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Autore: itsrigel    15/12/2013    1 recensioni
Anya non si era mai domandata per quale motivo lei e il padre non facevano che fuggire da un luogo all'altro. Non si era mai chiesta perché quasi ogni mese cambiava città, non aveva mai domandato da cosa il padre era tanto spaventato e da cosa - o da chi - cercasse di proteggerla. Fino al giorno del suo ottavo compleanno, quando una tragedia la separò definitivamente dal suo passato, rendendola un'Assassina.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il sangue dell'oceano'
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Passato


Entrai nella camera da letto dell'uomo silenziosa come una gatta e altrettanto rapida. Mi accostai al letto e mormorai un'incantesimo per rendere impercettibile la voce dell'uomo. Sfortunatamente fui troppo lenta a sguainare il pugnale, perché l'uomo si svegliò di soprassalto e rotolò velocemente giù dal letto.
  Sguainò la spada e si allontanò da me il più possibile. Io rimasi immobile, a fissare le coperte, stringendo il pugnale tra le mani. Vidi l'uomo cercare di gridare, ma dalla sua bocca non uscì nessun suono. Tentò ancora di urlare, senza risultati. Scattai verso di lui e bloccai il suo braccio poco prima che tentasse a farsi sentire facendo rumore.
  - Stai calmo e vedrò di fare presto, va bene?
  Vidi un lampo di paura passare negli occhi dell'uomo, seguito da un'espressione dubbiosa. Iniziò a guardarmi quasi come se fossi un fantasma. - Ora tolgo l'incantesimo che ti impedisce di parlare. Ma tu prova ad urlare e mi divertirò a farti soffrire, sono stata chiara?
  Lui annuì. Sciolsi l'incantesimo subito dopo aver disarmato l'uomo. Gli puntai il pugnale alla gola.
  - Ora capisco perché Reid ti temeva.
  Un brivido corse giù per la mia schiena. Coma faceva lui a sapere chi era mio padre? Provai istintivamente un'immensa curiosità. Probabilmente quella sarebbe stata una delle poche occasioni in cui avrei potuto sapere qualcosa in più su mio padre. Possibilmente qualcosa che mi aveva tenuto nascosto.
  - Cosa sai su di lui?
  - Su tuo padre? Ti odiava - Quell'affermazione mi colpì come un pugno. Anzi. Peggio di un pugno. - Ti considerava una minaccia, l'unico motivo per cui sua moglie era morta.
  Ahi. Faceva male. Troppo, troppo male. - Non è vero - sibilai tra i denti. - Lui mi amava.
  L'uomo rise malignamente. - Come vuoi tu. Comunque sia anche se una volta ti amava ora proverebbe solo ribrezzo per te, verme schifoso.
  - Zitto - minacciai premendo con più forza il pugnale verso il suo collo. Una goccia di sangue scese giù fino alla mia mano.
  - Ti avrebbe ucciso il giorno stesso della tua nascita se solo avesse potuto.
  Lasciai sprofondare il pugnale nella carne morbida dell'uomo. Cadde a terra senza un lamento.
  Per la prima volta non provai rimorso per quello che avevo fatto. Solo un tremendo senso di sollievo. Tornai sui miei passi e uscii dalla villa.
  Mio padre mi amava, mi dissi. Sì, ne ero più che certa.

  Quando tornai alla Casa la prima cosa che feci dopo aver parlato con Yeshol fu andare da Fenula.
  - Mia Guardia - la salutai portando i pugni a croce sul petto. Lei rispose con un cenno della testa.
  - Hai portato a termine la missione?
  - Si.
  - Bene. - Dal tono sembrava quasi compiaciuta, ma il viso era una maschera inespressiva. - Cosa vuoi?
  - Volevo farle una domanda. - Aspettai che la donna annuisse prima di continuare a parlare: - Volevo sapere se esiste un incantesimo per vedere qualcosa avvenuto nel passato... Qualcosa che magari noi non abbiamo vissuto.
  Fenula si accigliò. - A cosa ti serve?
  Mi venne naturale mentire. - Pensavo che un incantesimo del genere potesse tornarmi utile in una prossima missione, per studiare meglio il Perdente da uccidere.
  La Guardia sembrò non sospettare nulla. Annuì. - Domani inizierò a spiegarti come usare quell'incantesimo.
  Mi ci volle meno di una giornata per impararlo. Era abbastanza semplice come incantesimo, e non richiedeva un elevato apporto di energie.
  Dopo cena corsi nella mia stanza e mi sedetti per terra con le gambe incrociate. Mi concentrai per qualche istante, poi iniziai a mormorare le parole dell'incantesimo. Chiusi gli occhi, e dopo pochi secondi mi ritrovai catapultata nel passato.

