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Autore: taisa    12/05/2008    9 recensioni
A causa di un’ironica serie di coincidenze, Bulma e Vegeta, si ritrovano in una situazione bizzarra
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIKE NIGHT AND DAY

LIKE NIGHT AND DAY

*

Un posto sicuro

*

Bulma rivolse lo sguardo a quello che risultò essere un bambino.

Non doveva avere più di cinque anni.

Nonostante la sua giovane età, il bambino, non sembrava per nulla titubante, né dava l’idea di avere dei tentennamenti.

Il piccolo restò seduto su una rupe, poco lontano da dove era seduta lei, osservando l’orizzonte davanti a sé fissando una città poco distante.

“Era ora che ti svegliassi” ribadì nuovamente il ragazzino volgendole, finalmente, la sua attenzione.

Bulma inarcò incuriosita un sopracciglio, il bambino aveva qualcosa di molto famigliare, “Chi sei?” domandò reclinando leggermente il capo da un lato per guardarlo da un’altra prospettiva.

Il piccolo sbuffò, visibilmente contrariato, e si alzò dalla roccia raggiungendo l’altra, “Tu chi pensi che sia?” chiese di rimando fissandola dritta negli occhi.

Bulma scrutò il suo sguardo… quello sguardo… “Oh cavolo!” esclamò infine “Vegeta, sei tu?” mormorò turbata.

Il bimbo incrociò le braccia al petto storcendo di lato la bocca “No, sono uno degli insulsi amichetti di tua figlia” commentò sarcastico inarcando un sopracciglio.

Lei continuò a fissarlo incredula, troppo sbigottita per controbattere al suo scherno con altro scherno, come normalmente accadeva.

“Sei… sei un bambino” balbettò confusa osservando il ragazzino da capo a piedi, “Bella scoperta” le rispose di rimando lui armato di altra ironia.

Bulma sbatté le palpebre più volte prima di rendersi effettivamente conto della situazione, “Cosa ti è successo? Perché sei un bambino?” volle sapere nuovamente cercando di riprendere lucidità mentale.

Vegeta la scrutò da capo a piedi, scettico, “Potrei farti la stessa domanda” commentò dopo essere tornato a fissarla negli occhi.

Ancora una volta, il viso di lei, fu contraffatto da un’espressione scombussolata; lentamente prese coscienza delle parole del ragazzo, per meglio dire dell’uomo in miniatura, cominciando a tastarsi il viso.

Solo allora si accorse che, nonostante lei fosse ancora seduta, la differenza tra le loro altezze non era rapportabile ad un adulto che parla ad un bambino, bensì ad un bambino che parla con un suo coetaneo.

“Oh cavolo!” esclamò nuovamente, questa volta presa dal panico, “Siamo tornati bambini!!” strepitò mettendosi le mani tra i capelli.

Vegeta fece una smorfia, infastidito, dal continuo urlare della compagna, “Grazie per le tue conclusioni” brontolò canzonatorio tamponandosi contrariato un orecchio.

Bulma scattò in piedi ed afferrò le spalle del bimbo “Siamo tornati bambini, Vegeta! Com’è potuto succedere?! Come faremo a tornare indietro?! Che ne sarà di Trunks e Bra? E soprattutto… dove accidenti siamo?!” schiamazzò tutto d’un fiato.

Ormai esasperato, Vegeta le afferrò le spalle con l’intento di metterla a tacere, “Piantala di urlare! Ne so quanto te, nemmeno io so cosa sia successo” la zittì volgendo lo sguardo alla città poco distante, “Però temo di sapere dove siamo” confessò senza guardarla negli occhi.

A quelle parole, Bulma sembrò improvvisamente acquietarsi, “E dove siamo?” domandò con più calma seguendo lo sguardo di lui.

Udì un piccolo ringhio, evidentemente infastidito, provenire dal compagno.

Vegeta impiegò alcuni secondi prima di rispondere, “Siamo su Vegeta-sei… questo è il mio pianeta” spiegò senza mai degnarla di uno sguardo.

