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Autore: itsmeWallflower    17/12/2013    0 recensioni
E ora, cosa si fa quando perdi il tuo punto di riferimento?
Come puoi andare avanti quando non sai dove guardare?
Kurt non lo sa.
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sono passati due anni da quando Kurt aveva visto l'ultima volta Blaine, suo marito Blaine, Blaine che lo aveva tradito.
erano passati due anni.
e Due anni non sono tanti, ma sono abbastanza per credere di non far più parte della vita di un’altra persona.
Forse o forse no.
Dalla storia:E tutto era lì, in quelle poche parole..
C’era l’errore di Kurt di non avergli detto ogni volta che ne aveva avuto l’opportunità, di amarlo.
C’era l’errore di Blaine di pensare a quelle volte come importanti.
C’era l’errore di non essersi fidato abbastanza, Blaine di Kurt e Kurt di sé stesso.
E c’era poi l’amore incondizionato, quello che non sparisce con gli errori, quello che non diminuisce con il tempo distanti l’uno dall’altro, quello che vuoi anche se fa male, quello che nonostante le botte ti fa sentire vivo.
C’era ancora e Kurt doveva solo trovarlo da qualche parte negli occhi di Blaine.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte seconda.
 
  Era il giorno del matrimonio di Sam e Mercedes.
Blaine in quanto testimone e migliore amico dello sposo aveva avuto il compito di aiutarlo nel vestirsi e di incoraggiarlo e tranquillizzarlo.
 
Facile a dirsi ma difficile a farsi.
Praticamente i due erano chiusi nella camera degli ospiti della casa che avevano affittato proprio per quel giorno, entrambi con le mani sudate, il viso contratto e le cravatte allacciate in malo modo.
 
Non c’era verso che quei due sarebbero riusciti a rassicurarsi a vicenda.
 
Sam continuava la sua maratona di passo svelto in quel piccolo spazio tra il letto e l’armadio, facendo avanti indietro mangiandosi senza ritegno le dita, mentre Blaine se ne stava seduto su una sedia da studio girando su sé stesso, puntando lo sguardo sempre e solo sul tappeto, cercando di non mangiarsi anche lui le mani.
 
“questo sarebbe il momento in cui tu dici qualcosa di rassicurante, Blaine” disse l’amico con uno strano movimento di mani senza fermare il suo andirivieni.
“dovresti dirmi che andrà tutto bene, che sarà un giorno perfetto che ricorderò per tutta la vita. Dovresti anche dirmi che Mercedes mi ama e che non sto facendo nessun maledettissimo errore”
“Sam sei più preparato di me, a quanto vedo. Avanti, guardami come sono ridotto solo perché io e il mio ex marito che amo ancora come se fosse il primo giorno, staremo nella stessa stanza per un giorno intero. Come pretendi che ti dica che andrà tutto bene? non andrà bene Sam, se proprio vuoi saperlo. Perché magari farai un errore.. uno stupido, cazzutissimo errore e ti ritroverai al mio stesso esatto punto.”
“wow Blaine, grazie! Ora si che mi sento meglio!Gesù!” Blaine fermò d’improvviso la sedia e non per l’imprecazione di Sam che non aveva nemmeno afferrato, e sgranò gli occhi,
“Oddio, lui si presenterà con un altro. Deve avere per forza un altro.. lui è bello, intelligente.. è Kurt! e avrà trovato di sicuro qualcuno che lo meriti! Dio, ecco perché ha accettato l’invito, alla fine! Vuole farmi vedere che è andato avanti, che non sono più importante e che forse non lo sono mai stato. Vuole mettere un punto. Dio Sam! Perché non me lo hai detto?”
“che- che cosa?” ora erano uno di fronte all’altro con sguardi persi e nel pieno panico,
“perché cavolo non mi hai detto che Kurt sarebbe venuto con un altro?”
“un altro? non verrà con un altro, idiota! e anche se fosse, Kurt starebbe comunque al tavolo con noi”
“con noi? Cosa?”
“oh non te l’ho detto? Alla fine ha chiamato Tina per chiedere di riavere il suo ruolo di testimone e Tina ha accettato”
“c-cosa?” Blaine ripensò come ad una settimana dal matrimonio Mercedes si era improvvisamente calmata, evitando altre sceneggiate per la torta e i fiori e i posti a sedere, pensò a come gli occhi di Mercedes avevano brillato per quel vestito arrivato quando meno se lo aspettava solo qualche giorno prima.
Era opera di Kurt, ora lo sapeva e si diede dello stupido per non averlo pensato prima.
Kurt era quindi, ancora quel ragazzo che adora i matrimoni, era ancora quel pazzo sadico che non lascia niente al caso e organizza ogni cosa in modo perfetto, era sempre quel ragazzo che deve avere tutto sotto controllo per poter affrontare il testimone dello sposo.
 
