Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Raffaele De Masi    18/12/2013    2 recensioni
Un breve racconto di un assassino seriale ossessionato dalla morte. Una storia perversa, per niente incline alla dolcezza.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il mio nome è Domingo Lozano,  nato a Pontevedra, in Spagna, e nutro un particolare interesse per i morti. La mia non è certo una passione adatta per essere condivisa con il prossimo benpensante di turno, per cui l’ho assecondata lontano dal mondo comune, molto più grande del mio.         
   So che stanno arrivando per prelevarmi dalla mia abitazione e condurmi al manicomio, per cui questa breve storia la sto scrivendo in tutta fretta.   
   Ho sentito la mia vocazione per la prima volta quando ero un giovine che ancora non aveva sperimentato le prime vere emozioni che il corpo può donare. L’ho provata, seppur parodia di se stessa, quando guardavo avidamente i lungometraggi più truculenti, in cui normalmente morivano delle persone. Di norma le persone provano disgusto e rammarico quando una donna di grande bellezza, in una scena viene barbaramente uccisa, e il regista fa uso del primo piano sul suo cadavere. Io invece, sentivo un piacere tutto nuovo, particolarmente forte ed emozionante, datasi la mia giovinezza. Fu allora che capii che non avrei mai provato alcuna attrazione per l’altro sesso, a meno che non sia stato trapassato. 
     
Abitavo insieme a mia sorella maggiore. I nostri genitori passarono a miglior vita quando eravamo molto giovani, e fino al compimento della maggiore età, siamo vissuti con i nostri zii, di molto privi dell’affetto genitoriale che meritano i fanciulli per crescere felici.   
   Mia sorella, dopo aver compiuto diciotto anni, ha colto l’occasione al volo per farsi un’umile appartamento adatto ad ospitare entrambi. Lavorava sodo in una fabbrica di non-so-cosa, eppure ho sempre sospettato che in modi meno puliti si guadagnasse facilmente il denaro necessario per mantenerci: modi che avevano a che fare con la sua aggraziata femminilità.
    
In quell’appartamento, la maggior parte del tempo lo trascorsi in solitudine, e allora ebbi modo di esplorare a fondo me stesso, e capire fino a che punto si spingeva la mia passione. Potei ampliare la mia veduta quando cominciai ad uscire da solo.          
   Per strada, quando rimiravo il mio circondario, non vedevo altro che incompatibilità nei confronti della mia natura: un orribile e grottesca parodia di ciò che il mondo in vero rappresenta. Immaginavo di vedere quegli esseri – miei simili per aspetto – lentamente decomporsi per lasciare spazio a nuove vite già in procinto di morire. Allora mi sorse la convinzione che, in seguito, mi avrebbe portato alla dannazione: che la morte fosse la misericordia più grande che io possa loro offrire, nonché la più sincera ed attraente condizione che il mondo ci riserva dalla nascita. Fu questa mia veduta che respinse ogni sensazione di colpa dal mio cuore, sostituendola con la beatitudine di un santo. 

Il primo omicidio lo commisi quando ebbi compiuto anch’io la maggiore età: fu per me una sorta di iniziazione nel mondo degli adulti.    
   Presi di mira una giovane donna che passeggiava imprudentemente in una strada isolata ai confini di un cimitero, quando il Sole era già tramontato; poco saggio per una donna dotata di grande bellezza.     Usai un sacchetto di plastica per privarle d’aria fino al sopraggiungere della morte. Questo sistema mi impedì di rovinare il corpo. Dopo averla rinchiusa in un sacco per l’immondizia, la portai in un casolare abbandonato poco distante, attraversando le campagne in modo da evitare i passanti che avrebbero potuto fare domande inopportune.
  In intima solitudine, rimirai quella donna che, dopo morta, ebbe assunto un aspetto così affascinante e misterioso, al quale non seppi resistere. La amai quella notte, e molte altre ancora, fino a quando la sua bellezza fu richiamata alla natura.

Mia sorella rimase nell’ignoranza, notando solo un minuscolo cambiamento della mia personalità: non mi ero mai sentito più felice.

Dopo la prima donna divenni ingordo, e ne amai tante altre, fino a superarne la decina. I giornali iniziarono a dire che, dietro il misterioso caso delle donne scomparse, vi fosse un pericoloso assassino seriale. Ormai l’allerta era massima.

Nonostante il pericolo di passare la mia vita dietro le sbarre, non intendevo mollare le mie amanti, le cui voci mi sussurravano in piena notte… mi intimavano di amarle ancora. Tutte loro, cominciavano ad emanare l’odore di morte, eppur lo gradivo: era il profumo della natura, di ciò che nulla ha di artificiale.

Un giorno sopravvenne la mia dannazione, improvvisa, lasciandomi furente e amareggiato fino al mio destino.
   I cadaveri nel casolare furono scoperti, a causa del forte odore, da alcuni campagnoli che non riuscivano più a tollerarlo. Avevano visitato il luogo nella convinzione di trovare animali morti. Dopo la macabra scoperta, furono allertate immediatamente le forze dell’ordine.          
   Ero stato incurante delle numerose tracce lasciate, per cui sapevo che era solo questione di poco tempo, prima che venissi prelevato. Mia sorella notò l’inquietudine nei miei lineamenti e, in un impeto di furore e di “passione”, la afferrai per il collo e la strangolai, e sfogai la mia frustrazione sul suo cadavere, di sicuro amato più volte da innumerevoli estranei.

È giunto il momento, per me, di riunirmi insieme a tutte le mie amanti, affinché ritrovi la purezza, così come a loro l’ho concessa.        
   Sono arrivati, bussano alla porta di casa e mi intimano a gran voce di aprirla. Intendo porre resistenza, affinché esaudiscano il mio desiderio di morte.
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Raffaele De Masi