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Autore: Hermes    30/11/2013    1 recensioni
Questa non è la classica storia sui Nightwish in se e per sè...a dire il vero non ho idea da dove diavolo sia uscita e non so come ho fatto a trovare il coraggio di postarla...
"Perdona la Bestia che adora...” mormorò ancora “Perdona Me.”
Il bacio che seguì fu aspettato, implorato, desiderato…tutto meno che amaro.
Dimenticammo il resto…il mattino non ci svegliò...
L’unica certezza che mi rimase fu quella della sua presenza, del movimento del suo corpo contro il mio.
Non c’era riposo…ma sognai…
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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26 Aprile 2020, ore 15 e 45
Finlandia, Kitee, nuova casa Holopainen
Anette guardava con un largo sorriso al di là della veranda i suoi due maschi impegnati in una nuova avventura.
Tuomas le aveva proibito di lasciare l’ombra della tettoia, stava diventando sempre più premuroso con così poco all’evento e lei ormai non ci provava neanche a contraddirlo per mantenere il quieto vivere, intanto quando il tastierista non guardava nella sua direzione lei sgattaiolava via. Tiè papero!
A fianco della casa, cinquanta metri più in là era rimasto un pezzettino di terreno spoglio a causa dei macchinari usati per la costruzione della casa e Tuomas si era messo in testa di piantare un ‘giardino vegetale’ come lo definiva lui.
All’inizio Johan e Pentti gli avevano dato una mano per preparare il terreno e per recuperare piantini ma adesso il tastierista aveva coraggiosamente deciso di tentare la sorte con il pollice verde seminando carote, zucchine ed insalatina.
Era veramente strano vederlo in mezzo ad un sentiero, chino a seminare. Più che un ortolano sembrava un cowboy!
Joseph era un po’ scettico all’inizio ma poi, dato che quella domenica non aveva nient’altro da fare, si era unito al padre ed ora l’aiutava, schermandosi gli occhi dal sole con il paio di Rayban del papà.
Se avesse potuto dar loro una mano l’avrebbe fatto, uffi questa gravidanza…sono proprio stufa!
Nel mentre Joseph si era appropriato della gomma e spruzzava il tastierista sulla schiena, il poveretto fece un salto di tre metri all’acqua gelata.
“JOOO!!!!”
“Non l’ho fatto apposta!”
“Dillo che vuoi farmi prendere un infarto!!!”
“Non fare il tragico, pà!”
“BUUUUH, se ti prendo!”
Il momento idilliaco si era spezzato ed An nascose il volto nella mano.
Maschi Holopainen…o li ami, o li odi, o ci ridi sopra…sigh!

12 Maggio 2020, ore 2 e 21
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Il lago era calmo, la risacca si trascinava costante sui ciottoli della riva.
Quel suono si sentiva anche nella casa del tastierista dei Nightwish.
In quel momento Tuomas guardava il panorama dalla finestra, fumacchiando sul letto.
Quell’anno il clima era caldissimo tanto che da qualche giorno dormivano con le finestre aperte per lasciar entrare l’aria umida della sera.
Ormai il trasloco era completato in tutto e per tutto ed Anette – dopo l’iniziale smarrimento alla vista della loro nuova dimora – l’aveva preso per il centro di un tiro a segno…e la sua mira si era rivelata accurata.
Gli occhi di Tuomas si spostarono sulla donna al suo fianco che dormiva serenamente, dandogli le spalle.
Ormai aveva raggiunto la taglia di un’orca assassina nana ed il suo dottore aveva preparato i fogli per il ricovero dato che mancava meno di un mese al lieto evento...
Intravedeva la forma rotonda del pancione dalla sua posizione. Un sorriso gli piegò le labbra.
Anette non aveva voluto sapere il sesso del nascituro e lui sperava solo che stesse bene.
Già da un mese era un fascio di nervi, quando suonava il suo nuovo pianoforte al piano di sotto aveva sorpreso le sue mani tremare più di una volta.
Non era sicuro di essere pronto per un neonato…cioè, padre certo, ma…come avrebbe fatto?!
E se, inavvertitamente lo avesse rotto?! Lui ed un bebè…quella sì che era un’equazione impossibile!

