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Autore: Clairy93    15/12/2013    13 recensioni
Trieste. 1942.
Nel pieno di una guerra all'apice della sua degenerazione, i destini di due giovani, Massimo e Vera, si incroceranno in una calda giornata di settembre. Lui, giovane tenente dell'esercito italiano. Lei, diciannovenne ebrea.
Una storia di sacrifici, di dolore e paura dalla quale però l'amore può trionfare persino sulle ideologie inconfutabili e sui pregiudizi.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Olocausto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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6 maggio 1945

Dicono che il dolore fortifichi. Vivere brutte situazioni permette di fronteggiare con maggior tenacia le avversità future e raccogliere il coraggio necessario per non ricadere nel buio. Perché nel profondo sappiamo bene che non potrà andare peggio in confronto a un preciso momento della nostra vita (che sono certa inconsapevolmente ognuno avrà già visualizzato nella propria mente), in quell’occasione in cui l’oscurità era così fitta da temere di non trovare più la forza per rialzarsi.
Eppure sembra io non possa estendere tutto ciò alla mia situazione.
Sono tornata a Trieste da un mese ormai. In fondo speravo fosse come la ricordavo, nella sua unica bellezza e bagnata dal suo mare che così spesso m’incantava. E invece ho trovato una città segnata dalla guerra, dalle bombe deflagrate al suolo e dalla paura.
Guerra, odio, terrore. Una spirale in cui è semplice inserirsi ma dalla quale è altrettanto difficile uscirne.  E il timore di ricaderci è ancora angosciante.
Dopotutto ignorare non mi è utile. E quando ci provo, quella cifra incisa nella mia carne sembra pulsare ancora.
4753.
La vedo nei miei incubi, mi dà il tormento giorno e notte. Io non sono un numero, lo so. Tuttavia per troppo tempo me lo hanno fatto credere. Osservare la cifra sul mio avambraccio mi ricorda che sono ancora viva. Eppure subentra un senso di malessere, un disgusto nei miei confronti. Sono sopravvissuta, ma a quale prezzo? Ho perso la mia famiglia, ho assistito impotente alla morte dei miei cari mentre la fame e la malattia li portavano via da me.
Zia Baba mi ha lasciata pochi giorni dopo il nostro arrivo a Trieste. Era molto malata e l’agitazione dovuta alla fuga dal campo non le ha certo giovato. L’abbiamo portata subito in ospedale ma i medici hanno dichiarato chiaramente che non potevano agire in nessun modo. La malattia mi ha privato anche della mia amata zia e per me è stato più doloroso di quanto potessi immaginare.
In quel momento mi resi conto di essere rimasta sola. Non avevo una famiglia. Nessuno in cui riporre le mie speranze.
Nonostante ciò io non mi sono arresa, non è da me. Con fatica indescrivibile mi sono rialzata e passo dopo passo sto riuscendo a scorgere la strada da percorrere.
Una mattina mi sono guardata allo specchio. Ho visto riflesso il volto di una ragazza, anzi di una donna ormai, segnata per sempre da un dolore così devastante che non basterà una vita intera per assimilarlo. Ma nei suoi occhi ho colto quell’inarrestabile voglia di affrontare a testa alta i propri demoni, così mi sono detta: “Sono viva, con quale coraggio posso sprecare un dono tanto prezioso?”
Filippo mi ha aiutata in questo ed è stato una colonna su cui trovare un appoggio sicuro.
Da quando abbiamo fatto ritorno a Trieste, Filippo ha preso a cuore la mia situazione. Mi ha offerto protezione e un piccolo alloggio in una casa per veterani e feriti di guerra. Un gesto inaspettato ma che mi ha riempito di gioia. Anche quando i miei incubi peggiori tornano a darmi il tormento, so di poter rivolgermi a lui.
