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Autore: Purple Ivy    04/12/2013    0 recensioni
Questa è una one shot di Kpop, con BIGBANG, 2NE1, Sang Hyun ed un mio personaggio. Spero che vi piaccia =)
"Oh, scusa, mi dispiace" disse una voce maschile a Jamie, dopo che il proprietario le ebbe urtato la spalla. Quando Jem si girò il suo battito accelerò.
"Mi chiamo Chaerin, Lee Chaerin" disse, sorridendo anche lei.
Così iniziò un'altra delle mattinate di Jamie McJackson.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma, dove hai messo le mie chiavi?!”
“Sono sul tavolino all'entrata!”
Così iniziò un'altra delle mattinate di Jamie McJackson, solo che quello era un giorno un po' diverso dal normale. Infatti la ragazza avrebbe iniziato il terzo anno di superiori, ed era più nervosa del solito.
La scuola in cui era andata fino a pochi mesi prima era ad indirizzo generale, dopo di che si poteva scegliere se iniziare un indirizzo più specifico oppure continuare con uno generalizzato; quello che avrebbe iniziato la mattina stessa era un indirizzo semi-artistico.
La mattina, verso le otto, si era alzata da una notte di sonno scarso, quasi in bianco, aveva fatto colazione e si era messa davanti allo specchio. Come previsto, i capelli biondi ricci, di molte sfumature diverse, avevano il solito ciuffetto ribelle a sinistra, sopra la tempia, che lei sistemò prontamente mettendoci una forcina. La carnagione più scura della passata primavera, grazie a giornate passate in spiaggia e in piscina, e gli occhi marroni. I suoi occhi erano marroni, certo, ma con sfumature a volte dorate, altre volte verdi, e altre ancora più scure; poi c'erano gli occhiali, ma finalmente poteva mettersi le lenti a contatto.
Quindi veniva il resto. A volte si faceva dei complessi sul suo corpo, ma erano completamente irragionevoli: anche senza perdere quell'uno o due chili di troppo, come avrebbe voluto, stava bene praticamente con qualunque cosa.
Si lavò, si vestì e si mese un po' di trucco, ma senza esagerare, non le piaceva avere un pancake di trucco sulla faccia.
“Jamie, sbrigati, sei di nuovo in ritardo!”
“Lo so mamma, adesso vado!” urlò a sua madre dal bagno. Era di nuovo in ritardo, come al solito.
Prese al volo la borsa che aveva preparato la sera prima, indossò una giacca, le scarpe e uscì di casa.
Quel giorno il cielo era nuvoloso e c'era un po' di vento, ma per fortuna non pioveva, almeno non ancora. Dovette affrettare il passo e per poco non perse l'autobus.  
Quando scese alla fermata davanti alla scuola, con altri ragazzi, si diresse verso la segreteria generale, in cui c'erano le bacheche su cui erano esposte le classi in cui avrebbero dovuto andare i ragazzi.
La scuola era un insieme di edifici, la maggior parte dei quali era di mattoni e aveva finestre grandi, quindi probabilmente le stanze erano luminose. Gli edifici erano numerosi perché quello era un campus, quindi c'erano assieme gli edifici universitari, quelli (meno numerosi) dei tre anni delle superiori, i dormitori e la mensa.
Mentre controllava quale sarebbe stata la sua prossima destinazione, non si accorse che qualcuno la stava guardando, incuriosito e allo stesso tempo attratto da lei; nonostante ci fossero molte ragazze più belle, e nonostante il fatto che molti avrebbero detto che lui non fosse alla portata della ragazza.
Dopo qualche tentativo, trovò la classe giusta e vide che all'interno c'erano già alcuni ragazzi che parlavano tra loro, a quanto pareva si conoscevano. Si sedette in una delle file centrali ed aspettò che il professore e gli altri studenti arrivassero. Ma quando l'insegnante arrivò, il posto accanto a lei era ancora vuoto.
“Buongiorno ragazzi. Per vostra fortuna non sono qua per insegnarvi qualche materia, sono qui per spiegarvi cosa si esige da voi in questa scuola, le regole e per consegnarvi un foglio in cui troverete l'orario, le classi e i libri da portare.”
Cominciava già ad annoiarsi, tanto le regole erano sempre le stesse, e quello che volevano glielo avevano già spiegato all'orientamento.
Proprio quando ebbe terminato quel pensiero, entrò una ragazza, che si scusò per il ritardo con il prof. e poi, non essendoci alcun posto libero oltre a quello accanto a Jamie, andò a sedersi vicino a lei. La ragazza nuova era poco più bassa di Jamie, aveva i capelli castano, gli occhi neri contornati da quantità un po' eccessiva di matita e ombretto, ed una carnagione abbastanza chiara. Proprio come Jamie, non sembrava affatto interessata al prof e a quello che stava dicendo e stava guardando fuori dalla finestra con aria assorta. La ragazza bionda era indecisa se incominciare a parlare o meno. Essendo un po' timida, non le riusciva molto facile attaccare bottone con persone nuove.
“Ciao, io sono Jamie. Tu come ti chiami?” le chiese finalmente, sorridendo, nonostante si aspettasse una risposta scortese. Ma la ragazza nuova la sorprese:“Mi chiamo Chaerin, Lee Chae-Rin, piacere di conoscerti.” disse, sorridendo anche lei.
“Noto con piacere che state socializzando. Non è che potreste continuare dopo?” chiese il prof. interrompendole.
“Certo, prof.” gli rispose la ragazza dai capelli scuri.
“Che noia, non si può neanche parlare. Pensano davvero di dire cose interessanti?” domandò sottovoce la ragazza bionda a quella seduta accanto a lei, facendola ridacchiare. Dopo di ché continuarono a fare battute e a parlare di loro stesse sottovoce, senza farsi beccare di nuovo.
Così scoprirono che i colori preferiti di Jamie erano il rosso e il dorato e quelli di Chaerin il bianco ed il nero. A entrambe davano fastidio le persone ipocrite, quelle che abusavano della loro autorità e l'eccessiva quantità di regole. Ma a entrambe piaceva ascoltare musica, leggere, parlare di musica, fare shopping ed altre cose.



