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Autore: Chiaraeiou    09/12/2013    0 recensioni
Io invece sono James, ho 19 anni, alto 1.82, di sangue freddo, ateo, credo che le donne siano guidate troppo dal sentimento dal semplice fatto che sono un “burlone a cui piace soltanto sedurre ragazze per divertimento” dice sempre Paul, indignato, quindi diciamo che a forza di “sedurre ragazze per solo divertimento” un po’ ne saprò, non credo infatti che ci siano ragazze diverse perché non ne ho mai trovate. Nonostante questo però trovo che le donne debbano esser trattate lo stesso con il dovuto rispetto, ma non devono entrare a far parte in cose che non le riguardano. Il mio potenziale è l’astuzia. Certo non sono intelligente come Peter, ma se è per questo sono più astuto addirittura di lui. Lo so per certo perché me lo ha detto il capo. Per astuzia intendo che se entriamo in guai grossi, il più delle volte so risolverli. Infatti mentre Peter sa risolvere gli enigmi con la sua incredibile intelligenza, io so uscire dai guai con la mia incredibile astuzia. Questo è quello che c’è scritto sul mio documento d’identità della setta, non sono mica io che dico ste cose. Comunque il mio motto personale è “Devi sempre avere un piano di
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non potevo credere alle sue parole. Nonostante io rispettassi tutte le pazzie del capo, quella sinceramente non mi andò per niente giù. “Voi siete il gruppo più bravo a risolvere tutti i miei compiti, questo ormai è chiaro a tutta la setta. Ognuno di voi ha una particolarità che da sempre ci è molto servita qui per risolvere ogni tipo di enigma. Però è anche vero che siete il gruppo più piccolo tra di noi: siete solo in sette. E oltretutto c’è un qualcosa che vi manca particolarmente: una presenza femminile. È da un po’ che controllo e faccio controllare diverse ragazzine all’incirca della vostra età. Fino a quando ieri ho deciso la ragazza giusta per voi. I suoi genitori sono Jeremy e Lucy –si, esatto, proprio quelli della nostra setta- che hanno accettato volentieri di farla unire a noi. Non prendetela alla leggera e non sottovalutatela. È molto brava anche se non sembra e ha delle qualità che a voi ancora mancano. Ora se mi permettete, fatela pure entrare.” Aveva detto quella mattina il capo. E ora io sono qui seduto insieme ai miei compagni di squadra a guardare una semplice ragazzina con apparentemente nessuna dote se non quella di fare disastri –appena entrata infatti ha fatto cadere due vasi, un quadro e una lampada in meno di due secondi- sorpresi e indignati. “Lei vuole dire che una come lei, che fa cadere due vasi, un quadro e una lampada in meno di due secondi, dovrebbe unirsi alla squadra più forte della setta? Vuole forse farci cadere così in basso?” chiesi indignato. “James, non hai mai dubitato del mio intuito e ti consiglio di non dubitar neanche ora. Adesso partirete per il Sud dell’America, insieme a lei, per risolvere un compito della massima importanza e con la massima cura. Sono sicuro che lì scoprirete che cosa manca in voi, mentre lei ne ha da vendere. Eccovi qua tutti i dati.” disse consegnandoci una cartella che era sulla sua scrivania “Fate attenzione ragazzi.” Concluse. Rimasi senza parole, ma capii che era meglio obbedire. Prima di andarmene però, il capo mi chiamò. “Vorrei che ti fidassi un po’ più di me, James. Tu poi sei il primo tra di voi che deve imparare davvero tanto da lei. Così ho deciso di iscriverti nella sua stessa scuola, più precisamente nella sua classe. Avrete dunque più tempo per conoscervi meglio.” Cercai di obbiettare, ma lui mi fermò. “Niente obbiezioni, così ho deciso e ormai ho già completato tutto. Così almeno