latore di morte per chiunque gli stesse vicino.

Aveva avuto diversi compagni d'avventura, ma tutti poco alla volta erano scomparsi, falciati dalla nera mietitrice. Tutti tranne lui, il giovane che ad ogni passo camminava lungo un sentiero disseminato dalle ossa dei suoi simili sventurati.

Il giovane non si sarebbe mai aspettato che la sua vita potesse prendere una simile piega! Era tutto assurdo e irreale, quasi fosse diventato il protagonista involontario di una banale pellicola economica.

Un attimo prima si trovava , zaino in spalla, diretto in università come era solito fare ogni mattima. Ma repentinamente una fitta l'aveva colto e la nebbia si era addensata dinanzi ai suoi occhi : quando si risvegliò il paesaggio era drasticamente mutato.

Fu così che si trovò a vagare lungo gli oscuri corridoi di quella che pareva essere una enorme caverna : e stando alla testimonianza di un avventuriero, David si trovava difatto nel ventre d una gigantesca grotta scavata sul lato di una montagna.

David non rivide più quel tale, ma il loro incontro fu tutt'altro che infruttuoso : riuscì infatti a fare luce sulla situazione.

A quanto pare si trovava nei dintorni di una cittadina vicina ai Carpazi (Transilvania forse?) , un paese sotto il giogo di un tiranno che dall'alto del suo castello situato sopra alla montagna esercitava il suo potere con un pugno di ferro.

Ma questo era ancora abbastanza credibile, nulla di particolare se si trascurava il fatto che apparentemente David era "volato" dall'Italia alla Romania.

Il problema era che apparentemente l'anno era il 1550 mentre, a detta del giovane, se la matematica non era una opinione in teoria doveva essere il 2014.

Ma tornando al tiranno, che apparentemente era un barone di nome Sukumvit, non era cauto tralasciare il fatto che fosse una persona particolarmente sadica e folle.

Infatti aveva lanciato una sfida a chiunque fosse stato abbastanza coraggioso da cimentarsi nell'impresa : sopravvivere al labirinto scavato nel cuore della montagna.

Il vincitore avrebbe conquistato una gloria imperitura, oltre ad una ingente somma di oro, gioielli e gemme preziose. In verità non c'era limite al numero di vincitori, poichè nessuno era mai riuscito a sopravvivere.

All'inizio David non aveva dato retta alle parole dell'individuo, ritenendolo un pazzo. Tuttavia dovette convenire che il folle era lui stesso : era tutto reale, sia il labirinto che le trappole e le creature.

Pareva infatti che un gran numero di mostri e leggende avesse risposto alla chiamata alle armi del barone, desiderosi di banchettare con le anime degli sventurati avventurieri.

E David li aveva visti con i propri occhi : demoni e orchi ripugnanti come quelli delle favole che leggeva da bambino...ma ora le favole erano divenute tanto reali quanto aggressive.

Il labirinto invece era, come insito nel termine, un labirinto. Si era smarrito numerose volte e non era che all'ingresso del percorso : doveva ancora trovare la strada che lo conducesse nel cuore della caverna.

Ma in realtà egli non desiderava avventurarsi troppo in profondità, poichè non era affatto sicuro di poter sopravvivere. Nascondersi non sarebbe più bastato ad evitare una morte violenta.

Ma bisognava spezzare una lancia in favore del labirinto : infatti era un luogo estremamente singolare.

Si passava da caverne collegate da ponti che si affacciavano su neri abissi a corridoi stretti e angusti colmi di polvere e cianfrusaglie. A tratti il pavimento roccioso era irregolare e aspro, mentre altre volte David si era trovato a percorrere corridoi di pietra perfettamente levigata.

Alle pareti alcune torcie illuminavano fiocamente le varie sale, mettendo in risalto arazzi finemente decorati e macchie di muffa e licheni. L'impressione del giovane era che una caverna si fosse mescolata e amalgamata con un castello medievale, creando un miscuglio di elementi singolare nel suo genere.

Dopoutto non era singolare la sala dove si trovava al momento?

