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Autore: jooleea    01/12/2013    4 recensioni
16 Dicembre 1993
-Cosa fai qui tutto solo?-gli domanda il bambino sconosciuto, cominciando a dondolarsi lentamente,-Sono tutti al parchetto dietro al negozio di caramelle.
Stanno facendo una battaglia di palle di neve.-
-Lo so. Non voglio giocare con loro, mi prendono tutti sempre in giro perché parlo poco.-
-Ma adesso stai parlando, no?- ride-Comunque anche a me non piace molto giocare con loro. Ah, comunque io sono Jack. Tu come ti chiami?-
Jack.
Jack è il nome perfetto per lui, decisamente.
-Zack, mi chiamo Zack.-
[One sided Merrikat/Jalex]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Zack Merrick
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Reach and taste the clouds.





16 Dicembre 1993.



E’ un Sabato freddo.
Così tanta neve a Baltimora non si vede da circa dieci anni, e sta nevicando ancora adesso.
Tutto è coperto dallo soffice strato bianco e pupazzi di neve sono disseminati in vari angoli del piccolo parco.
Anche a Zack piacerebbe fare un pupazzo di neve; ha anche una sciarpa blu che a lui non piace più da mettergli al collo.
Peccato che non ha nessuno con qui farlo.
Il suo amico Martin ha più del doppio dei suoi anni e, nonostante le vacanze di Natale siano vicine anche per lui, è a scuola anche oggi, e anche se fosse lì con lui, si rifiuterebbe di fare un pupazzo di neve.
“E’ una cosa da poppanti.”se lo immagina sbottare, mentre si guarda attorno per essere sicuro che nessuno li stia osservando.
Si vergogna di avere Zack come amico, tutti lo hanno notato.
Anche Zack stesso, ma gli va bene così.
Meglio che essere soli.
Sospirando, annoiato e triste allo stesso tempo, il bambino si avvicina ad una coppia di altalene rosse un po’ arrugginite, ne pulisce una dalla neve e si siede.
Si fissa le scarpe da ginnastica nere, il piccolo Zack, mentre comincia a dondolarsi, prima piano, poi sempre più veloce.
Si chiede se sarà mai in grado di raggiungere il cielo grigio, magari provare ad assaggiare le nuvole grigie ricche di pioggia e neve, giusto per sapere che sapore hanno.
Potrebbe anche solo sedercisi sopra e osservare il mondo sotto di sé e schiacciare un pisolino quando è stanco.
Devono essere morbidissime.
-Ciao!-una voce alla sua destra lo fa quasi cadere giù dall’altalena a causa dello spavento; Zack impunta i piccoli piedi e si arresta, per vedere chi gli ha appena quasi provocato un infarto.
C’è un bambino che sembra avere circa la sua età, seduto sull’altalena accanto a lui.
Indossa un berretto grigio da cui spuntano ciuffi di capelli scuri e ha grandi occhi neri che brillano di vivacità.
Il bambino lo guarda, sorridendogli, aspettando pazientemente che Zack dica qualcosa.
-C-ciao.-fa Zack, imbarazzato per averci messo così tanto a rispondere, ma all’altro non sembra importare.
-Cosa fai qui tutto solo?-gli domanda il bambino sconosciuto, cominciando a dondolarsi lentamente,-Sono tutti al parchetto dietro al negozio di caramelle.
Stanno facendo una battaglia di palle di neve.-
-Lo so. Non voglio giocare con loro, mi prendono tutti sempre in giro perché parlo poco.-
-Ma adesso stai parlando, no?- ride-Comunque anche a me non piace molto giocare con loro. Ah, comunque io sono Jack. Tu come ti chiami?-
Jack.
Jack è il nome perfetto per lui, decisamente.
-Zack, mi chiamo Zack.-
-Bene, Zack,- si da lo slancio e con un salto scende dall’altalena, atterrando perfettamente in piedi, poi si volta verso Zack, tendendogli una mano guantata,-hai voglia di fare un pupazzo di neve con me?-
Per cinque secondi, Zack lo fissa, la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Com’è possibile che questo bambino, questo Jack, che conosce da nemmeno cinque minuti, vuole già giocare con lui, mentre i suoi compagni dell’asilo, che conosce da cinque anni, non si sognano nemmeno di parlargli?
Deve essere pazzo.
E molto speciale.
-Sei strano.-afferma Zack, che scende dall’altalena con un salto e stringe la mano di Jack-Ma mi piaci.-
 
