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Autore: P h o e    15/12/2013    2 recensioni
Cross-over | M e r i c c u p
Sono passati quattro anni da quando la storia dell'orso Mor'du aveva sconvolto l'intero Dumbrok e coinvolto la regina Elinor.
Merida è finalmente libera di intraprendere la strada che più desidera, senza l'impegno di matrimoni o fidanzamenti di alcun genere.
Ma la storia si ripete come un terribile incubo quando Elinor consegna alla figlia una proposta di matrimonio da parte di un ricco nobile che promette prosperità al Regno in cambio della mano della principessa.
Cosa succederebbe se Merida venisse guidata, invece, da un destino completamente differente?
E se quel destino la portasse proprio da un Drago nero come la notte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Under the clouds
Chapter II: The lights of destiny.







 
 
N el momento stesso in cui Merida si accorse di essersi persa in un bosco che conosceva ormai come le sue tasche, per via delle lacrime che le offuscavano la visuale, si rese conto anche che Angus si stava agitando più del solito.
Nonostante ciò, continuò senza una meta precisa, aggrappandosi disperatamente al possente collo del suo fedele cavallo. 
Le nuvole sembravano essersi ammucchiate e niente avrebbe impedito al cielo di scagliare la sua funesta ira sulla terra di Dumbrok, il vento soffiava così forte che gli alberi erano scossi da tale scompiglio.
Un ultimo singhiozzo uscì dalle labbra di Merida, poco prima che Angus frenasse di colpo, facendole quasi sbattere la testa contro la sua criniera.
La principessa scese immediatamente, sfregando le mani sul suo collo nel tentativo di calmare il purosangue.
«Va tutto bene, Angus...» sussurrò Merida non del tutto convinta di quel che stava dicendo. «V-va tutto bene... c-ci sono qui io...»
I singhiozzi ruppero la sua voce e ben presto si accorse che in realtà nulla andava.
Tutto le sembrava un terribile incubo, ma questa volta senza via di fuga. Avrebbe potuto ripetere l'errore di chiedere aiuto alla magia, ma a che scopo? Per ripetere la storia dell'ultima volta?
Non ci sarebbe stato un finale felice, non questa volta per lo meno. 
Comprese solo in quel momento i sorrisi dei bambini e la sua passione nel raccontare la storia che si era faticosamente trasformata in una favola, che però lei aveva visto molto di più come un racconto di paura.
E il senso di colpa per aver preso tutto così alla leggera, le invase ogni pensiero, offuscandogli la ragione.
Lentamente scivolò a terra, senza curarsi di Angus e si prese il viso tra le mani, piangendo e piangendo come mai prima di allora aveva fatto.
Vuoi veramente ridurre alla fame tutti noi per un tuo capriccio?
La testa sembrò esplodere di fronte alle incontenibili parole di sua madre, mai prima di allora le aveva fatto pesare così una storia sentimentale. Ora la questione non riguardava solo lei, ma l'intera Dumbrok.
Che fare? Sposarsi e vedere gli altri felici sarebbe stato un gesto senz'altro nobile e tutti le avrebbero donato la loro eterna riconoscenza, o vivere nascosta per il resto della propria vita, guardando Dumbrok sbriciolarsi lentamente per mano sua?
Le mani si schiusero come in automatico e dalle dita, scorse il riflesso di qualcosa. Qualcosa di luminoso e blu.
«Un fuoco fatuo.»


