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Autore: Horse_    02/12/2013    4 recensioni
«Sono stata una stupida…» mormorai.
«Per cosa?» mi domandò lui dolcemente.
«Non dovevo reagire così quella volta, dovevo darti una spiegazione per il mio rifiuto…» mormorai con gli occhi lucidi, girandomi per guardarlo.
«Eri solo spaventata e confusa Neens, siamo stati troppo precipitosi. Ora è acqua passata…» mi sussurrò dolcemente baciandomi il capo.
«Io… Sono stata un incosciente… Dovevo pensare prima di agire è che… Non ero ancora pronta…» mormorai ogni tanto interrompendomi.
«Ti aspetterò per sempre, saprai tu quando sarai pronta!» mi disse dolcemente, rassicurandomi.
«Mi aspetterai?» domandai.
«Certo, ti aspetterò… -mi asciugò le lacrime- Tu sei la donna della mia vita Nina e quando sarai pronta per creare una famiglia io sarò qui. Andiamo avanti con i nostri ritmi, arriverà il momento!».
Lo baciai, consapevole di avere un uomo meraviglioso al mio fianco.
[Nian. Ian e Nina un anno dopo il centesimo episodio di The Vampire Diaries, stanno insieme].
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora sono pronta.





Dopo un’altra lunghissima giornata di lavoro arrivo a casa esausta. Fra poco terminerà anche la sesta stagione di The Vampire Diaries e si sa, l’ultimo periodo è sempre quello più impegnativo.
Salgo i gradini a due a due, non vedendo l’ora di arrivare al mio appartamento, il nostro appartamento. Da più di un anno io e Ian viviamo insieme, siamo tornati quelli di una volta, più uniti che mai.
Non c’è nessuna pressione fra di noi, ci amiamo ed è quello che conta. Lui ha promesso di aspettarmi, senza impormi nulla e così abbiamo deciso di sposarci fra qualche anno.
L’amore non manca ed è quello che ci basta.
Apro la borsa e cerco le chiavi all’interno e impiego dieci minuti a trovarle –come se fosse la prima volta. 
 
Infilo la chiave nell’apertura e la giro piano, tentando di fare meno rumore possibile ed entro trovandomi immersa nel buio.
Nietzsche mi corre in contro scodinzolando felice mentre muovo qualche passo verso di lei.
 
«Ciao piccola...» mormoro accarezzandole la testa pelosa.
 
Appoggio la borsa per terra e cercando di non fare rumore apro il frigo per prendere qualcosa da bere, ma sfortunatamente casca una bottiglietta d’acqua facendomi sussultare a facendo abbaiare il cane.
 
«Shhh… Vuoi svegliare Ian?» la rimprovero.
 
Lui oggi è stato quello fortunato, niente riprese per lui, solo relax. Sospiro facendo questo pensiero, io oggi ho dovuto lavorare per tre: Elena, Katherine e Tatia. Le tre Petrova unite per sconfiggere un nuovo male.
Appena finita la lattina di coca-cola e, dopo aver cercato per qualche minuto il cestino del non-riciclabile, decido di andare a letto.
Guardo l’orologio: segna le 2.00 di mattina.
 
Sbadigliando mi avvio verso il bagno per farmi una doccia veloce e dopo essermi liberata in fretta dai vestiti decido di meritarmi una bella vasca rilassante, invece di una semplice e veloce doccia.
Mi immergo nell’acqua calda cullata dal tepore e mi perdo tra i ricordi di un anno fa.



 
Io e Ian eravamo nella sua macchina e ci stavamo dirigendo nello studio per le riprese del centesimo episodio della serie.
Diluviava, come al solito. Quella mattina ebbi una delle più strane idee del mondo, ovvero quella di andare fino agli studi a piedi, non notando il cielo pieno di nubi che preannunciava chiaramente un temporale –ma per fortuna non lo feci.
 