“Cosaaaaa!” tornò ad urlare lei, più che mai colta alla sprovvista.

Bulma si guardò attorno spaventata, infine tornò a guardarlo, “Ne sei sicuro?” domandò lasciando trapelare una punta di preoccupazione dal timbro della voce.

Vegeta annuì.

Seguì, dunque, un secondo di silenzio.

“Che facciamo adesso?” fu nuovamente lei a domandare.

Il Saiyan additò un’enorme costruzione al centro della città, “Quello è il palazzo reale. Se vogliamo scoprire cos’è successo non abbiamo altra scelta che andare lì” spiegò incamminandosi verso il suo obbiettivo.

Bulma mosse i primi passi nella sua direzione, “Ehi, aspetta un attimo!” gli corse dietro nel tentativo di raggiungerlo.

Inaspettatamente, Vegeta si fermò pochi passi più avanti, inarcò un sopracciglio con aria pensierosa.

Lentamente si voltò verso la compagna, di vita e d’avventura, “Come fai a camminare così?” domandò improvvisamente.

Bulma gli rivolse uno sguardo dubbioso “Così come?” chiese perplessa.

Lui scosse la testa, evidentemente soprappensiero, “Non importa” stabilì riprendendo a camminare.

*

Vegeta si accostò alla parete del palazzo, con circospezione guardò prima da un lato, poi dall’altro; suscitando, oltre ad un sano divertimento, anche la curiosità dall’altra.

“Si può sapere che stai facendo?” gli domandò trattenendo, a stento, una risata.

Il Saiyan si voltò a guardarla infastidito “Sta zitta, hai intenzione di farci scoprire?!” brontolò di rimando.

Bulma alzò le spalle con noncuranza “Mi spieghi qual è il problema? Tu sei il principe dei Saiyan, quindi dovresti avere il rispetto di tutti gli altri guerrieri, così come hai ostentato in tutti questi anni” minimizzò lei appoggiandosi le mani ai fianchi.

Lo sguardo di Vegeta mutò in uno dei suoi ghigni dalle tonalità sarcastiche, “E’ vero, io sono il principe dei Saiyan, e tu?” le ricordò inarcando un sopracciglio, quasi divertito.

“Io sono… oh…” realizzò lei facendo un paio di calcoli.

Sicuramente ad un Saiyan non somigliava nemmeno lontanamente.

Non aveva né gli occhi e i capelli neri, né una forza erculea e, soprattutto, una singolare escrescenza comunemente chiamata coda.

Come se non bastasse, difficilmente poteva andare in giro ad affermare sono la moglie del principe, vista e considerata l’attuale età del sovrano.

“Complimenti per l’intuito” mormorò lui tornando a volgere guardingo la sua attenzione ai corridoi del palazzo.

Il suo atteggiamento da ladro si concluse solo quando giunse in una delle stanze.

Un’enorme camera da letto si presentò agli occhi della terrestre, “Wow, che bella stanza” affermò osservando l’intero luogo.

Vegeta si addentrò in quella dimora con una certa famigliarità, “Mettiamo in chiaro le cose” si affettò a dire cercando qualcosa sotto il letto “Su questo pianeta io posso girare liberamente, ma di te non posso dire la stessa cosa. Quindi, tu resterai nascosta qui mentre io cercherò di capire cosa ci è successo” stabilì estraendo un cofanetto, tirandone fuori uno scuoter.

Purtroppo, a quell’età, non era ancora in grado di percepire le aure.

Bulma lo esaminò per alcuni istanti, si adagiò le mani ai fianchi assumendo la sua posa battagliera “Non ci penso neanche, io vengo con te” sapeva che lo avrebbe detto.

Vegeta farfugliò sommessamente sistemandosi l’oggetto sull’orecchio sinistro, “Stammi a sentire. Non intendo perdere il mio tempo a farti da balia, questo è l’unico posto nella quale sei al sicuro. Nessuno verrà a cercarti qui” ribadì più concentrato sull’apparecchio.

Per il principio che, due più due fa sempre quattro, Bulma giunse alla conclusione più ovvia, “E’ la tua stanza questa?” disse con enfasi.