ricomincerai le lezioni una buona volta. Ricorda sempre che la scuola è molto importante.” E con questo mi fece uscire dal suo studio. Ero arrabbiato, anzi, furibondo. Ci credeva così tanto stupidi da aggiungere al nostro gruppo una stupida ragazzina che non riesce a camminare senza rompere un’intera casa? Usciti dall’appartamento del capo incominciai a guardarla più attentamente. Alta più o meno 1.65, se si può definire altezza quella, lunghi capelli castani, occhi verdi, un po’ timida e silenziosa, in apparenza, e molto impacciata. Entrati nel nostro aereo privato, fu Robert a dare indicazioni su dove andare esattamente al nostro amico pilota. Dopodiché partimmo con tutta calma. “Leggi i dati della spedizione, James.” mi ordinò George, il più grande tra di noi. “Sì, con calma però.” sbuffai. Odiavo il carattere di George. Il classico ragazzo che da ordini solo perché è il più grande. Avere vent’anni non vuol dire essere proprio del tutto grandi. Vuol dire essere maturo e responsabile, questo sì, ma grande proprio no. “Allora, si tratta della morte della figlia di un noto banchiere. Questo è successo 8 anni fa. Aveva 14 anni. Fu rapita, violentata e, subito dopo che il padre diede i soldi all’uomo, lui al posto di ridare la figlia, come promesso, la uccise e ridò al padre solo il cadavere.” Lessi con tutta la tranquillità del mondo. Guardai gli altri. Avevano la pelle d’oca. Probabilmente perché la ragazza in questione era morta da molto giovane, più giovane di tutti noi messi insieme. Un po’ mi piaceva metterli paura, anche perché sapevo che io ero l’unico di sangue freddo tra tutti quindi tutto questo non mi spaventava, anzi mi tranquillizzava ancora di più. Mi faceva sembrare il più forte tra tutti. Tutti tranne la ragazza nuova. A quanto pare anche lei era di sangue freddo, perché non sbatté un ciglio e il suo volto era neutro. Anzi rispose con un semplice: “Potrebbe anche essere stata una donna..” Ma allora questa è stupida forte! “Ti pare che una donna sia così.. astuta e forte?” dissi cercando di sembrare il più calmo possibile, ma la mia voce mi tradiva. Ma lei fece semplice spallucce e continuò come se fosse niente: “Tutto può darsi..” e poi aggiunse: “ E comunque quello che cercavo di farvi capire è che potrebbero essere in due: un uomo e una donna. L’uomo potrebbe averla rapita e violentata, tutti e due l’avrebbero uccisa –anche se è una quattordicenne non è comunque facile uccidere qualcuno così a mani nude.- mentre la donna avrebbe potuto portare a termine lo scambio tra soldi e cadavere. Lo dico perché le donne sono molto più astute e più brave in queste cose. Ma tutto è possibile. La mia era una semplice supposizione.” concluse con tutta calma. “Le ragazze astute? Bah..” risposi, guardando fuori dal finestrino. Sam allora si mise a ridere. “Ha ragione la ragazza ‘Tutto è possibile’. Questo era il nostro motto prima di diventare così bravi e cambiarlo in ‘La vittoria e tutto’.” Disse con un pizzico di nostalgia. La ragazza, di cui non ricordo il nome, le porse una mano sulla spalla e con un sorriso gli confidò: “Guarda che è importantissimo vincere. In questo caso poi, che si cerca di trovare un killer che viaggia per il mondo da otto anni, trovo che sia di fondamentale importanza. Se poi conti anche lo sforzo enorme che hai fatto e il motivo, allora è semplicemente meravigliosa la vittoria.” A tutti tornò il sorriso e la speranza dopo quelle parole. “Devo ammettere che con le parole sei brava.. ma non sarà per quello che vinceremo contro il killer, se vinceremo. Possiamo solo vincere grazie allo spirito di squadra che abbiamo e allo stesso tempo grazie alle qualità del solo. E mi pare che su questo tu non sia molto brava.” Dissi