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Autore: AsEasyAsLove    06/12/2013    2 recensioni
Busso. Un colpo, due colpi, tre colpi: niente.
Visto che la porta è aperta, ne aprofitto. E con lo sguardo curioso cerco il proprietario, e cado sul ragazzo che, forse incosciamente o non, sarebbe stato la mia rovina.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, T.O.P.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«I hate this lovesong.» «Me more.»
 
 
I. The beginning.
Sto letteralmente mettendo a repentaglio la mia vita per arrivare a questo dannato appuntamento in tempo. Ho già rischiato di farmi investire da un auto ben due volte, e da un autobus una. Sono sempre stata una tipa ritardataria, disordinata, disorganizzata, pigra e golosa, che ci posso fare? Tutti abbiamo dei difetti, anche se secondo me i miei non sono molto rilevanti.
Da lontano noto un grattacielo color azzurro fiordaliso, con un entrata messa in evidenza dal gran portone bronzo antico che si eleva per circa cinque metri. Recupero il mio cellulare che naviga nella mia borsa sempre troppo grande e verifico la foto che l’agenzia mi ha recapitato il giorno prima. “Ci sono.” penso, cercando sul citofono il numero 22, invano. Ho dimenticato gli occhiali a casa, di nuovo. Mi rimprovero da sola, per poi fermare un passante e chiedergli di trovare il numero per me. Una mia giornata non può essere completa senza una figuraccia, dimenticavo.
Lo ringrazio ed entro nel grande edificio nel quale ha luogo quel mio attesissimo appuntamento.
Eccomi...” Penso, varcando la soglia dell’ascensore al ventiduesimo piano. Un uomo di mezza-età fissa insistente l’orologio, picchiettando nervosamente il piede destro a terra, mentre sta appoggiato alla porta di un appartamento. Deduco che è l’agente immobiliare, palesemente scocciato dal mio ritardo.
Sorrido e gli rivolgo la parola. “Signor Jung?” domando impacciatamente. L’uomo mi squadra dalla testa ai piedi prima di sbuffare. “E’ in ritardo, signorina Lu.” mi rimprovera.
Mi trattengo dal rispondere in malo modo. Ma dai? “Lo so, sunbae, mi scusi.” Abbasso la testa, in segno di rispetto.
L’uomo apprezza il gesto, ed annuisce per poi aprire la porta del mio probabile futuro appartamento in silenzio. Il posto è molto piacevole. E’ formato da un grande salone nel quale si trova una cucina aperta, due camere da letto distanti, e un bagno. Insomma, uno di quei appartamenti di ultima generazione, con la luce a risparmio energetico, la macchinetta del caffè che lo prepara da sola la mattina e tutti quei aggeggi dei quali solo questi appartamenti possono beneficiare.
E’ molto spazzioso e illuminato, mi pia-” Commento, anzi, provo a commentare, prima che il sig. Jung tiri fuori un mazzo di fogli in modo brusco e me li butta in faccia, interrompendomi.
Li firmi, uno ad uno e sarà suo.” Le parole che escono dalla sua bocca suonano come un ordine più che altro. Strizzo gli occhi, dubitosa al riguardo del suo atteggiamento bizzarro.
Perchè vuole vendere l’appartamento a tutti costi? Chissà.
Faccio spallucce, il posto mi piace e i soldi non sono un problema, mio padre si occupa del costo dell’alloggio. Eseguo l’ordine in silenzio, stranamente oggi sono ubbidiente, e gli restituisco i fogli.
Perfetto, può trasferirsi da domani, arrivederci signorina.” Lo vedo rilassare tutti i muscoli appena recupera i fogli che ho appena firmato. Lo fisso pensierosa mentre ricchiude la cartelletta con all’interno il mio contratto e si dilegua  in modo instantaneo. “E’ scappato a gambe levate.” Penso.
 
Mi sveglio in malo modo, scossa dalle urla che si mischiano alla musica a tutto volume proveniente dall’appartamento di fronte al mio. Mi siedo dritta sul letto, stropicciandomi gli occhi. Do un occhiata alla sveglia: le 2.14. Sbuffo. E’ la decima volta che mi sveglio nel bel mezzo della notte a causa dell’eccessivo chiasso che le feste dei miei vicini causano. E sono solo passate due settimane da quando mi sono trasferita. Tutto ritorna: il signor Jung voleva sbarazzarsi dell’inferno che era in effetti questo appartamento. In pratica, non si poteva dormire. La rabbia che ho trattenuto per gli ultimi quattordici giorni inizia a salirmi, sicuramente rendendo le mie guancie rosse, come al solito. “Si può essere così festaioli da far schifo?” dico, alzandomi, per prepararmi a far visita a quei maleducati dei miei vicini. Li odio di già. Di solito, non ci mettevo più di qualche ora per odiare le persone, ma in questo stato è diverso: li odio senza neanche conoscerli. Se non ho le mie carissime nove ore di sonno divento uno zombie, mi serve dormire, e se questi disturbano il mio sonno, non la passano liscia.
Percorro i pochi metri che separano il mio appartamento dal loro appartamento. Busso.
Un colpo, due colpi, tre colpi: niente.
Visto che la porta è aperta, ne aprofitto. E con lo sguardo curioso cerco il proprietario, e cado sul ragazzo che, forse incosciamente o non, sarebbe stato la mia rovina.

 

 

Buonasera!
Ed eccoci qui, di nuovo, all'inizio della storia I hate this lovesong. che rimasterizzata, diventa «I hate this lovesong.» «Me more.». Spero veramente che questa nuova versione vi piaccia più dell'altra, o almeno, quanto l'altra! Come potete vedere, ora la storia è al presente, e tutto è più dettagliato e spiegato meglio, cosa che non sono riuscita a fare molto bene nella prima versione. Per chi viene dalla vecchia storia, bentornato, e per chi l'ha appena scoperta, benvenuto! Preparatevi! Spero veramente che possa  trasmettervi qualcosa. Se ci sarete, al prossimo capitolo!
Un bacio,
 Gizzy
  
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