L'ultimo motivo per vivere
di CharlieBrowmPrologo
Sono incinta.Ripongo l’apparecchio sullo scaffale con difficoltà, perché non smetto di tremare.
Non è possibile. Sono passati quasi quattro mesi da quando ho fatto l’amore con Max e non ho mai avuto nausee o cose del genere, tranne che in queste due settimane.
Se fossi nata al Nord sicuramente sarei stata felice di questa cosa, ma abito al Sud, dove è proibito avere più di un figlio.
Sin da quando hanno portato via il mio secondogenito, ho deciso di non provarci più, perché ci avrei solo sofferto. Invece eccomi qui, seduta sul water del mio bagno in preda alle nausee aspettando un bambino. Come ho fatto ad essere così stupida?
Corro in cucina dove trovo mio marito Max. “Sono incinta”. Il mio è solo un sussurro.
Si alza e corre verso di me, ha lo sguardo spaventato. “Com’è possibile Rose? Come faremo?”dice. Mi prende la mano e comincia a piangere.
Ha pianto soltanto due volte in vita sua: quando è morto suo padre e quando hanno portato via il nostro secondo figlio. Io invece non riesco a piangere, sono troppo sconvolta anche per parlare. Cerco di abbracciarlo e dico: “Non possiamo tenerlo Max. Devo abor..” ma prima che possa finire la frase esce di corsa di casa. Lo seguo, non posso permettere che faccia pazzie come suicidarsi o andare dalla mia migliore amica Sam.
L’ho conosciuta quando avevo otto anni, siamo cresciute insieme. Lei ha avuto molti figli, che ha portato di nascosto al Nord perché suo marito organizza delle esportazioni illegali di merce in cambio di soldi. In quei carri ci nascondeva tutti i suoi figli. Mi sono sempre chiesta come facesse a lasciare andare via i suoi figli, insomma, non aveva paura di non rivederli mai più o peggio di essere scoperta? Io non l’avrei mai fatto.
In effetti lo trovo sulla soglia della porta di Sam, intento a parlarle. Li raggiungo e Sam ci porta dentro casa. “è terribile” dice “ma non vi preoccupate, mio marito lo porterà al Nord, per adesso devi rimanere a casa per non destare sospetti, non ci posso credere, ma non ti preoccupare perché io ti aiuterò, verrò a casa tua ogni giorno e ti procurerò le medicine per farti stare meglio”. Riprese fiato. Io mi avvicinai a lei, mentre Max stava sul ciglio della porta, con lo sguardo fisso nel vuoto. “Sei tu che non ti devi preoccupare, non posso permettere che tuo marito si metta di nuovo in pericolo. Abortirò. Solo non dire niente a nessuno”. So che se la sarebbe presa, non ci posso fare niente.
Mentre torniamo a casa noto che Max è arrabbiato “Comunque sono contrario a tutto ciò che hai detto, sei la solita egoista, pensi sempre a te stessa. Non pensi che un giorno nostro figlio avrebbe potuto avere una famiglia o vivere finalmente felice?”dice. Lo osservo e comincio a gridare “Sarei io l’egoista? Faccio tutto questo per il nostro bene! Credi che io non ci soffra? Ti sbagli.”
Arrivati a casa corro in camera nostra e mi chiudo a chiave. In fondo mi dispiace lasciarlo solo, avrei voluto consolarlo, ma sono molto arrabbiata.
Ci passo quasi due giorni, a rimuginare sull’accaduto. Non ho scelta. Decido di uscire e scusarmi, ma in cucina non trovo solo mio marito. Ci sono delle guardie del governo che lo stanno portando via e che presto prenderanno anche me.