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Autore: Elikin    12/12/2013    2 recensioni
- Sono felice quando Mai è felice! Lei è felice con Tate, quindi a me va bene! Mh!-
- A volte mi chiedo se tu in realtà non sia la più matura di tutte noi...- mormorai tra me e me con un mezzo sorriso, ma bastò tornare ad alzare lo sguardo verso Mikoto e il suo tentativo di toccarsi il naso con la lingua per farmi ricredere quasi immediatamente.
Sospirai scuotendo la testa e cercai qualcosa su cui concentrarmi nell'attesa, visto l’impegno che la mia compagna metteva nella sua attività, ma non ne abbi bisogno perché quella parlò di nuovo.
- Perché Natsuki non è felice?-
[Dal Primo Capitolo - "Tutto è bene quel che finisce bene"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'She's just my most important person.'
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Chiedimi se sono felice
Capitolo 1 – Tutto è bene quel che finisce bene
 
 
Come sempre, quando faccio un’azione stupida me ne rendo conto solo quando è troppo tardi. Il fatto che sia successo ancora e che io abbia appena bussato a questa porta lo dimostra. Ovviamente questo non sarebbe stato un problema se si fosse trattato dell’appartamento di una persona comune o se quest’ultima non si fosse trovata in casa. Purtroppo alla mia notevole stupidità va aggiunta anche una certa dose di sfortuna, dotata di un particolare tempismo adatto a mettermi nei guai.
Bene. I passi si avvicinano e con essi anche la mia ormai prossima morte, tra un po’ qualcuno aprirà la porta e mi troverà ferma immobile sul suo uscio, grondante di neve ed incapace di muovere qualsiasi muscolo.
Mi chiedo solo cosa ho fatto di male per ritrovarmi in una situazione del genere.
 
Non saprei dire esattamente quando tutto era iniziato a cambiare. Ormai mi ero abituata largamente alla mia nuova vita da normale liceale, anche perché finito il Karnival delle HiME e scomparsi i nostri poteri non avevamo granchè altro da fare.
All’inizio per me era stato abbastanza difficile abituarmi all’idea che non avrei più rivisto Duran o che la mia vita non sarebbe più stata votata alla vendetta. In un certo modo il futuro che mi si prospettava davanti aveva una piega dolceamara. Se da un lato ero felice di poter vivere come avevo sempre desiderato, dall’altro ero leggermente delusa dalla vita priva di appostamenti, ricerche e sortite notturne che mi si prospettava.
Per cercare di ridurre questa sensazione avevo innanzitutto deciso di recuperare la moto regalatami da Yamada poco prima del mio scontro con Shizuru e di farla riparare da un meccanico di fiducia. Speravo che almeno la mia passione per la velocità sarebbe riuscita a distrarmi in qualche modo da quella vita così piatta e monotona, in parte ci riuscì. Ma quello che riuscì a farmi immergere completamente in quella nuova vita come se nulla fosse, fu il mio voler sfuggire ai problemi rimasti irrisolti persino dopo il Karnival. C’erano delle questioni che avevo volutamente lasciato in sospeso e che mi spaventavano così tanto da voler cercare rifugio persino in un qualcosa di sconosciuto come il mio futuro.
Mi scoccia ammetterlo, ma l’aiuto di Mai e Mikoto fu fondamentale per riuscire a superare quel momento nel migliore dei modi. In un qualche modo erano riuscite ad inglobarmi nel loro dinamico duo e a coinvolgermi in attività che prima avrei schifato a prescindere. Come ad esempio la cena di gruppo per festeggiare il mio compleanno o come quella a cui avevo accettato di partecipare qualche settimana fa, ignara di quello che sarebbe capitato di lì a qualche tempo.
 