Sam non fece in tempo a spiegare quello che sapeva della telefonata di Kurt, Tina e Mercedes perché i rumori dall’altro lato della porta lo avvisarono dell’arrivo delle damigelle e quindi l’inizio di quella pazza e frenetica giornata.
“Santana” mormorò Blaine sentendo la voce dell’amica urlare qualche diavoleria in spagnolo per chissà quale motivo.. Si voltò verso il suo amico Sam col cuore in gola..
Kurt era lì.
Ma non c’era tempo per pensare a quello.. non quando Sam era bianco come un lenzuolo e sembrava essere diventato una statua di sale.
 
Blaine si avvicinò con passo convinto all’altro e lo strinse per le spalle, per tenerlo in piedi e per strattonarlo di tanto in tanto,
“ascoltami Sam, andrà bene. Andrà tutto bene. Tu ricordati di amarla come solo tu puoi fare, ogni giorno, sempre. Non devi dirglielo per forza, ma devi dimostrarglielo. Perché cavolo, ci saranno giorni ‘no’ , giorni in cui vorresti mandare tutto al diavolo, ma tu non dovrai arrenderti. In quei giorni dovrai fidarti di lei, dovrai fidarti di tutte quelle volte che ti ha detto di amarti e non pensare a tutte le volte che non lo ha fatto, perché quelle non contano, perché ti ama, ti ha scelto e ti ha sposato. Hai capito? Sam, non fare mai l’errore stupido di non crederci più, mai. E non pensare con quello che hai sotto, hai capito? È sopravvalutato e stupido. Non essere stupido come il tuo testimone. Mi hai sentito? Perché io non voglio venire a ripescarti in qualche squallido locale e sinceramente non ho neanche una camera per gli ospiti dove potresti stare. Fa’ l’uomo e amala e vedrai che andrà tutto bene” Blaine aveva le lacrime agli occhi e non sapeva quando si erano invertiti i ruoli.
Non sapeva quando era lui quello che doveva essere tranquillizzato e Sam quello che doveva abbracciarlo.
Si strinsero forte però e si sorrisero, sinceri.
“Andrà tutto bene, Blaine.. perché neanche tu hai mai smesso di crederci”
 
“oh scusate per aver interrotto questo idilliaco momento, ma questo matrimonio non è nemmeno iniziato ed io ho già voglia di andarmene” fece la sua entrata in scena Santana, con il suo solito ghigno da stronza e un vestito color glicine di seta e chiffon che stonava quasi con la sua aria antipatica.
Ovviamente ne Sam né Blaine, sapevano che Santana era semplicemente irritata perché aveva visto Kurt avanti quella porta con una mano sulla maniglia e l’altra alla bocca che piangeva.
Non sapevano che Kurt avrebbe dovuto fare la sua entrata salutando lo sposo e sorridendo al testimone come se non li vedesse da giorni, come si era programmato di fare.. ma poi aveva sentito le parole di Blaine, aveva capito che parlavano di lui.. di loro e non era riuscito a contenere quelle maledette lacrime che da giorni continuavano a scendere copiose.
Non sapevano che Santana gli aveva tirato un ciuffo di capelli, lo aveva mandato al bagno a risistemarsi e aveva preso papillon e fiori da consegnare a quei due idioti in camera.
 
