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Autore: Oceangirl    17/12/2013    1 recensioni
Dal testo: ..."Un brutto giorno, alcuni vandali assaltarono il giardino, facendo l’irreparabile: sradicarono piante, scrissero insulti sugli alberi con i coltelli, presero gli animaletti per portarli a casa, bruciarono i formicai; in poche parole distrussero quel luogo.
Il giardino, ferito a morte da quel comportamento, decise che più nessuno sarebbe dovuto entrare, più nessuno l’avrebbe più ferito, non avrebbe permesso più a nessuno anche solo di vedere quel posto, così, mentre provava a rimettersi in sesto, tirò sù un enorme muro..."
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un giardino. Sì, un giardino: pieno di piante verdi, fiori profumati, api, coccinelle, animaletti vari, c’era perfino un piccolo laghetto dall’acqua pulita, così limpida da riuscire a vederne il fondo.

Il sole brillava sempre in quel luogo considerato un piccolo paradiso terrestre ed una leggera brezza era sempre lì, pronta ad accarezzare la pelle di chi decideva di prendersi un attimo di pace facendo un picnic in quel bellissimo giardino o leggendo un libro sdraiato sull’erba. 

Purtroppo non tutti capivano la delicatezza di quel luogo meraviglioso e, soprattutto, non capivano quanta cura dovevano averne per conservare la sua bellezza; le persone strappavano i fiori per portarli via, buttavano i rifiuti nel laghetto, infastidivano gli animaletti e uccidevano gli insetti, colpevoli, secondo loro, di rovinare le loro merende. 

Il giardino sopportava tutto ciò: 

-L’importante- Diceva lui -E’ donare un attimo di serenità alle persone che mi cercano. L’importante è far star bene chi entra qui dentro!-

Poco gli importava se ne usciva sempre più malandato, poco gli interessava se i fiori erano sempre meno, se l’acqua era così sporca da non riuscire a vederci attraverso, se i suoi insetti erano stati decimati dagli insetticidi.

Un brutto giorno, alcuni vandali assaltarono il giardino, facendo l’irreparabile: sradicarono piante, scrissero insulti sugli alberi con i coltelli, presero gli animaletti per portarli a casa, bruciarono i formicai; in poche parole distrussero quel luogo.

Il giardino, ferito a morte da quel comportamento, decise che più nessuno sarebbe dovuto entrare, più nessuno l’avrebbe più ferito, non avrebbe permesso più a nessuno anche solo di vedere quel posto, così, mentre provava a rimettersi in sesto, tirò sù un enorme muro.

Quel muro divideva il giardino dal resto del mondo: era alto, spesso, fatto di cemento, era insuperabile.

In molti provarono a scavalcarlo, ma non riuscirono: era troppo altro.

Allora provarono a scavare un buco, in modo da riuscire a passare da sotto: niente da fare, il terreno era diventato così duro da non riuscire nemmeno a farci un piccolo buco.

Il muro di Berlino faceva un baffo a quel muro lì.

Il giardino era finalmente tornato alla normalità: le formiche avevano riformato i loro formicai, gli animaletti non avevano più timore di venir presi ed erano usciti dalle loro tane, i fiori erano rinati, il laghetto era stato pulito e le scritte sugli alberi, beh, quelle c’erano sempre ma non facevano più male; il giardino si sentiva finalmente bene e si divertiva ad osservare il mondo che c’era dietro quel muro. 

Tutto sembrava tranquillo.

-Perchè non fai passare nessuno, muro? Cosa nascondi dietro di te?- 

Una voce fece trasalire sia il muro che il giardino: nessuno aveva mai chiesto niente, tentavano tutti solo di oltrepassarlo.
Una piccola fata curiosa stava svolazzando lungo il perimetro del muro, cercando un’entrata, una crepa, un buco: voleva vedere cosa ci fosse di così importante dietro quel imponente muro, una parete così grande e spessa poteva servire solo a proteggere qualcosa di molto prezioso o molto pericoloso e, in entrambi i casi, doveva assolutamente vederlo.