con tutta la freddezza del mondo. I miei colleghi mi guardarono come se avessi appena detto la cosa più brutta e inappropriata che avessi mai potuto dire. Come se fossi il diavolo in persona, ecco. Ma lei non si perse d’animo e con tutta la tranquillità del mondo rispose: “Anche io credo di non avere nessuna qualità. Fino a ieri sera neanche sapevo che i miei genitori facevano parte di una setta segretissima che si occupa di casi archiviati dalla stessa polizia. Ho sempre vissuto con altre convinzioni e all’improvviso i miei stessi genitori mi chiedono di entrare a far parte di una setta così.. complessa e con compiti alquanto pericolosi. Non essendo una ragazza molto sicura di me stessa, all’inizio non capivo proprio perché me. Ma comunque ho deciso di accettare perché i miei genitori credono tanto in me, che non ho potuto fare altro. Ora se mi odi o meno, solo per la stupida convinzione che le donne non possano fare niente, accomodati tra altri mille che mi potranno odiare dopo questa spedizione. Ma questo non vuol dire che mi arrenderò così facilmente. Sono determinata a concludere qualsiasi caso mi diano, perché questo vogliono i miei genitori e perché questo è giusto che sia. È giusto che delle persone così spregevoli che compiono questi atti siano mandati in prigione se non di peggio. È vero non sarò brava in tutto, sono impacciata, timida e insicura, ma se qualcuno confida in me e nei miei piccoli potenziali allora non mi perdo d’animo. E se mi odi, ripeto, fai la fila dopo i mille.” Dopo un discorso così lungo e pieno di sentimenti, improvvisamente intuimmo tutti il motivo delle parole del capo: “Lei ha un potenziale che voi tutti non avete.” E quello era la determinazione. Nessuno di noi aveva un potenziale così alto. Con la determinazione si riesce a fare tutto. E il suo potenziale, ancora più grande della determinazione, è riuscire in un modo o nell’altro a trasmetterla anche agli altri. Infatti all’improvviso pure noi fummo spinti da una determinazione incredibili. A quel punto eravamo imbattibili. Mi hanno sempre detto che la mente fosse davvero molto importante. Ma per mente intuivo intelligenza e astuzia. Ma spesso la determinazione è parte della mente. Della mente e del cuore anche, quindi più forte di così non ci poteva essere. Se sei determinato, riusciresti a vincere contro tutto e tutti. Era per caso questo quello che voleva farci capire il capo? O c’era qualche altro potenziale a cui si riferiva? Ci fu un grande silenzio fino all’arrivo della nostra meta. Dopodiché Sam e George incominciarono a discutere molto su un piano da escogitare per il nostro nuovo compito. Gli altri li ascoltavano attentamente e commentavano con qualche assurda decisione. Tranne io. Io continuavo a pensare alle parole che aveva pronunciato lei nell’aereo. Gli altri forse credevano che quello era il suo unico potenziale, ma io ero sicuro che ne avesse un altro, se non due. Ma ovviamente non l’avrei MAI ammesso. E poi pensai di nuovo a noi, senza lei. In effetti aveva ragione il capo: eravamo incompleti, c’era qualcosa che mancava in noi. E non solo la determinazione. Tanto per farvi capire un po’ come siamo, vi spiegherò dal principio le nostre caratteristiche principali. -George: 20, il più grande del gruppo, molto responsabile e vigile, mette sempre in primo piano noi e dopo lui. Gli piace anche far capire a volte che lui è il più grande e quindi prende responsabilità che, secondo lui, noi siamo troppo piccoli per avere. Il suo motto personale è “Difendi chi ne ha bisogno.” Il suo simbolo è il falco. -Sam: 15 anni, il più piccolo, solare, ride spesso e prende tutto quasi sempre troppo alla leggere, la sua grande potenzialità è quella