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Autore: CHAOSevangeline    14/12/2013    1 recensioni
{ JeanMarco }
Ora, cosa più importante, stava per ripresentarsi una situazione alquanto antipatica per Jean; aveva ormai considerato una partita persa il rifiutarsi di venire capito da Marco: quel ragazzo aveva l’insolita capacità di comprendere ogni suo stato d’animo – anche quello più confuso –, cosa che nessuno prima di quel momento era mai riuscito a fare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Promessa
 


Uno scricchiolio si perse nella calma piatta della notte, venendo poi del tutto assorbito dal silenzio, solo e indiscusso protagonista di quella situazione. Non si udiva più il chiacchiericcio dai vari stabili del dormitorio, né lo sbatacchiare fastidioso proveniente dalle cucine dove fino a poco prima era stata consumata la cena.
Non c’era assolutamente nulla in gado di disturbare Jean che, incurante del coprifuoco, se ne stava con i gomiti appoggiati sul corrimano di fronte alla porta della propria stanza.
Chiudere occhio quella sera si era rivelato impossibile e non si era nemmeno potuto sorbire – fosse mai che si mostrasse troppo interessato – alle chiacchiere dei suoi compagni di stanza; cosa che, invece, era consueta. Erano crollati tutti addormentati e lui era rimasto lì da solo fino a quando non aveva deciso di impiegare il proprio tempo in modo più utile, ovvero osservando il nulla fuori dalle quattro mura che lo allontanavano dall’esterno.
L’illusione di essere solo svanì ben presto.
« A che pensi? » una voce pacata lo fece rabbrividire insinuandosi nelle sue orecchie; per un attimo non la riconobbe ed ebbe quasi paura che qualche suo superiore l’avesse scoperto, ma realizzò ben presto che si trattava di Marco.
Ora, cosa più importante, stava per ripresentarsi una situazione alquanto antipatica per Jean; aveva ormai considerato una partita persa il rifiutarsi di venire capito da Marco: quel ragazzo aveva l’insolita capacità di comprendere ogni suo stato d’animo – anche quello più confuso –, cosa che nessuno prima di quel momento era mai riuscito a fare.
« A nulla. »
Fu un vano tentativo di fuga quello del ragazzo, il quale non sapeva nemmeno come rispondere a tale domanda. Aveva avuto un incubo? No, non era lì per quello. Pensieri? Forse, non lo sapeva nemmeno lui.
« Devo continuare a chiedetelo fino a quando non deciderai di dirmelo, Jean? »
Non sceglieva spesso quella strada, ma per una volta arrendersi fu la scelta migliore.
« Ero un po’ nervoso e non riuscivo a dormire, puoi anche evitare di fare la mammina apprensiva, Marco. »
Jean aveva tutta l’aria di uno di quei bambini volenterosi di sembrare degli eroi, che pur tornando a casa con un ginocchio sbucciato si sforzano di ricacciare indietro le lacrime per sembrare abbastanza forti da non dover piangere. O almeno, quella era la visione di Marco, a cui sfuggì uno sbuffo di risata sfuggì dalle labbra che andò ad accompagnare il rumore lento e cigolante del corrimano di legno su cui aveva poggiato gli avambracci.
« Sono contento di vedere che non sia stato nulla in grado di sconvolgerti abbastanza da farti abbandonare le tue solite rispostine. »
Che Jean andasse d’accordo con Marco era un dato di fatto, ormai lo considerava il suo migliore amico ed era certo che anche l’altro lo sapesse, ma che tenesse a lui così tanto da sorvolare su quelle frecciatine spesso scoccate dal moro era qualcosa di inimmaginabile per chiunque.
Seguì un attimo di silenzio, poi Jean decise di riprendere la parola.
« … a dire il vero non dormivo perché stavo pensando. »
Lasciò vagare il proprio sguardo sul prato di fronte a lui, che del verde visibile alla luce del giorno non conservava quasi nulla.
