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Autore: ErisByonne    08/12/2013    0 recensioni
Quante persone vivono alla Città di Elua, splendida capitale di Terre d'Ange? Dagli sguatteri ai nobili, ognuno è preso dai propri doveri e compiti ma sono le loro azioni a muovere gli ingranaggi della città. E le loro storie si intrecciano come le strade della capitale. Siamo ai tempi del regno di Ganelon de La Courcel, il delfino Rolande è ancora un bambino e le trame a noi conosciute, sono ben lontane.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Gilbert, è l’ora di alzarsi” Il sole non è ancora sorto. I corridoi sono deserti. Le guardie del turno di notte si danno stancamente il cambio, gli occhi cisposi che sognano solamente il loro letto. A Palazzo, la giornata inizia sempre quando è ancora buio per i domestici. Ma tra tutti, Gilbert non può proprio fare tardi dato che è stato assegnato agli appartamenti della regina e dato che i reali devono essere puntuali, lo deve essere anche lui. Theodore lo chiama ancora un paio di volte da oltre la porta.
Come prima cosa dopo essere sceso dal letto, si rinfresca il viso a una bacinella di acqua fresca. Rassetta con rapide mosse la propria stanza e si veste di tutto punto. Allo specchio come al solito si liscia la livrea azzurro courcel con i palmi delle mani, gonfiando il petto. Gli piace lavorare a Palazzo, lo rende orgoglioso.
Esce dalla stanza e si incontra con i domestici del Palazzo. I valletti personali dei nobili hanno un’ala a loro destinata, mentre quelli di Palazzo e della famiglia reale ne condividono una. Si aggiornano sugli impegni dei rispettivi protégé e i compiti da svolgere nella giornata, e si aggiornano su eventuali programmi. Theodore, il capo domestico, è un uomo anziano che ha servito sotto tre generazioni di reali con qualsiasi mansione: ha iniziato come sguattero e ora gestisce il via vai dei dipendenti della corte, controllando personalmente ogni cosa. È di una precisione maniacale, e punisce severamente chi causa incidenti al rigido protocollo, cosa che gli era valsa il nome di Lord Kushiel degli sguatteri, ed era meglio non usarlo in sua presenza. Una volta liberati dal lungo elenco di Lord Kushiel, Gil si appresta a portare la colazione alla Regina Genevieve.
Passando per le cucine, ruba un pezzo di pane. Anne, una delle cuoche, lo sgrida con una risata. “ Il vassoio di Sua Altezza è pronto, Gil! Il Re quando torna dalla battuta di caccia?” Non potendo parlare per la bocca piena del boccone di pane, solleva due dita. Anne annuisce e ritorna a impastare la terza tornata di pane. La prima è per i domestici, per la loro colazione. La seconda, per i nobili che alloggiano a palazzo. La terza, per il pranzo delle guardie che dovendo stare vigili durante i pasti normalmente mangiano a metà mattinata. Gil la saluta e sale con il vassoio l’ampio scalone che porta agli appartamenti della regina. Sulla soglia sosta in posizione di riposo un confratello cassiliano. Le prime volte Gil aveva cercato di intavolare un discorso con i confratelli ma ogni tentativo era stato un buco dell’acqua. Tuttavia accettavano di scambiarsi un cenno di saluto con il capo quando arrivava. Anche quel giorno il confratello risponde al suo saluto.Delicatamente bussa con le nocche sul legno, poi entra. 
Genevieve è una bella donna, ormai madre, tranquilla e dalle passioni calme. Un piccolo raffreddore le ha impedito di partecipare alla battuta di caccia e così si concede il tempo per stare con il figlio Rolande, un discolo di nove anni, e le chiacchiere delle dame di compagnia. 
Gil esegue un perfetto inchino tenendo sempre il vassoio in mano. Dalla ciotola non esce nemmeno un goccio di latte. “ Buongiorno Vostra Altezza, avete riposato bene?” chiede come ogni mattina. “Molto bene, Gilbert, ti ringrazio. Mio figlio è già sveglio che tu sappia?” “Credo di sì, Altezza. Desiderate che vada a chiamarlo?” Nel dirlo posa il vassoio su un tavolino, poi va ad aprire le tende e porge alla regina una vestaglia. Il fruscio delle tende è un rumore convenuto che indica a una cameriera fuori dalla porta che può entrare per andare a svuotare il vaso da notte. Questa entra silenziosamente e altrettanto silenziosamente ottempera al suo dovere.