di riuscire a leggere nel pensiero. O almeno noi lo chiamiamo così, ma in realtà sono anni e anni di allenamento per leggere negli occhi della gente tutti i sentimenti che stanno provando in quel momento. Infatti lui dice sempre che gli occhi non mentono mai. Il suo motto personale è “Vivi al meglio la vita, solo così ti sorriderà.” Il suo simbolo è il leone. -Robert: 19 anni, ragazzo di poche parole, il suo sogno è sempre stato quello di fare il militare, gli piacciono tanto i mezzi di trasporto e i suoi preferiti sono gli aerei. È l’addetto alle ricostruzioni di qualsiasi nostro “mezzo”. Infatti lui è bravissimo a ricostruire gli oggetti, è quello il suo potenziale per così dire. Ci può servire per ricostruire oggetti trovati nella scena del crimine o ci può costruire della armi da poche cose che riusciamo a trovare, se proprio ci servono. Il suo motto personale è “Ogni oggetto può essere indispensabile all’uomo.” Il suo simbolo è il lupo. -Peter: 16 anni, il più intelligente tra tutti, quando deve ragionare si mette sempre gli occhiali –dice che gli servono per pensare meglio-. Il suo potenziale è quello di riuscire a risolvere enigmi incomprensibili e leggere anche le lingue più antiche. Il suo motto è “L’intelligenza e l’astuzia sono parte di noi, c’è chi le manifesta di più e chi di meno.” Il suo simbolo è la volpe. -Harry: 16 anni, molto credente e ottimista, quando però si cacciano nei guai più grossi lui si mette in ginocchio e prega, guai chi lo disturba. Il suo potenziale è la forza. Infatti, anche se sembra improbabile vedendolo, ha uno forza straordinaria pari addirittura a quella di un elefante, che è il suo simbolo. Il suo motto è “Dio ci ha dato tutto, tocca a noi ringraziarlo di questo, incominciando a credere in lui.” -Paul: 18 anni, un vero gentlemen, educato e cordiale. Ma ha una doppia personalità, sta volta più irascibile, testardo e questo lo porta ad un ragazzo di poche parole. Non è ancora del tutto chiara la sua dote perché “per prima cosa non sa quale delle due personalità lui fa parte” dice sempre il capo. Nonostante questo cerca sempre di essere d’aiuto in tutti i modi praticando dieci sport che lo aiutano a diventare più forte. Il suo motto personale è “Devi credere in te stesso, senno forza e donne non ti saranno dati.” Mentre nella sua seconda personalità è “Se ti danno delle regole è perché sei debole, allora devi far capire di non esserlo iniziando a non rispettarle.” I suoi simboli sono la lince e il serpente. Io invece sono James, ho 19 anni, alto 1.82, di sangue freddo, ateo, credo che le donne siano guidate troppo dal sentimento dal semplice fatto che sono un “burlone a cui piace soltanto sedurre ragazze per divertimento” dice sempre Paul, indignato, quindi diciamo che a forza di “sedurre ragazze per solo divertimento” un po’ ne saprò, non credo infatti che ci siano ragazze diverse perché non ne ho mai trovate. Nonostante questo però trovo che le donne debbano esser trattate lo stesso con il dovuto rispetto, ma non devono entrare a far parte in cose che non le riguardano. Il mio potenziale è l’astuzia. Certo non sono intelligente come Peter, ma se è per questo sono più astuto addirittura di lui. Lo so per certo perché me lo ha detto il capo. Per astuzia intendo che se entriamo in guai grossi, il più delle volte so risolverli. Infatti mentre Peter sa risolvere gli enigmi con la sua incredibile intelligenza, io so uscire dai guai con la mia incredibile astuzia. Questo è quello che c’è scritto sul mio documento d’identità della setta, non sono mica io che dico ste cose. Comunque il mio motto personale è “Devi sempre avere un piano di riserva abbastanza astuto per stupire il nemico e prenderlo alla