Ho rivalutato Filippo. E ne sono felice. E’ maturato, è diventato un uomo. E’ gentile, non è più il ragazzo presuntuoso e imprevedibile che ricordavo.
In particolar modo ha posto grande attenzione per quella che è la mia alimentazione. Sto riacquistando peso ma è un’operazione lenta e graduale poiché il mio stomaco si è ristretto per i pasti miseri a cui sono stata abituata.
Ho anche ricominciato a uscire. All’inizio non riuscivo nemmeno ad allontanarmi dalla mia stanza, un’ansia incontrollabile mi devastava ogni volta. Solo le quattro pareti del mio alloggio mi permettevano di sentirmi al sicuro, o almeno così mi ero convinta. Abbandonarle significava trovarmi inevitabilmente di fronte alla realtà, davanti a quel mondo tanto spaventoso e crudele dal quale volevo allontanarmi. Non avrei trovato il coraggio di guardare negli occhi nessuno, solo per il terrore di leggervi l’odio e il disprezzo che avevo intravisto negli sguardi dei gerarchi nazisti.
Eppure anche in questo caso sono debitrice a Filippo.
Con piccoli passi mi aiutato a riacquistare fiducia in me stessa e le nostri piacevoli passeggiate sul lungomare sono il momento più bello della mia giornata.
Una volta sono persino passata davanti alla mia casa. E’ stato…strano.
Per un attimo ricordo di aver avuto l’impressione di non essere mai andata via. Mi sono avvicinata lentamente attraversando il vialetto che avrò percorso centinaia di volte.
Mi era sembrato di vedere Gabriele sulla staccionata, perso come sempre nei suoi pensieri.
E poi dalla finestra scorgere la mamma vicino al focolare intenta a preparare la cena mentre papà le scocca un bacio sulla guancia.
Ecco zia Baba, mentre estirpa quelle maledette piante all’ingresso.
Ma appena sfioro il pomello arrugginito della porta, il velo posto sui miei occhi scivola via ponendo fino a queste allucinazioni.
E la realtà è un’altra. Le finestre sono impolverate, le crepe sui muri sono aumentate e la casa è deserta.
No, quella non era più casa mia. Non sarebbe più potuta esserlo.
Dovrei prendere le mie cose, ma il solo pensiero di entrare mi fa stare male. Non penso di riuscirci, almeno non ora.
Tre colpi alla porta della mia stanza mi riportano alla realtà.
Mi alzo dal letto con un rapido gesto tanto che la testa mi gira un poco. Mi accorgo di avere le guance umide così asciugo rapidamente le lacrime e mi rassetto il vestito.
Nel frattempo una massa di ricci ribelli appare dallo spiraglio della porta.
“E’ permesso?” domanda Filippo sorridendomi radioso.
Corro a spalancare la porta e lo abbraccio. Viene a trovarmi ogni giorno per assicurarsi che io stia bene, riesce sempre a trovare del tempo per tenermi compagnia. E la sua amicizia ormai è divenuta indispensabile.
Avverto un odore inebriante e quando alzo lo sguardo Filippo mi porge un coloratissimo mazzo di fiori.
“Filippo! Sono bellissimi.” lo ringrazio mentre ammiro il suo regalo e una delicata fragranza si diffonde per tutta la stanza.
“Hai pianto Vera…” nota Filippo preoccupato “C’è qualcosa che non va?”
Scuoto la testa con foga per distogliere la sua attenzione dai miei occhi arrossati e mi allontano per posare i fiori sul comodino.
“L’Armata americana ha liberato Mauthausen.” dichiara all’improvviso.
Le parole di Filippo mi fanno trasalire e il vaso con i fiori per poco non scivola dalla mia presa. Nonostante ciò riesco ad appoggiarlo sul tavolo, seppur rumorosamente.
“Quando è successo?” chiedo osservando distratta i petali dei fiori, illuminati da un raggio di sole.
“Ieri. I prigionieri sopravvissuti sono stati liberati e potranno tornare nelle loro case. Finalmente è finita Vera.”