Era una stanza circolare, scavata nella roccia e contenente alcuni lunghi pilastri di legno che collegavano il soffitto con il pavimento. Al centro era stata scolpita nella roccia una statua raffigurante un drago rampante, mentre il gioco di ombre delle torce appese alle pareti creava l'illusione che l'animale inanimato si muovesse.

In tutto ciò, David era accasciato a terra, dolente e particolarmente pessimista riguardo al suo futuro. Si potevano ancora udire da lontano i grugniti rabbiosi degli orchi, quasi sapessero di essersi fatti sfuggire una succulenta preda.

Ma lentamente un rumore di passi cauti si fece sempre più forte lungo il corridoio attiguo, spingendo il giovane a voltare rassegnato il capo per osservare negli occhi il volto della creatura che l'avrebbe finalmente ucciso.

Lentamente dall'ombra emerse la sagoma di una giovane donna, che poco aveva di umano. Nelle movenze, nell'atteggiamento, nello sguardo, pareva di trovarsi dinanzi ad un animale pericoloso.

Occhi smeraldini e sospettosi accolsero il suo sguardo, mentre quasi impercettibilmente il naso della donna si arricciò : sembrava quasi che lo stesse fiutando!

Indossava un'armatura nera come la pece, ma le spalle erano coperte con un mantello di pelo candido che le ricadeva lungo alla schiena. Attorno al collo una collana composta da zanne animali legate con un cordino contribuiva ad esaltare la sua natura selvaggia, se già non lo si era intuito.

Un gonnellino di pelle che a mala pena arrivava a coprirle le ginocchia pareva garantirle una buona agilità nei movimenti, anche se forse non era il tipo di indumento adatto per simili posti abbandonati dagli dei.

Nonostante fosse incredibilmente attraente, David non aveva tempo da perdere in inutili contemplazioni quando era possibile che anche lei non fosse altro che un mostro giunto per porre fine alla sua esistenza.

Attese dunque che fosse lei a compiere la prima mossa, limitandosi ad osservare con malcelato interesse l'iris che adornava i capelli color del fuoco della giovane. Tanto, con la ferita alla spalla che si ritrovava! Non avrebbe potuto fare molto per difendersi.

Fu allora che la ragazza si aqquattò, andando ad annusare più da vicino il giovane. Poi, schiudendo le labbra in un debole ed incerto sorriso, proferì alcune parole. E David non comprese assolutamente nulla di ciò che gli stava dicendo.

Cinese? Giapponese? Ma soprattutto, quella che spuntava alle sue spalle era una coda? David era ufficialmente confuso, ormai non c'era più limite all'assurdo.

La giovane parlò ancora, questa volta gesticolando con enfasi. -- Ma che lingua parli?-- Chiese David con poca convinzione, perso a contemplare il movimento ipnotico di quella candida coda tanto soffice quanto inusuale.

Apparentemente spazientita, la ragazza si umettò le labbra, picchiettando il terreno con un dito. Aveva delle unghie molto affilate...o erano forse artigli?

Repentinamente schiaffeggiò David al volto, un gesto tanto rapido quanto debole e poco determinato : non intendeva nuocergli, voleva solo ottenere l'attenzione di quello strano umano. Ciononostante un leggero rivolo di sangue sgorgò dalla guancia del giovane, lacerata seppur superficialmente dagli artigli esageratamente aguzzi della donna.

Ottenuta l'attenzione del giovane, la lupa non si curò della ferita inferta al ragazzo : si limitò ad osservarlo negli occhi con quei due pozzi color dello smeraldo, tanto intensi e profondi quanto intimidanti.

--ç@é*°à!  §°ç@ ç°é  #éçà!-- Esclamò, indicando gli indumenti strani e laceri del giovane, quelli che un tempo erano stati abiti moderni comodi ed in ottimo stato.

-- Guarda che non comprendo le tue parole, strana creatura.-- Mormorò stancamente David, appoggiando il capo contro la parete.

Tuttavia sussultò quando le sue parole vennerò accolte da un doloroso pizzicotto, cortesia della lupa che ora lo stava osservando abbastanza in cagnesco (ho fatto la battuta!...non fucilatemi  n.d.a.). Forse che quella strana creatura riuscisse a comprendere le sue parole?

