Storia partecipante al contest Lettera di un assassino indetto da Amartema sul
gruppo facebook La
crème de la crème di Efp, sperando almeno un po’
di farne parte!
Al gruppo La
crème de la crème di Efp,
perché senza di voi questa storia non sarebbe mai esistita.
Alla mia Contessa Amartema,
perché senza il suo alito sul collo e la nostra passione condivisa,
non
mi sarei mai cimentata in un genere simile. Né avrei impiegato così poco tempo
a scrivere, a dirla tutta.
Mr.
and Mrs. Martin
- di morte
e altri dettagli -
Cari
signori Martin,
Per il
bene della vostra salute mentale, vorrei che questa fosse una lettera
differente da quella che ho intenzione di scrivere. Ahimè, non sono io a
dettare alla mia mano ciò che scrive sulla misera ed economica carta che la
guardia mi ha procurato: le parole paiono sgorgare dall’inchiostro della mia
penna da sole, quasi essa fosse comandata da una sorta d’incantesimo.
Alcuni
medici, luminari della psicologia criminale, mi hanno definito un serial killer organizzato. Rientro nella
categoria dei metodici, dei furbi, di quelli con un QI spesso al di sopra della media. Si sono stupiti quando mi hanno
trovato solo nella mia villetta a Portsmouth, senza alcuna donna con cui
passare il tempo: il profilo degli organizzati segue uno schema ripetitivo, ma
il mio caso pare aver minato le certezze dei profiler
della Behavioral Analysis Unit di
Quantico. L’aver trovato diverse bottiglie di alcolici terminate e una quantità
di ecstasy sufficiente a uccidere un cavallo li ha comunque indotti a credere
di essere sull’ottima strada.
Se sono
stato catturato, comunque, la colpa è solamente mia.
Ho permesso che indagassero, che avessero delle prove da seguire, che
gettassero l’amo con un’esca che non avrei potuto rifiutare… così com’è stato,
dopotutto. E ancora mi chiedo, con che criterio gli
stessi uomini che mi hanno catturato mi definiscono un uomo con un’intelligenza
al di sopra della media? Trovo che la mia cattura sia il mio più grande fallimento, e
non me ne perdonerò mai.
Ad ogni
modo, coniugi Martin, vorrei in breve arrivare al succo di questa lettera.
La guardia
fuori da questa porta ancora crede che io mi stia sciorinando in patetiche
scuse per aver rapito la vostra Eliza, e ogni volta
che i suoi occhi incontrano i miei leggo la profonda
compassione e l’orgoglio tipico che conseguono la redenzione di un detenuto.
Povero illuso.
Miei cari
signori Martin, con la presente non intendo affatto
domandare il vostro perdono per quanto avrebbe potuto accadere a vostra figlia Eliza se fosse rimasta qualche ora in più sotto la mia
custodia, no, più che altro vorrei darvi un caldo suggerimento: tenete vostra figlia al sicuro.
Purtroppo
per voi, non sono l’unico mostro – non che mi ritenga tale, ma mi adeguerò al
vostro vocabolario utilizzando la parola con cui preferite indicare noi diversi – che popola questo mondo:
magari non a Portsmouth, ma a Norfolk, a Richmond o a Chesapeake un altro di
noi può essere pronto a rapire, seviziare e uccidere vostra figlia.
Il mio
intento non è propriamente quello di spaventarvi, quanto più di mettervi in
guardia: vi basterebbe guardare uno di quegli spiccioli show televisivi per
capire cosa succederebbe a vostra figlia se si trovasse nelle mani di uno come me – ovviamente senza che, questa volta, ci sia
qualcuno che interrompa il rituale prima del tempo.
Riuscite a
vederla lì, dove l’ho posata quando ancora era incosciente? I piedi e i polsi
di Eliza sono stati immobilizzati alle gambe del
tavolo con dei nodi saldi, quasi impossibili da slegare, ma i suoi occhi sono
scoperti e, soprattutto, ben aperti. Voglio che veda il mio volto, voglio che il mio viso sia l’ultima immagine impressa sulla
sua retina prima che spiri, voglio poter leggere il terrore nelle sue iridi.
Il suo
corpo è nudo, ma non ho alcuna intenzione di profanarlo sessualmente, non è
nelle mie corde. In questo momento io
sono l’artista, e lei è la mia tela immacolata, su cui posso dipingere ciò che
più amo e desidero. Mi avvicino a lei, portando con me il carrellino degli
strumenti: ho recuperato un bisturi da un amico chirurgo, che nemmeno immagina
che io possa utilizzarlo per sezionare persone, ma non è ancora ora di
utilizzarlo, no. La lascio libera di parlare, di domandare, di supplicare. La
sua voce è un lamento alle mie orecchie, il lamento più bello che abbia mai
udito: ricorda quello di un agnello poco prima che venga
macellato.
Puoi liberarmi?, mi chiede. Non dirò a
nessuno chi sei, nessuno ti conoscerà… lasciami andare, ti prego! Il tono
della sua voce si alza di qualche ottava, arrivando a disturbare i miei timpani
per il volume troppo alto. Mi avvicino a lei sorridendo, e la vedo fremere e
cominciare a piagnucolare; calde lacrime scivolano lungo le sue gote, ma non
riesco a impietosirmi, non arrivato a questo punto. Le mie mani scivolano lungo
il suo corpo ed Eliza urla, ma nessuno la sente,
perché questo ranch è stato dichiarato inagibile anni fa e nessuno si
spingerebbe fin qui. Tranne me.
