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Autore: Jane The Angel    13/12/2013    2 recensioni
Ian e Mickey sono due strade che si intrecciano e si separano in continuazione. Eppure, anche quando si separano, c'è sempre qualcosa che li tiene legati, ancorati l'uno all'altro nonostante la distanza.
Ambientata circa un anno dopo la fine della terza serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ogni mio “ti amo”

 

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La prima volta che Ian si sente dire “Ti amo” è nel suo letto, nel suo appartamento a New York. Sono passati tre mesi da quando Ian è stato cacciato dall’esercito e quasi un anno da quando ha lasciato Chicago.

Simon è piacevole, delicato. È biondo e ha gli occhi scuri. Ian non riesce a guardarlo senza pensare che è l’esatto opposto di Mickey.

-Dio Ian è… è stato… wow.- esala, stringendosi a lui come fa sempre quando scopano -Sai… ti amo, Ian.- aggiunge, guardandolo adorante, un sorriso estasiato sul viso. Ian si irrigidisce e non dice nulla, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla parete di fronte al letto.

-Ian?- lo chiama Simon, ora un po’ incerto nonostante il tono scherzoso che riesce a mantenere -Ian? Ho detto che ti amo.-

-Sì. Ho sentito.- è l’unica risposta che Ian riesce a dargli. Simon esce dalla sua vita meno di un’ora dopo, sbattendo la porta.

 

***

 

La prima volta che Ian risponde a un “ti amo” sono passati quattro mesi e si trova nel suo letto, di nuovo. Lui e Ryan sono reduci da una nottata piuttosto soddisfacente ma altrettanto stancante. Ryan è bravo a letto, bravissimo, Ian l’ha scoperto la notte in cui si sono conosciuti e da quel momento non ha mai avuto motivo di cambiare idea.

Ian è esausto e pronto a lasciarsi scivolare tra le braccia di Morfeo. Sente gli occhi che si chiudono e i suoi pensieri si sono già staccati dal suo corpo quando sente un fruscio di lenzuola.

-Ian? Sei sveglio?-

-Mmmmh.-

-Bene, perché… volevo dirti che ti amo.-

Sul viso di Ian si allarga un sorriso pigro –Sì, lo so. Anche io ti amo, Mick.-

Ian si sveglia al frantumarsi di un vaso, gridano per una mezz’ora scarsa e poi Ryan se ne va, singhiozzando.

 

***

 

Passano altri cinque mesi prima che Ian dica “Ti amo” sapendo con chi sta parlando.

Jack è più grande di lui, anche se non di molto. È amico di una sua collega e l’ha conosciuto solo un paio di settimane dopo aver rotto con Ryan. È bello, abbronzato, con gli occhi chiari e un fisico allenato che non passa inosservato.

Sono in un ristorante che Ian non può permettersi, ma Jack è abituato a un certo stile di vita e ama offrire a Ian cene eleganti e nottate in alberghi esclusivi.

Hanno appena ordinato il dolce quando Jack si sporge e poggia la mano su quella di Ian –Senti… lo so che usciamo ufficialmente solo da quattro mesi, ma… ti amo.-

Ian sorride –Ti amo anch’io.- dice, ma immediatamente qualcosa scatta dentro di lui ed è come se qualcosa, nel suo petto, si stesse contorcendo dal dolore. Toglie la mano da quella del compagno e le parole stanno uscendo dalle sue labbra prima che se ne possa rendere conto –Jack… no.-

-No?- si acciglia il ragazzo, perdendo solo per un istante il sorriso vincente che orna sempre il suo viso –No cosa?-

-Io… non è vero. Quello che ho detto, io… non ti amo.-

Quando Jack se ne va, sbattendo la porta come da copione, l’unica cosa che Ian riesce a pensare è che non ha idea di come pagherà il conto della cena.

 

***

 

La prima volta che Ian dice “Ti amo” sentendolo davvero è solo un mese dopo, a Chicago, davanti alla porta di casa Milkovich.

Mickey non risponde, non a parole, ma Ian lo sente lo stesso.

