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Autore: Chiaraeiou    09/12/2013    0 recensioni
Io invece sono James, ho 19 anni, alto 1.82, di sangue freddo, ateo, credo che le donne siano guidate troppo dal sentimento dal semplice fatto che sono un “burlone a cui piace soltanto sedurre ragazze per divertimento” dice sempre Paul, indignato, quindi diciamo che a forza di “sedurre ragazze per solo divertimento” un po’ ne saprò, non credo infatti che ci siano ragazze diverse perché non ne ho mai trovate. Nonostante questo però trovo che le donne debbano esser trattate lo stesso con il dovuto rispetto, ma non devono entrare a far parte in cose che non le riguardano. Il mio potenziale è l’astuzia. Certo non sono intelligente come Peter, ma se è per questo sono più astuto addirittura di lui. Lo so per certo perché me lo ha detto il capo. Per astuzia intendo che se entriamo in guai grossi, il più delle volte so risolverli. Infatti mentre Peter sa risolvere gli enigmi con la sua incredibile intelligenza, io so uscire dai guai con la mia incredibile astuzia. Questo è quello che c’è scritto sul mio documento d’identità della setta, non sono mica io che dico ste cose. Comunque il mio motto personale è “Devi sempre avere un piano di
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al mio risveglio, mi trovai seduto sul divano Robert che stava leggendo un libro molto vecchio. “Che cosa ci fai qui?” chiesi, ancora mezzo addormentato. “Gli altri sono andati a prendere da mangiare. Mi hanno chiesto di tenerti d’occhio..” rispose lui, continuando a leggere il suo libro. “Come sempre non vi fidate di me eh?” ridacchiai, con però una profonda fitta al cuore. Robert fece spallucce. “A me non importa, sono loro che mi hanno obbligato. Soprattutto Greg.” Rispose. Ne ero sicuro. L’ho sempre odiato quel ragazzo: è troppo presuntuoso e si crede chissà chi. “Ho saputo che hai fatto stare parecchio male la nuova arrivata Gwen..” mi ricordò, dandomi una veloce occhiataccia. Feci spallucce. “Non sono il tipo che rimprovera la gente, lo sai, ma lei ci è rimasta davvero male sai? Ha detto che non ti vuole più dare fastidio, quindi si è spostata nella camera con Greg e al suo posto verrà Sam. Oltretutto mi ha detto di dirti assolutamente che lei non si metterà più in mezzo e se non vuoi non ti parlerà più. Che cosa ne pensi?” sta volta chiuse definitivamente il libro e mi guardò severo. Continuai a fare solo spallucce. “Dovresti confidarti un po’ più con noi, sai? Alla fine ci conosciamo da tantissimo tempo, siamo come fratelli. Con noi dovresti sentirti come una famiglia..” Lo guardai dritto negli occhi e gli urlai: “Come faccio a sentirmi una famiglia con voi che non vi fidate mai di me e che mi odiate eh? Con voi mi sento solo un estraneo. Rimango solo per il capo, senno me ne sarei anche andato volentieri.” Lacrime? Quelle che sentivo negli occhi erano lacrime? No cazzo, sono un uomo e non posso piangere. Allora mi alzai, gli voltai le spalle e respinsi le lacrime. Ma così incominciai a sentire la rabbia in tutto il corpo, così tanta che presi il letto e lo rivoltai. Se non piangevo, dovevo sfogarmi in un altro modo. E quello era l’unico, anche se non il migliore. “James calmati. Non ti chiederò più niente, lo giuro.” Disse Robert, porgendomi una mano sulla spalla. Rimanemmo in silenzio fino al ritorno dei ragazzi, che entrarono subito in camera. C’erano tutti tranne Gwen. A cena ci fu un altro grande silenzio, seguito poi da un lungo resoconto di Sam a proposito dell’ottima pizza che facevano in quel posto. Allora tutti iniziarono a parlare un po’, tranne io e Gwen. Sinceramente neanche li stavo ascoltando. A volte la guadavo di sottecchi. Ha sempre avuto la testa bassa e mangiava in silenzio. Probabilmente non si sentiva abbastanza accettata, anche perché lei mi è sembrata completamente diversa. Un enorme senso di colpa mi colpì, facendomi stare male. Così per il resto della cena rimasi anche io con la testa bassa senza dire niente. Durante la notte non riuscivo a dormire. Non mi ero mai sentito così, ed era una delle sensazioni più brutte che avessi mai provato. Così mi alzai dal letto, cercando di non svegliare Sam, e andai in cucina. Aprì il frigorifero per scegliere qualcosa da mangiare. In quel momento sentì dei passi vicino a me: era Gwen. Si sedette su una sedia e mi guardò senza dire niente. Presi la mia aranciata e un bicchiere. Poi tornai indietro e decisi di prenderne un altro. Li riempì e uno lo diedi a Gwen. “Nemmeno tu hai sonno?” gli chiesi con un sorriso sforzato. “No. Poi Greg non mi aiuta molto russando..” rispose con un lieve sorriso. Mi misi a ridere. “Perché prima sei cattivo con me e poi gentile?” mi chiese. Rimasi per un po’ a fissarla e poi decisi di essere sincero. “Quello che ti dicevo prima è vero. Davvero non voglio che fai parte del nostro gruppo. Ma solo perché secondo me le ragazze si devono fare gli affari propri e pensare alle loro cose. Queste cose possono essere esercitate solo da ragazzi, secondo me, perché voi ragazze siete troppo.. indifese e sentimentali. Quindi non pensare che sia colpa tua, anzi. Io c’è l’ho con le donne in particolare, ma.. cioè.. tu sei comunque una mia collega e non voglio che mi odi. Non che cambia molto dagli altri ragazzi. Tutti mi odiano. Però io non ti odio. Volevo solo dirti questo.” Conclusi. Allora lei si avvicinò a me e mi porse una mano sulla spalla. “Ti perdono!” mi sorrise. “Ma non devi pensare che gli altri ti odino. Loro pensano soltanto che avresti bisogno di qualcuno vicino. Ma loro stessi non hanno il coraggio di fare quello che dovrebbero perché hanno paura. Non di te però, ma hanno semplicemente paura di sbagliare qualcosa e di rovinarti definitivamente. Non sono abbastanza sicuri.” “Come si fa a pensare una cosa così se neanche ci hanno provato?” “Non lo so, ma sono quasi sicura che sia così..” “Quindi nessuno mi aiuterà mai?” chiesi. Credo di sembrare abbastanza abbattuto perché Gwen iniziò a guardarmi con compassione. “No, ci sono io qua.” E mi abbracciò. Un abbraccio? Credo di non averne mai ricevuto nessuno in tutta la vita. Allora cercai di ricambiare, in modo un po’ impacciato, quel nuovo gesto d’affetto. Mi sentì subito immerso in una sensazione strana. Amicizia? Sì, lei è diventata in così poco tempo la mia prima amica.
  
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