Sentì gli occhi castani del compagno scorrere su di lui, incuriositi da quella frase. Avevano già affrontato discorsi simili insieme, ma li aveva quasi sempre intavolati Marco, tanto che Jean non aveva idea di dove cominciare.
Si prese del tempo per riordinare le idee, senza fare troppo caso al silenzio per nulla pressante lasciato cadere dall’amico.
« Pensi che voler entrare nella Polizia Militare sia sbagliato? » chiese. « Con le mie ragioni, intendo. » si affrettò a parlare di nuovo, convinto che altrimenti il discorso avrebbe perso parte del significato di cui sarebbe dovuto essere pregno.
Marco doveva ammettere di essersi aspettato una discussione del genere, prima o poi: Jean era quel tipo di ragazzo tanto sicuro di sé da vacillare a causa delle stesse certezze in grado di manovrare ogni sua azione.
Gli zigomi spruzzati di lentiggini si sollevarono appena mentre sorrideva.
« Non sono forse le stesse ragioni dei cittadini che continuano a vivere da tali senza arruolarsi? » chiese appoggiando i palmi aperti sul mancorrente, per poi sollevarsi subito dopo, osservandolo. « Davvero Jean, non c’è nulla che non va nel tuo modo di ragionare; vuoi solo essere al sicuro come credo tutti, in fondo, vorrebbero. »
« Non credo che quelli come Jaeger lo vogliano. »
« Quindi se ti sei messo a rimuginare è per via della discussione che hai avuto a cena. »
Un sussulto e poi un leggero rossore sulle guance di Jean. Marco capì di aver fatto centro.
Poggiò una mano sui capelli dell’altro, arruffandoli bonariamente incurante del ringhio sommesso nato a causa sua dalla gola di Jean, visibilmente irritato per il trattamento palesemente infantile riservatogli.
« Marco, maledizione, ero serio! »
« Anche io sono serio, Jean! » si tenne la testa, sorridendo appena. « Ho un’idea. » mormorò.
Gli occhi di Jean brillarono di curiosità per un solo, breve attimo.
« Ovvero? »
Marco allungò una mano verso di lui e tese il mignolo.
« E’ una cosa che ho visto fare a Connie. Quando gli ho chiesto cosa significasse mi ha risposto dicendo che si tratta di un metodo per “sigillare” le promesse. »
Jean aggrottò le sopracciglia perplesso; e quale promessa avrebbero dovuto sigillare?
« Entreremo nella graduatoria e ci arruoleremo entrambi nella Polizia Militare, mh? Ci sosterremo come abbiamo fatto qui, durante gli allenamenti e resteremo uniti. »
Il timbro solenne intriso nella voce di Marco sembrò stonare essendo stato pronunciato da lui, nonostante il volto insolitamente serio.
In un certo senso, Jean quelle parole sperava di sentirle da diverso tempo a quella parte. Ora sapeva che non sarebbe rimasto solo.
Per quanto quella situazione fosse per lui imbarazzante, allungò il mignolo rapidamente e lo strinse deciso intorno a quello di Marco.

« Promesso. »




Angolo dell'autrice
Certo che di tutte le coppie vado a shippare sempre le più angst-
Niente, questa fanfiction è stata scritta senza pretese perché mi sto letteralmente innamorando di questi due e volevo sollevarmi con un po' di fluff. Per l'occasione mi sono anche trattenuta dal mettere una citazione devastante alla fine della storia, giusto per ricordare che tutta questa tenerezza svanirà-- sono stata brava! (?)
Ora, smettendo di scrivere cose a caso: ringrazio chiunque sarà giunto fino a qui dopo aver letto la one-shot, la metterà tra i ricordati/preferiti o deciderà di crecensirla!
Ecco, spero veramente in qualche parere e vi sarei grata se lo lasciaste, perché sono abbastanza zoppicante sulla caratterizzazione di questi due e vorrei migliorare, come del resto un po' in tutto il complesso!
Grazie mille e alla prossima! ~

CHAOSevangeline
   
 
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