“No, ti ringrazio. Arriverà da solo come sempre. Gli impegni di oggi?” Genevieve si sistema i capelli dietro la schiena e si siede al tavolino. “Nel pomeriggio avrete un concerto patrocinato dai Perigeaux con alcuni musici provenienti dall’Aragonia. Successivamente un incontro con Lord Grinbienne per discutere dell’acquisto di alcuni nuovi ornamenti per il giardino d’inverno come da voi richiesto e alla sera una cena con alcuni ambasciatori caerdicci.” “Mio marito mi ha assegnato nuovamente un cavalier servente, Gilbert?” chiese con noncuranza. “Il duca d’Aiglemort ha offerto nuovamente la propria disponibilità, Sua Maestà è stato d’accordo.” risponde tranquillo. Geneviévé fa un cenno di assenso. “Dite al duca che avrei piacere di averlo accanto a me quest’oggi al concerto e alla cena. Con Grinbienne gradisco esser da sola. È tutto.” Gil, che aveva anni di esperienza alle spalle sapeva che quello era un segnale per dire che era pronta per cambiarsi. Suona un campanello ed entrano due giovani ragazze ad occhi bassi. Fanno una passabile riverenza e vanno a dare una mano alla regina per rendersi presentabile all’intera corte. Mentre le donne si recano nella sala da bagno, Gil apre leggermente una finestra per cambiare l’aria. In quel mentre il principe Rolande entra di corsa in camera. Gil, dai riflessi pronti, si inchina immediatamente. “Buongiorno Altezza!” disse con tono allegro “avete di nuovo seminato la bambinaia?” Rolande annuisce soddisfatto andandosi ad appollaiare sul letto ancora sfatto della madre. “Sarà molto arrabbiata quando Vi ritroverà e lo sarà anche Vostra madre quando lo verrà a sapere.” Rolande mise il broncio. “Se fai la spia certo!” dice tirando fuori la lingua. Gil ride, divertito nel vedere che tutti i bambini erano uguali, infondo. Rolande era un bambino sereno, giocoso e a volte dispettoso ma molto buono nell’animo e capace di grande serietà quando gli veniva richiesto. “Vostra Altezza non vuole sapere cosa ho preso dalle cucine per lui?” Chiede Gil per attirare la sua curiosità sapendo così di sollevargli l’umore. E così è. Rolande lo guarda curioso. Gil trae dalla tasca un fazzoletto ripiegato. Dentro ci sono delle fette di pane dolce ancora tiepide. Rolande sorride, e il suo sorriso lo contagia.
La mattina la trascorre tranquilla. La regina chiacchiera amabilmente con le dame di compagnia dell’ultima moda in fatto di vestiti e del perché la coppia più in voga del momento, l’erede Mereliot e un cadetto di Casa Sommerville, ora fosse in rotta. Rolande gioca seduto su un tappeto con alcuni balocchi di legno, tenuto d’occhio dalla bambinaia, e ogni tanto chiede l’attenzione della madre. La regina gliela concede con una carezza sul viso e gli occhi di lui si illuminano.
Gil resta in piedi accanto porta tutto il tempo - accanto all’onnipresente e silenzioso cassiliano -- spostando talvolta il peso da un piede all’altro oppure uscendo per esaudire quella o questa richiesta della sua signora. Quando giunge l’ora del concerto, si accomiata per scendere in cucina e mangiare. Resta con Anne a chiacchierare corteggiandola blandamente. I due si erano sempre piaciuti ma negli ultimi tempi era cresciuta l’intimità. Ogni sera Gil si ripeteva che il giorno seguente l’avrebbe baciata, ma finiva per rimandare ogni volta. Aveva delle belle labbra, Anne. E una risata che gli faceva fiorire il cuore.
“Ma è vero che il duca Aiglemort è il suo amante?” Vogliono sapere le sguattere della cucina. Gil aveva sempre sparlato dei nobili volentieri, ma non se la sentiva di rivelare i segreti della sua signora. Non era una nobile qualunque, ma la Regina. “Sua Maestà non ha amanti. Il Re ha voluto affidargli un cavaliere fin tanto che è fuori a caccia.” “ E perché il duca non è andato a caccia? Preferiva infilare la propria lancia in qualche altra preda?” Questa battuta suscita molte risate nella cucina e anche Gil fa fatica a trattenersi. “Da quel che dicono i suoi amici, è ben altro genere di preda quella che ama cacciare. Una preda maschio. “ Risponde. Ed era vero, in realtà. Non erano amanti, il duca cercava solo la comprensione di una vecchia amica. Tutta la cucina ride e prende a elencare tutti i possibili nobili che andavano a letto con il duca. Molti, a sentirle parlare. A quanto pare era un uomo attraente.
L’incontro con il Lord per il giardino è noioso oltre ogni modo. Gil rischia di addormentarsi diverse volte, perdendosi nella litania di nomi di piante esotiche. Il Re si sarebbe adirato, il giardino d’inverno costava molto di manutenzione e quelle piante sembravano costose. Sospira mentalmente.
Alle cene di stato presenziavano solo i domestici più anziani, seppur tutti molto attraenti, e viene esonerato dal servizio. Deciso a non perdere l’occasione, invita Anne a uscire. Purtroppo Philippe lo sente e credendo si stesse organizzando una serata, allarga la proposta ad altre persone e finiscono per recarsi in un’osteria in dieci. Gil guarda Anne tutta la sera. Non sente nulla delle chiacchiere degli amici ne presta attenzione al viaggio di ritorno verso il palazzo. Anne gli da un bacio sulla guancia e si ritira nelle stanze delle donne. Gil imbambolato torna in camera sua. “Domani la bacio”.
  
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