Strana creatura...David strabuzzò gli occhi a quella considerazione.  Se capiva la sua lingua allora era ovvio che non si fosse sentita a suo agio a venir chiamata "strana creatura"!

David, che si sentiva particolarmente audace e attribuiva tutto ciò alla sua ferita, decise di permettersi di prenderla in giro un poco.

-- O leggiadra fanciulla, può dunque lei comprendere il mio verbo umile e fallace?--

Quando la giovane incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo sbuffando rumorosamente, David comprese che la donna effettivamente comprendeva le sue parole. E comprese pure che non stava dando una buona impressione di sè, quindi decise di cessare il gioco.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal suono di un ruggito in lontananza, un verso da far accaponare la pelle e gelare il sangue nelle vene. Non potevano dimenticarsi del luogo in cui si trovavano!

La lupa portò istintivamente una mano al fianco, dove pendeva una katana finemente lavorata. In realtà non poteva saperlo, dato che la lama non si scorgeva. Però la fattura del fodero era indicativa della qualità dell'arma.

Quando il silenzio tornò a regnare sovrano lungo quei corridoi maledetti, la ragazza si sfilò l'iris che teneva sul capo quasi fosse un fermacapelli. Il fiore pareva brillare, quasi emanasse una luce propria, calda ed invitante.

La giovane poggiò l'iris sulla spalla del giovane, vicino alla ferita sanguinante : lentamente, sussurrò alcune parole in un linguaggio sconosciuto, diverso da quello con il quale si era rivolta al ragazzo.

Fu un attimo : una luce accecante avvolse la sala : poi come era comparsa scomparve. Ma la spalla non gli duoleva più! Il dolore era diventato un semplice fastidio!

David non credeva ai propri occhi : la pelle si era come cauterizzata spontaneamente. Passando una mano lungo la ferita, notò che la pelle era ancora abbastanza sensibile e infiammata, ma la lacerazione era scomparsa.

-- Ti ringrazio-- Mormorò grato alla sconosciuta, notando come il respiro della donna si era fatto irregolare e affaticato. Evidentemente quella magia, perchè non sapeva in che altro modo definire il miracolo, era costata cara alla lupa.

Ma nonostante l'apparente spossatezza, la giovane si rizzò in piedi. Prese il suo tempo a sgranchirsi le membra, facendo scrocchiare il collo nel processo ; infine si voltò verso David che giaceva ancora a terra e allungò una mano.

David sorridendo esitante accettò l'offerta e , afferrando saldamente la mano della giovane, si fece forza e si alzò in piedi.

La ragazza si limitò a fare una faccia grave, indicando con una mano il lungo corridoio che si perdeva nell'oscurità. Pareva quasi volesse ricordare al giovane quale fosse il loro destino.

Poi, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo, indicò sè stessa e in maniera chiara articolò una parola -- Ayame--.

Intuendo ciò che stava facendo, David annuì e indicando se stesso affermò -- David. Piacere di conoscerti Ayame.--

Senza aggiungere altro la lupa compì qualche passo in direzione del corridoio, poi però con un cenno della mano fece comprendere al giovane che desidevava la sua assistenza.

David era incerto in un primo momento : rammentava fin troppo bene la sua maledizione. Era debole e inutile, inoltre la gente che gli stava intorno tendeva a morire.

Ma nonostante ciò, si sentiva in debito verso la donna che lo aveva salvato.

Si fece forza : era giunto il momento di spezzare la maledizione che lo legava al labirinto.

Questa volta nessuno si sarebbe più sacrificato per lui : questa volta avrebbe fatto di tutto per garantire la sopravvivenza della lupa misteriosa. Oramai non aveva più nulla da perdere : se fosse accaduto il peggio, si sarebbe immolato per permettere ad Ayame di uscire da questo labirinto maledetto.

La dolorosa constatazione dell'inutilità della sua esistenza lo rattristò non poco : avvertiva un presagio funesto, nell'intimo del suo animo comprendeva che la sua vita presto sarebbe volta al termine.

Ma avrebbe combattuto lo stesso fino alla fine.
  
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