sprovvista.” Il mio simbolo è l’aquila. Ritornando a noi, George mi stava chiamando spazientito, ma anche un po’ preoccupato. Di sicuro non trovavano un piano e avevano bisogno dell’astuzia. Siamo sempre alle solite. “Per me adesso dobbiamo semplicemente andare a dormire. Sono le dieci di sera, non riusciremo a combinare niente di niente a quest’ora se non rimanere svegli tutta la notte. E questo peggiorerebbe semplicemente le cose.” Risposi con tutta tranquillità. I ragazzi si guardavano un po’ incerti sul daffare: come sempre non credevano alle mie parole. “Io credo che abbia ragione James, se non dormiamo non riusciamo poi a ragionare bene domani. E poi se lo dice lui mi fido.” rispose la ragazza. Rimasi un po’ a fissarla, allibito. Beh, almeno qualcuno mi avrebbe creduto nel gruppo finalmente. Ma la cosa che mi confuse maggiormente era l’ultima frase: “E poi se lo dice lui mi fido.” Mi stava prendendo in giro o diceva sul serio? Eppure l’ho trattata malissimo fin da quando è arrivata. Essendo una ragazza molto convincente, gli altri si guardarono sta volta con aria decisa e con un briciolo di sonno. “Beh allora direi di andare in un albergo. Vediamo un po’ in questa cartina dov’è quello più vicino.” Disse Peter. Come sempre, per precauzione, prima di viaggiare in posti sperduti, si era portato una cartina per orientarci. Fatto sta che trovammo presto un hotel dove stabilirci. Prenotammo quattro camere, così da dividerci in due. Ovviamente fu George a dividerci, sentendosi responsabile pure di questo. “Bene, allora, io con Sam, Peter con Robert, Harry con Paul e.. James con Gwendolyn.”ordinò, con un briciolo di incertezza però nell’ultima scelta. “E chi sarebbe Gwendolyn?”chiesi. “Preferisco farmi chiamare Gwen, comunque.” Rispose la ragazza. Ecco qual è il suo nome. “Io con questa? Scusa ma non posso avere io Sam e tu la ragazzina?” chiesi, abbastanza infuriato. Per tutti Sam era il migliore tra tutti. Nelle missioni avevamo un ottimo spirito di squadra ma nella realtà nessuno sopportava nessuno. Tranne Sam: a lui piacevano tutti e a tutti piacevano lui. “La smetti di lamentarti sempre? Ormai ho deciso. Trattala solo bene, non come tutte le altre che ti porti dietro.” Disse lui, quasi disgustato dalle mie azioni. Neanche fosse Jack lo Squartatore versione solo ragazze –non so esattamente da dove mi è venuto in mente, saranno i troppi gialli-. “Veramente James, cerca di non portartela a letto come fai con tutte le ragazze. A parte il fatto che le ragazze sono preziose e bisogna trattarle benissimo, lei è pure una nostra collega ormai.” Mi ricordò Paul. Anche lui sembrava un po’ contrario alla decisione di George. Tutti lo erano. “Va bene, dormirò con lei nella stessa camera. Tanto per farvi capire che non sono un ragazzo così cattivo come voi mi immaginate.” Risposi, incazzato nero. Presi il mio zainetto ed entrai nella stanza che avevano deciso per me e la ragazzina. Dopo qualche minuto, probabilmente i ragazzi l’avranno raccomandata di starmi il più lontano possibile, entrò pure lei con tutta la tranquillità del mondo. Si siede sul letto e mi fissa. Sta forse aspettando che le salti addosso da un momento all’altro come faccio con le altre? E no, mi aveva del tutto sottovalutato allora. “Sai, gli altri dicono che tu sei pericoloso. Ma io non ci credo. Anzi, ti ammiro molto. Prima sei riuscito a far spaventare tutti sull’aereo. Per poco anche me. E so perché non vuoi che venga con voi nel gruppo: hai paura che combino casini e anche gli altri ci finiscono in mezzo. Gli vuoi davvero bene eh?” chiese con quel suo irritante sorriso. Ma che ne sa lei dei miei motivi? Non risposi, comunque. Mi sdraiai sul letto in un fianco, il più lontano possibile