-Non nascondo niente, piccola fata- Disse il muro, osservando l’essere con occhi curiosi -Io servo a proteggere qualcosa che troppe volte è stato calpestato e distrutto: nulla del genere deve più accadere, nulla del genere è più accaduto da quando ci sono io- Spiegò il muro pazientemente, mentre la fatina lo guardava contrariata.

-Io non posso calpestare nulla: io so volare. E non distruggerei mai niente: sono così leggera, non vedi? Sono diversa da chi ha lacerato ciò che proteggi, muro.- Spiegò leggermente irritata la fata che odiava venir paragonata alle altre creature viventi. 

Il muro la osservò meglio: aveva ragione. Volava, non avrebbe calpestato l’erba; così aprì un piccolo, minuscolo varco, solo per mostrare alla fata il giardino.

-E’ un bellissimo giardino.. Ma è disabitato! Si vede!- Disse la fatina guardando all’interno.

L’erba era alta, le siepi erano da potare, il lago era pieno di alghe che lo inquinavano: il giardino capì che sì, aveva chiuso fuori chi gli faceva male, ma anche il giardiniere che veniva ogni giorno a curarlo.

-E tu…Tu puoi fare qualcosa..?- Chiese a quel punto il giardino, affascinato anche lui da quella creaturina magica che gli ispirava ciò che da tempo aveva completamente perso: fiducia.

-Credo di sì..- Rispose la fata, continuando ad osservare il giardino, incantata dalla sua bellezza -Sono una fata dei fiori, il mio compito è prendermi cura dei fiori e della natura in generale- Continuò con orgoglio. 

-Se.. Ti lascio entrare, prometti di mettere tutto a posto, senza inquinarmi o ferirmi?- Chiese timoroso il giardino, diviso dalla voglia di lasciare entrare quella creatura così leggiadra e la paura di venire nuovamente maltrattato.

-Non posso prometterti una cosa del genere- Rispose prontamente la fata -Nessuno può, ma ti prometto che, semmai accadrà, sarò io stessa a curare le ferite che ti avrò procurato.- 

Bastarono quelle parole e la piccola crepa sul muro si ingrandì abbastanza per lasciare entrare la fata che iniziò subito i lavori di giardinaggio: tagliò l’erba, potò le siepi, ripulì il laghetto, nutrì gli animaletti, piantò nuovi fiori e nuovi alberi.

In pochi giorni il giardino fu riportato alle condizioni di un tempo.

-Devi capire, caro giardino, che non è isolandoti dal mondo che riuscirai a stare integro: ci sarà chi ti spezzerà un ramo e chi pianterà nuovi semi, chi ucciderà un insetto e chi darà da mangiare ai pesci nel laghetto, fa parte della vita. Non devi far entrare tutti, non devi abbattere il muro, ma devi dare il benvenuto a chi ti ispira fiducia come hai fatto con me.- Consigliò saggiamente la fata, mentre dava gli ultimi ritocchi. 

-Adesso che hai finito.. Te ne andrai?- Chiese tristemente il giardino, timoroso di perdere la fata. 

-Non se non vuoi.. Posso rimanere qui, se ti va. Ne sarei felice.- Rispose lei sorridendo.

E così fu. 

La fata passava molto tempo all’interno di quel bellissimo giardino, ogni tanto piantava qualche nuovo fiore, qualche nuova pianta; il giardino le offriva riparo dal maltempo e protezione contro le avversità che le fate devono affrontare. Il loro era un rapporto unico, che andava rafforzandosi nel tempo, tanto che, all’interno del giardino, c’era uno spazio dedicato solo alla fata, dove solo lei poteva entrare.

Il muro rimase, non venne abbattuto, ma venne aggiunto un cancello che si apriva solo per chi dimostrava di essere degno di entrare nel giardino.

Non so se vissero tutti felici e contenti, forse no, ma di sicuro non erano più soli. E questa è la cosa più grande che un giardino possa chiedere.

   
 
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