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Autore: yingsu    03/12/2013    2 recensioni
«Che cosa è una moda? Da un punto di vista artistico, di solito è una forma di bruttezza talmente intollerabile da doverla cambiare ogni sei mesi».
«Posso mettermi l’accappatoio?» chiese, tentando di ignorare la sua immagine allo specchio completamente nuda.
[...] «Assolutamente no, tesoro!» affermò Faril, poggiandogli entrambe le mani sulle spalle. «Sei favoloso, Birdie ti adorerà» aggiunse rimirando il riflesso nello specchio, sistemandosi i lunghi baffi da gatto che gli spuntavano dalle guance prima di sparire assieme agli altri due, lasciando finalmente al ragazzo un attimo di respiro che – per sua sfortuna – durò troppo poco.

▪ SPIN-OFF de "I'm frozen to the bones".
▪ | Roel Flos | DISTRETTO 2 | a radioactive ♡ |
▪ Il rating è giallo perché Efp comanda così.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Anche la neve morirà domani.'
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A radioactive, e alla sua capacità

di ruolare Birdie, questa pazza donna.

 

 

 

 

Nudo integrale.

 

 

 

 

 

In quel momento, mentre le dita di quello strano essere – che mai avrebbe definito uomo in vita sua – gli scivolarono piano sul petto fino all’ombelico, sentì l’impulso di alzarsi e scappare, a costo di tornare in camera nudo come un verme – avrebbe fatto qualsiasi cosa per sottrarsi a quelle sei mani che continuavano a palparlo e tastarlo ovunque.

«Hai visto queste magnifiche lentiggini!» commentò l’uomo dai capelli di un rosso acceso, chiazzati qua e là da grosse macchie nere. «Sono adorabili!» aggiunse sfiorandogli la punta del naso, «Non dobbiamo coprirle, vero?».

«Birdie ha detto di no, ma quei peli sulle gambe sono da far sparire!» ribatté l’unica donna del gruppo, sistemandosi la strana acconciatura verde e blu che portava in testa.

La frase fece sbiancare Roel che – di scatto – si mise seduto, fissando con sguardo truce Faril (l’unico di cui era riuscito a memorizzare il nome) che, imperterrito, continuava a toccargli il muscolo della coscia. «I peli no» disse categorico – non si sarebbe lasciato depilare per nessuna ragione. Mai: nemmeno fra un milione di anni. Tanto meno da un tizio con i capelli acconciati a forma di orecchie di gatto – non che gli altri due fossero in condizioni migliori, s’intende.

«Oh, quante storie!» borbottò la Capitolina, invitandolo a stendersi di nuovo. «Calix, fai tu!» ordinò prendendo poi delle pinzette, iniziando a spulciare le sopracciglia bionde del ragazzo.

Ti insegnano ad uccidere per sopravvivere, ad utilizzare le armi, e a costruire ripari, pensò. Dovrebbero insegnarti a sopportare questi strambi individui e le loro torture.

Sentì una cosa viscida e calda colargli sulla gamba, ma non aveva il coraggio di guardare, e nemmeno di chiedersi che cosa diavolo fosse. «Strappo?» domandò retorica la voce dell’uomo dai capelli rossi, poggiandogli una mano sullo stinco.

Roel avrebbe voluto rispondere di no –  solo il termine “strappare” gli faceva venire i brividi, figuriamoci il gesto in sé – , ma si concentrò sulla faccia di Ione, intenta a strappargli le sopracciglia. Solo ora notò che quello che aveva in testa avrebbe dovuto essere un uccello, e che i capelli, ritti in piedi, somigliavano alla coda di quest’ultimo.

Un pavone, una coccinella e un gatto, non poteva capitarmi di meglio, si disse. Ma appena concluse il pensiero un dolore terribile lo fece scattare di lato – con il serio rischio che le pinzette gli finissero in un occhio, accecandolo.

Se sopravvivo a questo, pensò, posso sopportare di tutto.

 

  

 

«Posso mettermi l’accappatoio?» chiese, tentando di ignorare la sua immagine allo specchio completamente nuda.

In due ore nel Centro Immagine lo avevano lavato almeno tre volte, gli avevano tagliato i capelli, le unghie, la barba, unto almeno sei o sette volte il corpo con qualcosa e, ovviamente, rimosso larga parte dei peli che aveva. Insomma, avevano tagliuzzato tutto quello che gli era stato possibile estirpare.

«Assolutamente no, tesoro!» affermò Faril, poggiandogli entrambe le mani sulle spalle. «Sei favoloso, Birdie ti adorerà» aggiunse rimirando il riflesso nello specchio, sistemandosi i lunghi baffi da gatto che gli spuntavano dalle guance prima di sparire assieme agli altri due, lasciando finalmente al ragazzo un attimo di respiro che – per sua sfortuna – durò troppo poco.