“okay, abbiamo poco tempo. Kurt ha dovuto confezionare nuovi vestiti per le damigelle, perché Tina non ne aveva uno uguale a quello vecchio.. e sappiamo tutti come è fatto Porcellana, inizia con una cosa e non la finisce fino a quando tutto non è come dice lui, cioè perfetto. Quindi ha stravolto ogni decorazione, fiore, candela e tovaglia solo per far combaciare i colori con quelli dei nostri vestiti. È pazzo e sta facendo diventare matte anche noi povere damigelle.. per non parlare della sposa, poi! Quindi..” Santana si avvicinò a Sam gli diede un piccolo bacio a fior di labbra, giusto perché lei era Santana e poteva farlo, e poi gli mise tra le mani un cravattino bianco e glicine, con tanto di fazzolettino da taschino dello stesso colore.
“devi indossarlo, ordine di Mercedes su richiesta di Kurt ovviamente” Sam boccheggiò come un pesce fuor d’acqua guardando confuso il cravattino,
“ma è lilla!”
“glicine Sam” lo apostrofò subito Blaine, che sembrava ritornato a respirare dopo anni di apnea, solo al sentire il nome di Kurt tutte quelle svariate volte, in un discorso di Santana, come se non fosse cambiato niente, come se il tempo si fosse fermato a due anni prima.
“e per te Hobbit..” San si avvicinò a lui, gli tolse dal taschino quella piccola rosa rossa per infilargli un piccolo tulipano bianco, “i testimoni non possono stonare nelle foto” disse facendogli un occhiolino, prima di abbassarsi per un bacio sulla guancia e un abbraccio veloce.
“io te l’ho portato Anderson, ora tocca te non sprecare l’occasione. E cerca di non fare altre cazzate che posso ancora spezzarti quelle tenere ossicine che ti ritrovi” un altro bacio, un groppo in gola e un sorriso tirato, con tanto di sudore freddo alla tempia e poi Santana si incamminò alla porta senza però chiudersela alle spalle,
“mi sa che ti devo delle scuse Anderson, quindi.. beh mi dispiace, ma l’importante è che sia qui, no?” fece lei con un alzata di spalle,
“scusa per cosa Santana?” Blaine era fortemente preoccupato, conosceva ormai Santana da più di dieci anni e le volte in cui lei si era sentita in colpa per qualcosa, tanto da portarla a chiedere scusa, si potevano contare sulle dita di una mano,
“sai a volte mi lascio prendere dalle discussioni e sai quanto Hummel sa essere ostinato..”
“cosa gli hai detto?”
“non posso farti un elenco ora.. rischieremo di fare tardi al matrimonio” gli fece un ultimo occhiolino e scappò via lasciando Blaine in preda al panico e Sam con un sorriso sotto i baffi, convinto che quel giorno sarebbe stato un “nuovo” giorno per tutti.
 
*
 
  Kurt stava fingendo.
Fingeva di essere occupato con gli orli del vestito di Mercedes, fingeva di ascoltare lo sproloquio dell’amica, fingeva di non pensare a cosa gli aspettava quel giorno –o meglio chi-, fingeva di stare bene e che il suo cuore non stava correndo come ad una maratona dei cento metri.
 
Ma lo aveva sentito, aveva ascoltato Blaine parlare con Sam e non era riuscito a fermare le sue lacrime.
 
dovrai fidarti di tutte quelle volte che ti ha detto di amarti e non pensare a tutte le volte che non lo ha fatto, perché quelle non contano, perché ti ama, ti ha scelto e ti ha sposato.
 
E tutto era lì, in quelle poche parole..
C’era l’errore di Kurt di non avergli detto ogni volta che ne aveva avuto l’opportunità, di amarlo.
C’era l’errore di Blaine di pensare a quelle volte come importanti.
C’era l’errore di non essersi fidato abbastanza, Blaine di Kurt e Kurt di sé stesso.
E c’era poi l’amore incondizionato, quello che non sparisce con gli errori, quello che non diminuisce con il tempo distanti l’uno dall’altro, quello che vuoi anche se fa male, quello che nonostante le botte ti fa sentire vivo.
C’era ancora e Kurt doveva solo trovarlo da qualche parte negli occhi di Blaine.
 
 
Occhi che aveva incontrato non appena messo piede in quel giardino perfettamente curato che ospitava l’arco nuziale, e che aveva evitato fino a quando non si erano ritrovati uno di fronte all’altro.
 
Blaine non aveva la forza di staccare lo sguardo da Kurt e neanche voleva averla a dirla tutta.
Era passato troppo tempo da quando aveva posato gli occhi su tutto quello che Kurt era.
Lo aveva visto aprire la marcia nuziale con passo fiero e sorriso orgoglioso, avanzando verso di loro, senza preoccuparsi dello sguardo scettico del pastore che credeva di veder comparire la damigella d’onore.
Era bello da mozzare il fiato e a Blaine ricordò come al loro primo ballo insieme, Kurt salì sul palco per farsi incoronare Reginetta,-titolo che aveva vinto per la stupida ignoranza che regnava in quel liceo- pieno di amor proprio ed eleganza, sicuro di sé e di quello che non gli avrebbero mai tolto.
 
Kurt era ancora bello come quel giorno, forse un po’ di più, con i lineamenti più maturi e più consapevoli, con le spalle un po’ più larghe e i fianchi sempre stretti, con un paio di rughe d’espressione che accentuavano i suoi occhi senza renderli meno incantevoli.
 
Uno di fronte all’altro e le persone nel mezzo che neanche vedevano.
Non potevano, perché era da troppo che si mancavano, era da troppo che si negavano la possibilità di cercarsi.
 
