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Autore: mirandas    30/11/2013    1 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Canto III
 
Dante
 
“Chi entra di sua spontanea volontà è un masochista, perché attraverso me si va tra gli sfigati. Mi ha creato Dio, non ve lo aspettavate, eh? Ho menzionato che sono eterno e bla bla bla. Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Queste erano le incoraggianti parole scritte sulla sommità della porta: “Maestro mio...ho troppa paura per capire.” Dissi, rivolgendomi a Virgilio.
Lui mi rispose come se dovesse spiegare un argomento molto semplice ad un bambino molto stupido: “Non avresti fatto prima a dire che non avevi capito nulla anziché arrancare scuse? E non fare quella faccia! No! Dante, ti avverto, niente faccina da piccolo aquilotto bastonato…” La mia guida sospirò frustrata, stavamo insieme da poche ore ma già non poteva resistere alle mie suppliche. Perciò continuò con un tono più pacato: “Non devi avere paura di entrare, Dante, ci sono io qua con te. Questo è il luogo di cui ti avevo parlato…Se non lo avessi ancora capito, siamo giunti alle porte dell’inferno”.
A quel punto cominciai a tremare da capo a piedi, ma prima che potessi anche solo pensare ad un piano di fuga, Virgilio mi prese per mano con un sorriso così dolce che mi parve di sentire il mio cuore sciogliersi. Ero così intento ad osservarlo che la paura mi abbandonò temporaneamente e, preso com’ero dal mio nuovo passatempo, guardare la mia guida, non mi accorsi che il poeta latino mi aveva nel frattempo trascinato oltre la porta minacciosa che separava il mondo umano da quello spirituale. Mi riscossi al primo cenno di pianti, lamenti e sospiri che impregnavano l’aria di un tale dolore così straziante che non riuscii a frenarmi dal piangere silenziosamente. Udivo lamenti, urla e bestemmie in ogni lingua esistente al mondo che si disperdevano nell’aria buia con un fragore paragonabile a quello della sabbia quando il vento soffia vorticosamente.
Tanto ero preso da questo orribile spettacolo che quasi non mi accorsi del movimento furtivo delle dita di Virgilio. La mia guida alzò una mano per asciugarmi la lacrima che stava solcando silenziosamente la mia guancia, mentre con l’altra mi strinse la mano che ancora teneva. Ma come il poeta si accorse che il mio sguardo seguiva i suoi gesti, subito si bloccò e lasciò la presa. Era stato tutto frutto della mia immaginazione? Oppure Virgilio nascondeva un cuore gentile dietro quella facciata da uomo burbero? Quelle azioni non fecero altro che alimentari i dubbi che mi stavano affollando la testa, quindi decisi di accantonare per il momento la questione e di proseguire con la domanda che più mi premeva: “Maestro, che cosa sono queste grida? E chi sono quei poveretti che urlano come dei disperati?”.
Il poeta latino mi rispose annoiato: “Adesso devo farti la telecronaca di tutto quello che succede? Vuoi sapere che c’è? Siamo all’inferno, caro Dante, e più precisamente nel girone degli ignavi.”
“Ignavi?”, non potei trattenermi dal domandare.
“Hai presente quando ti chiedono se ti piacciono di più gli uomini o le donne” e qui mi chiesi se l’esempio potesse non essere del tutto casuale “e tu, non sapendo scegliere, decidi di non scegliere nessuno? È esattamente la stessa cosa. Qui si trovano uomini ed angeli che non hanno saputo scegliere tra due opzioni.”
“Maestro, non sono sicuro che questo sia un esempio corretto…”
“Insomma! Mi hai fatto una domanda ed io ti ho gentilmente risposto, sebbene non fossi costretto a farlo.”
“Perdonami, maestro! Giuro che non ti darò più fastidio.” Promisi prostrandomi a terra desolato di averlo infastidito.