Lascio che
urli, e non cerco di zittirla perché è questo che mi piace di lei: ancora una
volta, l’urlo degli agnelli nella mia mente si confonde con il suo. Afferro
distrattamente il bisturi, avvicinando il volto al suo addome: è caldo,
accogliente, e da questa distanza riesco già a sentire il suo cuore battere
furiosamente, in una gloriosa corsa prima della fine.
Avvicino
la lama al suo addome e la poso sulla sua pelle nivea, così candida che non
appena la punta dello strumento la scalfisce il cremisi del sangue appare
chiaramente, in netto contrasto con essa. Il bisturi penetra senza difficoltà
nella sua carne, che per lo strumento pare morbida quanto burro per un coltello
mal affilato, e la macchia di sangue comincia ad allargarsi sempre di più. Già
so che, tra un’incisione o due, esso comincerà a gocciolare dal tavolo,
imbrattando ancora una volta il pavimento sporco di questo ranch.
Signori
Martin, vedete come proseguo il lavoro? Apro l’addome poco per volta, esportando ogni organo e lasciandoli essiccare, come
piace a me. Quando l’addome è ripulito, la mia mano – senza guanto, perché mi
piace sentire il mio lavoro – risale
senza troppe difficoltà nella cassa toracica e afferra il cuore, che a quel
punto è fermo già da qualche tempo. Ma non disperate: prima che Eliza spirasse ho scrutato il suo
volto con attenzione, ho annotato nella mia mente ogni più piccolo dettaglio:
la stanchezza, la paura, la consapevolezza di essere vicina alla fine e, cosa
che più di tutte ho apprezzato, la
sconfitta.
Quando ho
terminato, richiudo i lembi di pelle del suo addome e poso le sue mani sul suo
petto. C’è chi lo chiamerebbe rispetto, chi rimorso: io lo
chiamo arte.
Il cuore
della vostra Eliza è ora tra le mie mani, signori
Martin. Forse lo è solo in questa lettera, ma è un po’ come se lo fosse
davvero. Ricordatevi di me quando vostra figlia si sveglierà urlando nel cuore
della notte, le coperte ad avvolgere il suo corpo sudato e tremante, lo sguardo
terrorizzato, le palpitazioni oltre il limite.
Ricordatevi
di me, quando non saprete come rimuovere dalla sua
testa le immagini degli istanti vissuti con me, prima che la polizia la
salvasse.
Ricordatevi
di me, quando vi chiederanno d’indicare l’uomo che ha rovinato le vostre vite.
Ricordatevi
di me, quando ci saranno altri mostri e voi non saprete come proteggervi.
Benjamin Murphy
Note:
sono
arrivata alla fine di questa storia non so come. La sto editando
ora che sono quasi le dieci del mattino, ma l’ho finita solamente sette ore fa…
ovvero alle tre. Abbiate pietà di me, in caso trovaste errori.
Ritengo doverose
alcune spiegazioni riguardo certi dettagli presenti nel testo:
•
La tipologia di killer scelta non è stata una
scelta casuale né inventata: le informazioni trovate le ho reperite su questo sito,
il paradiso dei patiti di serial killer.
•
La citazione degli agnelli è il chiaro
riferimento a un classico del cinema, che ho visto per la prima volta solo
qualche tempo fa: Il silenzio degli
innocenti – in lingua originale, The silence of the lambs.
•
La Behavioral Analysis
Unit è quell’unità del Federal Bureau of Investigation
che si occupa dell’analisi dei crimini violenti. Fornisce indagini
comportamentali e/o supporto operativo a quelle unità che si ritrovano ad
affrontare criminali efferati.
Spero che questa shot sia comprensibile, e non sia solamente il parto della
mia mente malata. Benjamin Murphy è un killer organizzato, e ha ucciso più di
una vittima prima di arrivare al rapimento – e non all’omicidio, come spero si
evinca dal testo – di Eliza Martin. Ho immaginato che
non fosse per nulla pentito di ciò che ha fatto, che non si dispiacesse delle
sue azioni né cercasse il perdono delle persone a cui
aveva strappato un caro. Ho deciso di tenere il perché di questi omicidi nella
mia “penna virtuale”, per ora, tuttavia mi sono fatta una chiara idea di cosa è
successo a Benjamin perché arrivasse a compiere tali azioni.
Detto ciò, grazie di
essere arrivati fino qui, se ci siete arrivati.
Ringrazio ancora una
volta Amartema
e il gruppo che ospita questo curioso contest, perché
è grazie a loro che questa shot esiste.
Vi lascio di seguito
alcuni link che potrebbero venirvi utili, prima di
tutti il link del gruppo. Ancora grazie ?
FVonSexron
Gruppo: La crème de la crème
di Efp
Ask:
MisfitCharlie
Pagina facebook: Between
the comma and the dot.
Profilo facebook: Federica Von Sexron