I fuochi fatui l'avevano sempre condotta verso il suo destino, ma Merida credeva che in queste circostanze non ci fosse nessun destino, se non quello già tracciato. Nonostante questo, però, era rimasta nuovamente affascinata da quel piccolo bagliore celeste che le stava chiaramente indicando una strada.
Ad ogni suo passo i fuochi fatui si prolungavano fino a scomparire dalla visuale di Merida.
L'avrebbero sicuramente condotta in quella piccola casetta di legno e la storia si sarebbe ripetuta un'ennesima volta.
Ma Merida non era dell'umore per farsi prendere in giro da dei bagliori.
Contro ogni aspettativa, essi scomparvero proprio davanti ad un grande salice piagente, posizionato ai piedi di una notevole parete rocciosa che Merida non aveva mai avuto modo di scalare.
Fissò per qualche secondo l'imponente albero, dopo di che, spostò con una mano un ramo penzolante.
Ciò che si trovò davanti fu un piccolo passaggio attraverso la roccia, immerso nel buio più totale. Angus si tirò istintivamente indietro e Merida strinse il suo inseparabile arco tra le mani.
«Se i fuochi fatui mi hanno condotta qui, ci sarà un motivo» pensò, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva e facendo un passo avanti.
Angus nitrì contrariato, facendo per tirarle la lunga veste e Merida si fermò, voltandosi verso il suo amico.
«Non preoccuparti Angus, voglio solo darci un'occhiata» lo rassicurò.
Un lungo respiro uscì dalla sua bocca, poco prima di fare quell'unico, irreparabile passo che la portò dentro la grotta.
Accolto il posto con sicurezza, Merida si preparò per il secondo passo, ma questa volta il terreno sotto i suoi piedi scomparve e la principessa scivolò lungo un buio tunnel, senza possibilità di riparare al suo errore.
Continuò la sua discesa per diversi minuti, le sembrò quasi di raggiugere il centro della terra, ma c'era effettivamente troppa umidità e troppo buio perché fosse già a quel punto. Le rocce sottostanti le graffiarono il vestito, strappandole via la stoffa e incidendo graffi e lividi sulla sua pelle.
Merida gridò, senza lasciare il suo arco e sentendo il nitrito di Angus sempre più lontano.
Il buio la confuse e la principessa chiuse gli occhi, poco prima che dei flebili raggi di luce invasero il buio.


Merida rotolò fuori dalla grotta, proprio quando i primi pensieri d'essere spacciata non sembravano poi così tanto assurdi.
Un lamento le uscì dalle labbra, quando nel tentativo di alzarsi, s'accorse che sulla sua caviglia era inciso un graffio abbastanza profondo da farla sanguinare.
Afferrò un bastone nelle vicinanze e lentamente si tirò su, accorgendosi anche che metà dello spallino del vestito e l'intera gonna a partire dal ginocchio, erano stati brutalmente strappati via dalla materia rocciosa tra la quale aveva fatto un bel viaggetto di sola andata.
Il suo primo pensiero fu: «E ora come risalgo?»
Non mise nemmeno in considerazione l'idea di risalirlo a piedi, era evidentemente impossibile, inoltre la sua caviglia non avrebbe fatto altro che intralciare quell'ormai irreparabile salita.
Si guardò attorno, era finita in un ennesimo bosco.
Anche se questo sembrava diverso, completamente differente da quello a cui era abituata a Dumbrok. Gli alberi si presentavano a file disordinate e imprecise, con tronchi di diverso tipo e arbusti che nemmeno lei conosceva, inoltre, se a Dumbrok c'erano alberi e spiazzi di prati verdeggianti, qui l'intero bosco era accompagnato da diversi tipi di roccia, da quelle piccole quanto un pugno a quelle grandi come un orso.
Merida tentò di orientarsi con esse, aggrappandosi al resistente bastone e camminando lentamente, la caviglia le pulsava veramente tanto e il dolore stava diventando insopportabile, probabilmente avrebbe dovuto procurarsi qualcosa, anche strapparsi un pezzo di vestito per fermare la fuoriuscita di sangue, ma il vestito era già in condizioni pietose anche senza che lei ci mettesse su le mani.
Un verso a Merida sconosciuto le fece gelare il sangue delle vene.
Un ringhio, un rantolo, mischiato ad un lamentoso guaito, era quello che le orecchie della principessa avevano udito. In un primo momento aveva pensato ad un orso, ma conosceva bene gli orsi e sicuramente questo... qualcosa era molto più che un semplice orso.
Soprattutto perché quello che uscì dalle rocce, non rappresentava nessun tipo di creatura a Merida conosciuta, bensì un enorme e nero drago, che la notò subito.








 

Nota autrice:
Bene, rieccomi con il secondo capitolo!
Sfortunatamente non è ancora entrato in scena Hiccup, però penso che possiate immaginare chi sia il drago alla fine della storia.
Mi dispiace non aver ricevuto recensioni nello scorso capitolo, ma cercherò di impegnarmi per avere un giudizio c:
Al prossimo capitolo allora!
Un bacione da Alice.
  
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