Anette si era accorta del suo imminente attacco nervoso dal numero in costante aumento di sigarette che fumava quotidianamente, tanto che ci aveva dato un taglio con un ultimatum: più di un pacchetto al giorno ed avrebbe dormito nella vasca da bagno.
Meno male che in suo soccorso erano arrivati i ragazzi con l’invenzione del millennio…ovvero la sigaretta elettronica che si stava comodamente fumando in quel momento. Gli spiaceva imbrogliarla, ma era più forte di lui…aveva bisogno di una valvola di sfogo!
“Tuomas…” Anette si stiracchiò lentamente, strofinandosi gli occhi.
Oh, merda!
Cacciò sotto il cuscino l’oggetto della discordia cercando di non dare troppo nell’occhio nelle prime luci dell’alba.
“Sei sveglio?” mormorò lei, sdraiandosi sulla schiena con cautela e cercandolo con una mano, l’altra poggiata sul pancione.
“Sono qui, An…cosa c’è?” domandò con il suo miglior tono innocente.
“Ti dispiacerebbe chiamare mia madre e dirle di venire a stare con Joseph?”
Il tastierista sbatté le palpebre, cercando di capire il senso di quella richiesta “È notte fonda…se chiamassi Bea le verrebbe un colpo e penserebbe che tu stai per-” la lingua gli si era inaridita incollandosi al palato stile pergamena, mentre la rivelazione lo colpì lasciandolo a bocca spalancata “Anette…”
“Temo che dovrai farle prendere un colpo, Tuom. Ho le contrazioni.”
“Ma…ma è presto…” Tuomas si aggrappò disperatamente a quella flebile speranza “Sarà un falso allarme, no?!”
Anette spostò lo sguardo su di lui, lievemente irritata “Lo direi anch’io se non avessi la certezza di aver appena rotto le acque…adesso prendi quel dannato cordless in mano, Mister Holopainen, e chiama mia madre!
Con il cuore che batteva come un tamburo indiano saltò dal letto, tuffandosi nel corridoio in ricerca di un telefono.
Dieci minuti dopo metteva in moto l’auto con la testa che gli girava.
Bea stava arrivando ed Anette si era accomodata sul sedile accanto al suo, dimostrando una calma quasi irritante.
“Come fai?!” le domandò mentre viaggiavano sulla strada inghiaiata a velocità moderata.
“Di che parli?”
“A stare così tranquilla?”
“Beh…non è la prima volta, Tuom. Andrà tutto bene!”
“È una parola!” borbottò l’uomo, svoltando sulla strada asfaltata e spingendo a tavoletta l’acceleratore.
Maledizione, non potevi aspettare ancora un mesetto fagottino?!

12 Maggio 2020, ore 4 e 35
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Tuomas faceva freneticamente avanti ed indietro in quel corridoio da oltre due ore.
Panico, panico, panico, panicopanicopanicopanicoPANICO!!!
La macchinetta del caffè nella sala d’attesa del reparto lo aveva deriso…tutto il caffè era esaurito!
Non ce la posso fare…come faccio…
Intanto pregava, nemmeno lui sapeva cosa.
Sapeva che i travagli a volte erano lunghi ma due ore senza informazioni…
“Sommo poeta, arrivano i rinforzi!!!” esclamò a voce bassa Jukka.
Il batterista lo prese a braccetto e si sedettero sulla panca con Tuomas che borbottava scalciando.
“Buono lì, papero che sono la tua salvezza!” esclamò Jukka, tirando fuori da una borsa di plastica un thermos “Caffè corretto 2 a 1 con Kalhua!”
Per poco Tuomas non l’avrebbe baciato “Come hai saputo?”
“Bea…” strizzò gli occhi amichevole Jukka “Com’è il bollettino?”
“Non so ancora niente…sono un po’ preoccupato.”
“Nah…An è una roccia e una cosuccia del genere non può farle niente!” lo consolò l’amico “Ti ricordi quando Luna è nata? Sette ore! Un incubo…alla fine quando sono andato a trovare Satu mi avrebbe ucciso se avesse avuto ancora la forza!”
I due iniziarono a parlare del più e del meno ma il papero teneva sotto controllo l’orologio, ansioso.