- Mai, potrei sapere esattamente perché hai portato anche noi a lavoro con te?- avevo chiesto annoiata mordicchiando la punta della cannuccia immersa nel mio frullato al cioccolato. Per più di mezz’ora mi aveva lasciata da sola con  Mikoto, come sempre intenta a mangiare di gusto, e la mia pazienza iniziava ad avere qualche cedimento.
- Perché voglio mostrarvi i miei talenti da super cameriera!- aveva risposto Mai, scuotendo la folta chioma rossastra in un gesto di vanità per poi fissarci non proprio convintissima di quello che faceva.
Le nostre risposte furono rispettivamente una alzata di sopracciglio irritata e un’espressione confusa.
- Oh e va bene. Dovevo assolutamente parlarvi di una cosa importante, ma avevo dimenticato di dover lavorare tutto il pomeriggio.- ci confessò quindi, grattandosi la nuca ed esibendo una espressione profondamente costernata.
Avevo immaginato una cosa del genere e un sorrisino impertinente si disegnò sul mio volto. Mai aveva molti difetti, tra cui un’innata capacità di irritarmi, ma non era una sprovveduta e soprattutto conosceva sia me che Mikoto. Sapeva che se noi due avevamo un qualche rapporto era per il suo ruolo da tramite, come io sapevo che c’era un unico motivo per cui ci avrebbe costrette a rimanere da sole in quelle condizioni.
- Dimmi un po’, come sta Tate?-
Un tagliente sguardo di intesa affettò l’aria tra di noi e fece ghignare me e arrossire lei. Non era difficile immaginare che avevo colto perfettamente nel segno. Non era la prima volta che Mai doveva parlarci “urgentemente di una questione importante” e su due terzi dei casi si trattava sempre di chiedermi di controllare Mikoto mentre lei era a spassarsela.
Solitamente preferiva non ricorrere a tali espedienti visto che significava anche sottoporre Mikoto alla mia cucina, con conseguente visita all’ospedale per intossicazione alimentare. Quella ragazza ha sempre avuto uno stomaco davvero troppo delicato per i miei canoni.
- Quando avete l’appuntamento? Su, spara. Si è fatto tardi ed io devo ancora finire di studiare per Economia Domestica.- avevo cercato di incoraggiarla ad andare avanti con i miei soliti modi socievoli e finendo in pochi secondi il mio frullato.
Alla fine Mai si era arresa davanti all’evidenza e aveva scrollato le spalle, promettendo di spiegarci tutto dopo aver finito un paio ordinazioni particolarmente urgenti - purtroppo Higurashi era come sempre in difficoltà, facendomi ancora una volta chiedere perché avesse scelto proprio quel lavoretto per arrotondare se non ci era minimamente portata -. Ne approfittai per sgranchire la schiena e fissare Mikoto ingoiare il suo quinto frullato alla fragola di fila. Almeno lei sembrava sempre divertirsi in quelle occasioni, bastava che Mai la facesse mangiare.
- Non ti senti gelosa quando Mai esce con Tate?- le avevo chiesto incuriosita, mettendo il suo bicchiere nell’angolo assieme ai precedenti quattro in modo che a Mai venisse più facile raccoglierli.
Mikoto mi aveva guardato un momento seriamente pensierosa, con una espressione davvero buffa dipinta in faccia e l’aria di una che si sta spremendo per bene le meningi. Era rimasta così per qualche secondo e poi aveva fatto un grande sorriso.
- Sono felice quando Mai è felice! Lei è felice con Tate, quindi a me va bene! Mh!-
- A volte mi chiedo se tu in realtà non sia la più matura di tutte noi...- mormorai tra me e me con un mezzo sorriso, ma bastò tornare ad alzare lo sguardo verso Mikoto e il suo tentativo di toccarsi il naso con la lingua per farmi ricredere quasi immediatamente.
Sospirai scuotendo la testa e cercai qualcosa su cui concentrarmi nell’attesa, visto l’impegno che la mia compagna metteva nella sua attività, ma non ne abbi bisogno perché quella parlò di nuovo.
- Perché Natsuki non è felice?-
- Eccomi! Akane-chan ha di nuovo rotto i piatti. Mi chiedo quando imparerà quella ragazza e... tutto bene?- il tempestivo ritorno di Mai mi era sembrato azzeccato. Era arrivata in tempo da scorgere la mia espressione imbarazzata e lo sguardo curioso di Mikoto puntato su di me. Forse avendo un vago presentimento di quello che sarebbe successo di lì a qualche secondo aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma non ne aveva avuto il tempo.
- Ho capito! È perché non c’è più la Presidentessa! Quando c’è lei gli occhi di Natsuki sorridono sempre, non è vero Mai?-
L’innocenza di Mikoto non solo aveva ancora una volta attirato su di sé le mie voglie omicida, ma aveva anche risvegliato ricordi che avevo volutamente cancellato e nascosto nelle profondità del mio animo. L’espressione allarmata che si era dipinta sul volto di Mai, che aveva provveduto a tappare la bocca a Mikoto onde evitare che potesse peggiorare le cose, mi bastò a comprendere che aveva intuito benissimo cosa quella frase aveva scatenato in me, ma era ormai troppo tardi.
- Vado a casa. Puoi dirmi domani quando devo farle da balia. Grazie per il frullato.- non persi tempo. Mi alzai tempestivamente e mi diressi verso l’uscita del negozio dove stava parcheggiata la mia Ducati, feci in tempo a sentire Mai che mi diceva di aspettare e che poi cercava di spiegare ad una confusa Mikoto quello che aveva appena fatto, prima di mettere in moto e allontanarmi il più possibile da loro senza rendermi conto che tutto quello che volevo non era altro che allontanarmi da me stessa.
 