L'ora dopo Jamie andò nell'aula di storia, come da programma. Ovviamente la lezione non fu molto interessante, ma all'uscita dell'aula, incontrò di nuovo Chaerin e andarono in mensa insieme. La mensa era molto grande, perché era la stessa sia per gli studenti delle superiori che per quelli dell'Università, e in un'altra parte dell'edificio c'era la biblioteca per entrambe le scuole.
Finalmente le due ragazze riuscirono a superare la fila per prendere il cibo, e si sedettero al tavolo vicino ad una delle finestre con alcune amiche di Chae.
“Meno male che oggi si entrava alle dieci, domani dobbiamo essere qui alle otto.” disse Sang Hyun, il fratello di Dara che era seduta al tavolo.
“Mhm. Speriamo che le lezioni non siano troppo noiose.” aggiunse Chae, che dopo un po' chiese:“A proposito di ragazzi carini, ne avete visto qualcuno?”
“Beh, si, qualcuno lo ho visto, ma niente di speciale.” rispose Bom, un'amica di Dara.
“Quelli là al tavolo dall'altra parte sembrano carini.” commentò Chaerin, sorseggiando del succo. “Jamie, che ne dici?”
“Come, scusa?” chiese Jamie che era rimasta un po' assorta nei suoi pensieri, portando a spasso il cibo sul piatto.
“Dicevo che quei ragazzi hanno in'aria misteriosa.” rispose Chae. Poi, rivolgendosi alle sue amiche, chiese:“Non è che magari li conoscete?”
“Si, ma solo di vista. Stanno con gli altri, certo, ma passano molto tempo per conto loro.” rispose un'amica di Chae, Minji. “Qualche volta li ho incrociati e ci ho parlato. Mi pare di aver capito che sono ai corsi del college, o almeno uno di loro ci va.” aggiunse.
“Quali?” chiese Jamie che non riusciva a vederli dal posto in cui era seduta. “Sono là in fondo, quei cinque seduti al tavolo vicino alle scale.” rispose Chae, continuando a mangiare.
“Non li vedo da qua.” disse Jamie, “E comunque la vita privata che fine ha fatto?” scherzò.
“Fa lo stesso, tanto prima o poi li vedi.” disse Chae, che poi cambiò discorso.