Ed era difficile per Kurt restare lì e non fare niente.. solo guardare.
Osservare come Blaine inghiottiva il groppo, come i suoi capelli lasciati liberi dal gel -come non faceva mai spesso quando stavano ancora insieme- incorniciavano alla perfezione quel viso reso un po’ più spigoloso dal tempo.
Osservare come si inumidiva le labbra perché aveva la bocca secca e come sembrava pronto ad affrontare persino il destino pur di non perdere ancora gli occhi di Kurt.
Era difficile restare e non scappare ma per quanto tutto quello che aveva davanti facesse male, non riusciva a privarsene..
Non ora, non più.
 
Ma era insostenibile.
Perché la sua mente continuava a gridargli “ti ha fatto male, ti ha ferito, non puoi più amarlo” il suo cuore invece batteva come non faceva da due anni a quella parte.
Il suo cuore era senza parole eppure riusciva ad esprimere alla perfezione quello che Blaine Anderson era capace di fargli.
Il rimbombo era forte e sconclusionato nelle sue orecchie e sentiva le ginocchia tremare e le mani sudare.
 
E poi la cerimonia era finita, gli invitati si stavano allontanando per il rinfresco e Kurt fu trascinato via da una Rachel più matura e più elegante ma sempre fuori luogo e iperattiva, perdendo così quello sguardo tra la folla.
Lei blaterava della vita a Londra, della sua compagnia teatrale, di Finn e la sua classe di recitazione, si lamentava di come era ingiusto avere sue notizie solo da Burt e che poteva chiamarla una volta tanto.
Blaterava senza sosta fino a quando Santana la tirò via da lui con poca eleganza, “Berry ficcati questa tartina in bocca e seguimi, voglio farti vedere una cosa” disse facendo sorridere Kurt e alzare gli occhi al cielo a Rachel che si lasciò però trascinare lontano dal suo vecchio amico.
 
Alcol, Kurt aveva estremo bisogno di alcol che azzittisse per un po’ la voce nella sua testa, e benedì l’idea di Mercedes di far circolare camerieri in giro per la location con vassoi pieni di vino e spumante.
Ne prese un bicchiere e senza neanche aspettare che la ragazza si allontanasse lo portò alle labbra finendolo in un sorso, per poi poggiarlo vuoto sul vassoio e prenderne un altro.. concedendosi il beneficio di cercare un posto tranquillo dove poter trovare la forza per restare ancora.
 
E Blaine era lì che trovò Kurt, sulla veranda della casa, nella parte più isolata e soleggiata che fissava con insistenza quasi maniacale lo staff preparare il giardino per il ricevimento, mentre gli invitati entravano in quella villa enorme per un piccolo rinfresco.
Il brusio delle voci e della musica accompagnavano chissà quali pensieri di Kurt, perso chissà dove da non accorgersi della vicinanza di Blaine.
 
“Kurt?” fu un sussurro quello di Blaine, fu un attimo quello di Kurt per voltarsi e guardarlo con occhi grandi e spaventati.
 
Un colpo tremendo al cuore. Erano troppo vicini per fermarsi, era passato troppo tempo per allontanarsi.
I loro corpi si muovevano da soli, mettendo da parte le parole, mettendo da parte tutto quello che non era stato urlato.
Si abbracciarono stretti per regalarsi quelle verità che sapevano di provare e di dover dire, prima o poi.
Blaine aveva nascosto il viso nell’incavo del collo di Kurt, respirando il suo odore, quello che nonostante il lungo tempo non aveva potuto dimenticare, sentendo sulla pelle quei brividi che soltanto l’altro gli donava.
“Mi sei mancato da morire” sussurrò ancora, muovendo le labbra sul colletto della camicia di Kurt che strinse gli occhi e i pugni per non piangere.
Sarebbe stato facile dire “anche tu” perché era maledettamente vero, perché non c’era stato giorno in cui Kurt non avesse pensato a Blaine e alle sue labbra sul suo collo come in quel momento, perché solo così, tra le sue braccia si sentiva a casa, ma non poteva lasciarsi andare.
Non ci riusciva.
“non posso” disse Kurt sforzando sé stesso ad allontanarsi da Blaine, senza però guardarlo.
“Io.. io non so come poter andare avanti, ma non posso tornare indietro. E non so come fare per rimediare.. ma voglio farlo. Lasciamelo fare Kurt.” disse semplicemente abbandonando le braccia inermi sui fianchi, puntando gli occhi in quelli di Kurt che erano belli e tristi, azzurri e insicuri.
“forse è troppo tardi, Blaine” mormorò Kurt abbassando lo sguardo e infilando le mani nelle tasche per impedirsi di allungarle ancora verso l’altro, ma Blaine si aggrappò a quel ‘forse’ e al tremolio nella voce di Kurt, facendosi di nuovo avanti,  “guardami e dimmi che lo credi davvero” disse posandogli due dita sotto il mento per alzargli il viso e obbligarlo a guardarlo,
“no-non posso” balbettò di nuovo Kurt combattendo per tenere dentro le lacrime che premevano per uscire e forzando le gambe a muoversi senza però riuscirci.
Era una continua lotta con solo vinti, senza vincitori.
“non puoi o non vuoi Kurt?” Blaine si era spinto ancora avanti, bloccando Kurt tra la staccionata della veranda e il suo corpo.
Tutto ciò che non poteva fare Blaine, era stargli lontano, era farlo fuggire via, era perderlo ancora.. per questo lo tenne stretto a sé, per questo non lasciò che si liberasse del suo sguardo, del suo profumo.
Kurt era esausto, come se avesse corso per quei due anni senza mai fermarsi e si diede una tregua da quegli affanni e dagli occhi di Blaine, appoggiando la fronte sulla spalla di lui.
Sospirò forte e restarono così, vicini, appoggiati l’un l’altro, respirando e respirandosi.
 