12 Maggio 2020, ore 5 e 40
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Il corridoio risuonò dei passi di una donna.
E ben presto l’infermiera si fermò all’altezza dei due uomini, confusa.
Jukka stava russando con la bolla al naso sulla spalla del tastierista, il caffè corretto lo aveva semisteso.
“Il signor Holopainen?”
A quel richiamo Tuomas ritornò perfettamente vigile e sobrio “Sì…?”
“Ho il piacere di informarla che sua moglie sta bene, è diventato padre di una bambina meravigliosa!” l’infermiera sorrise dolcemente.
“Uh? Ah? Marmocchio?” Jukka era tornato in vita, in stato confusionale a causa della semi-sbornia.
Intanto Tuomas aveva perso la parola “Una, u-u-una b-b-ba-bambina?”
“Perfettamente in salute!” annuì l’infermiera, dopo aver lanciato un’occhiata di storto al batterista.
Meri.
Anette.

“Vai, sommo! Faccio il giro di telefonate per dare la lieta notizia!!!” esclamò Jukka, iperattivo.
“Aspetta le sette o tirerai giù tutti dal letto!”
“Chissene! Bisogna festeggiare!!! Vodka per tutti! Yahoo!” l’amico era già corso verso l’uscita con il pugno alzato
Oddio la caffeina mischiata alla Kalhua sta avendo effetti collaterali imprevisti…
Quindi Tuomas s’informo con un gocciolone dall’infermiera sulla camera di An e si diresse lì cercando di fare meno rumore possibile per non disturbarla.
Accidenti, è successo…sono papà.

12 Maggio 2020, ore 8 e 22
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Tuomas era rimasto seduto accanto al letto e alla piccola culla dove stava la ancora più piccola Meri, coperta con un lenzuolino rosa stampato ad orsacchiotti.
Anette dormiva, quando era entrato alcune ore prima, aveva il viso arrossato per lo sforzo ma ora era tornata del suo carnato naturale ancora un po’ rosa sulle guance.
Le aveva lasciato un piccolo bacio sulla fronte poi aveva atteso in silenzio mentre i raggi di sole ruotavano nella stanza, lanciando sguardi adoranti alle sue due donne.
Oh prevedo già gli infarti quando verrai grande ed avrai le tue prime cotte…piccolina io ci sarò sempre.
Un piccolo movimento dal letto gli fece voltare lo sguardo ed An lo fissava, semi-addormentata.
“’ao, Tuom…” salutò intontita.
Il tastierista si limitò a prenderle la mano e stringerla, sorridendo.
An lo ricambiò poi chiuse di nuovo gli occhi.
Ci volle ancora un paio d’ore prima che Anette ritornasse di nuovo sveglia. La neonata si era messa a piagnucolare affamata ed An l’aveva cullata un po’ dopo il pasto, accarezzandole con la punta di un dito le guanciotte, Tuomas aveva scattato una foto poi An – più ferrata di lui sull’argomento – l’aveva forwardata a tutti i ragazzi, François ed ai suoi genitori.
“Dai Tuom…ti piacerebbe prenderla in braccio?” domandò poi lei con dolcezza.
Il tastierista era seduto sulla sponda del letto e l’aveva guardata da lontano ma quando fu chiamato in causa fece di no con la testa fermamente.
“An, io sono un pericolo pubblico, la faccio cadere…nononononononono!”
“Non è difficile come sembra, pauroso!” replicò lei ridacchiando “Dai, avvicinati. Mantieni le braccia a culla e non irrigidirti o la svegli e si mette a piangere.”
“An…!” piagnucolò Tuom, terrorizzato, ma intanto la prendeva dalle braccia di lei con tutte le cure possibili.
“Shhh…guarda, visto? Ci sei riuscito! Bravo papà!” annuì lei, orgogliosa del suo papero “Cullala piano e non fare movimenti bruschi.”
Tuomas si alzò pian pianino facendo qualche passo e tenendo gli occhi sul fagottino fra le sue braccia, la schiena un po’ rigida. Solo in quel momento l’intero peso dell’evento si assestò completamente sulle sue spalle.
Anette lo vide inclinare il capo con il mento appoggiato al petto. Le labbra compresse in una riga diritta e gli occhi chiusi.
“Tuom…che succede?” la voce fioca, esitante d’Anette si fece strada fino a lui.
Come poteva spiegarglielo?
Il peso di quel fagottino caldo e vivo contro il suo petto.
Stava combattendo una battaglia epica per non sciogliersi in lacrime, e la stava perdendo.
Un vagito.
Un movimento fra le sue braccia, lo spaventò…l’aveva ferita?! Aveva stretto troppo quel corpicino?! PANICO!
Aprì gli occhi di scatto terrorizzato ed incontrò quelli lucidi e semiaperti della bambina che lo fissava.
La piccola bocca rosea era socchiusa e da lei proveniva un basso mormorio.
Il tastierista si chinò e quando capì, sgranò gli occhi.
“Ho come il sospetto…” commentò Anette ammirata dal suo letto “…che tua figlia sia perdutamente innamorata di te.”
A quel punto l’uomo sorrise, arrossendo anche un po’.
“Smettila, An.” protestò debolmente, accomodando meglio e con mille premure la neonata fra le braccia.
Il nom-nom-nom di lei non si era ancora fermato.
“Sono anch’io una femmina e credimi, la capisco benissimo.” replicò Anette maliziosa, sorridendo al quadretto che le si presentava davanti agli occhi “Allora…hai deciso il nome?”
Tuomas le stava grattando delicatamente il pancino e la piccola gli agguantò un dito con la manina, sorprendendolo.
“Tuom…?” lo richiamò Anette, senza essere irritata dalla sua mancanza di attenzione…poteva anche deflagrare una bomba, l’uomo ormai era cieco e sordo al resto del mondo!
“Che ne dici se ti chiamiamo Meri, piccolina? Ti piace?”
Anette strinse le labbra per evitare di mettersi a ridere…era già arrivato a quello stadio di rimbecillimento?
“Dice che le piace…” continuò il moro, alzando degli occhi perfettamente placidi nella sua direzione.
A.A.A. cercasi cervello di Tuomas Holopainen…purtroppo è rimasto perduto!