Scesi le scale e mi incamminai, maledicendomi di non avere con me neanche un ombrello.
Camminavo da cinque minuti ormai e, grazie alla mia solita sfortuna, iniziò a diluviare.
Ormai ero decisa a ritornare a casa, visto che ero più zuppa di un pulcino, ma sentii il suono di un clacson dietro di me. Mi voltai stupita: chi mi avrebbe suonato visto che ero sul marciapiede?
Sicuramente una persona di mia conoscenza…
 
L’auto si fermò accanto a me e il conducente tirò giù il finestrino, rivelandomi l’uomo dagli occhi di ghiaccio che amavo immensamente, ma che per qualche strana ragione avevo buttato tutto all’aria.
 
«Dobrev, serve un passaggio?» mi domandò scrutandomi divertito.
 «Cosa c’è da ridere?» gli domandai.
«Sei zuppa, forza, entra!» mi invitò.
 
Lo guardai titubante, ma alla fine accettai, anche perché non sarei mai andata alle riprese in quelle condizioni.
 


 
                                                        * * *
 


«Grazie…» mormorai.
«Di niente Neens, aiuto sempre una donna in difficoltà, sono un brav’uomo!» mi ricordò.
«Ma come siamo modesti…» mormorai mettendo una mano davanti alle aperture da cui fuoriusciva aria calda, ma mi andai a scontrare con la sua mano.
 
Ci guardammo imbarazzati per alcuni secondi, mentre l’atmosfera diventava sempre più carica di tensione.
Mi persi nei suo occhi e lui nei miei. Eravamo vicini, troppo vicini. I miei capelli erano zuppi e qualche goccia d’acqua cadde sulla sua mano. Alzò la mano e mi asciugò con il pollice, con movimenti lenti, alcune gocce sulla mia guancia, mentre continuava a guardarmi. Ci avvicinammo ancora, ormai i nostri nasi si toccavano, potevo sentire il suo respiro sul mio.
 
Per me i suoi occhi erano come calamite, ogni volta che mi osservava mi perdevo nel suo sguardo e per me non c’era nulla, se non lui.
Ian, spinto dal desiderio, annullò le distanze posando le sua labbra sulle mie ed io lo lasciai fare, forse perché non aspettavo altro o forse perché ero presa da quel momento, fatto sta che continuammo a baciarci desiderosi di eliminare il periodo del nostro distacco. Saremo andati avanti ancora, se le macchine non avessero iniziato a suonare perché era scattato il verde del semaforo.
 
Ci staccammo e ci guardammo ancora, per attimi che parvero interminabili, poi lui sorrise ed io sorrisi con lui, ci eravamo capiti con un solo sguardo, complici della nostra intesa, e scoppiammo a ridere come bambini.
Ian fece ripartire la macchina e si fermò accanto alla strada, così nessuno ci avrebbe più interrotti.
 
Quella volta fui io ad iniziare e ad appropriarmi delle sue labbra in modo famelico, mentre lui stava al gioco, desideroso quanto me.
Quel giorno non andammo alle riprese, –pagandone poi le conseguenze- ma nel suo appartamento, dove chiarimmo tutto fra le lenzuola.
Da quel giorno diventammo inseparabili, diventando una coppia a tutti gli effetti.



 
 
Finisco di asciugarmi i capelli con il phone, e dopo aver indossato una delle mie classiche magliette larghe per dormire apro la porta della nostra stanza.
Mi fermo a guardare l’immagine che mi si presentava davanti: Ian teneramente addormentato nella sua parte del letto, con un braccio sotto il cuscino e l’altro disteso lungo un fianco, mentre il suo viso è incorniciato da un sorriso sornione.
Lo guardo e sorrido, sorrido perché davanti a me vedo il mio uomo, l’unico uomo che ho mai amato veramente in tutta la mia vita, l’uomo che mi ha aspettato anche quando l’ho lasciato, l’uomo che ora mi ha dato i miei spazi e mi aspetta pazientemente, perché lui è il mio uomo.
 
