Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Gnocconana    12/12/2013    4 recensioni
{ Annie/Mina friendship. }
– Speravo tu potessi essere la mia partner durante l’allenamento corpo a corpo, domani! – la voce calda della ragazza parve quasi riscuoterla dal suo sonno mentale, e la portò a concentrare su di lei tutta la sua attenzione. Non era tanto convinta di aver capito male, purtroppo, ma osò comunque chiedere conferma di ciò che Mina aveva appena detto.
– Come, scusa? –
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Leonhardt, Mina Carolina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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5.
 
Mina Carolina le aveva rivolto la parola per la prima volta a cena, qualche giorno dopo la formazione della 104esima squadra cadetti. Era andata in maniera molto semplice: l’aveva raggiunta al suo tavolo isolato, e le si era seduta di fronte con un sorriso sicuro. Determinata a compiere chissà quale impresa. Non le aveva neanche chiesto se quei posti fossero occupati – non che la risposta potesse essere in qualche modo diversa da un ‘no’, ma una parte di lei avrebbe preferito ricevere quel tipo di cortesia in quel momento, soprattutto se da parte di una delle persone che un giorno sarebbero diventate semplici pedine da far cadere.
L’aveva trovata fastidiosa, ma non aveva posto obiezioni. Per dirla tutta, non aveva aperto bocca per l’intera serata. Lo stesso fece Mina, e in un certo senso le fu grata. Era di pessimo umore, lo era da quando si era ritrovata in mezzo a quel branco di cretini, di bambini che giocavano alla guerra e arrivare in alto per, paradossalmente, non doverla vedere mai in faccia.
Non le diede conto, se non quando si alzò dalla panca lasciando gli avanzi del suo pasto sul tavolo, e passandole accanto le rivolse un ‘Buonanotte’ appena mugugnato.
 
 
 
4.
 
– Annie, giusto? – seconda sera, seconda imboscata della mora. Solo che questa volta l’intrusa parlava pure.
– Sì. – sperò ardentemente che la ragazza non si aspettasse una risposta migliore di quella. D’altronde, non ne aveva la voglia. Non le chiese il suo nome, dato che lo sapeva già. Un modo davvero mediocre di rompere il ghiaccio.
–  Avrei una richiesta, Annie! Posso? – Annie distolse lo sguardo dal tozzo di pane che si stava rigirando tra le mani, come se fosse indecisa sulla sua edibilità. E la guardò negli occhi scuri forse per la prima volta da quando l’aveva ‘conosciuta’. Notò un certo bagliore nel suo sguardo, misto ad un pizzico di soggezione. ‘Bene’, si ritrovò a pensare. Aveva fatto presto ad abituarsi alle occhiate spaventate dei suoi ‘compagni’ durante le sessioni di allenamento. Non dava loro importanza solitamente, ma davanti ad una minaccia così diretta come la possibilità di un rapporto di qualunque tipo tra lei e quella ragazza, era quasi felice che Mina provasse timore nei suoi confronti. Di più, doveva provarne di più. Doveva allontanarsi da lei.
Un cenno delle spalle fu la sua unica risposta, mentre tornava ad osservare il pane che avrebbe dovuto mangiare, ma del quale non aveva alcuna voglia.
– Speravo tu potessi essere la mia partner durante l’allenamento corpo a corpo, domani! – la voce calda della ragazza parve quasi riscuoterla dal suo sonno mentale, e la portò a concentrare su di lei tutta la sua attenzione. Non era tanto convinta di aver capito male, purtroppo, ma osò comunque chiedere conferma di ciò che Mina aveva appena detto.
– Come, scusa? –
– Hai capito benissimo! – il sorrisino che le mostrò fu ciò che convinse Annie della follia che albergava la mente della ragazza di fronte a lei. O forse era solo incoscienza. Lo stesso Reiner non aveva più avuto intenzione di combattere con lei dopo la prima clamorosa sconfitta, ed era quasi sicura che Mina fosse anche stata tra gli spettatori. Cosa la portava a chiedere in maniera così esplicita di essere picchiata fino a perdere i sensi?
Sperava non pensasse che dato che era una ragazza, avrebbe ricevuto un qualche trattamento di riguardo. Ad Annie una cosa del genere non era mai stata concessa. Non vedeva perché avrebbe dovuto mostrare clemenza ad altri.
(Non sapeva neanche cosa fosse, la clemenza.)
Lo sguardo sicuro dell’altra, insieme ad un briciolo di orgoglio personale – lo era sempre quando si trattava di mostrare le sue doti combattive – la spinse ad acconsentire.
– Ci vediamo domani. –, dichiarò alzandosi dal tavolo, lasciandola con un’espressione di pura soddisfazione in volto e in compagnia del tozzo di pane appena mangiucchiato.
 
