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Autore: fra_eater    29/11/2013    3 recensioni
Lui l’ha sempre salvata, lei si è impegnata nel diventare forte e preziosa per lui. Litigano in continuazione. Lui la teme come non ha mai temuto nessuno. Il pensiero di falla arrabbiare o, peggio, piangere, lo terrorizza. Lui ha promesso che non le avrebbe mai fatto perdere il sorriso. Lei è la sua parte razionale, quella che lo costringe a sentire ciò che non vuole, il pugno che lo frena quando sta per commettere o dire delle sciocchezze colossali. Lei è in debito con lui, l’ha salvata da una prigionia e le ha dato una nuova famiglia
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nami si sentiva la testa pesante, le faceva male. Aprì gli occhi; aveva la vista completamente annebbiata.
Ad una prima occhiata non le sembrava la sua stanza. Accanto a sé sentì un lieve russare. Robin non aveva mai russato. Si volto a guardare verso il punto in cui si aspettava di vedere il volto dell’amica con la quale divideva la cabina. Cercò di mettere a fuoco. Sentiva i gabbiani strillare da fuori li oblò. Il suono delle onde che sbattere contro la nave la rilassava. Vide la nuca di una persona che dormiva accanto a lei. Dei capelli neri. Era Robin, senza l’ombra di dubbio.
Socchiuse gli occhi, voleva riaddormentarsi.
 Osservò a lungo la nuca dell’amica. Quando aveva tagliato i capelli? O forse era il sonno che le faceva brutti scherzi.
Robin rantolò rumorosamente nel sonno e si voltò trovandosi faccia a faccia con Nami.
La rossa navigatrice osservò l’amica con gli occhi socchiusi, carichi di sonno. c’era qualcosa di strano. La pelle non era candida come al solito, ma era più scura, come un’abbronzatura color miele. Una cicatrice sotto l’occhio sinistro …
Nami urlò con quanto fiato aveva in gola. Rufy cadde dal letto rotolando e spaventato dall’urlo della ragazza. Nami prese le coperte e se le avvicinò al corpo, coprendosi il pigiamo con esse. “Che fai qua dentro?” urlò al suo capitano ancora rintronato dalla sveglia violenta lanciandogli un cuscino in piena faccia.
 Rufy, con gli occhi traboccanti di sonno, si massaggiò il capo, prese il cuscino, lo mise a terra e si stese, dando le spalle al letto su cui si trovava la ragazza “Veramente questa è la mia stanza” disse senza guardarla.
Nami si guardò intorno. Quella effettivamente non era la cabina che lei divideva con Robin. Non c’era nessuna libreria; l’armadio era veramente piccolo, non avrebbe mai contenuto tutti i suoi vestiti e, in più, il disordine regnava incontrastato in quella stanza: pezzi di carta, abiti vari, vecchie coperte, delle vecchie taglie di vari e famosi pirati e anche alcune monete sparse qua e là per il pavimento. No, quella non poteva essere la sua stanza. Ma che ci faceva nella stanza di Rufy?
Rufy si alzò dal pavimento mettendosi in posizione seduta e guardò l’amica. “Che ci fai qui?” chiese come se sene fosse appena accorto. “È quello che mi chiedo pure io!” urlò la navigatrice in risposta.
“Buongiorno ragazzi!” la voce di Franky troneggiò nella stanza, i due si guardarono in torno alla ricerca del gigantesco cyborg nella piccola stanza, ma non era lì. “Che succede Franky?” chiese Nami adirata “che ci faccio qua dentro?” . Intanto Rufy aveva trovato la Radio-Snail usata come altoparlante. “Bè” la voce di Franky era titubante . “Lascia parlare me, Franky” era la voce di Nico Robin “ Entrambi avete manifestato i sintomi di una rara e contagiosa malattia” spiegò la ragazza con la sua voce seria.
“Che malattia?” chiese Rufy notando il volto allarmato di Nami . Entrambi si sentivano bene. Ma se Robin parlava di sintomi e di una rara malattia probabilmente non se n’erano accorti. Lei non era il tipo da scherzare con queste cose.
“In uno dei libri che ho trovato sull’ultima isola” spiegò l’archeologa “ parla di una rara malattia, definita Cupid’s Arrow. Chopper sta studiando il libro per vedere se riesce a trovare qualche antidoto”
“Ed esiste?” chiese Nami sempre più allarmata, ormai la paura aveva preso il posto della rabbia “Che ci succederà?”
“Niente di preoccupante” disse Robin, cercando di rassicurarla “Dovete solo stare in isolamento una settimana e riposare. Poi andrà via da sè”
“Perché sono qui?” urlò alla radio ricordandosi che quella non era la sua cabina, divenendo improvvisamente rossa.
Robin trattenne una risata “ Non potevamo occupare due cabine,” disse con la voce più monotona che le riuscì i9n quel momento “se state nella stanza recuperiamo spazio e concentriamo il virus solo lì finchè non passerà la settimana e avrà perso il suo potere infettivo.”
“RUFY NON TI AZZARDARE A SFIORARE LA MIA NAMI- SWAN, SIAMO INTESI?” Sanji aveva preso il posto di Robin. “Ho faticato ad accettare la cosa e non ti perdonerò se oserai approfittarti di questa situazione e… MA COSA?!” . In sottofondo rumori di lame e calci. Stava litigando con Zoro.
“Scusate l’interruzione”  Robin riprese il controllo della situazione. “ Franky ha installato un carrello sul quale vi verrà servito il cibo senza che noi entriamo lì”
“Meno male” disse Rufy sorridendo “Stavo cominciando ad avere fame”. Nami li tirò un pugno in testa “Ti rendi conto che siamo rinchiusi per una settimana qui dentro?” urlò in preda a tutte le furie “E tu pensi solo al cibo???!??”
“Come pensi di sopravvivere senza cibo?” rispose tranquillo il capitano, con la sua solita espressione apatica tinta sul volto. Nami si trattenne dal picchiarlo di nuovo, fece un respiro profondo “Dove sono le mie cose?” chiese rivolta all’amica all’altro capo della Radio-Snail.
“Quali cose?” chiese lei, sorpresa.
“I miei vestiti” rispose calma “il mio lavoro, e tutto il resto”.
“Niente lavoro” rispose l’archeologa “Hai bisogno di riposo. Per quanto riguarda i vestiti sono nell’armadio di Rufy”. Nami si diresse spedita verso il minuscolo armadio; stava facendo appello a tutte le sue forze per mantenersi calma in quella situazione. Odiava profondamente Rufy, non stava dando alcun peso a quella situazione strampalata. Guardò dentro l’armadio e riconobbe i suo abiti ben piegati su un ripiano. Sgranò gli occhi, erano solo cinque di cui tre nuovi, che non aveva mai messo e che conservava per qualche occasione importante. “TI SEMBRA CHE IO POSSA INDOSSARE SOLO QUESTI?” urlò con quanto fiato aveva in gola. Rufy si allontanò impaurito da lei.
“Sono i primi che ho trovato” rispose Robin calma.
 Nami doveva trovare un modo per uscire da lì “Come farete a navigare senza di me?” chiese sorridendo. Era certa che ciò l’avrebbe aiutata almeno ad andare in un’altra cabina. Erano persi senza la loro navigatrice. “Le tue cartine basteranno per questa settimana. ” rispose Robin. “ E senza Rufy che svuota la dispensa possiamo navigare più a lungo senza doveri fermare a fare provviste. Ora vi lascio.” Disse prima che la compagna potesse ricominciare a protestare. “Buon riposo.”
Nami cominciò a girare in tondo. Guardò Rufy ancora seduto sul pavimento. “Che facciamo?” chiese al capitano, rassegnata.
Rufy ricambiò lo sguardo della navigatrice. Per lui non aveva importanza il fatto che sarebbero dovuti rimanere insieme nella stessa stanza, aveva solo paura che lei avrebbe sfogato la sua rabbia su di lui se non avesse cercato un modo per scappare. “Sfondo la porta”  disse dopo un tempo infinito.
 Si avvicinò alla porta, caricò il pugno e, poco prima che colpisse il legno, fu costretto ad allontanarsi di corsa. Le forze avevano ceduto improvvisamente.
“Che succede?” chiese Nami avvicinandosi al capitano, allarmata da questo suo strano esitare.
“Amalgatonite” rispose lui serio. “L’hanno versata sulle pareti.”.
 