Per mesi avevo fatto finta che Shizuru non fosse mai esistita o che andasse tutto bene, ma ormai la corda era stata tirata troppo. Se prima i nostri incontri erano stati frequenti e i rapporti erano tornati ad essere quasi come quelli di una volta, in breve ero stata capace di farci allontanare sempre di più e di creare profondi solchi nel nostro rapporto. L’ultima volta che ci eravamo viste era stato qualche giorno dopo il mio diciottesimo compleanno, nonostante avessi tutte le buone intenzioni del mondo avevamo passato un pomeriggio in quasi totale silenzio, troppo imbarazzate - o almeno io lo ero - per dire qualcosa. Da allora avevo smesso di chiamarla e avevo preferito fare finta di non leggere i messaggi che mi inviava o di non ricevere le sue telefonate, che alla fine, dopo un progressivo diradarsi erano cessate del tutto. Tutto per cosa? Per la mia paura di affrontare i miei sentimenti per lei.
Era terribilmente difficile non doverci pensare ogni volta che mi guadava con quegli occhi speranzosi e desiderosi di una risposta o di un cenno, per cui avevo scelto di toglierle la possibilità di incrociare il mio sguardo. Ero stata particolarmente stronza ed egoista, lo sapevo benissimo, ma la paura di me stessa era stata più grande del senso di colpa nei suoi riguardi.
 
Quasi come un automa guidai nella notte per qualche ora, in cerca di serenità, ma non passai per il promontorio stavolta, promettendomi di farlo però nei prossimi giorni. Tornai a casa ad orari proibitivi trovandovi Mai e Mikoto già a letto. Ero sicura che la prima fosse ancora sveglia e che se avessi voluto sfogarmi sarebbe stata pronta ad ascoltarmi anche tutta la notte, ma ero io a non averne voglia. Feci lo stretto indispensabile - tra cui il darmi una rinfrescata in bagno e cambiarmi – e poi mi buttai a letto, totalmente incurante del brutto voto che avrei preso l’indomani, sperando che almeno i sogni sarebbero stati clementi quel giorno.
L’indomani procedette tutto normalmente. Presi il mio brutto voto in Economia Domestica - al contrario di Mai che risultò la migliore - e seguì un altro paio di lezioni, tra cui quella di Storia Giapponese di Midori che sembrava per quanto possibile ancora più rapita del solito dall’argomento.
Non ci furono eventi particolari almeno fino a pranzo, quando Mai mi si avvicinò e mi porse un bento, che afferrai e iniziai a mangiare voracemente come se nulla fosse.
- Neh, Natsuki... stai bene?- mi chiese leggermente imbarazzata, con una punta di preoccupazione. Non ricevendo risposta si schiarì la gola e parlò di nuovo, stavolta in toni meno calmi. - Ci siamo preoccupate ieri sera. Non siamo più delle HiME, non abbiamo poteri speciali, poteva succederti qualcosa. Dove sei stata?-
A risponderle fu solo il rumore delle mie mascelle intente a triturare lo squisito cibo - sapientemente condito con maionese - che mi aveva preparato. Vidi il suo sguardo farsi serio e le sue labbra tirarsi, irritate dal mio atteggiamento reticente.
- Sappi che andando avanti così non risolverai un bel nulla. Credevo che tutte fossi cresciute dopo il Karnival, ma evidentemente mi sbagliavo.-
- Non c’è bisogno che ti preoccupi per me. So badare a me stessa.- fu la mia laconica risposta.
- Bene, allora immagino che questo non ti serva!-
Con un gesto svelto Mai tolse il bento dalle mie grinfie e lo svuotò nella spazzatura, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa e per la rabbia. Aveva appena buttato il mio pranzo! Sotto il mio sguardo incredulo si voltò e si diresse senza fiatare verso Chie e Aoi, lasciandomi da sola con le mie bacchette ormai inutili.
Arrossendo irritata mi alzai sbattendo le mani sul tavolo e mi girai verso l’uscita, facendo vorticare nell’aria i miei lunghi capelli scuri. Ma non appena raggiunsi la porta una ragazzina del Consiglio Studentesco, della quale non ricordo neanche il nome, mi fermò.
- Senpai, mi hanno detto di ricordarti che la riunione del Consiglio di domani è stata anticipata ad oggi! Ti raccomandano di non saltarla stavolta!- disse col fiatone. Chiaramente era corsa verso la mia classe non appena le avevano dato il compito e non feci in tempo a ribattere che quella mi aveva già fatto l’inchino ed era corsa indietro.
- Ehi aspetta! Io non... maledizione!- borbottai profondamente irritata. Bene, non solo avrei dovuto seguire il resto delle lezioni a stomaco vuoto ma sarei dovuta rimanere fino a tardi a seguire una stupida riunione di uno stupido Consiglio.
Chiedendomi se per caso il destino si stesse divertendo a giocarmi brutti tiri, tornai a sedermi, tremendamente e visibilmente arrabbiata - tanto da far allontanare pian piano tutti quelli nei pressi del mio banco -, preparandomi psicologicamente ad un’altra serata infernale.
 
Ripensandoci col senno di poi mi rendo conto che fu da quella sera che la mia vita iniziò di nuovo ad essere travolta da una serie di eventi che mi portarono a poco a poco qui, di fronte a questa porta.
Peccato che quello fosse solo l’inizio.

 


Eccoci giunti alla fine del primo capitolo di questa Long. E' la prima che scrivo da minimo tre anni, quindi comprendetemi. Spero che garbi e prometto che dalla prossima volta le note a fine capitolo saranno più interessanti :3

Si ringrazia Gnocconana per la formatazzione dei testi e la supervisione <3
   
 
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