 
 
3.
 
Probabilmente non era andata bene come Mina sperava. Osservando la figura della ragazza, stesa a terra e col volto contorto dalle fitte di dolore che come scariche le attraversavano il corpo malconcio, Annie si tolse del terriccio finito sui pantaloni bianchi e si raddrizzò, ponderando se fosse il caso o meno di aiutarla ad allontanarsi dal campo affollato. La mora riuscì a mettersi seduta sul terreno aspro e secco, con evidenti difficoltà, e le rivolse un sorriso come di scuse per essere stata un’opponente di così bassa lega.
Non c’era bisogno di scusarsi. Non aveva avuto delle grandi aspettative fin dall’inizio.
– Riesci ad alzarti? –, le chiese, per pura formalità.
– S-Sì, posso fare da sola! … credo. Tranquilla! –, rispose prontamente Mina, barcollando un po’ sui suoi stessi piedi mentre cercava di ritrovare l’equilibrio, senza trovare collaborazione nelle gambe tremanti, soprattutto la destra che aveva ricevuto uno dei calci migliori della bionda. Almeno non l’aveva permanentemente azzoppata. Bene.
– Sono tranquillissima. – lo era davvero. D’altronde quello spettacolino l’aveva voluto mettere in scena proprio la mora.
Era tranquilla, e fu solo quel rimasuglio di educazione che le era rimasto in circolo ad indurla ad offrire un braccio sul quale farla appoggiare. Intercettò uno sguardo riconoscente dalle parti degli occhi antrace della compagna, ma non si diede pena di dargli troppa importanza.
 
 
 
2.
 