da lei. Anche lei si sdraiò. “Sai è tutto abbastanza strano. Fino a ieri pomeriggio vivevo una vita come tante, ora sono in missione così all’improvviso. E sai che cosa mi ha detto il vostro capo? Che io sono l’anello mancante, ormai trovato, nella vostra squadra. Non ci credo più di tanto. Cioè, oggi vi ho visto tutti insieme. Siete formidabili. Sembrate usciti da un film d’azione di quelli belli in 3D. Non ci credo che avete un anello mancante e che quello sono proprio io.” Disse tutt’un fiato. "Non ti preoccupare neanche io ci credo", avrei voluto risponderle. Ma mi limitai a fare finta di dormire. “Oltretutto ho saputo che verrai in classe con me, perché ti devo insegnare un po’ di cose..” si mise a ridere. “Non so proprio cosa ti devo insegnare. Non sono brava a fare la maestra e ad impartire ordini. E poi non mi sembri proprio il tipo che ubbidisce come uno stupido cagnolino. Infondo tu sei l’astuzia, mica lo stupido.” E si mise a ridere di nuovo. “Però sai sono felice che verrai in classe con me. Così ti presento ai miei amici. Sono simpatici e sono sicura che ti troverai benissimo con loro. Sai potremmo pure diventare amici.” Concluse con tutta la disinvoltura. Sentì che lei si girò nella parte opposta e poi più niente. Sbuffai. Amici? Non vedo l’ora guarda. Ma tanto non lo diventeremo mai. Sì, andremo in classe insieme, ma io ho degli amici e lei ne ha degli altri. Ma dimmi te se devo mettermi qua a pensare a ste cose, ora gliele dico dritte in faccia. Mi girai, ma lei dormiva. Eravamo a pochi centimetri di distanza. Per mia fortuna non russava. Anzi, sembrava quasi un angioletto. La fissai per un po’ e ripensai a tutto quello che mi aveva detto. Infondo era una brava ragazza e forse io la trattavo davvero così male e non se lo meritava. Ad un certo punto lei mi strinse le braccia al collo e si avvicinò ancora di più. Ormai eravamo naso contro naso. Se l’indomani i ragazzi mi avrebbe visto così avrebbero pensato chissà cosa. Allora cercai di scrollarmela di dosso senza svegliarla. Ma lei iniziò a fare incubi. O almeno è quello che avevo intuito perché incominciò ad agitarsi sulle mie braccia e a ripetere: “Non te ne andare. No ti prego, rimani con me. Jonathan rimani qui.” Chi è Jonathan? Rimasi per un po’ allibito, poi mi ricordai che alla fine questa ragazzina neanche la conosco. E Jonathan poteva essere il suo ex, suo nonno, chiunque. Non sapevo niente del suo passato. Mentre invece dei ragazzi sapevo tutto, anche perché noi viviamo tutti insieme da.. sempre. I miei genitori sono scomparsi da tredici anni e da allora vivo con i miei colleghi nello stesso appartamento. C’è a chi erano morti i genitori, tipo a Sam, o chi aveva per così dire offerto generosamente i suoi figli, come per Gwen e Peter, e molte altre storie che ci hanno portato tutti a vivere insieme dall’infanzia. Per loro tutti erano come fratelli. Fratelli che non si sopportano, ma alla fine chi non è così. Nonostante questo tutti sapevano tutto di tutti e questa è sempre stata una cosa positiva per me e per gli altri. Ma di lei non sapevamo proprio niente. Neanche se potevamo fidarci. Ma che cazzate sto dicendo? Se il capo ha scelto lei vuol dire che non ci tradirebbe mai. Magari combinerebbe casini, ma tradirci no. È vero, devo avere più fiducia in lui. È sicuramente questo quello che voleva farmi capire. Cercai ancora di scrollarmela, senza successo però. Anzi per poco non si metteva ad urlare. Allora decisi di rimanere così immobile. Domani avrei spiegato tutto agli altri con calma. La guardai ancora un po’. Già, proprio un angioletto sembrava. Sorrisi al pensiero. Mi addormentai praticamente subito.
  
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