“Scusami ma non c’è la faccio, Blaine”
Kurt lo spinse via e si allontanò ma riuscì a fare solo un passo prima che la mano di Blaine si posasse sul suo polso, bloccandolo e voltandolo come una bambola verso di lui.
“Anche io non posso Kurt. Non posso lasciarti andare ancora. Ci farebbe troppo male” disse sicuro, di una sicurezza che Blaine non sentiva, ma che aveva per Kurt.. per loro.
“Tutto fa male, ogni cosa. A volte il dolore è così forte che mi anestetizza e non sento più niente. E c’è il vuoto, Blaine. Il vuoto che tu hai lasciato e neanche io so come fare per andare avanti. Ma rimediare, dimmi, come si può rimediare a tutto questo?”
“ti ricordi il nostro primo Natale a New York? Te lo ricordi? Per farti una sorpresa ti portai al Rockefeller Center, ma quando capisti che volevo farti pattinare sul ghiaccio insieme a me, hai iniziato ad andare nel panico. Avevi una paura matta di cadere, di vedere il ghiaccio sotto di te rompersi, ma io ti dissi che mai e poi mai avrei lasciato farti del male. Ti promisi che ti avrei tenuto stretto a me e che se fossi caduto tu, sarei caduto anche io e che ci saremmo alzati insieme. Ti ricordi che poi quello a cadere sono stato io e tu mi hai sorretto e poi siamo caduti di nuovo e tu mi hai dato un bacio sul naso e mi hai detto che rialzarsi insieme e più facile che da soli e ci siamo tirati su barcollando e stringendoci? Te lo ricordi?”
Kurt non sapeva dove volesse arrivare con quello, ma annuì sentendo la nostalgia attanagliargli lo stomaco,
“ed è così che io e te possiamo andare avanti: Insieme. Perché io sono un fottuto idiota e sono caduto Kurt, sono caduto e mi sono perso e ho perso anche te.. ma insieme possiamo ritrovarci, possiamo rialzarci, anche se fa paura. Dimmi che possiamo Kurt, dimmelo.”
“io non.. io non sono più quella persona che era con te al Rockefeller dieci anni fa”
Blaine si alzò sulle punte e si sporse verso di lui, facendo combaciare le sue labbra con l’orecchio di Kurt,
“Posso reinventarmi per te Kurt, perché ti amo e non mi arrendo”
Ed era andato via, salutando Tina e dando un bacio a Brittany che a quanto pareva erano venute per cercare proprio Kurt.
 
Kurt che si era lasciato trascinare, per l’enorme giardino e per tutto il tempo, senza capire come fosse arrivato a metà pranzo senza aver smesso per un solo misero secondo di ripensare a quelle parole scivolate dalla bocca di Blaine, per posarsi proprio sul suo cuore.
Ti amo e non mi arrendo.
Erano quelle le parole, che Blaine stava dicendo anche in quel momento, con gli occhi e con le mani e con ogni parte del suo corpo, seduto proprio di fronte a Kurt, mentre Mercedes e Sam si scambiavano l’ennesima effusione tra un boccone e l’altro di salmone.
 
