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Autore: m a y h e m    11/12/2013    14 recensioni
Storia partecipante al concorso Lettera di un assassino indetta sul gruppo facebook La crème de la crème di EFP.
Dal testo: "Ad ogni modo, coniugi Martin, vorrei in breve arrivare al succo di questa lettera.
La guardia fuori da questa porta ancora crede che io mi stia sciorinando in patetiche scuse per aver rapito la vostra Eliza, e ogni volta che i suoi occhi incontrano i miei leggo la profonda compassione e l’orgoglio tipico che conseguono la redenzione di un detenuto. Povero illuso."
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Storia partecipante al contest Lettera di un assassino indetto da Amartema sul gruppo facebook La crème de la crème di Efp, sperando almeno un po’ di farne parte!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al gruppo La crème de la crème di Efp, perché senza di voi questa storia non sarebbe mai esistita.

Alla mia Contessa Amartema, perché senza il suo alito sul collo e la nostra passione condivisa,

non mi sarei mai cimentata in un genere simile. Né avrei impiegato così poco tempo a scrivere, a dirla tutta.

 

 

 

Mr. and Mrs. Martin

- di morte e altri dettagli -

 

 

 

 

 

Cari signori Martin,

Per il bene della vostra salute mentale, vorrei che questa fosse una lettera differente da quella che ho intenzione di scrivere. Ahimè, non sono io a dettare alla mia mano ciò che scrive sulla misera ed economica carta che la guardia mi ha procurato: le parole paiono sgorgare dall’inchiostro della mia penna da sole, quasi essa fosse comandata da una sorta d’incantesimo.

Alcuni medici, luminari della psicologia criminale, mi hanno definito un serial killer organizzato. Rientro nella categoria dei metodici, dei furbi, di quelli con un QI spesso al di sopra della media. Si sono stupiti quando mi hanno trovato solo nella mia villetta a Portsmouth, senza alcuna donna con cui passare il tempo: il profilo degli organizzati segue uno schema ripetitivo, ma il mio caso pare aver minato le certezze dei profiler della Behavioral Analysis Unit di Quantico. L’aver trovato diverse bottiglie di alcolici terminate e una quantità di ecstasy sufficiente a uccidere un cavallo li ha comunque indotti a credere di essere sull’ottima strada.

Se sono stato catturato, comunque, la colpa è solamente mia. Ho permesso che indagassero, che avessero delle prove da seguire, che gettassero l’amo con un’esca che non avrei potuto rifiutare… così com’è stato, dopotutto. E ancora mi chiedo, con che criterio gli stessi uomini che mi hanno catturato mi definiscono un uomo con un’intelligenza al di sopra della media? Trovo che la mia cattura sia il mio più grande fallimento, e non me ne perdonerò mai.

 

Ad ogni modo, coniugi Martin, vorrei in breve arrivare al succo di questa lettera.

La guardia fuori da questa porta ancora crede che io mi stia sciorinando in patetiche scuse per aver rapito la vostra Eliza, e ogni volta che i suoi occhi incontrano i miei leggo la profonda compassione e l’orgoglio tipico che conseguono la redenzione di un detenuto. Povero illuso.

Miei cari signori Martin, con la presente non intendo affatto domandare il vostro perdono per quanto avrebbe potuto accadere a vostra figlia Eliza se fosse rimasta qualche ora in più sotto la mia custodia, no, più che altro vorrei darvi un caldo suggerimento: tenete vostra figlia al sicuro.

Purtroppo per voi, non sono l’unico mostro – non che mi ritenga tale, ma mi adeguerò al vostro vocabolario utilizzando la parola con cui preferite indicare noi diversi – che popola questo mondo: magari non a Portsmouth, ma a Norfolk, a Richmond o a Chesapeake un altro di noi può essere pronto a rapire, seviziare e uccidere vostra figlia.

Il mio intento non è propriamente quello di spaventarvi, quanto più di mettervi in guardia: vi basterebbe guardare uno di quegli spiccioli show televisivi per capire cosa succederebbe a vostra figlia se si trovasse nelle mani di uno come me – ovviamente senza che, questa volta, ci sia qualcuno che interrompa il rituale prima del tempo.

Riuscite a vederla lì, dove l’ho posata quando ancora era incosciente? I piedi e i polsi di Eliza sono stati immobilizzati alle gambe del tavolo con dei nodi saldi, quasi impossibili da slegare, ma i suoi occhi sono scoperti e, soprattutto, ben aperti. Voglio che veda il mio volto, voglio che il mio viso sia l’ultima immagine impressa sulla sua retina prima che spiri, voglio poter leggere il terrore nelle sue iridi.

Il suo corpo è nudo, ma non ho alcuna intenzione di profanarlo sessualmente, non è nelle mie corde. In questo momento io sono l’artista, e lei è la mia tela immacolata, su cui posso dipingere ciò che più amo e desidero. Mi avvicino a lei, portando con me il carrellino degli strumenti: ho recuperato un bisturi da un amico chirurgo, che nemmeno immagina che io possa utilizzarlo per sezionare persone, ma non è ancora ora di utilizzarlo, no. La lascio libera di parlare, di domandare, di supplicare. La sua voce è un lamento alle mie orecchie, il lamento più bello che abbia mai udito: ricorda quello di un agnello poco prima che venga macellato.