 
                                                                                               +++


23 Marzo 2003.


-Ragazzi, non so voi, ma io mi annoio.-Rian si scola in un sorso la sua vodka, rabbrividendo dopo aver ingoiato, e si guarda attorno, in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che lo possa distrarre e farlo divertire.
Zack scuote la testa, rassegnato.
Non è da neanche venti minuti che sono in quel locale, non sono nemmeno ancora arrivati al secondo giro di drinks che Rian già si sta annoiando.
Di solito è Jack quello che ci mette poco ad annoiarsi, sempre alla ricerca di qualche avventura, ma stranamente questa sera le cose sono diverse, Jack è seduto tranquillo al tavolo a bersi il suo mojito e a parlare con i suoi amici di quanto sia sexy questa o quella tipa.
Improvvisamente, Rian si volta di colpo verso i due, fissando Jack con un ghigno particolarmente terrificante dipinto sulle labbra.
-Jaaaaaackie…-
-Oh no,-fa Jack, passandosi una mano sul volto, esasperato-fammi indovinare, una scommessa?-
-Un uccellino mi ha detto che a te piacciono anche i ragazzi.-
Zack sente il cuore nel petto aumentare il suo battito, le guance diventare rosse, quando Jack, un po’ imbarazzato, annuisce, e Zack si stupisce quando una vocina dentro la sua testa si mette a pregare che non sia uno scherzo.
-Allora, vedi quel tipo laggiù?-
Rian indica un ragazzo seduto da solo ad un tavolo da due, posizionato all’angolo del locale, intento a digitare furiosamente chissà cosa su un vecchio Nokia.
Ha i capelli di un castano chiaro, quasi biondo, spettinati e sparati in cinquanta direzioni diverse.
Indossa una maglietta dei Blink un po’ stropicciata e dei jeans decisamente troppo stretti.
Un bel ragazzo, sicuramente.
Il tipo di Jack.
Zack muore un poco dentro quando vede gli occhi di Jack illuminarsi di una strana luce non appena inquadra il ragazzo.
E muore ancora di più, e si trattiene dall’ aggrapparsi alla sua maglietta nel momento in cui Jack finisce con un sorso il suo mojito, per poi sbattere il bicchiere vuoto sul bancone e alzarsi.
Zack sospira.
Sente che l’ha perso.
Ha perso Jack.
 

                                                                                                +++


1 Ottobre 2010.


Apre gli occhi.
Una serie di odori poco piacevoli lo investe.
Plastica, carta, medicinali e… Minestrina?
Richiude gli occhi.
Mitico, un ospedale.
Questo significa solo una cosa.
Non ce l’ha fatta.
Si mette piano a sedere, stando attento alla flebo infilatagli ne braccio.
E’ confuso Zack, solo perché si è appena svegliato ma anche a causa del mix di sonniferi e farmaci che, se la sera prima Rian non fosse capitato per caso a casa sua, lo avrebbe quasi sicuramente ucciso.
Fissa il soffitto bianco.
Avrebbe voglia di strapparsi la flebo dal braccio, rinfilarsi i suoi vestiti e scappare da quell’ospedale, ma è talmente stanco che fa persino fatica a tenere gli occhi aperti.
Pochi secondi, e qualcuno entra a passo affrettato nella stanza e si siede sulla sedia di plastica accanto al suo letto.
Zack non ha bisogno di staccare gli occhi dal soffitto per sapere chi è appena arrivato, riconoscerebbe quel profumo ovunque.
-Perché, Zack?-la voce di Jack trema, probabilmente non capisce l’effetto che fa al bassista vederlo o sentirlo piangere, tanto che Zack è costretto a chiudere gli occhi per evitare di scoppiare in lacrime davanti a lui.
-Allora?-
-Se ti dicessi la verità,-risponde in un sussurro,-probabilmente non mi vorresti mai più ved-
Ma prima che possa finire la frase Jack gli prende la mano e la stringe forte, così forte che Zack non può fare a meno di guardarlo dritto in quei pozzi neri, lucidi e rossi dal pianto.
-Non me ne frega niente,-ringhia a denti stretti-Sei il mio fottuto migliore amico.-già, migliore amico, nient’altro.-E non ho alcuna intenzione di perderti, né ora, né mai. Quindi, ora mi dici che diavolo c’è che non va.-
Lo guarda in silenzio.
E’ quasi sul punto di dirglielo.
Dirgli  che dal momento in cui, all’età di sei anni si era seduto accanto a lui su quell’altalena e si era messo a parlare come se niente fosse, non provava gioia più grande che quella di vedere quegli occhietti vivaci dopo la scuola.
Dirgli che quando l’aveva visto alzarsi e camminare verso Alex con nonchalance in quel bar dove si incontravano con Rian il Venerdì sera una parte di lui era morta.
E soprattutto dirgli che la prima cosa che ha fatto dopo che Jack, felicissimo e speranzoso, gli aveva chiesto di fare da testimone al matrimonio suo e di Alex, è stata quella di imbottirsi di pillole e sonniferi lasciandosi morire sul pavimento del suo appartamento.
Zack apre la bocca, ma il rumore della porta che si apre lo blocca.
E’ Alex.
Jack si volta, e sorride appena ed i suoi occhi seguono i movimenti di Alex mentre prende una sedia e la sistema vicino alla sua, per poi salutarlo con un veloce bacio sulle labbra.
Il bassista li osserva, osserva il sorriso idiota di Jack che appare tutte le volte che Alex lo bacia e per la prima volta capisce quanto il chitarrista sia innamorato di quel cretino che non si toglie mai dalla testa quel dannato beanie grigio.
Sospira, Zack, perché dovrà fare da testimone a Jack.
Ma solo per Jack, non per Jack e Alex.
Cosa farà dopo?
Cercherà di raggiungere le nuvole grigie, magari assaggiarle e sedercisi sopra, per guardare la terra sotto di lui e schiacciare un pisolino quando sarà stanco.
Ma prima deve recuperare di nuovo dei sonniferi e una buona dose di pillole.
 





























Omfg what have I done.
Una Merrikat, che ho notato sono quasi del tutto assenti qui, per altro triste, quindi in conclusione, uno schifo.
Ah per favore non odiatemi.
E' da quasi un mese che voglio mettere questa idea di Zack che ama alla follia il nostro Jackie così tanto che morirebbe per lui, mentre il Barakat è cotto come un'autostrada(?) di Alex.
Diciamo che io ho un po' questa convinzione che Zack abbia dei forti sentimenti per Jack e... un po' li shippo?
Idkidk.
Non so mai cosa scrivere in questi angoli e alla fine finisco per scrivere cazzate, tipo ora.
SPATUMSGNAO BYE
Jule.

Long live us, 
Jule
 
 
 
 
 
  
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