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Autore: SmartieMiz    08/12/2013    3 recensioni
Non si rese conto che stava piangendo. Altro che rivolta; sarebbe morto lì, vittima del suo dolore e delle sue paure.
«Grantaire!».
Quella voce fu come la pace generata dopo una tempesta, il mare che cessa di agitarsi, la luce che rischiara nel buio, la vita che trionfa sulla morte.
[E/R; accenni Eponine/Marius; Grantaire/Eponine friendship]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Eponine, Grantaire
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Breathless
Rating: verde
Genere: angst/malinconico/sentimentale

Note: Eccomi con la mia seconda OS sui Miserabili! :) Ancora una volta ricordo che sto ancora leggendo il libro e che ho visto soltanto il film del 2012 e diverse produzioni teatrali. Questa OS, dal punto di vista cronologico secondo il film, si potrebbe piazzare subito dopo l'esibizione di "On My Own" e un attimo prima di "One Day More". Questa mia seconda OS è anche la mia seconda E/R ed è un primo tentativo di amicizia Grantaire/Eponine dato che li shippo tantissimo come amici! Dunque... spero vi piaccia!

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Victor Hugo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

 

Breathless

 

 

La riunione al Caffè Musain era stata decisiva: il giorno dopo les Amis de l’ABC sarebbero stati presenti al funerale del generale Lamarque, poi sarebbe scoppiata la sommossa.
Grantaire, agitato e quasi spaventato, era fuggito dall’edificio, e nessuno se n’era accorto. Di ritorno a casa, si voltò un’ultima volta verso l’imponente palazzo del Musain.
«Addio», mormorò, con un sorrisetto cinico: «A mai più».
Era già buio, le strade erano deserte e pioveva, incessantemente. Grantaire, incurante, si fermò, appoggiandosi ad un muretto. Si tastò lo stomaco, avvertendo un vuoto. Colpa del troppo vino? O colpa degli ultimi avvenimenti?
Qualunque fosse il motivo del suo malore, Grantaire si sentì divorare da quell’improvvisa malinconia e da quel senso di angoscia che lo stava opprimendo già da quel pomeriggio.
Chiuse gli occhi, respirò lentamente, cercando di pensare a qualcosa di felice, ma non aveva ricordi così lieti. Provò a pensare a qualcosa che lo facesse star bene, e immediatamente poté sentire il buon vino scorrergli lungo la gola e cancellare tutti i pensieri cattivi. Poi vide il volto morbido di un bellissimo ragazzo, i suoi occhi chiari e i suoi ricci dorati.
L’angelo gli stava sorridendo, ed era uno spettacolo meraviglioso.
«Enjolras», sussurrò Grantaire, per poi allungare un braccio: «Enjolras, sarò con te. Desidererei che anche tu lo volessi, però. Questo sì che mi renderebbe felice».
Improvvisamente Grantaire sentì qualcuno singhiozzare; Enjolras si dissolse, come accade in un bel sogno, e al suo posto vide una ragazza appoggiata al muretto opposto, in lacrime.
Grantaire la guardò e lei, sentendosi osservata, si mosse lentamente, nel tentativo di andarsene.
Il ragazzo si sentì in dovere di dire qualcosa. Non che improvvisamente gli interessasse capire gli altri ed aiutarli, ma aveva bisogno di avere un qualsiasi contatto con qualcuno.
«Fanciulla, posso aiutarvi?», le chiese dunque Grantaire, restando immobile.
La giovane alzò leggermente il capo. «Siete ubriaco e comunque non potete fare nulla per risollevarmi», rispose, risoluta, per poi andare via.
Doveva aver bevuto davvero troppo e doveva essere così giù di morale perché Grantaire insistette, avvicinandosele.
«Cosa volete da me?», Grantaire non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa che la giovane si voltò verso di lui, stizzita: «Non ho niente da darvi».
«Infatti non voglio assolutamente niente», rispose lui: «Non dovete aver paura di me, sono solo un povero ubriacone che tra pochi giorni morirà con i suoi amici».
«È triste il vostro destino. Non potete fare niente per fermarlo?», chiese lei.
«Potrei ma no, non posso. Sarà bizzarro detto da me, ma l’amore per i miei compagni è troppo forte. E anche l’amore per una certa persona lo è».
La ragazza s’intenerì. «Grande è il vostro cuore. Avessi io qualcuno che morirebbe per me!».