Puoi liberarmi?, mi chiede. Non dirò a nessuno chi sei, nessuno ti conoscerà… lasciami andare, ti prego! Il tono della sua voce si alza di qualche ottava, arrivando a disturbare i miei timpani per il volume troppo alto. Mi avvicino a lei sorridendo, e la vedo fremere e cominciare a piagnucolare; calde lacrime scivolano lungo le sue gote, ma non riesco a impietosirmi, non arrivato a questo punto. Le mie mani scivolano lungo il suo corpo ed Eliza urla, ma nessuno la sente, perché questo ranch è stato dichiarato inagibile anni fa e nessuno si spingerebbe fin qui. Tranne me.

Lascio che urli, e non cerco di zittirla perché è questo che mi piace di lei: ancora una volta, l’urlo degli agnelli nella mia mente si confonde con il suo. Afferro distrattamente il bisturi, avvicinando il volto al suo addome: è caldo, accogliente, e da questa distanza riesco già a sentire il suo cuore battere furiosamente, in una gloriosa corsa prima della fine.

Avvicino la lama al suo addome e la poso sulla sua pelle nivea, così candida che non appena la punta dello strumento la scalfisce il cremisi del sangue appare chiaramente, in netto contrasto con essa. Il bisturi penetra senza difficoltà nella sua carne, che per lo strumento pare morbida quanto burro per un coltello mal affilato, e la macchia di sangue comincia ad allargarsi sempre di più. Già so che, tra un’incisione o due, esso comincerà a gocciolare dal tavolo, imbrattando ancora una volta il pavimento sporco di questo ranch.

Signori Martin, vedete come proseguo il lavoro? Apro l’addome poco per volta, esportando ogni organo e lasciandoli essiccare, come piace a me. Quando l’addome è ripulito, la mia mano – senza guanto, perché mi piace sentire il mio lavoro – risale senza troppe difficoltà nella cassa toracica e afferra il cuore, che a quel punto è fermo già da qualche tempo. Ma non disperate: prima che Eliza spirasse ho scrutato il suo volto con attenzione, ho annotato nella mia mente ogni più piccolo dettaglio: la stanchezza, la paura, la consapevolezza di essere vicina alla fine e, cosa che più di tutte ho apprezzato, la sconfitta.

Quando ho terminato, richiudo i lembi di pelle del suo addome e poso le sue mani sul suo petto. C’è chi lo chiamerebbe rispetto, chi rimorso: io lo chiamo arte.

 

Il cuore della vostra Eliza è ora tra le mie mani, signori Martin. Forse lo è solo in questa lettera, ma è un po’ come se lo fosse davvero. Ricordatevi di me quando vostra figlia si sveglierà urlando nel cuore della notte, le coperte ad avvolgere il suo corpo sudato e tremante, lo sguardo terrorizzato, le palpitazioni oltre il limite.

Ricordatevi di me, quando non saprete come rimuovere dalla sua testa le immagini degli istanti vissuti con me, prima che la polizia la salvasse.

Ricordatevi di me, quando vi chiederanno d’indicare l’uomo che ha rovinato le vostre vite.

Ricordatevi di me, quando ci saranno altri mostri e voi non saprete come proteggervi.

 

 

Benjamin Murphy

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

sono arrivata alla fine di questa storia non so come. La sto editando ora che sono quasi le dieci del mattino, ma l’ho finita solamente sette ore fa… ovvero alle tre. Abbiate pietà di me, in caso trovaste errori.

Ritengo doverose alcune spiegazioni riguardo certi dettagli presenti nel testo:

       La tipologia di killer scelta non è stata una scelta casuale né inventata: le informazioni trovate le ho reperite su questo sito, il paradiso dei patiti di serial killer.

       La citazione degli agnelli è il chiaro riferimento a un classico del cinema, che ho visto per la prima volta solo qualche tempo fa: Il silenzio degli innocenti – in lingua originale, The silence of the lambs.

       La Behavioral Analysis Unit è quell’unità del Federal Bureau of Investigation che si occupa dell’analisi dei crimini violenti. Fornisce indagini comportamentali e/o supporto operativo a quelle unità che si ritrovano ad affrontare criminali efferati.

Spero che questa shot sia comprensibile, e non sia solamente il parto della mia mente malata. Benjamin Murphy è un killer organizzato, e ha ucciso più di una vittima prima di arrivare al rapimento – e non all’omicidio, come spero si evinca dal testo – di Eliza Martin. Ho immaginato che non fosse per nulla pentito di ciò che ha fatto, che non si dispiacesse delle sue azioni né cercasse il perdono delle persone a cui aveva strappato un caro. Ho deciso di tenere il perché di questi omicidi nella mia “penna virtuale”, per ora, tuttavia mi sono fatta una chiara idea di cosa è successo a Benjamin perché arrivasse a compiere tali azioni.

Detto ciò, grazie di essere arrivati fino qui, se ci siete arrivati.

Ringrazio ancora una volta Amartema e il gruppo che ospita questo curioso contest, perché è grazie a loro che questa shot esiste.

Vi lascio di seguito alcuni link che potrebbero venirvi utili, prima di tutti il link del gruppo. Ancora grazie ?

FVonSexron

 

 

Gruppo: La crème de la crème di Efp

Ask: MisfitCharlie

Pagina facebook: Between the comma and the dot.

Profilo facebook: Federica Von Sexron

 

   
 
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