  Era notte. Davanti a me c'era un uomo. Guardandolo attentamente mi accorsi che era mio padre. Il mio cuore perse un colpo. Stava piangendo in silenzio, e stringeva un fagotto tra le mani. Mormorava qualcosa, come una cantilena.
  - Aletha... Aletha...
  Probabilmente quello era il nome di mia madre. Mio padre stava dondolando avanti e indietro, senza smettere di piangere. Per terra, delle lenzuola completamente imbrattate di terra, insieme ai resti di quello che una volta era stato un comodino di noce.
  Il pianto di un neonato interruppe il cantilenare dell'uomo, che allargò le braccia. Il pianto era il mio; quella bambina ero io. Mi sembrò che non mi entrasse abbastanza aria nei polmoni: in quel momento avrei scoperto quello che mio padre pensava veramente su di me.
  Lui sorrise tra le lacrime. Accarezzò il mio viso e si alzò in piedi. Iniziò a cullarmi, sotto la luce lunare che entrava da una finestra. Mi cantò qualcosa, per farmi addormentare. Non smise per un istante di fissarmi, con uno sguardo che solo un padre amorevole ha per il proprio figlio. Mi addormentai dopo pochi minuti.
  - Cosa devo fare con te... - Mio padre si accasciò a terra, con la schiena contro il muro. Le sue parole per un attimo mi fecero spaventare, ma mi calmai poco dopo, pensando al tono dolce con cui le aveva pronunciate. Solo in quel momento mi accorsi di riuscire a percepire le sue emozioni.
  Dolore. La maggiorparte dei suoi pensieri era verso mia madre, morta. Amore. Un'amore spropositato verso la donna che mi aveva dato alla luce, e verso la bambina che era appena entrata a far parte della sua vita. Terrore. Paura per la sua vita, per la mia, per il mio futuro da Bambina della Morte. C'era anche un po' di odio, ma solo la minima parte era rivolta verso di me: il resto era rivolto verso di lui. Lui avrebbe potuto salvarla, avrebbe potuto salvarci entrambe.
La volontà di Aletha era questa, si disse, è stata lei a decidere di morire per lasciarla in vita.
  Scoppiò nuovamente in lacrime, stringendomi sul suo petto.

  Dovetti sciogliere l'incantesimo, perché stava iniziando a prosciugarmi troppe energie. Spalancai gli occhi, abbastanza stordita da tutte le informazioni che avevo ricevuto in così poco tempo.
  - A quanto pare sono riuscita a capire quello che papà provava per me - mi dissi passandomi una mano tra i capelli. - Ma ora che diamine vuol dire che avrebbe potuto salvarci entrambe?
  Nascosi la testa tra le ginocchia e scossi i capelli con le mani. Mi lasciai scappare un sorriso mentre mi sdraiavo sul letto per dormire.
  - Devo smetterla di parlare da sola.

.:: Angolo dell'autrice ::.
E poi boh, in classe i miei compagni si insultano in tutti i modi possibili e io uso un loro insulto per descrivere Anya. Verme schifoso... Oddio, ora scoppio a ridere xD
Tanto per la cronaca, questo è il penultimo capitolo... Poi ci sarà la seconda parte della storia :) Waah, sono felice *w*
Ieri ho anche disegnato una Nihal strabellerrima... E su Instagram mi hanno detto che da grande sarò più brava di Paolo Barbieri (quello che ha disegnato le copertine di Licia Troisi) e io ero tipo "aidgbevlwlabk"
Ok, questa è un'altra soria, lo so xD
Alla prossima!



(P.S. Quello dell'immagine è il ciondolo di Anya, e quello dentro è un ritratto di Aletha che aveva fatto Reid :3)
   
 
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