13 Maggio 2020, ore 14 e 33
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Anette si era alzata per guardare fuori dalle finestre, il dottore le aveva detto di muoversi un po’ quel giorno ma di non esagerare e lei aveva subito preso l’occasione.
Certo non era in forma splendida e prima di rimettersi a frequentale la palestra avrebbe dovuto aspettare un po’ di tempo…ah niente più pancione, libera come un fringuello!
Per il resto Meri era una bambina d’oro non aveva pianto una volta quella notte e stava tranquilla nel suo lettino, tutto il contrario di Joseph.
Anette cercava di non stancarla troppo, prevedendo che a poco sarebbero venute a trovarle un po’ di gente ma le era impossibile non lasciarle una carezza quando passava.

13 Maggio 2020, ore 16 e 23
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Aveva appena concluso una telefonata con un François estatico e l’orecchio non le aveva ancora smesso di fischiare per l’esaltazione del baffopazzo alla lieta notizia quando dalla porta della stanza entrarono Tuomas con un borsone in spalla e subito dietro Joseph che trasportava un coniglietto di vaporoso peluche bianco con un grosso fiocco lilla al collo. Il bambino occhieggiò poco convinto la culla con una certa curiosità.
A chiudere la fila c’erano Kirsti e Bea che andarono subito vicino al lettino, pigolando a bassa voce contente.
“Tutto bene, An?” per prima cosa il tastierista aveva lanciato un’occhiata alla bambina poi le aveva regalato uno dei suoi migliori sorrisi. Più volte l’aveva visto felice, anche se non era facile capirlo: non esternava mai quello che provava ma quel giorno irradiava buonumore da tutti i pori…era così bello a vedersi!
Si sedette sul bordo del letto, afferrandole una mano e portandosela alla bocca…okay, non era solo felice, era radioso.
“Tutto ok…” Anette vide con la coda dell’occhio Jo alzare gli occhi al cielo. Più di una volta negli ultimi tempi il bambino si lamentava che lei e Tuom tubavano senza sosta, segno che il suo bambino presto sarebbe diventato grande.
“I ragazzi ti mandano tutti gli auguri, Jukka e Satu hanno detto che ti vengono a trovare domani mattina.”
“Mamma…” Joseph stava osservando Meri che dormicchiava tranquilla nella sua culla.
‘Sì, Jo?”
“Ma è bionda!”
“Non stupirti, caro!” esclamò Kirsti con un sorriso “Sai, Tuomas era biondo proprio come lei da piccolo poi è venuto castano chiaro, prima di farsi la parrucca ala di corvo!”
“Mamma non porto la parrucca!” replicò imbarazzato il papero mentre Anette rideva appena e Joseph scuoteva la testa, roteando gli occhi. Poi posò in un angolo della culla il coniglietto “Ciao sorellina, sono il tuo fratellone. Mamma e papà non sono male ma l’età avanza e bisogna avere pazienza…”
“Jo!!!” lo riprese Tuomas con un’occhiataccia mentre An aveva nascosto il volto nella mano ridendo ed il figlio continuava a raccontare a Meri con comicità e facce buffe tutta la massa di zii e zie che avevano…ed erano tanti!