Il principe la guardò con una smorfia, di ciò che aveva detto non aveva sentito, o meglio capito, nulla.

Le avrebbe più volentieri risposto con qualche affermazione intrisa di veleno, ma un suono sul suo scouter attrasse la sua attenzione.

Un’aura si stava avvicinando alla stanza e, Vegeta la riconobbe subito.

“Maledizione!” esclamò improvvisamente allarmato, “Muoviti, trovati un nascondiglio” le ordinò sgranando gli occhi.

Bulma non fece in tempo a comprendere la situazione che, la porta alle sue spalle, si aprì.

La figura di un uomo comparve sulla soglia e, i due bambini, si ritrovarono a fissarlo.

Bulma ne scrutò i lineamenti, al contrario, Vegeta ringhiò sommessamente assumendo un atteggiamento fiero, quasi di rigore.

“Benarrivato, padre” lo salutò il giovane principe fissandolo dritto negli occhi.

S’impose, inoltre, di non scostare i suoi occhi sulla ragazza, troppe attenzioni nei suoi riguardi sarebbero risultati sospetti.

“Chi è la ragazzina?” domandò il sovrano che aveva, da subito, notato la presenza della terrestre.

Bulma deglutì sonoramente, indecisa su come agire e, soprattutto, rapita dallo sguardo dell’uomo che, nella fattispecie, era suo suocero.

Vegeta lanciò una singola occhiata alla compagna, tornado poi a fissare il genitore, “Solo una schiava di nessun valore” rispose prontamente, risvegliando in Bulma un moto di contrarietà.

Una schiava?!

Il silenzio che seguì fu, per i tre personaggi, un attimo di contemplazione reciproca.

Mentre Bulma stava cercando di trattenersi dall’insultare apertamente il suo dolce maritino, Vegeta sembrava, semplicemente, aspettare una reazione da parte del padre che, a sua volta, fissò entrambi in attesa di un’ulteriore spiegazione.

Lo sguardo di Re Vegeta vagò prima sul figlio, poi su quella che, a sua insaputa, era la nuora.

La squadrò da capo a piedi; Saiyan non era di certo, dunque vi era solo un altro popolo che potesse, in qualche modo, accomunare le singolari fattezze della bambina che aveva davanti… Tsufuru.

Con pochi passi, il sovrano del pianeta, si ritrovò davanti alla piccola guardandola dall’alto al basso “Che ci fa un’inutile schiava nelle stanze del principe dei più grandi guerrieri dell’intero universo?” domandò altezzoso.

Oh… ora capiva da dove, Vegeta, aveva preso la sua arroganza.

Il principe le rivolse lo sguardo; tanto gli bastò per comprendere che, la compagna, era sul punto di mandare al diavolo il re dei valorosi Saiyan.

“E’ solo venuta a portarmi un messaggio da parte di uno dei guerrieri” si affrettò a rispondere lui prima che il temperamento aggressivo della moglie prendesse il sopravvento.

“Capisco” pronunciò laconico il re senza mai toglierle gli occhi di dosso e, lo sguardo di Bulma, non poteva definirsi uno tra i più amichevoli.

“Questa mocciosa non mi piace” pronunciò infine afferrandola per la collottola della maglietta sollevandola di peso senza alcuna fatica.

“Che stai facendo?! Lasciami!” strepitò sbraitando lei suscitando lo sgomento dell’uomo e la preoccupazione di Vegeta.

Il re aggrottò le sopracciglia, aprì la porta della camera ed attirò l’attenzione di un guerriero che lo aveva accompagnato, “Riporta la mocciosa nelle prigioni” ordinò consegnando la ragazzina nelle mani dell’altro.

*

“Lasciami! Lasciami ho detto!” insistette la rumorosa ragazzina strepitando come un’ossessa.

La guardia si strofinò dolorante su una mano, quella piccola peste lo aveva morso!

“Sta buona qui” le disse lanciandola, letteralmente, in una delle celle.