Nessuno dei due se n’era accorto, ma stavano camminando lentamente, fianco a fianco, come se fossero amici da sempre. «Non vorrei sembrarvi indiscreto, ma perché piangevate, mademoiselle? Certe volte sfogarsi con un totale sconosciuto può risultare utile».
La ragazza chinò il capo, mestamente. «Pene d’amore», si limitò a dire.
«Chi è la persona che vi fa soffrire?».
«Si chiama Marius. È innamorato pazzamente, ma non di me. Senza di me, lui vivrebbe lo stesso. Il suo mondo continuerebbe a girare», rispose lei, con un sorriso quasi sprezzante.
Grantaire sussultò. «Pontmercy?».
«Esattamente! È vostro amico?».
«Frequenta anche lui il Musain. Non so se parteciperà ai funerali di Lamarque, troppo preso da quella Mariette, o Marion».
«Cosette», lo corresse la ragazza: «La fortunata Cosette».
«Mica tanto. Marius non è poi un così buon partito».
La ragazza rise, leggermente. «Vi è antipatico?».
«Irrilevante, direi. Non abbiamo molto da dirci».
La ragazza continuò a sorridergli. «Qual è il vostro nome?».
«Chiamatemi Grantaire».
«Eponine, piacere», rispose lei: «Dunque, caro Grantaire, la persona di cui vi siete invaghito vi fa penare?».
«Assolutamente sì», rispose lui: «Mi disprezza».
«E voi l’amate?».
«Non so nemmeno come definirlo, non me lo sono mai domandato. È tutto così… naturale. Senza di lui, sento che non potrei esistere. Ho bisogno di lui sempre, da sempre e per sempre».
Eponine trasalì, restando a bocca asciutta. «Lui?».
«Lui».
«Come si chiama?».
«Enjolras».
«Ah, il nome che pronunciavate prima con così tanto ardore. È un bel nome, mi fa pensare ad una persona seria e nobile d’animo. Cosette è un nome banale e insignificante, invece».
Questa volta fu Grantaire a ridere. «Cosa fate quando siete triste?», le chiese.
«Mi avete vista piangere, no? Deduco che voi beviate».
«Sì. Sempre».
«Vi verrà qualcosa».
«Non importa».
«Dovreste dirglielo».
«Al vino? Che cosa?».
«Che lo amate. Enjolras, intendevo».
«Perché dovrei?».
«Mi avete fatto capire che non ci sarà speranza alcuna per voi della sommossa, no? Volete davvero morire col rimpianto?».
«Una volta spirato non potrò avere rimorsi».
«Enjolras morrà senza sapere nulla, voi ve ne andrete col cuore pieno d’amore e di dolore. Io ho preso la mia decisione: seguirò Marius, qualsiasi sia la sua scelta».
Grantaire sgranò leggermente gli occhi. «È un gesto audace, Eponine. Ne sei sicura?».
Nelle loro parole c’era qualcosa di affettuoso e amichevole; si davano del tu, ormai si conoscevano e si sentivano così simili, così affini.
«Come la morte. E non indugiare, Grantaire, me ne sono accorta. Sappi che voglio saperne di più su questa questione».
«Non c’è molto da approfondire, sai già tutto».
«Oh sì. Dunque, vedrai Enjolras morire e…».
«Non lo vedrò morire», Grantaire la interruppe: «Il dolore sarebbe troppo forte da reggere. Morrò io prima di lui, oppure morremo insieme».
Eponine rimase colpita da quelle parole. «Mi fate tenerezza».
«Se solo lui capisse!».
«Forse», iniziò Eponine, riflettendo prima: «forse lo sa».
«No, non ha riguardo per uno come me, per i sentimenti e le emozioni che ogni giorno mi sopprimono. E se mai lo sapesse, continuerebbe a non curarsene: per lui esistono soltanto la Patria e la Rivoluzione, la libertà, l’uguaglianza e tutte quelle cose. Se la Patria potesse personificarsi in una donna, la sposerebbe e non la lascerebbe mai andar via. Sarebbe l’unica donna della sua vita a cui darebbe il suo cuore».
Eponine ascoltava, ammaliata e commossa, le parole provenienti da quel cuore così innamorato come il suo.
«Parlerei per ore con te, ma debbo andare: è già buio e non smette di piovere», parlò la ragazza: «Qualsiasi sarà la vostra sorte, devi dirglielo, prima che sia troppo tardi. Anch’io dovrei farlo, sì, lo so».
«Ti auguro tutto il bene di questo mondo, Eponine, sei una ragazza ammirevole».
«Ti auguro buona fortuna, Grantaire, e spero in un arrivederci».
Eponine gli sorrise, amichevolmente, e si dileguò, svanendo nel buio.
Essendo stato ignaro di tutto, lo scettico, bagnato fradicio, iniziò a tossire. Si abbassò, appoggiando la schiena contro il muretto.
Rifletteva.