Dalle due c'era studio individuale, fino alle quattro, poi un'ora di matematica e una di inglese.
Durante le ore di studio guidato non fecero un gran che, a parte parlare, andare alle macchinette del cibo e, quando il prof passava distrattamente, fare finta di fare ricerche.
“Allora, come mai sei venuta in questa scuola?” chiese Chae a Jamie, quando si furono sedute.
“Diciamo che è perché mi piace la musica, e invece di studiare cose che non sono in cima alla lista delle mie priorità ho preferito iscrivermi ad una scuola in cui si imparano anche arti. E tu?” le rispose.
“Praticamente per la stessa ragione, solo che, per dirla più semplicemente, se non venivo qua mi toccava andare nell'indirizzo dove si fa più matematica, e io per quella materia non ho pazienza.” disse Chae.
“Io penso di avere una qualche allergia ai numeri, con la matematica proprio non mi ci ritrovo.” commentò Jamie estraendo qualche libro e quaderno dallo zaino.
“Non avrai mica intenzione di studiare?” le chiese Chaerin, vedendo che l'altra ragazza apriva un quaderno di quelli che aveva tirato fuori.
“No, ma secondo il prof si. E poi dobbiamo fare una ricerca sulla storia della scuola.” rispose Jem.
“Ah, giusto. Beh, allora dobbiamo sbrigarci a copiarla, non ho mangiato niente di dolce e ho voglia di cioccolato, dobbiamo andare ai distributori.” disse Chaerin tirando fuori a sua volta qualche quaderno e l'opuscolo piuttosto voluminoso della scuola, in cui c'era anche scritta la sua storia.
“D'accordo.” sorrise Jamie cominciando a copiare.
Quando ebbero finito di copiare, andarono nella stanza adiacente alla biblioteca, che era una sorta di stanza di passaggio, con distributori di snack e bevande e qualche sedia e tavolo qua e là. Mentre stavano aspettando una cioccolata calda suonò la campanella ed una marea di studenti si riversò nella stanza, passando qua e là.


“Oh, scusa, mi dispiace.” disse una voce maschile a Jamie, dopo che il proprietario le ebbe urtato la spalla.
Quanto Jem si girò il suo battito accelerò: vide un ragazzo alto all'incirca una buona decina di centimetri in più di lei, magro e con i capelli neri come l'ebano. Gli occhi erano marrone scuro, tendenti alla tonalità del ciliegio, con un taglio asiatico e molto luminosi, attirarono lo sguardo di Jamie su di essi come calamite. I lineamenti un po' spigolosi, ma allo stesso tempo anche armoniosi ed eleganti, che le facevano pensare ad un felino. Le ciglia lunghe attiravano l'attenzione ancora di più sugli occhi, che in quel momento stavano ricambiando lo sguardo di Jamie.
“ Non fa niente.” gli rispose Jem mentre lui continuava per la sua strada come se niente fosse stato, a parte quello scambio di sguardi di pochi secondi. All'inizio alla ragazza era sembrato che lui la stesse osservando con interesse, ma poi era stato lui il primo ad interrompere il contatto visivo. Questi pensieri furono interrotti da Chaerin che stava richiamando l'attenzione di Jamie dandole dei colpetti sulla spalla:“Qualcuno fa conquiste.” riuscì a dirle oltre la confusione dei ragazzi che passavano.
“Cosa?” chiese la ragazza bionda arrossendo.
“Non fare la scema. Non hai visto come ti ha guardata?” le rispose Chae con un sorriso da chi la sapeva lunga.
“Non penso mi stesse fissando in nessun modo, mi ha solo chiesto scusa per avermi urtato la spalla.” disse Jem, nonostante sperasse che Chae avesse ragione.
“Come no.” ribatté la ragazza dai capelli più scuri prendendosi la cioccolata ed avviandosi in biblioteca con l'altra.



Uscendo dalla classe, Jamie e Chae, che erano nella stessa classe anche all'ultima ora, incontrarono il gruppo di amici con cui avevano pranzato, e si diressero assieme verso la fermata dell'autobus.
Jamie rimase pensierosa per tutto il tragitto verso casa. Si riscosse dai suoi pensieri quando dovette uscire:“Ci vediamo domani, io scendo qua.”
“Ok, ci vediamo domani, ciao.” le rispose Chae.
Quindi Jamie scese e si avviò verso casa.
“Ciao, come è andata oggi?” la accolse sua madre.
“Bene, mi sono annoiata un po', ma a parte quello tutto ok.”
“Hai fatto amicizia con qualcuno?”
“Si, con una che si chiama Chaerin, Bom, Minji, Dara e suo fratello Sang Hyun.”
“E come sono?” chiese la madre, continuando alla carica.
“Simpatici.”
“Fin qua ci arrivo anche io.”
“Sono appena entrata, mi sono tolta solo le scarpe e la borsa e tu hai già cominciato a farmi domande. Non puoi aspettare fino a cena?” disse Jamie un po' seria e un po' sorridendo.
“D'accordo, ma mi devi raccontare tutto. Deal?” concesse la madre.
“Deal.” sorrise a sua madre e andò in camera sua a rilassarsi un po' e a leggere.
Dopo l'interrogatorio a cena, la ragazza ritornò in camera sua per mettere i libri nella borsa per il giorno dopo e per prepararsi per andare a dormire.
Mettendosi sotto le coperte, ripensò al ragazzo della sala delle macchinette.
Comunque poi si addormentò, ignara del fatto che ad averla osservata quella mattina era stato proprio uno dei cinque ragazzi menzionati da Chaerin.
 
 
  
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