Ade era pazzo.
Questo Nico lo aveva capito da svariato tempo, sicuro, ma ne ebbe la conferma quando un giorno entrò in camera sua e gli disse «Ehi Leopardi II, adesso alzati da quel letto che ci andiamo a fare un giro».
Il figlio non rispose subito, si limitò a guardarlo come si guarda un’Annabeth sbronza (e fidatevi, non è uno dei migliori spettacoli).
«Papà…che ti prende? E cos’è sta storia di Leopardi II?» domandò tutto d’un fiato, temendo la risposta del genitore divino che sembrava perdere ogni giorno più rotelle.
«Oh niente di ché. Avevo un figlio no, sto Leopardi: un depresso. Non ci crederai mai, depresso!Tu mi ricordi un po’ di lui, con tutto ‘sto nero…»
«Disse il re dei morti» lo schernì lui facendogli una smorfia.
«Sai cosa, però? Scriveva poesie, che a quel tempo erano cool. Dovresti provare»
A Nico si accapponò la pelle e lanciò uno sguardo di fuoco al padre.
«Siete uguali, voi due, uguali!» andò via borbottando il Dio.