Virgilio sospirò e borbottò un “lasciamo perdere”.
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, la mia guida mi guardò di sottecchi. “Su, avanti, sputa il rospo.”
Gli regalai un sorriso a trentadue denti: “Puoi dirmi che tipo di tortura stanno subendo?”
“In breve, questi disgraziati devono rincorrere un’insegna bianca senza mai fermarsi e mentre corrono vengono ridotti a sanguinacci da mosconi, vespe e vermi. Divertente, eh? Ma non guardarli, noi siamo superiori.”
Ignorando il suo commento quasi per dispetto, volsi di nuovo lo sguardo dove prima e trovai una schiera di persone tanto numerosa che credetti a stento ai miei occhi. Tra loro mi parve di riconoscere qualcuno, anche se non ero certo se fosse Celestino V o Ponzio Pilato, sapete, visto che si somigliano così tanto! Ma tanto mi stavano sulle palle entrambi, quindi che ci fosse o l’uno o l’altro non mi faceva alcuna differenza.
Vicino alla riva del fiume stava altra gente. “E quelli chi sono e cosa vogliono fare?” domandai, tirando per la manica la mia guida.
“Santissimo padre! Pensavo che avessi promesso di non scocciarmi più!” rispose più che seccato il mio maestro.
Temendo di averlo infastidito troppo, mantenni il silenzio finché non giungemmo alla riva. Durante il tragitto, Virgilio si era limitato a lanciarmi qualche occhiataccia, come a sfidarmi a rompergli nuovamente le scatole. Ma proprio quando stavo per chiedergli scusa, arrivò verso di noi un vecchio dalla lunga barba bianca e, prima che lo chiediate, no, non era Gandalf. Il vecchio stava remando su una barca di legno e gridava: “Su, forza! Tutti in fila! E non fate quelle facce disperate! Vi sto portando solamente all’inferno, mica vi ho ammazzati io! E tu! Sì, tu, tizio vivo! Tu non puoi passareeeeee!!” No, ve l’ho detto: non era Gandalf “Allontanati da questi qui.” Virgilio posò prontamente una mano sul mio braccio per impedirmi di eseguire l’ordine, anche se non ne avevo la minima intenzione. Il vecchio allora sbuffò e continuò ad urlarmi contro: “Non puoi passare di qui! Il purgatorio è di là! Devi aspettare che quel sacco di piume-nocchiero ti venga a prendere.”
La mia guida, che aveva perso la sua pazienza già da un pezzo, gli urlò di rimando: “E non rompere le palle, Caronte! Dio ha detto che possiamo, quindi stai zitto e lasciaci passare.”
A quella notizia, il vecchio smise di urlare, borbottando maledizioni tra i denti.
Invece le anime dei defunti si raggrupparono sulla riva, lanciando bestemmie ed insulti a parenti, genitori, Dio e chi più ne ha più ne metta e poi scoppiarono in un pianto disperato.
Caronte, per nulla colpito da quello spettacolo, fece cenno a tutti di salire, minacciando di dare una remata sulla testa a chiunque si attardasse. Allora le anime si affrettarono come piccoli uccellini e caddero uno sull’altro come un cumulo di foglie secche…forse non era proprio così.
Quindi la barca partì e nel mentre un altro gruppo di persone sostituiva quello appena andato via.
La dolce voce di Virgilio mi riscosse: “Dante, solo le anime malvage vengono prese sulla barca di Caronte e se lui non ti ha voluto qui spero che tu abbia capito il perché.” Concluse dando una stretta al braccio su cui ancora posava la sua mano, per poi lasciarmi andare.
Ma non feci a tempo a ribattere, la terra cominciò a tremare così forte che il ricordo mi fa tremare tutt’oggi. Dalla terra si sprigionò un vento, che fece balenare una luce rossa. Solo a darci un’occhiata, essa mi fece svenire e cadere come un sacco di patate, tra le braccia di Virgilio…
  
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