Bulma ricadde al suolo sentendo il rumore della porta chiudersi alle sue spalle, era bloccata.

“Ehi! Fatemi uscire! Non sapete chi sono io!” esclamò al vento nella speranza di essere ascoltata.

Si udì solo il silenzio.

“Uffa…” brontolò lasciandosi cadere al suolo ed osservando il chiavistello della porta che, data la fisicità di una bambina di soli quattro anni, le sembrò altissimo.

Qui sarai al sicuro dice… Nessuno verrà a cercarti qui, grazie mille principe dei miei stivali, ho visto quanto sono al sicuro!” brontolò scimmiottando, istericamente, il compagno.

Si guardò attorno osservando il luogo che la circondava, un piccolo brivido le percorse lungo la schiena “Brr… questo posto mi fa venire la pelle d’oca” farfugliò tra sé alzandosi.

Alzò il capo adagiandosi una mano al mento in una posizione meditativa “Ci deve essere un modo per uscire da qui” continuò il suo monologo tra mille pensieri, “Una schiava di nessun valore?!? Maledetto! Appena lo ribecco gli torco il collo, parola della mitica Bulma Brief!” disse cambiando repentinamente umore appoggiandosi le mani ai fianchi.

“E ora vienimi a salvare razza di zuccone! O ti farò pentire amaramente di avermi lasciato in questo posto! Mi hai sentito?!” continuò la sua sceneggiata.

Dopo un sonoro sbuffo pestò un piede al suolo e riprese a strillare “Ti ordino di vendermi a prendere Veg…” “Mi scusi, maestà” l’interrupe una voce poco distante.

Bulma volse il capo in direzione di quella voce accorgendosi, solo allora, dell’anziana figura raggomitolata in un angolo.

*

CONTINUA…

*

*

bunny1987: ti ringrazio, spero che tu abbia trovato carino anche questo capitolo

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luisa87: definirlo un capolavoro mi sembra esagerato, ma spero di riuscire a farti piacere questa storia, come sempre ti ringrazio

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LeftEye: ho realizzato il tuo sogno dunque, spero di non deludere le tue aspettative. Ti ringrazio per tutto il resto e sono contenta che la scena tra Bra e Vegeta sia stata di tuo gradimento

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Sweet Memole 87: spero che continui ad ispirarti allora. E non temere, le cose saranno chiare (spero) a tempo debito

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Angelo Azzurro: direi che sei arrivata dritta al punto, abbiamo un Vegeta bambino e… non solo. Spero ti ispiri anche questo capitolo e nel frattempo ti ringrazio per aver aggiunto la storia ai preferito nella speranza di non deluderti

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dianatabo: ecco l’aggiornamento, spero sia stato abbastanza veloce. Come sempre ti ringrazio nella speranza di non deludere le tue aspettative ^^’

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Feleset90: bè che tu abbia capito le mie intenzioni o no ecco a te il seguito

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kutai: vediamo se la tua mezza idea si è rivelata esatta ^^

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maryana: non sarei così sicura a chiamarlo successo soprattutto perché si tratta di me ^^’ nel frattempo ti ringrazio per aver messo la storia tra i preferiti sperando che sia di tuo gradimento fino alla fine

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CHiBI cHU: spero che anche questo capitolo si sia rivelato interessante tanto quanto l’inizio

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Kikka1993: sullo scrivere benissimo avrei i miei dubbi, ma credo di avere parecchia fantasia ^^. Grazie mille e spero che l’aggiornamento non sia stato troppo tardivo

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Swwtcicia: frena frena, quanto entusiasmo! Non credo si possa parlare di talento, comunque mi fa piacere sapere che hai cominciato a scrivere dopo aver letto le mie storie, davvero grazie ^_^

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Vegeta83: grazie mille anche a te, spero di non averti delusa con questo secondo capitolo

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lilac: grazie, come al solito ^^. Mi fa piacere che la scena introduttiva ti sia piaciuta e che ti ricorda molto una fiaba per bambini, visto che di bambini si tratta. Riguardo alla povera Bulma, come vedi inizia già male

  
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