«Non c’è Grantaire».
Ragazzi, uomini e donne affollavano il Caffè Musain. Si stavano preparando tutti per il gran giorno, trascorrendo insieme la notte per solidarietà e per darsi coraggio.
Tra tutta quella gente, fu proprio il giovane Enjolras a notare che mancava qualcuno, e quel qualcuno non era una persona chiunque, ma quell’ubriacone che se infischiava della rivoluzione, ma nonostante tutto lui c’era.
«Dov’è Grantaire?», ripeté Enjolras ad alta voce, richiamando l’attenzione di quelli più vicini a lui.
Courfeyrac si guardò attorno. «È vero, non c’è», concordò.
«Sarà tornato a casa. Avrebbe potuto avvertire», parlò Combeferre.
Enjolras era pensieroso: Grantaire non era nel suo angolino a bere e a dire baggianate, come sempre. Poteva essersene andato dato che non aveva niente a che vedere con la rivolta e i funerali di Lamarque, ma finora c’era sempre stato e questo destò sospetto in Enjolras.
Non poteva essere andato via così, all’improvviso. Doveva esser successo qualcosa.
«Torno subito», decise Enjolras, muovendosi verso l’uscita.
«Dove vai? Ma aspetta, c’è un tempaccio! Attendi che si fermi un po’».
Ma le parole di Courfeyrac e Combeferre andarono al vento: Enjolras era già andato via.

La pallida luna illuminava debolmente quel cielo nero senza stelle.
Era solo, con la sua angoscia, il suo dolore e la morte nel cuore.
Non c’era nessuna bottiglia di vino a risollevargli il morale, nessun liquido prodigioso a bagnargli la mente e il cuore.
Sentiva l’opprimente necessità di bere per poter scacciare quegli spiriti maligni e impedire loro di impadronirsi di lui.
Non si rese conto che stava piangendo. Altro che rivolta; sarebbe morto lì, vittima del suo dolore e delle sue paure.
«Grantaire!».
Quella voce fu come la pace generata dopo una tempesta, il mare che cessa di agitarsi, la luce che rischiara nel buio, la vita che trionfa sulla morte.
«Grantaire!», lo richiamò.
Enjolras gli si avvicinò.
Che ci fai qui? Perché sei qui? Avresti potuto avvertire! Sei un buono a nulla, come sempre.
Non gli chiese niente; Grantaire era accovacciato su se stesso, con le lacrime agli occhi che di certo non passarono inosservate.
«Alzati, per piacere», disse semplicemente.
Grantaire obbedì, senza guardarlo in faccia: anche la vergogna lo stava per assalire.
Quando avvertì le mani di Enjolras sulla sua schiena, la sua presa salda e rassicurante e il suo abbraccio caldo e pieno di vita, gli mancò il respiro: sentì di poter morire per la felicità improvvisa che aveva attraversato la sua anima. Grantaire appoggiò dolcemente la testa sulla sua spalla; avrebbe vissuto di quei contatti, di quel calore così confortante, di quell’angelo che lo aveva lasciato senza parole e senza respiro, ma con una speranza e una gioia nel cuore.
«Possiamo tornare dagli altri al Musain, se vuoi», la voce di Enjolras era un sussurro. Erano ancora stretti in quell’abbraccio che aveva calmato l’animo di Grantaire.
«Penso che ormai l’abbia capito come funziona con me: se lo vuoi tu», rispose l’altro, semplicemente: «Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io».
«Andiamo, allora».
Ritornarono al Caffè Musain in silenzio, ma ormai i loro cuori erano come rinati, le loro anime come ancorate.
Indissolubilmente.



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Eccomi con la mia seconda OS sui Miserabili, nonché anche la mia seconda E/R. Spero di non aver reso OOC i personaggi e di esser riuscita in questo mio primo tentativo di creare un legame d'amicizia tra Grantaire ed Eponine, personaggi che, personalmente, trovo molto affini per certi versi :)
Per quanto riguarda la questione che Grantaire sia innamorato di un ragazzo, credo di non aver saputo gestire al meglio la situazione: mi chiedevo cosa ne potesse pensare una ragazza di quell'epoca come Eponine, ma alla fine ho inserito soltanto un po' di stupore iniziale nell'aver appreso la notizia.
Spero vi piaccia questa OS e di aver fatto un buon lavoro!
Alla prossima (spero xD) <3
   
 
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