Avverto la mano di Filippo poggiarsi delicatamente sulla mia spalla e mi volto, incrociando il suo sguardo.
“E non sai niente di…”
“Vera. Sai bene che se avessi qualsiasi novità, saresti la prima persona a cui lo direi.”
In realtà lo so molto bene. Ma la verità è che da quando sono scappata da Mauthausen, non è passato un giorno durante il quale non pensassi a Massimo.
Mi manca. Mi manca immensamente.
Ci sono stati momenti in cui ho temuto di non farcela. Non senza Massimo al mio fianco.
Il fragile mondo che avevo costruito attorno a me pareva più instabile che mai, pronto a crollare da un momento all’altro per svelare la crudeltà della realtà. Erano questi gli attimi in cui un pensiero fulmineo quanto inquietante attraversava la mia mente: se la facessi finita, forse questa insopportabile sofferenza svanirebbe con me.
Eppure non ho mai avuto il coraggio di commettere un atto così disperato.
Per paura, sì è probabile. Ma anche per rispetto. Verso la mia famiglia e quelle centinaia d’innocenti che, diversamente da me, non hanno potuto immaginare cosa fare della propria vita poiché qualcuno ha egoisticamente scelto per loro.
E so per certo che Massimo non avrebbe voluto che io gettassi via la mia vita.
“Vorrei solo sapere cosa gli è accaduto.” dichiaro chinando lo sguardo.
“Presto avremo sue notizie, vedrai.” dice Filippo accogliendomi tra le sue braccia e stringendomi forte “Tornerà Vera, ne sono sicuro.”
Abbozzo un sorriso e sospiro debolmente. 
“Ho una sorpresa per te!” dice raggiante Filippo e colgo nei suoi occhi quel barlume di vivacità che ormai conosco bene.
Lo osservo curiosa, incrociando le braccia al petto.
“Ho portato il tuo libro da un amico redattore. La tua storia lo ha emozionato tanto da volerla pubblicare!”
Il sorriso mi muore sulle labbra e raggelo il suo entusiasmo con uno sguardo.
“Che cosa hai fatto?! Come sei riuscito a prendere il libro Filippo? E’ sempre stato qui dentro…” ma non appena apro con gesto solerte il cassetto del comodino, lo trovo vuoto.
“Potrei averlo preso in prestito, a tua insaputa.” ammette guardando distrattamente il soffitto.
“Non avresti dovuto Filippo! Dovevi consultarti con me!”
“E dai Vera! Hai scritto un piccolo capolavoro, perché tenerlo chiuso in un cassetto a prendere polvere?!”
“Ma non avevi nessun diritto di concederti questa libertà!” replico furibonda.
“Fosse stato per te Vera, il romanzo non avrebbe mai visto la luce!”
“Ed era ciò che volevo Filippo! E tu avresti dovuto rispettare la mia decisione!”
“Mi stai dicendo che non sei per niente soddisfatta che il tuo libro sia piaciuto e potrebbe essere pubblicato?!”
La sua frase mi azzittisce. Non ho il coraggio di ammetterlo, eppure sono un poco sollevata che Filippo mi abbia fatto questo regalo sapendo che io non avrei mai trovato l’audacia di farlo da sola.
I primi giorni dopo il mio arrivo a Trieste sono stati terribili. Così ho provato a mettere per iscritto i miei pensieri. Per quanto fosse doloroso rivivere alcuni momenti, la scrittura mi ha aiutato più di quanto potessi immaginare facendomi compagnia nei momenti peggiori.
Scrivevo solo per me, senza alcuna ambizione di pubblicare i miei scritti o rivolgerli a uno specifico destinatario.
E’ stato un modo alternativo per custodire i miei ricordi, per non rischiare di dimenticare nemmeno il più piccolo particolare dalla mia vita. E quale modo migliore se non metterli su carta?