24 Maggio 2020, ore 15 e 32
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Anette era seduta su uno dei divani della zona giorno con in braccio Meri che si guardava attorno incuriosita ed attorniata da tutti i ragazzi mentre Tuomas si affaccendava in cucina con bottiglie di birra, gelato e bibite analcoliche per i più piccoli.
Joseph stava giocando a nascondino con i gemelli Hietala e la truppa di Jukka sulla veranda, aiutato da Andrea in visita per il pomeriggio.
L’ospedale le aveva dimesse nei primi giorni della settimana e tutta la compagnia Nightwishiana – ansiosa di conoscere la nuova matricola – quella Domenica si era riversata nella loro nuova casa con famiglie al seguito.
“È bellissima, Anettina!!! Sniff!” trillò François con i lucciconi agli occhi mentre Meri gli toccava il naso e gorgogliava felice mentre Emppu faceva il solletico ad un piedino con un sorriso sul suo faccino rotondo da elfo “Ha gli occhi della mamma!”
“Non consumatemela!” arrivava Tuomas con un vassoio seguito da Marco.
“Geloso Tuomas, eh?” replicò Tero.
Marco si era chinato a guardarla “Posso tenerla?”
“Certo!” An si era alzata posando con cautela la bambina fra le braccia dell’amico.
Meri però non gradì il cambiamento perché appena ebbe dato una buona occhiata al biondo zione barbuto e peloso iniziò a gemere e mugolare nonostante il bassista cercasse di calmarla con l’esperienza accumulata.
“No, non fare così piccolina, su.”
Tero era arrivato in aiuto facendo smorfie, ma la situazione continuò a peggiorare e Meri ora piangeva a tutto spiano facendo venire le palpitazioni al papero che si mangiava le unghie dall’ansia a stento trattenuto da An.
“Ah! Siete dei buzzurri!” esplose infine, avvicinandosi e prendendo la figlioletta in braccio, appoggiandola sulla sua spalla e battendo piano la sua piccola schiena “Shhhh, principessa, papà ha mandato via i cattivoni…tranquilla tesorino di papi.”
La stanza intera lo guardava incredula mentre girava, dondolando appena per calmare il pianto di Meri.
Jukka si strofinava la faccia con un sorriso da scemo ed Emppu rideva silenziosamente.
An lo guardava con un sorrisetto mentre Marco e Tero si risedevano imbarazzati.
“Siamo degli istigatori al pianto…” tirò su con il naso il biondo bassista.
“Ma no…e che è ancora piccolina!” esclamò il fonico, più ottimista “Vedrai che saremo i migliori zioni e ci adorerà!”
Intanto Tuomas aveva effettivamente calmato Meri che adesso singhiozzava ancora piano ma il peggio sembrava passato.
Il tastierista si sporse dalla porta secondaria lasciata aperta “Jo, vieni a suonare qualcosa per Meri…”
“Non dirmi che l’avete fatta piangere di nuovo!” protestò il ragazzino “E lo sai che devo esercitarmi con il sax adesso!”
Nonostante le proteste Joseph entrò in casa seguito dagli altri e si sedette allo sgabello del piano ma prima di iniziare lanciò un’occhiata alla sorellina “Ah…te l’ho detto che gli zii sono una massa di spaventosi vichingoni metallari, no? Ma hanno il cuore di panna, sorellina!”
Quindi il prode erede iniziò a suonare con il pedale del piano premuto e cinque minuti dopo la neonata sorrideva fra le braccia di Tuomas che si era seduto accanto al figlio per permetterle di guardare il fratello.
Anette osservava la scena con tenerezza.
Poteva essere più felice?

~~~

Penultimo capitolo!!! xD
Ci rivediamo la prossima settimana con il finale, lettori silenti.
Meanwhile, a snowy happy birthday to me...! =)

  
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