Il “Ti amo” di Mickey risuona tra di loro, forte e chiaro, quando afferra Ian e lo trascina verso la camera da letto.

Ian può sentirlo mentre lo bacia, liberandosi dei vestiti che li separano, e mentre si guardano negli occhi scopando faccia a faccia. Mentre Mickey lo osserva con un sorriso mettendogli in braccio Letty, che ormai ha un anno e mezzo, e mentre gli racconta di Svetlana, uccisa da uno dei suoi clienti sei mesi prima. Può sentirlo nei dieci mesi successivi, nel loro incontrarsi ogni volta che Terry è lontano, ogni volta che Mickey sorride quando Letty cerca la presenza di Ian e quando è il ragazzo a pensare alla bambina, portandogli piccoli regali e chiedendo di lei durante le loro chiamate.

Mickey non lo dice, ma Ian sente sempre quel “Ti amo”. E a lui va bene così.

 

***

 

La prima volta che Mickey riesce a pronunciare quelle due parole, Ian non può sentirle.

È inverno, ma la stanza è calda e contrasta con la mano gelida di Ian. Terry è stato condannato all’ergastolo una settimana prima, ma Mickey non può esserne felice, non a quel prezzo.

Ian è immobile in quel letto da dieci giorni, “in coma” ha annunciato un dottore di cui non ricorda il nome prima di iniziare a snocciolare decine di fottute percentuali. Ha il tot per cento di possibilità di svegliarsi, il tot per cento di possibilità di essere paralizzato a vita, il tot per cento di recuperare tutte le sue funzioni, il tot per cento di… fanculo. Fanculo a Terry, fanculo a quel cazzo di proiettile, fanculo alle fottute probabilità, al dottore e alle sue cazzo di percentuali.

-Gallagher?- mormora Mickey in un momento in cui riesce finalmente a rimanere solo in quella stanza asettica –Devi svegliarti ok? Devi svegliarti, perché… perché Mandy morirebbe se tu non lo facessi. Perché la tua famiglia… il tuo cazzo di clan, tutti i tuoi fottuti fratelli continuano a dire che sei forte e non vuoi deluderli, giusto? Quindi devi svegliarti. Cazzo, devi svegliarti, perché non puoi darla vinta a mio padre. Perché Letty ti adora e ha già perso sua madre, non puoi lasciarla anche tu… e… cazzo. Fanculo, Gallagher. Svegliati.- la voce di Mickey si fa roca e la sua mano trema –Devi svegliarti, perché ti amo e hai detto che non mi avresti lasciato di nuovo e… ti amo. Quindi, solo… svegliati. Svegliati, ok?-

 

***

 

La prima volta che riescono a dirselo a vicenda sono nell’auto di Mickey.

Ian è uscito dall’ospedale da due mesi, ha appena finito la riabilitazione e ha riacquistato quasi del tutto il controllo del suo corpo: alcuni spasmi muscolari al braccio sinistro sono l’unica traccia lasciata dal proiettile che Terry gli ha piantato nella schiena.

Ci è voluto un mese per trovare un posto alla portata delle loro tasche e un altro mese perché Mickey riuscisse a ottenere il trasferimento, ma alla fine sono arrivati a quel punto. Sono in auto, insieme, Letty dorme sul suo seggiolino nel sedile posteriore e Chicago è lontana, alle loro spalle.

Mickey stringe la mano di Ian –Ti amo.- disse, e i suoi occhi si spostano verso Ian appena in tempo per cogliere quel ghigno arrogante ed entusiasta che non vedeva da troppo tempo.

-Ti amo anch’io, Mick.-

 

 

_________________L’angolino di Jane

Non so da dove mi sia uscita questa… cosa xD ho iniziato a scrivere e questo è quello che è venuto fuori, spero che sia… interessante? Non so ahahah non so niente. In alcuni punti è un po’ amara forse ma non potevo evitare l’happy ending, non con i miei tesori Gallavich *-*

Eeeeeh niente, spero vogliate lasciarmi un commentino, mi fa piacere, positivo o negativo che sia!!

Un bacio a tutti!!

Jane

  
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