Quella stessa sera, fu Annie stessa ad accompagnarla dalla mensa ai dormitori femminili. Mina aveva insistito particolarmente quando le aveva chiesto, quasi ordinato di non offrirsi come sostegno – date le loro particolari altezze, la cosa avrebbe funzionato particolarmente bene –, probabilmente nel tentativo di mostrarsi forte agli occhi della bionda. Non che ce ne fosse particolarmente bisogno. Lo stesso colpo che aveva ricevuto lei aveva messo ko uno come Reiner, quindi quella mattina si sarebbe aspettata almeno uno svenimento. Un osso rotto. Qualunque cosa. Eppure eccola lì, Mina Carolina, camminare con le sue stesse gambe, senza neanche zoppicare in maniera troppo evidente. Aveva già dimostrato quanto valesse, e a lei bastava, ma non aveva voluto ribattere alla sua richiesta per puro rispetto nei suoi confronti.
La sua tenacia le ricordava la se stessa di tanti anni fa.
La osservò intrecciare le dita dietro la schiena: Mina camminava poco più di un metro davanti a lei. Se avesse perso l’equilibrio, lei sarebbe stata a portata di mano per sorreggerla, e quello era stato il compromesso migliore che la bionda era riuscita a strapparle. Rifiutò di soffermarsi a riflettere sul come e il quando queste piccole premure si fossero impossessate di lei. Troppe noie.
– Non è andata granché bene, vero? – la voce di Mina sembrava carica di delusione, coperta a malapena dall’eco del suo solito sorriso caldo.
– Poteva andare pure peggio. – l’idea di conforto che Annie aveva in mente non era esattamente la più consona, ma sembrò sortire l’effetto sperato. Mina scoppiò in una lieve risata, e in quel modo sembrò scrollarsi ogni pensiero negativo di dosso.
– È vero! Vorrà dire che dovrò solamente fare di meglio, la prossima volta. – lo disse con una naturalezza ammirabile, ma rallentò comunque per gettare un’occhiata dietro di sé, come potè notare la bionda. L’esitazione da parte sua era quasi palpabile, e la stessa Annie sembrò avvertirla in sé. ‘Prossima volta’? Nessuna delle due aveva la certezza che ci sarebbe stata, per ragioni più che valide.
Un ‘mh’ fu tutto ciò che sfuggì dalle sue labbra. Stava seriamente prendendo in considerazione la possibilità di fare coppia fissa con Mina durante gli allenamenti: il perché, non lo sapeva bene neanche lei. La mora non era stata particolarmente flessibile, quella mattina, quando si era presentata in ritardo come al solito, e non era sicura che si sarebbe ammorbidita col passare del tempo. Ma aveva davvero qualcosa da perdere, a darle un’altra possibilità?
– Il tuo problema è la postura. Braccia troppo chiuse, volto troppo scoperto. E ho conosciuto tronchi di legno più agili. Se vuoi sperare di evitare un calcio, devi lavorarci su. – iniziò a redarguirla su tutto ciò che il modo di porsi della mora aveva di sbagliato, quasi senza pensarci. Mina, dopo aver accennato un sorriso vittorioso e, per certi versi, sollevato, tornò velocemente a guardare davanti a sé ostentando nonchalance. Se avesse fatto la scelta giusta o sbagliata, Annie non lo sapeva. Ma a quel punto, dopo aver praticamente accettato, non poteva tirarsi indietro. E dopotutto, nonostante fosse restìa ad ammetterlo, l’idea di poter insegnare a qualcuno il suo stile di combattimento la rendeva felice. Orgogliosa. Non diede all’altra la soddisfazione di leggerglielo in volto, però, e si limitò a seguirla mantenendo qualche passo di distanza tra loro.
Mina non dovette insistere più di tanto, dopo quell’episodio, per aggiudicarsi cena dopo cena un posto di fronte alla famosa e glaciale Annie Leonhardt.
 
 
 
1…
 
Ricordava il calore della sua mano sulla sua spalla. Il sorriso caldo che le rivolgeva sempre, per simulare una sicurezza che non aveva, per mascherare la paura che la stava attanagliando.
Vedeva chiaramente il suo braccio tremare. Si sentì in dovere di non farglielo notare.
– Non finire nella bocca di nessun titano, stasera si mangia carne! – le aveva detto, con tono rassicurante. Come se ce ne fosse stato bisogno.
Quello era il suo ruolo. Avrebbe dovuto esserlo. Ma non aveva trovato le parole adatte. Annie Leonhardt non era fatta per confortare.
 
 
 
0.
 
Nella bocca di un titano, alla fine, ci era finita lei.

– Mi dispiace. 









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Mi manca, Mina. E mi mancava scrivere su Annie, quindi ho colto la palla al balzo non appena mi sono accorta di riuscire a scrivere tre frasi di fila senza crisi di alcun genere. ho anche dato forma ad un mio headcanon personale, ovvero che la prima 'allieva' di Annie sia stata proprio Mina, e che fu grazie a questo che legarono così velocemente. 
Inoltre, per me il corpo con il quale Annie si scusa con quell'espressione così sconvolta fu proprio quello di Mina. 
Bon, meglio che vi lasci. Spero non sia stato un completo fallimento- come sempre grazie ad Elikin, ormai tappa obbligatoria di ogni mia fic, e a chiunque leggerà, e a chi si sentirà di voler commentare.

Gnocconana out!



ps. se qualcuno di voi fosse così gentile da votare Mina Carolina in Aggiungi Personaggi, lì a destra nella sezione, mi farebbe davvero piacere T_T mancano sei voti per aggiungerla alla lista dei personaggi!
   
 
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