 


Ian mi bacia teneramente e io mi accoccolo sul suo petto nudo, le nostre gambe sono aggrovigliate tra le coperte e questa stanza è diventata spettatore del nostro amore.
Mi accarezza dolcemente i capelli, mentre io inspiro il suo profumo, che sa di lui.
 
«Sono stata una stupida…» mormorai.
«Per cosa?» mi domandò lui dolcemente.
«Non dovevo reagire così quella volta, dovevo darti una spiegazione per il mio rifiuto…» mormorai con gli occhi lucidi, girandomi per guardarlo.
«Eri solo spaventata e confusa Neens, siamo stati troppo precipitosi. Ora è acqua passata…» mi sussurrò dolcemente baciandomi il capo.
«Io… Sono stata un incosciente… Dovevo pensare prima di agire è che… Non ero ancora pronta…» mormorai ogni tanto interrompendomi.
«Ti aspetterò per sempre, saprai tu quando sarai pronta!» mi disse dolcemente, rassicurandomi.
«Mi aspetterai?» domandai.
«Certo, ti aspetterò… -mi asciugò le lacrime- Tu sei la donna della mia vita Nina e quando sarai pronta per creare una famiglia io sarò qui. Andiamo avanti con i nostri ritmi, arriverà il momento!».
 
Lo baciai, consapevole di avere un uomo meraviglioso al mio fianco.



 
 
Scosto leggermente le coperte per infilarmi e Ian si muove, mormorando il mio nome nel sonno.
 
«Nina…» mormora.
«Sono qui!» dico posandogli un bacio sul capo.
 
Sono qui e non ti lascerò più.
 
 


                                                            * * *
 
 

«Nina, vai e diglielo!» mi sussurra Candice fermando la macchina di fronte al palazzo dove abitiamo io e Ian.
«Pensi che sarà felice?» domando, titubante.
«E’ quello che ha sempre voluto Nina, ora siete pronti!» mi dice la mia amica bionda.
 
Saluto la mia amica ed entro nel palazzo. Prendo un lungo respiro e faccio gli scalini lentamente, cercando di creare un discorso degno dell’avvenimento.
 
“Ian, stiamo per…” no, troppo banale.
 
Continuo a pensare e mi blocco quando mi accorgo di essere arrivata davanti alla porta di casa mia. Prendo le chiavi dalla borsa –che trovo abbastanza velocemente– e sospirando entro in casa.
 
«Sono a ca- »inizio, ma mi blocco di colpo.
 
E’ tutto buio, tranne per il fatto che la stanza è illuminata da qualche candela che emana un tiepido calore.
Mi guardo attorno e noto petali di rosa sparsi dappertutto… Sul tappeto, sul divano, sul televisore, su un tavolino –che noto essere preparato divinamente, con due posti, delle posate, due bicchieri, dei piatti e una bottiglia di vino– e in altre parti della stanza.
 
Ian sbuca dalla cucina vestito con i suoi soliti jeans e una maglietta bianca con in mano un vassoio con qualche antipasto.
Appena mi vede i suoi occhi brillano di gioia ed io, contenta come lui, appoggio la borsa –o la lascio cadere, ma poco importa– sul tappeto e mi precipito tra le sue braccia.
 
«Bentornata!» mormora.
«Hai fatto tu tutto questo?» gli domando con gli occhi lucidi.
«Certo… –dice grattandosi i capelli– ti piace?».
«E’ così… Stupendo!» mormoro, mentre qualche lacrima scende lungo il mio viso.
«Siamo molto emotivi questa sera signorina Dobrev!» esclama baciandomi.
 
C’è un motivo, Ian.
 
Gli tiro un piccolo colpetto sulla spalla divertita.
 
«Vogliamo accomodarci?» mi domanda.
«Certamente, vediamo cosa hai preparato Smolder.» dico sentendo un delizioso profumino provenire dalla cucina.
 
 



                                                             * * *



 
Ian è un ottimo cuoco, non c’è che dire. Dopo aver cenato ha acceso della musica classica ed abbiamo ballato, ricordando i vecchi tempi.
 