All’improvviso mi tornano alla mente le parole pronunciate da Massimo la prima volta che ci incontrammo.
“Hai un volto da scrittrice. Hai quello sguardo…enigmatico, sognatore. Come se fosse smarrito in lontananze irraggiungibili.”
Filippo compie qualche passo verso di me con sguardo supplichevole.
“Vera mi dispiace aver agito alle tue spalle.”
“Le tue intenzioni erano buone Filippo.” ammetto in fin di voce “La verità è che hai ragione, io non ne avrei mai avuto il coraggio. Proprio non concepisco come qualcuno possa apprezzare il mio lavoro...”
“Ciò che è davvero inconcepibile Vera, è come tu continui a mortificarti!” replica Filippo prendendo le mie mani e facendomi accomodare ai piedi del letto “Non puoi sentirti in colpa per essere sopravvissuta! Proprio per questo devi essere grata e vivere la tua vita fino in fondo. Ho consegnato il tuo libro a quel redattore perché ci tengo a te e credo nel tuo talento. Ho letto la tua storia ed è giusto che tutti sappiano cosa hai passato.”
“Ma io mi sento in colpa Filippo! Perché sono viva e la mia famiglia invece non c’è più. E ancora non riesco ad accettarlo. Pensare al mio futuro, ad una mia possibile carriera lo trovo estremamente egoista.”
“Vera quello che dici è assurdo! Pensi davvero che i tuoi genitori sarebbero felici nel vederti gettare così la tua vita? Si può sapere dov’è finita la tua grinta signorina?”
Le parole di Filippo mi fanno sorridere.
“Deve essersi nascosta molto bene.”
Filippo prende dolcemente il mio mento tra le dita.
“Ci impegneremo a scovarla allora. Così che tu possa godere appieno della tua vita, un dono meraviglioso che sarebbe un vero peccato sprecare.” mi bacia la punta del naso mentre i suoi ricci mi solleticano il viso.
“Sai Filippo, credo di avere già in mente un titolo per il libro…”
Il sorriso che illumina il suo volto è sufficiente per infondermi la forza necessaria e affrontare questa nuova sfida.
E il libro che avete tra le mani e che spero abbiate sfogliato con interesse, miei cari lettori, ne è il risultato. La pubblicazione del mio primo romanzo.
E’ vero. Ci sono stati giorni in cui sarei voluta morire. Attimi durante i quali ripensavo a tutto il male che abbiamo subito. Momenti in cui avrei dato tutto per di ricevere un abbraccio dai miei genitori.
Mi avevano portato via ogni cosa. Mi avevano portato via anche la luna.
Ma ora sono pronta per riprendermela.



Angolino dell'Autrice: Miei adorati, siamo giunti alla fine di questa avventura e come sempre io sono quasi in lacrime. Ma le mie, sono lacrime di gioia. E voi ne siete la fonte! Questo è stato il progetto più ambizioso che io mi sia mai decisa di perseguire e sono certa non lo avrei portato a termine senza il vostro sostegno. Voi siete stati la mia fonte di energia, il motore che mi ha permesso di procedere nella pubblicazione dei capitoli.
Ringrazio la mia fantastica amica Joy_10, la simpaticissima Queila dall'animo romano, la mia dolcissima CathCarey, Jennytestafralenuvole con i suoi commenti favolosi, la carissima Nadine_Rose e ovviamente TUTTI coloro che hanno seguito, letto e recensito.
Grazie di cuore, mi avete permesso di realizzare un piccolo sogno.
Con ciò io vi saluto miei compagni di viaggio! Vi mando un bacio, vi auguro buone feste e buon Natale, che il 2014 possa portarvi tanta felicità. Vi ringrazio ancora e...ci vediamo prestissimo con il primo capitolo del seguito della storia di Vera!!!


                                                                                                                                                                                                                  la vostra Clairy93
   
 
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