“Mi arrendo”
Lo disse Kurt sbottando, rosso in viso, stanco di tutto quell’amore nell’aria.
Sopraffatto da tutto quell’amore che nonostante tutto ancora sentiva.
Si alzò dal tavolo, bofonchiò qualche parola cercando una buona scusa per lasciare il ricevimento e correre via.
“Andiamo”
Lo disse Mercedes, allungandogli una mano e sorridendo, “non si nega mai un ballo alla sposa”.
 
E aveva ballato Kurt, stringendo Mercedes come si fa con una mamma quando si è tristi.
Aveva ballato cullato dall’amica che non la smetteva di stringerlo di rimando.
“Sai Kurt dovresti farlo davvero” la ragazza si allontanò quel poco dall’abbraccio per guardarlo dritto negli occhi, “dovresti arrenderti a quello che provi. Perché c’è un tempo per strappare e un tempo per ricucire. Hai avuto due anni per strappare via dal tuo cuore tutto il marcio che vi siete fatti a vicenda, ora devi rimettere insieme quello che è rimasto di voi, che non è poco Kurt.”
“io non devo fare proprio niente”
“non può fare tutto da solo, però” disse lei continuando a muoversi lenta sul posto insieme a lui,
“Cedes io non-“
“sai che io e Blaine non ci siamo mai presi la briga di capirci. Mai.. eppure l’uomo che ho avuto intorno per tutto questo tempo è stato solo lo spettro di quello che era con te. L’ho visto buttarsi giù, l’ho visto riprovarci per non farcela, l’ho visto cercarti dovunque e in chiunque. L’ho visto colpevolizzarsi e amarti da lontano, Kurt. E una cosa però l’ho capita di lui.. Blaine è quel tipo di persona che fa la cosa sbagliata quando sente di aver perso la cosa giusta. Capisci?”
Mercedes alzò gli occhi al cielo quando vide l’amico annuire e tirare su col naso e lo attirò di nuovo a sé in uno di quegli abbracci che ti spezzano le ossa e ti fortifica il cuore.
 
“posso avere questo ballo?”
Prima che Kurt potesse anche solo pensare di negarglielo, perché sarebbe stato più facile, si ritrovò tra le braccia forti e sicure di Blaine.
E prima ancora di poter decidere lui la vicinanza che riuscisse a sopportare, Blaine l’aveva totalmente cancellata, incrociando le mani dietro la schiena di lui e appoggiando la guancia sulla sua spalla.
Blaine sentì per un momento soltanto le mani di Kurt fare leva sulle sue spalle come per spostarlo, ma senza convinzione.. e poi si lasciò stringere da lui, portando le braccia dietro al suo collo e sentendosi dannatamente a casa.
 
Era sempre stato così, tacevano quando c’era bisogno di parlare e parlavano quando non c’era bisogno di dire niente.
Le domande erano troppe per Kurt e le spiegazioni troppo complicate per Blaine.
Ma dovevano affrontarle prima o poi insieme ad ogni paura di soffrire per poter andare avanti, ancora.
 
“non sai quante volte ho composto il tuo numero senza trovare il coraggio per chiamarti” mormorò Kurt, perché da qualche parte dovevano pur iniziare, perché quei sospiri di Blaine sul suo collo lo stavano mandando in confusione, perché i piccoli movimenti con le mani dietro la sua schiena erano da far girare la testa e perdere coscienza e Kurt non poteva permetterselo.
“perché? Perché non ci sei mai riuscito, Kurt?”
“perché mi hai spezzato il cuore, perché non riuscivo a perdonarti, perché non volevo sentirti dire che ti dispiace, perché sei scappato tra le braccia di un altro prima e in un’altra città dopo, perché ho fatto anche io molti errori e non riesco a scusarmi per questo e soprattutto perché anche se avessi voluto ricominciare con te, non sapevo da dove iniziare per amarti di nuovo, da capo”
“Ma ora sei qui però, con me.. Siamo qui io e te e possiamo riprovarci. Kurt, tu mi ami ancora, mi ami e non devi farlo da capo.”
“Si Blaine, dovrei farlo da capo perché come ti amo ora, fa male e sto andando in pezzi. È un amore che mi consuma ed io non lo voglio. E se avessi avuto opzioni avrei scelto quella di non amarti più quando mi hai detto che sei stato con un altro.”
Ogni parola, era sale nella ferita aperta del cuore di Blaine, ma meritava di sentirsele dire e allora lasciava che Kurt le dicesse, senza ribattere, senza scappare, restando e incassando i colpi.
“e cosa succede se io riuscissi in qualche modo ad amarti di nuovo, in maniera diversa, forse, nel modo in cui non ho mai fatto e che tu meriti e che anche io merito di fare.. per poi vederti distruggere di nuovo la mia fiducia e il nostro amore, come se fosse un giocattolo? Non riuscirei a reggere ad un altro cuore spezzato. Io non lo voglio Blaine, lo capisci?”
Blaine non si preoccupò delle sue lacrime quando si staccò da lui, ma asciugò quelle di Kurt con tutta la premura che possedeva in quel momento.
Lo sfiorò come se fosse fatto di petali di fiori e lasciò che le sue dita vagassero sulla pelle arrossata dal sole di Kurt, mentre diceva tutto quello che ancora gli rimaneva da dire.
 