La porta si spalancò in un secondo, lasciando apparire una figura di donna dai capelli verde scuro: una cascata di glitter blu le decoravano l’occhio sinistro, scendendo sul collo e il petto, fino a coprire – in modo seppur velato – uno dei seni scoperti dall’aderente vestito di tulle che indossava.

Roel arrossì cercando di guardare altrove, di non fissarsi troppo su quella parte discinta, ricordandosi mentalmente che non era il primo seno che vedeva in vita sua e che – soprattutto – era nudo. Nudo davanti a una donna in parte svestita.

La Stilista gli girò attorno lentamente esaminando ogni centimetro del suo corpo e, quando fu dietro le sue spalle, si fermò di scatto, tirandogli una pacca sul sedere.

«Ma che caz–».

«Sei così incredibilmente in forma!» affermò lei interrompendolo, continuando a squadrarlo da testa a piedi. «Ti lascerei così, ma non posso!» aggiunse con fare dispiaciuto, «È un vero peccato, sembri una statua: guardati!» commentò passandogli l’indice sotto il mento, invitandolo ad alzare di poco il viso.

Roel si domandò perché nel giro di due ore ben quattro persone si erano prese la libertà di tastarlo e toccarlo in zone così tanto personali, ma sapeva che irritandosi e trattandoli in malo modo non avrebbe risolto nulla – si vede che sono tutti fuori di testa.

«Posso mettermi l’accappatoio?» domandò di nuovo – avrebbe giurato di aver ripetuto quella frase almeno un centinaio di volte – , ma al contrario dello Staff che almeno si prendeva la briga di rispondere alle sue domande, Birdie ignorò completamente la frase, continuando a vaneggiare.

«Parliamo del tuo costume, fiorellino» disse con la sua voce acuta, saggiandogli il muscolo del braccio. «Vedi, io avrei tanto voluto dipingerti interamente di grigio e lasciarti come tua madre ti ha fatto» sospirò facendo una pausa, sfiorandogli il petto con la punta dell’indice. «Ma il mio socio, Wellor, fra l’altro davvero insopportabile e senza un briciolo di buon gusto, mi ha espressamente proibito di lasciarti nudo. Un vero peccato… saresti stato magnifico, Capitol City ti avrebbe adorato, ma no: io dovevo sposare un tale idiota come Wellor» concluse – finalmente – prendendo fiato.

Roel la guardò nel riverbero dello specchio, decisamente confuso e spaesato dal discorso senza senso che aveva appena proferito. Due cose aveva capito: era una fan del nudo che non sapeva tenere le mani al giusto posto, ed era sposata con lo stilista di Thyra, un certo Wellor, che era un idiota. «Posso rimette–».

«Sei così un bel fiore, e mi tocca farti indossare un abito da guerriero…» borbottò accarezzandogli i capelli, «ma almeno l’intero busto sarà scoperto, e anche le gambe!» trillò felice, lasciando Roel basito e in preda alla disperazione.

Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio dello sfilare nudo davanti a tutta Panem, qualsiasi cosa sarebbe stata più piacevole delle mani di quella donna logorroica e maniaca che continuavano a toccarlo.

 

 

Qualche ora dopo era lì, davanti allo specchio, con indosso solo un misero paio di mutande di cuoio e un drappo amaranto.

«M a g n i f i c o» cinguettò Birdie, sistemandogli i capelli per la ventesima volta.

Rettifico, si disse, qualsiasi cosa è meglio dello sfilare in mutande davanti a tutta Panem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che cosa è una moda? Da un punto di vista artistico, di solito è una forma di bruttezza talmente intollerabile da doverla cambiare ogni sei mesi.

 

OSCAR WILD”

| Literary and Other Notes I |

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA;

 

Non ho nulla da dire, a parte il fatto che tutto ciò sarebbe dovuto rientrare in I’m frozen to the bones, ma dato che per mancanza di spazio non sono riuscita a mostrarvelo: eccolo qua.

È dedicato a radioactive perché è stata lei a darmi l’idea con una sua interpretazione di Birdie degna di Oscar.

Se non si fosse capito lei – Birdie, la Stilista folle e fan del nudo – voleva vestirlo (si fa per dire) da statua. Lei aveva collegato il Distretto 2 alla pietra e non ai Pacificatori, come molti fanno, ma suo marito – e qui fate i complimenti a radioactive per la scelta del nome – Wellor non ha voluto e ha puntato sui guerrieri Spartani, sì.

L’epiteto fiorellino, o fiore, è un gioco di parole sul cognome di Roel – appunto Flos che è latino e significa Fiore. Anche questa geniale trovata è di radioactive, perché è lei che tira fuori queste perle di nomignoli.

Ho finito. Spero di non avervi sconvolto troppo, e perdonate eventuali errori, ma la mia beta non c’è e la Shot è dedicata a lei, quindi non gliel’ho ancora fatta leggere.  ~

 

Salut.

 

~yingsu.

 

   
 
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