 
 
“Non credi di aver esagerato?” Franky mi guarda sogghignando. Si riferisce all’almagotinite che abbiamo messo sulle pareti della cabina di Rufy.
“L’idea è stata tua” gli ricordo. Sapevamo entrambi che Rufy avrebbe potuto sfondare la porta con uno dei suoi attacchi. Era l’unico modo per impedirglielo.
Franky mi sorride. Si diverte proprio. È  stato proprio grazie a lui che sono riuscita a convincere il resto della ciurma. Il povero Chopper sta ancora studiando il libro che ho scritto in fretta e che Franky ha fatto sembrare molto antico. Come medico si è sentito in colpa per non essere a conoscenza di questa malattia. Ma una volta convinto l’esperto per gli altri è stato più semplice. Sanji e Brook, come previsto, si sono subito ribellati all’idea, ricordando che Rufy è un uomo e, come tale, in presenza di una donna “avvenente”  è il cervello presente nei pantaloni a comandare. Ho fatto appello a tutte le mie forze per non riderli in faccia.
Usopp si è subito voluto informare sulla malattia ed ha messo in evidenza tutti i problemi della loro convivenza forzata, facendo notare agli altri due che, tra Rufy e Nami, quello in pericolo è Rufy. L’unico che non si è pronunciato è stato Zoro. Non che mi aspettassi nulla da lui, ma la sorpresa con cui ha reagito quando ho detto che avremmo dovuto tenerli in isolamento nella stessa stanza mi ha resa perplessa.
Mi dirigo nella mia cabina seguita dal mio complice. Nessuno del resto della ciurma sa che abbiamo nascosto delle telecamere nella stanza. Accendo lo schermo che abbiamo impiantato nella scrivania.
Vediamo Nami che si avvicina a Rufy “L’hanno versata sulle pareti” stava dicendo il capitano. Di sicuro avevano scoperto l’amalgatonite.
“Credi che andrà tutto bene?” cominciano a venirmi dei dubbi nel vedere il nervoso di Nami. Sta girando per la stanza sbraitando contro Rufy che la ignora essendo troppo impegnato ad esplorare il suo naso.
Franky si stende sul letto della mia compagna, ho paura che con quelle enormi braccia di ferro possa romperlo e, poi, chi la sente Nami?
 “Sì” mi risponde, convinto. Si porta su un fianco e solleva gli occhialini da sole. “Quei due si amano, è solo che sono troppo orgogliosi per ammetterlo”.
Tiro un sospiro di sollievo e guardo il monitor. Nami si era barricata nel bagno e Rufy stava trangugiando un’enorme quantità di cibo che doveva aver mandato poco prima Sanji.
“Speriamo bene”.
 
  
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