“Kurt ascoltami ti prego. Mai, prima d’ ora, ho pensato di poter essere una persona egoista, mai. Ma lo sono, Dio se lo sono! Perché io non merito niente; non ho meritato tutto l’amore che mi hai dato. E se mi ami, ora, anche solo la metà di come lo facevi un tempo, a me va bene comunque. Perché ti voglio, perché non riesco a rinunciare a te, Perché sei l’unica cosa bella della mia vita, anche ora che non ne vuoi fare parte. Ti prego Kurt, devi darmi una possibilità perché sono sicuro di poter compensare con il mio amore il tuo che non sei più disposto a darmi, perché sono sicuro, ora più che mai di poterti amare e rispettare per tutta la vita. Devi darmi l’opportunità di starti vicino nel modo in cui meriti. Ti prometto che non ti farò più del male, che mi prenderò cura di te, ti prometto che m’impegnerò per essere un uomo migliore per te. Ti prometto Kurt, che litigheremo ogni volta che ci sarà da litigare, non mi risparmierò più di dirti che stai sbagliando se lo stai facendo, non lascerò mai più che la paura di perderti mi porti a perderti sul serio e che i silenzi si mettano tra di noi e le parole che io non ho il coraggio di dire. Ti prometto, amore, che se me lo lasci fare ti seguirò dovunque e comunque, perché casa è dove sei tu. Lasciamelo fare Kurt, lascia che io ti convinca, tutti i giorni, che siamo ancora io e te. Kurt e Blaine”
 
Era come se il mondo intorno a loro si fosse fermato, come se il chiacchiericcio e la musica e le persone intorno a loro fossero su di un altro pianeta.
Non sapevano se li stavano guardando, se li stavano ascoltando e neanche gli importava.
C’erano solo loro, nei loro vestiti migliori che si aggrappavano alle loro parole per non perdersi ancora.
E Blaine stava contando i secondi che passavano, senza che Kurt muovesse un muscolo, galleggiando nel mare dei suoi occhi, con la paura di non aver detto abbastanza, con la paura di non poter fare tutto quello che avrebbe voluto fare per convincerlo che loro due potevano ripercorrere quella lunga e agognata strada di “casa” insieme.
“C-come ci siamo arrivati fino a questo punto?” chiese Kurt più a se stesso che all’altro.
“credo che sia iniziato tutto quando io ho lasciato che ogni mia insicurezza mi divorasse, quando ho capito che il lavoro che facevo non era quello che volevo, quando tornavo a casa e vedevo in mio marito tutto quello che io non ero e che non mi meritavo e invece di parlarne con lui gli ho voltato le spalle. Siamo arrivati qui, perché sapevo che io non ero quel ragazzo perfetto che hai conosciuto al liceo e non sapevo come dirtelo.”
Blaine aveva fatto un passo indietro, lasciando che le sue mani si allontanassero da Kurt, abbassando lo sguardo e perdendo quel coraggio che aveva avuto fin a quel momento.
“è cominciato tutto quando io non me ne sono accorto, Blaine. ero così preso da me da non notare te che stavi andando in mille pezzi. Non avevo capito quanto ti stesse andando stretto il tuo lavoro, non avevo capito quanto pesasse il mio nel nostro matrimonio. Blaine, Dio.. io ho fatto così tanti errori con te che non riesco nemmeno più a contarli. Ho sbagliato tutto sin dall’inizio, costruendo nella mia testa un’immagine di te che non ti appartiene fin in fondo e che tu ti sei cucito addosso per accontentarmi. Non hai lasciato mai vedere le tue paure, i tuoi dubbi.. non hai mai abbandonato quell’atteggiamento calmo e pacato solo perché sapevi che era quello che io mi aspettavo da te e mi dispiace. Mi dispiace perché ora non so più chi ho amato, non so con chi sono stato, non so neanche chi sono stato io per tutti questi anni” Kurt alzò gli occhi al cielo cercando di trattenere dentro tutte quelle lacrime che spingevano per uscire, sospirò piano un paio di volte prima di scuotere la testa e puntare lo sguardo di nuovo su Blaine, che sembrava essere invecchiato di dieci anni.
 