«Nina…» mormora lui.
«Si?» domando.
«Io…» inizia imbarazzato.
«Ian, ti devo dire una cosa…» mormoro sorridendo.
«Anche io…» mormora lui, un po’ teso.
 
Vuole forse lasciarmi?
No, non avrebbe preparato tutto questo per me.
 
«Prima tu…» dico.
 
Se è così teso, forse ci sarà un motivo.
 
«Nina, –mi dice staccandosi da me– lo so che stiamo insieme da più di un anno, dopo un periodo di separazione, e so che tu hai bisogno di tempo, ma vorrei chiedertelo, poi sta a noi decidere quando e come. Nina, io ti amo, sei la donna della mia vita, senza di te non potrei mai vivere, e so che questo passo è importante per te, per noi, e faremo tutto con la massima calma, se tu lo vorrai. Nikolina Konstantinova Dobreva, mi vuoi sposare?».
 
Il mio cuore perde un battito, due tre. Poi ricomincia a battere sempre più velocemente, mentre la mia testa inizia ad elaborare la domanda.
 
«Si, Ian, si!» dico buttandomi verso di lui.
 
Lui rimane sorpreso, poi, quando realizza la risposta affermativa, mi stringe forte a se.
Io ho capito di essere pronta, lui ha capito che io sono pronta, noi siamo pronti.
Alzo il mio viso su di lui e Ian mi bacia, mi bacia consapevole di avere di fronte la sua futura moglie.
Dopo mesi a maledirmi per quello che avevo commesso, dopo mesi di paure, dopo mesi di mancanza verso quell’uomo, ci eravamo avvicinati ed ora avremo portato a termine il nostro sogno, fino in fondo.
 
«Ian, –mi stacco da lui– ti devo dire una cosa…».
 
Mi guarda confuso, spaventato, forse ha paura che tutto ad un tratto io possa cambiare idea.
 
«Non è quello che pensi Ian…» lo rassicuro.
«Stai male?» mi domanda preoccupato stringendomi a se.
 
Scuoto la testa in senso negativo.
 
«Ian, aspetto un bambino, diventerai padre!» dico tutto ad un fiato.
 
Si, io e Ian diventeremo genitori.
Lo guardo, lui mi guarda. Non è felice?
Ha la bocca spalancata e non dice nulla, è fermo, di fronte a me.
 
«D-dici d-avvero?» balbetta.
 
Annuisco. Pochi secondi dopo mi ritrovo stretta a lui e mi solleva facendomi girare. Rido divertita dalla sua reazione.
 
«Diventerò… Papà!» mi dice con gli occhi lucidi, mentre una lacrima solitaria bagna la sua guancia.
«Si, diventerai papà!» dico.
 
Mi mette giù e mi bacia, sempre tenendomi stretta.
 
«Sono l’uomo più felice del mondo, tu mi rendi felice.» mi dice.
«Anche io, Ian!» dico.
 
E questa volta sono io a baciarlo, mentre lui porta una sua mano dietro la mia testa e una sul mio ventre, accarezzandolo piano.
Si, ora sono pronta. Sono pronta a ricominciare una nuova vita, sono pronta per il matrimonio e per creare la mia famiglia.
Sono con l’uomo che amo ed è per questo che mi sento pronta, finalmente posso vivere veramente.

 
 
 
Angolo autrice:
E’ la mia prima One-shot che scrivo e la mia prima Nian.
Questo è un esperimento delle mie idee e non so cosa ne sia venuto fuori.
Adoro i Nian e tifo per loro, per me devono rimanere insieme, sono due parti opposte che combaciano insieme.
Questo è un momento tenero fra Nina e Ian. Lei accetta di sposarlo, finalmente, e i nostri due attori preferiti diventeranno genitori.
Spero che questo accada anche nella realtà, ma intanto, finché aspetto, volo con la fantasia.
Mi auguro che questa piccola One-shot sia stata di vostro gradimento e mi piacerebbe sentire qualche opinione, anche negativa. Non mi offendo.
Grazie per l’attenzione,
Giulietta.
  
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