“io.. scusami, ho bisogno di- dammi un attimo di tregua”
Lasciare Blaine lì, da solo, tra la folla di persone fin troppo felici, non fu affatto giusto, non fu giusto negargli ancora l’opportunità di parlare, ma Kurt aveva sentito davvero il bisogno di mettere distanza da Blaine, perché trattenersi era diventato difficile, non lasciarsi prendere dalle sensazioni era diventato quasi impossibile quando tutto quello che avrebbe voluto fare era abbracciarlo tanto stretto da fargli sentire il battito del suo cuore, vivo e reale, per fargli capire quanto lui abbia fatto la differenza, per lui.. per la sua vita.
Ma tutto quello che sarebbe stato naturale solo due anni fa, in quel momento non lo era più.. e Kurt si sentì troppo alla deriva per restare lì.
 
“ci ho riflettuto” disse Blaine sedendosi al posto vuoto di fianco a Kurt, continuando a guardare gli sposi ballare stretti l’un l’altro al centro del prato, “quello che sono stato con te, forse non è più quello che sono ora. Come, forse tu non sei più quel ragazzo di dieci anni fa al Rockefeller, ma questo non significa che noi non ci conosciamo più, non significa che non proviamo ancora dei sentimenti l’uno per l’altro. Kurt, cambiare è un evento naturale della vita, io lo so, tu lo sai. Cercare di non cambiare è invece innaturale. È sbagliato il modo in cui ci aggrappiamo alle cose per com’erano invece di lasciare essere ciò che sono o il modo in cui ci attacchiamo ai vecchi ricordi invece di ricostruirne dei nuovi. Sta a noi decidere come vivere il cambiamento Kurt, possiamo vederlo come la fine di tutto o come l’inizio di una seconda occasione.” Blaine si voltò a guardare l’altro che fece spallucce e sospirò frustrato,
“Kurt, per quanto io possa essere cambiato, sono ancora la stessa persona. Sono ancora io e tu sei ancora quello che mi conosce più di tutti, più di me. Sono ancora il ragazzo che ha un papillon per ogni occasione, che dorme senza calzini anche a dicembre. Sono ancora quel ragazzo che ucciderebbe per una serata al karaoke e per un tuo bacio del buongiorno. Sono sempre quel ragazzo che aspetta la sera di Natale per cantare un duetto con te, insieme alla tua-nostra famiglia. Io..” Blaine gli prese la mano che giocava nervosa con il tovagliolo sul tavolo, aspettando che Kurt alzasse lo sguardo.
“Kurt dammi il tempo. Dammi l’opportunità di farti vedere che sono ancora io. Che siamo sempre noi”
“Blaine è tremendamente difficile e praticamente impossibile”
“fin quando resterai?”
“riparto domani per New York” esalò Kurt quella che sembrava davvero una resa.
Una sconfitta.
“Hummel con tutte le ore di lavoro che hai accumulato, potresti chiedere ferie pagate per almeno tre mesi” s’intromise Santana ad un tavolo di distanza, che a quanto pareva non aveva perso una parola del loro discorso.
“tre giorni. Puoi darmi tre giorni, Kurt? poi ritornerai a New York”
“in questo momento è un senza tetto a New York, certo che può darti tre giorni!” esclamò Santana facendo sbuffare Kurt e sorridere Blaine.
“allora è deciso” sentenziò Blaine soddisfatto facendo per alzarsi.
“Aspetta, io non credo che- tre giorni non sono abbastanza per colmare una mancanza di due anni” Kurt lo trattenne per un polso guardandolo dritto negli occhi,
“e chi lo ha detto Kurt? a me è bastato vederti oggi, per riempire anche le mancanze di una vita intera prima che ti incontrassi alla Dalton.”

 

Angolo Wallflower_ 
Con il secondo capitolo entriamo nel vivo della storia.
e per ora Blaine sembra non cavarne un ragno dal buco.. ma è riuscito ad ottenere almeno tre giorni, grazie anche a Santana.

Io voglio ringraziare quelle personcine dolci (quest'anno Babbo Natale vi porterà tanti regali!) che hanno aggiunto la storia tra le seguite\ricordate|preferite a primo acchito.

Grazie e spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.

Aspetto vostri pareri ;)

Per chi fosse interessato, questa è la mia pagina fb.
A domani <3

 
  
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